giovedì 2 luglio 2009

IL NOBEL EBADI: "IL MIO POPOLO NON E' MAI STATO TANTO UNITO"

NEW YORK — «Il popolo iraniano alla fine vincerà: il ritorno alla democrazia nel mio Paese è solo una questione di tempo». Al telefono da Bolzano, dove domani ritirerà il premio Alexander Langer, per conto di Nargess Mohammadi, un’attivista dei diritti umani (sua vice, ndr) alla quale in Iran hanno ritirato il passaporto e arrestato il marito, il premio Nobel Shirin Ebadi lancia l’ennesimo monito al regime di Teheran: «fatevi da parte». «Bisogna annullare il voto e tornare subito alle urne, sotto l’egida dell’Onu — spiega la Ebadi al Corriere , coadiuvata dall’amica ed interprete Ella Mohammadi —: lo chiede il popolo iraniano, che non accetterà mai il risultato di queste elezioni truccate. Anche l’ex presidente Khatami le ha definite un golpe».


Impiccagioni, arresti, retate. È già guerra civile?

«Spero che il regime sia così saggio ed intelligente da evitarla, ascoltando la sua gente. Purtroppo da una parte abbiamo una dittatura violenta, dall’altra una popolazione pacifica che non ha neppure rotto un vetro durante gli scontri. Nel dolore, come nella lotta, oggi noi iraniani siamo tutti uniti».

Eppure un gruppo di docenti ed avvocati iraniani ha scritto una dura lettera dove chiede che lei venga processata per aver criticato il regime.

«Quella lettera non reca neppure una singola firma perché a scriverla è stato il solo ministero degli Interni. Io so con certezza che i miei colleghi giuristi in Iran non firmerebbero mai un documento del genere. Anche la gente della strada in patria mi ama e mi stima».

Cosa succederà adesso?

«Milioni di iraniani continueranno a lottare fino alla vittoria. Non pecco di ottimismo: il mio popolo non era stato mai tanto unito quanto oggi».

Lei cosa ha intenzione di fare adesso?

«Invece di farmi intimidire ho intenzione di intensificare la mia attività in favore dei diritti umani nel mio Paese. Per questo mi trovo in Italia, dove tra l’altro parlerò di fronte al parlamento».

Teme per sé e per la sua famiglia?

«La paura è un istinto umano molto reale che bisogna vincere perché è così che andiamo avanti. Gli ideali sono molto più alti e nobili della paura».

Cosa spera di realizzare durante la sua visita in Italia?

«Voglio portare le mille voci oggi soppresse della mia gente. Desidero parlare a tutti i popoli del mondo, non solo all’Italia, per spiegare le vere aspirazioni del mio popolo».

Sarà l’ambasciatrice ufficiale dell’Iran nel mondo?

«Non voglio dare un nome alla mia missione. In fondo sono solo uno dei tanti passaparola. In una catena senza fine che nessuno potrà zittire». (Fonte: Informazionecorretta)

3 commenti:

Fuoridalghetto ha detto...

Mah, io non mi fiderei tanto dell'Ebadi, con tutto rispetto parlando. Anche se in questo caso spero che abbia ragione e gli Ayatollah vengano sconfitti dalla voglia di democrazia e libertà

Alessandra ha detto...

Certo, ha dimostrato di essere perlomeno ambigua. In genere parla contro Israele e gli USA. Altra cosa grave per un "Nobel per la pace", qualche anno fa ha chiesto e ottenuto la condanna a morte di un uomo accusato di stupro e assassinio della sua vittima (sempre che l'uomo fosse davvero colpevole), infatti è stata attaccata da alcuni connazionali perchè mentre va in giro per il mondo a parlare di pace e diritti, lei... .
Non sono neanche sicura che non pecchi di ottimismo, come dice. Purtroppo sono sempre più convinta che la rivolta degli iraniani non andrà a buon fine o comunque ci vorrà molto. Mi piacerebbe poi sapere se i ragazzi che sono scesi in strada, sono stati arrestati o uccisi, vogliano la fine della Repubblica Islamica o protestano solo perchè ci sono stati dei brogli. Riguardo al nucleare ho sentito l'altro giorno a "Uno Mattina", dove tra l'altro erano stati ospiti subito prima 2 ragazzi iraniani, un intervento della giornalista Tiziana Ferrario che si chiedeva proprio questo. Riguardo al nucleare diceva che molti iraniani sono favorevoli all'uso civile dato il forte nazionalismo... .

Anonimo ha detto...

quello che stavo cercando, grazie