martedì 25 dicembre 2012

BUON NATALE !!!

Sarebbe cambiato qualcosa per le donne? Non lo so, ma non nego di essermelo chiesto... . BUON NATALE A TUTTI !!!!

 


("Se non ora quando")

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domenica 2 settembre 2012

PAKISTAN: ARRESTATO IMAM CHE ACCUSA BIMBA CRISTIANA DI BLASFEMIA

Islamabad, 1 set. - Colpo di scena in Pakistan al processo contro la bimba cristiana accusata di aver 'bruciato' pagine del Corano. La polizia ha infatti arrestato l'accusatore, l'imam Khalid Jadoon, con l'accusa di aver manipolato le prove contro Rimsha Maseeh. A rivelare il fatto e' stato un testimone oculare, Hafiz Muhammad Zubair. Lo riferisce la stampa locale. Zubair ha riferito che si trovava nella moschea per osservare l'Aitekaf (un periodo di ritiro in moschea) quando e' venuto a conoscenza dell'episodio, specificando che Ammad, il principale accusatore di Rimsha, ha consegnato le pagine bruciate con i versi del Corano all'imam della moschea Khalid Jadoon, che pero' ne' aggiunte altre.

Zubair ha fatto il nome di altri due fedeli presenti al momento dell'accordo tra Ammad e l'imam. Per Jaddon sembra mettersi male: sempre Geo Tv riferisce che lo studioso Tahir Ashrafu ha chiesto al consiglio degli Ulema di stabilire quale punizione dovra' essere inflitta all'imam. (AGI) .
  Petizione della madre di Rimsha al presidente pakistano Zardari per salvarla: http://www.avaaz.org/it/pakistan_save_my_daughter/?fjbDJbb&pv=23    Leggi tutto ...

FESTIVAL DI VENEZIA: "WADJA" DELLA PRIMA REGISTA SAUDITA, HAIFAA MANSOUR

La rivoluzione in bicicletta verde




Wadjda è una ragazzina di dieci anni che vive in un sobborgo di Ryad, la capitale dell’Arabia Saudita. Questo non è un punto a tuo favore se per caso vuoi pedalare o colorarti le unghie di blu.
Difficile matassa da sbrogliare quella della questione della donna in Arabia Saudita. Le strade del racconto sono tante e, come spesso ci è capitato di vedere, il tono che si privilegia è quello greve e soffocante (l’iraniano Donne senza uomini di Shirin Neshat andava proprio a irritare quei toni). La regista Haifaa Al Mansour sceglie un tocco lieve e sagace e ovviamente i risultati sono dei migliori. La ragazzina, una adorabile e inconsapevole liberale, va a scuola con le Converse. E quel poco di gomma bianca che spunta fuori dalla tunica abaya basta per far di lei una "da rimettere in riga". Fa il tragitto casa-scuola/scuola-casa con il piccolo Abdullah e con il piglio tipico delle tomboy lo sfida, lo prende in giro. Ma la giovane Katharine Hepburn deve vedersela con qualcosa di ben più grande di lei.
Uno dei desideri più normali e salutari che un ragazzino di dieci anni possa volere, è quello di inforcare la propria biciclettina e rompere il fiato sulle strade. Alle ragazze di Ryad il vento in faccia, la leggera sensazione di fatica è, come dire, caldamente sconsigliata. Il cortile della scuola fa da membrana potente con l’esterno e gli occhi indiscreti degli uomini sulle terrazze vanno evitati; il diavolo è ovunque (se lasci il Corano aperto ci va il diavolo, se non ti abbracci bene s’infila il diavolo e così via). Attraverso i piccoli gesti di una famiglia piena di incongruenze, viene fuori una gioventù scalpitante, delle donne forti e intraprendenti, sole, circondate da uomini insolenti e che usano "armi" tremendamente avvilenti (dai complimenti salaci, alle impudenze, al ripudio). È speranzoso il cinema femminile di Haifaa Al Mansour. È un miscuglio di convenzioni rigidissime, paura e contraddizioni. Ma le donne che ci vivono dentro operano a loro vantaggio e si ritagliano un piccolo spazio di manovra per comportarsi in maniera più affine ai loro veri sentimenti. Il glass ceiling in Arabia è spesso almeno 1 metro e non è esattamente di vetro...Non è impresa facile creparlo. Ma una ragazzina, caparbia e solare, con la sua bicicletta verde ci può dare speranza.
Potente e leggera opera prima della regista Haifaa Al Mansour, la prima donna in Arabia Saudita a diventare regista (nel Paese non esistono i cinema). Note importanti di produzione in un paese in cui le sale cinematografiche sono illegali: cast tutto saudita e interamente girato nel regno saudita. Tra i produttori compaiono i nomi di Roman Paul e Gerhard Meixner, tra i cui lavori precedenti vale la pena ricordare Paradise Now e Valzer con Bashir. (Fonte: Nonsolocinema.com, 1/9)


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martedì 3 luglio 2012

"C'E' UNA SHARIA BUONA CHE NON VUOLE IL VELO" di Souad Sbai



La forza di un’idea. La forza di un pensiero che scorre come un rigagnolo sotterraneo, pronto ad esplodere in un fiume in piena, la cui forza diventa inarrestabile man mano che si fa più impetuoso. Così nei media arabi descrivono la tesi esposta da Mustapha Mohamed Rashed, studioso che in Marocco ha dettagliato, smontandole senza pietà, le ragioni dell’odiosa imposizione del velo. Che viene descritto come uno dei pilastri dell’islam, ma che in realtà ha ben altra veste agli occhi di chi sa bene cosa sia il Corano e come va interpretato. La tesi di Rashed è stata approvata dall’università di Al Azhar, massima autorità in materia, e sta suscitando uno sconquasso nel mondo degli studiosi arabi. Che non riescono spesso a comprendere la giusta distanza fra libertà e rispetto di una fede. Rashed dice testualmente: «Chi propende per l’obbligatorietà dell’hijab ha deviato dagli scopi della legge islamica e della sua vera interpretazione. Ha rifiutato il ragionamento, basandosi solo sul testo letterale». Ma è un fattore che differenzia nella sostanza il pensiero di Rashed da quello di altri che, per il vero, avevano già azzardato la tesi del non obbligo del velo: l’ijtihad, «lo sforzo giurisprudenziale, ovvero lo sforzo di energia mentale del giurista musulmano di dedurre sentenze giuridiche dal sacro dell’islam». Averroè, insomma. Riscoperto e rivalutato in tutta la sua forza concettuale e storica. Letteralmente, dice Rashed, «Hijab significa tenda, partizione e il versetto di cui si parla è specificatamente rivolto alle mogli del Profeta come “separazione”. Non c’è disputa tra gli studiosi a tale proposito. Il termine hijab è finalizzato ad avere una partizione tra le mogli del profeta e dei suoi compagni. Non è rivolto alle donne musulmane, altrimenti sarebbe stato specificato apertamente». Nonostante Qaradawi si affanni ancora a dire il contrario e Rashed nella sua tesi ne smonti ogni velleità concettuale. Un colpo di mannaia alle odiose quanto false piaghe psicologiche cui l’estremismo ha attinto nel tempo per formare una mentalità del terrore e della soggezione nelle donne musulmane. Un giogo mentale e fisico cui per troppo tempo non ci si è potuti sottrarre se non esponendosi al rischio di essere radiate da qualsivoglia comunità o gruppo sociale, sulla scorta di una previsione che non ha mai avuto alcun riscontro nel testo. Noi lo diciamo da anni, lo gridiamo tanto da esser rimaste spesso senza voce, urlando al posto delle donne che vengono da noi e confidano che quel velo non lo hanno mai scelto ma è stato loro imposto, spesso con la forza. Decontestualizzata, male interpretata e forzata ad arte dall’estremismo di matrice salafita, l’usanza del velo è divenuta un simbolo, un’apparte - nenza non religiosa ma radicalista sulla base della quale si sono consumate le peggiori follie. Fino a cadere nel niqab e nel burqa, che oggi sono il nemico da combattere senza pietà. Peccato che mentre in Marocco si studia su questo e ci si confronta in maniera aperta, da noi una certa politica falsamente buonista e multiculturale, con una decisione di rara ottusità, ha deciso di accantonare appena arrivato in Aula il provvedimento relativo al travisamento del volto, rendendo così vita facile a chi in questo lasso di tempo vorrà fare carne da macello delle donne musulmane messe all’angolo dal fondamentalismo. Cecità storica? Malafede ? Ignoranza della materia? Abbiamo bisogno che uno come Rashed venga da noi, magari in qualche Commissione, a spiegare che l’hijab non ha nulla a che vedere con la religione e meno che mai burqa e niqab? Io so solo che noi nel frattempo stiamo seminando, giorno dopo giorno, nella mente delle donne la convinzione che la paura non deve vincere. E che nonostante al di là del Mediterraneo i veli offuscanti crescano sempre più grazie al salafismo della primavera islamica, ogni donna che voglia dirsi tale non deve mollare, perché la sua libertà si rifletterà nei suoi figli, portatori del seme della speranza del mondo arabo e dell’Europa. (Libero, 30/06)
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lunedì 2 luglio 2012

DOMANI VEDO DI TORNARE, SONO SUCCESSE MOLTE COSE!

Ciao ragazzi, ci sono ancora, eh! :-) In questo mese ci sono un sacco di cose nuove che ci interessano: la prima, bellissima, è che Intisar, la ragazza sudanese di cui ho parlato nel post precedente, non sarà più lapidata, perchè la sua famiglia ha vinto il ricorso in tribunale. Poi ci sono le ovvie notizie riguardante la catrastrofica vittoria di Morsi in Egitto (una "naqsa" direi!); qualche riflessione su sua moglie Naglaa Mahmoud (velata, che ritiene che la moglie del presidente egiziano non debba avere un ruolo politico e neanche sociale e che ovviamente appoggia i Fratelli musulmani); almeno due casi di ragazze picchiate in Tunisia perchè non portavano il velo e andavano in giro da sole; un fantastico articolo di Souad Sbai che parla di uno sheikh di Al-Azhar marocchino, Mustapha Mohamed Rashid, che sostiene che il velo sia fuori legge nel Corano, e la convertita Silvia Layla Olivietti che per questo, immancabilmente attacca l'On. Sabai, sul suo sito e pagina Facebook "Movimento dei Diritti dei musulmani".   Leggi tutto ...

sabato 2 giugno 2012

SUDAN, GIOVANE DONNA ACCUSATA ALLA LAPIDAZIONE PER ADULTERIO



In Sudan una giovane, di eta' al massimo sulla ventina o addirittura inferiore ai 18 anni, e' stata condannata a morte mediante lapidazione per adulterio, e attualmente e' rinchiusa in carcere insieme al suo bambino: lo denunciano Amnesty International e Human Rights Watch, sottolineando come la sentenza capitale, risalente a uno o due mesi fa, sia stata pronunciata "in violazione degli standard africani e internazionali".

In quanto sposata la vittima, identificata come Intisar Sharif Abdallah, secondo il codice penale sudanese va lapidata, mentre se fosse stata nubile se la sarebbe cavata con un numero variabile di frustate. La vicenda, notano le due organizzazioni umanitarie non governative, in patria e' passata praticamente sotto silenzio ne' i mass media le hanno dato il benche' minimo risalto.
Intisar e' stata riconosciuta colpevole sulla base della sua sola confessione, peraltro rilasciata dopo che un congiunto l'aveva picchiata selvaggiamente. Durante il processo, celebrato nel circondario della capitale Khartoum, non ha avuto alcuna assistenza legale ne' quella di un interprete, pur esprimendosi il giudice in arabo che non e' la sua lingua madre. I familiari hanno preannunciato ricorso.
Human Rights Watch e Amnesty International, ricordano che al mondo rimangono soltanto sette Paesi, Sudan compreso, il cui ordinamento prevede ancora una pena anacronistica come la lapidazione.
Nel 2009 fece scalpore il caso della giornalista e attivista Lubna Hussein, finita in cella per il semplice fatto di aver indossato "pantaloni indecenti" ed essersi rifiutata di pagare una multa. Fu rilasciata dopo 24 ore, ma altre donne arrestate insieme a lei in un ristorante furono invece frustate.
Intanto il Sudan ha espulso quattro organizzazioni umanitarie straniere che operano nell'est del paese. Lo ha dichiarato una fonte della Commissione degli affari umanitari (Hac) del governo. "Hac ha deciso di espellere quattro ong internazionali che lavorano nell'est del Sudan perche' non hanno gestito bene i loro progetti", ha detto la fonte. Tra le ong ci sono Save the Children Svezia, l'irlandese Goal e una organizzazione giapponese.
La ripresa dei negoziati di pace tra Sudan e Sud Sudan a Addis Abeba ha restituito "un filo di speranza" alla comunita' internazionale, ma la situazione umanitaria e' drammatica, "soprattutto al sud". E' questa la valutazione riportata da Margherita Boniver, inviato speciale del ministro degli Esteri, Giulio Terzi, per le emergenze umanitarie nel Sahel e nel Corno d'Africa, al rientro da una missione in Kenya, Sudan e Sud Sudan. "Abbiamo riscontrato un'impressionante sequenza di disastri umanitari, persino peggiore rispetto a 3 anni fa, e a complicare la situazione c'e' stata la chiusura dei pozzi petroliferi per protestare contro le presunte 'malefatte' del nord", ha spiegato la Boniver, riferendo delle tappe a Khartoum e Giuba. (Fonte: RaiNews24.it)
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mercoledì 30 maggio 2012

SOUAD SBAI VINCE CAUSA CONTRO DACIA VALENT, CONDANNATA PER CALUNNIA



Roma, 30 mag - “La vittoria di oggi riveste un’importanza assai più ampia di quella meramente giudiziaria. È la vittoria di tutti coloro che sono minacciati e colpiti nella propria sfera personale per aver espresso la propria opinione contro l’estremismo. È la vittoria di chi non ha paura e denuncia senza ambiguità le trame radicaliste per prendersi la società italiana”. Così l’On. Souad Sbai (foto in alto) commenta la vittoria nella causa che la vedeva parte lesa contro Dacia Valent, accusata di diffamazione. “Siamo alla prima di una lunga serie di cause contro chi tenta di oscurare la libertà del pensiero, la libertà del giudizio contro l’estremismo, spingendosi fino all’intrusione nella vita privata e calunniando con una sequela di notizie false e diffamatorie chi non ha paura di parlare. La causa contro Dacia Valent vinta con tenacia e ma con altrettanta serenità – dice Sbai – ha un valore particolarmente importante, perché apre la strada alla battaglia contro tutti coloro che pensano di poter distruggere la vita e la reputazione di una persona solo perché si oppone all’estremismo, che assolda bassa manovalanza per fare il lavoro sporco. La giustizia farà il suo corso – conclude Sbai – anche per tutti gli altri che hanno tentato maldestramente di screditare chi dice la verità sull’estremismo dilagante in Europa e in Italia. Noi non ci fermiamo qui, la battaglia è appena iniziata”. Leggi tutto ...

domenica 27 maggio 2012

EGITTO, ELEZIONI



"La gente e' proprio strana.continuava a dire che Mubarak era bravo e che quelli attorno a lui erano "marci" adesso eleggono quelli che sono attorno a lui ". 
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sabato 31 marzo 2012

BENVENUTA MAGGIE!








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venerdì 23 marzo 2012

CIAO FAKHRA...


http://www.imolaoggi.it/?p=14559


Avrebbe dovuto uccidersi il tuo ex marito, che ti ha ridotta così: non tu, che ti eri dimostrata così forte ... Ora ci rimane il tuo libro "Il volto cancellato. Storia di Fakhra dal dramma alla rinascita" (Mondadori, 2005). Una rinascita che purtroppo non c'è stata.
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sabato 17 marzo 2012

UN'ALTRA GIOVANE ARRESTATA PER BLASFEMIA IN PAKISTAN

SENZA DIMENTICARE ASIA BIBI (TRA CHISSA' QUANTI ALTRI !)

http://www.asianews.it/notizie-it/Petizione-all’Onu-per-Asia-Bibi.-In-Pakistan,-un’altra-cristiana-accusata-di-blasfemia-24229.html


L'ALTRA GIOVANE SI CHIAMA SHAMIM MASIH

http://www.asianews.it/notizie-it/Lahore,-paura-e-angoscia-fra-i-familiari-della-giovane-arrestata-per-blasfemia-24242.html


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LA BAMBINA COSTRETTA A SPOSARE IL SUO STUPRATORE


Una sedicenne marocchina si è tolta la vita dopo un matrimonio combinato per coprire una violenza sessuale.

Amina ha detto addio alla vita avvelenandosi: aveva 14 anni quando è stata stuprata, un trauma che non ha potuto dimenticare neanche per un istante dato che si è dovuta sposare con il violentatore. La sua storia la racconta El Mundo.

MATRIMONIO COMBINATO – Per non destare scandalo e pur di evitare di ripudiarla come vuole la convenzione sociale marocchina, la sua stessa famiglia ha combinato il matrimonio giunto ormai al suo secondo anniversario quando la ragazza ha deciso di porre fine alla sua vita. Secondo il Codice Civile marocchino uno stupratore non può essere punito se si sposa con la sua vittima, e per una donna è segno di impurità aver perso la verginità prima del matrimonio.

DUE ANNI DA INCUBO – Ora la madre si pente di non aver denunciato subito il violentatore, di dieci anni più vecchio della figlia, ma ormai è tardi: Amina dopo aver vissuto due anni nella casa dei suoceri sottoposta a violenze e angherie ha ingerito del veleno per topi, e neanche nell’emergenza suo marito ha dimostrato un briciolo di umanità, preoccupandosi di portarla davanti ai genitori prima che all’ospedale per timore di venire poi accusato di omicidio.

LA PRASSI DEI MATRIMONI DI COPERTURA – La prigione per lui forse arriverà lo stesso dopo la denuncia della famiglia di Amina, una magra consolazione per loro all’interno di un sistema giudiziario che mette all’ordine del giorno questi matrimoni di convenienza: nel Paese il 62,8% delle donne tra i 18 e i 64 anni è stata vittima di violenze e dati aggiornati al 2009 stimano 33.253 matrimoni di minorenni. “Molte volte i giudici autorizzano l’unione senza sottomettere le minorenne a esami medici e fisici” denuncia l’associazione umanitaria Ennakhil, che critica il fatto che sia nella norma per la Giustizia dare l’autorizzazione solo guardando la statura e lo sviluppo delle bambine. (Fonte: http://www.giornalettismo.com , 14/3) Leggi tutto ...

lunedì 12 marzo 2012

CIAO NONNA...

Anzi, riprendo adesso, con una triste notizia che esula dall'argomento del blog, ma riguarda ME...




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lunedì 27 febbraio 2012

RIPRENDERE O NO COL BLOG?

Aspetto il Vostro parere... Se lo riprendo, però, vorrei una partecipazione più attiva, come sta avvenendo sul gruppo di Facebook (compatibilmente con il tipo di post, se si presta o meno a commenti). Grazie, amici!
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domenica 8 gennaio 2012

DANZA ORIENTALE


Il blog "Mille e Una Donna" riparte con un po' di cultura, in parallelo al gruppo di FB e un 2012... da fine del mondo! :-)



La danza orientale, (in arabo raqs al sharqi, رقص شرقي, danza orientale) comprendente il Baladi ed tante altre danze orientali, una danza del ventre del Kabaret che si trova solo in Egitto , il ARABIYA (ovvero l'orientale), ballato da danzatrice orientale e anche noto come danza del ventre e il Saidi, che si trova solo in Egitto, a sua volta suddiviso in Tahtib, praticato solo da uomini e viene insegnata lo style maschile alle ballerine occidentale Raks Al Assaya.

Storia



La danza orientale o ' è una danza originaria del Medio-Oriente e dei paesi arabi, eseguita soprattutto, ma non esclusivamente, dalle donne. È considerata come una delle più antiche danze del mondo[senza fonte], soprattutto nei Paesi del Medio-Oriente e del Maghreb, come Algeria, Tunisia, Libano, Irak, Turchia, Marocco, Egitto.
Si pensa che l'origine di questa danza si trovi nei riti di fertilità, associata sia alla religione che all'esoterismo e al culto della Dea Madre. In senso stretto, il termine indica la danza classica orientale che si è sviluppata nelle corti principesche del Medio-Oriente ma non solo. In un senso più vasto, può indicare tutte le forme che si conoscono al giorno d'oggi.
Durante la Campagna d'Egitto di Napoleone, i soldati francesi vennero a contatto con questa danza: provenendo da una società relativamente puritana, il movimento sinuoso dei corpi delle danzatrici veniva percepito come un potente afrodisiaco. Nell'Inghilterra all'epoca questa danza era considerata azione del demonio: il sinuoso ancheggiare del bacino delle danzatrici venne erroneamente associato come invito alla prostituzione. È da questo motivo, ancora oggi associato alla danza, che dipende il termine "danza del ventre".

Danza Orientale




La danza orientale è tradizionalmente praticata dalle donne, perché esprime interamente la femminilità, la vitalità e la sensualità. La danza orientale è unica nel suo genere: esistono diversi stili, che cambiano a seconda del Paese d'origine, come la danza col velo. In generale, questa danza è caratterizzata dalla sinuosità e dalla sensualità dei movimenti: è di effetto sia con musiche ritmate che lente. Di solito è praticata da danzatrici professioniste.
La pratica della danza orientale è giunta in Europa e in America grazie ai cabaret degli anni trenta e quaranta: è da questo periodo, ma soprattutto dagli anni novanta, che questa danza è diventata famosa in tutto il mondo. La danza orientale è particolarmente adatta al corpo femminile, perché aumenta la flessibilità e la tonicità del seno, delle spalle, delle braccia, del bacino, ma soprattutto della pancia: gli addominali sono coinvolti profondamente nei movimenti, modellando la linea e giovando agli organi interni. Tonifica le cosce, migliora l'agilità delle articolazioni e sembra ritardare l'osteoporosi, migliora la postura e rafforza il pavimento pelvico. Inoltre, la danzatrice orientale ha il diritto di essere in carne - le danzatrici formose sono le più apprezzate - e può mostrare le proprie forme. Quello che importa non è la rotondità ma la sensualità, la grazia e la sinuosità dei movimenti.

Le danze popolari




Nei villaggi algerini, la danzatrice professionista è CHATTAHA. Dei popoli nomadi di Oulad Nail. Qui abbiamo grande nomi El Hasnawia, Jamila Atabou, Warda Chawuiya, Saliha , Taous, Khoukha che hanno avuto un successo notevole in Siria e soprattutto in Egitto. La maestra di Samia Gamal è stata Khoukha di origine algerina in preciso da Orano la città di Cheikha Rimiti. Erano celebri le danzatrici Ghawazee e Alameeh, appartenenti a tribù nomadi, "zingare" (le seconde erano però di un ceto più alto, erano più raffinate istruite). All'epoca della campagna d'Egitto di Napoleone erano considerate alla stregua di prostitute, perciò non potevano avere accesso agli harem, ed alcune vennero addirittura giustiziate.
Il cinema egiziano ha reso note grandi danzatrici come Tahia Carioca, Samia Gamal, Neima Akif.

Gli stili principali



Stile danza orientale autentica con danza Hawzi Caratterizzato da movimenti eleganti, ampi e dolci, la danza viene resa fluida grazie al coinvolgimento armonico del corpo della danzatrice.

Stile Šarqī Lo stile Šarqī, inizialmente legato alla tradizione di danze ballate nelle corti islamiche, si evolve nei primi decenni del Novecento. Le interpreti dei cabaret egiziani iniziarono a ricorrere a coreografie e all'utilizzo di strumenti quali il velo, il candelabro e le scarpe col tacco, introducendo inoltre passi derivanti dal balletto classico come l'arabesque e lo chassé.

Stile Baladī È uno stile caratterizzato dalla movenza del bacino carica di intensità. I movimenti delle braccia sono meno ampi e svolazzanti rispetto a quelli dello stile Šarqī. Si prediligono le camminate con il piede a terra e non in mezza punta come nello stile classico. Lo stile Baladī è una danza popolare cittadina che nasce dall'incontro della popolazione rurale con quella urbana.

Stile Ša'abī La danza Ša'abī è legata alla terra, caratterizzata dalla spontaneità, semplicità e allegria. Lo stile Ša'abī è lo stile popolare egiziano. Le danze popolari comprendono repertori zingari (ġawāzī) e delle campagne (fellahī).La variante egiziana è quella interpretata con il bastone, chiamata sayydī.

Gli accessori

La danza orientale viene spesso accompagnata da numerosi accessori tra i quali troviamo: doppio Velo Chiamata Danza Hawzi considerata nel mondo arabo è la più raffinate delle danze orientali di tutti i tempi, origine dall Algeri

Velo La prima ballerina ad interpretare questo tipo di danza fu Hanan El Jazairiya, che negli anni venti , conquistò il pubblico avvolgendosi nel trasparente velo per poi farlo volteggiare nell'aria.

Sagat Sono dei cimbali, piccoli strumenti a percussione in ottone che vengono tenuti sul pollice e sul medio di entrambe le mani.

Bastone La danza del bastone deriva dal tahtīb, un'arte marziale che si tramutò in danza mashile folcloristica. Questa danza è caratterizzata da gioiosi saltelli.

Tamburello Alcune danzatrici accompagnano la loro danza suonando un tamburo Grande - Bandir. Soprattutto in Neili e Sidi Bel Abbas.

Candelabro La danzatrice si esibisce tenendo in equilibrio sulla testa un candelabro con tanto di candele accese, nelle feste di matrimonio.

Spada Due Spade La danzatrice Tuareg di Tamanrassette esegue durante la danza esercizi di equilibrio con la spada.

SETTE VELI Danza dei sette veli

Karkabou

Ali di Iside Sono un'introduzione moderna, come i fan veils, si possono considerare un'evoluzione del velo.

C'è da specificare che molti degli stili sopra elencati non sono di origine medio orientale ma molti sono stati importati dall'occidente come le ali di Iside e la spada. (Fonte: Wikipedia)

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