lunedì 25 agosto 2008

NIGERIA: IL PRESTANTE NONNINO DEVE LIQUIDARE 82 MOGLI


Va bene la poligamia, ma una cosa è avere tre-quattro mogli, altra è averne 86. Con questa motivazione il Consiglio supremo degli affari religiosi della Nigeria ha invitato un focoso 84enne, detentore del record mondiale di poligamia, a ridurre le sue consorti a quattro. Altrimenti, rischia la pena di morte. Lo scrive oggi il sito web della tv saudita al Arabiyah.
Mohammed Bello Abubakar, ex insegnante e pastore musulmano, che vive nella parte islamica della Nigeria con le sue mogli e almeno 170 figli, aveva già avuto l'onore delle cronache. "Non vado a cercarle, vengono loro a me. Io ritengo che sia Dio a chiedermi di farlo e quindi le sposo", aveva detto ad un giornale locale, come riferisce il sito arabo. "Un uomo con 10 mogli sprofonderebbe e morrebbe, ma la mia 'potenza' deriva direttamente da Allah. Ecco perché ho potuto controllare 86 di loro," aveva detto alla Bbc due settimane fa. (Fonte: Apcom e "Liberali per Israele")
Bello è persino arrivato a dichiarare di parlare direttamente con Maometto. E questo è qualcosa un po' più serio per l'establishment musulmano. Che infatti ha accusato Abubakar: "Invitiamo i musulmani di ignorare l'insolente disprezzo di Bello della Shariya islamica, che limita il numero delle mogli per un uomo a sole quattro", afferma il dottor Abdul Latif Adijbait, segretario generale del Consiglio supremo degli Affari musulmani.

La maggior parte degli eruditi musulmani afferma che è permesso a un uomo avere quattro mogli, a patto che le se possa trattare equamente. Quindi, o ne molla almeno 82, oppure incorre nella vendetta della Shariya. Bello Abubakar, dal canto suo, dice che non c'è alcuna punizione dichiarata nel Corano per chi ha più di quattro mogli. E trova le migliori alleate proprio nelle sue numerose consorti, che in media hanno meno di un quarto della sua età. "Non appena l'ho incontrato, m'è sparita l'emicrania cronica di cui soffrivo", dice Sharifat Bello Abubakar, che ha 37 anni. "E' stato Dio a dirmi che era venuto il momento di essere la sua moglie. Dio sia lodato". Più prosaiche le considerazioni di Ganiat, che è sposata con Bello da 20 anni: "Quando sposate un uomo con tante mogli, è perché sapete che sa occuparsene".
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IRAQ: ARRESTATA RAGAZZINA DI 13 ANNI CON CINTURA ESPLOSIVA

Si preparava a farla detonare. E' stata fermata in tempo nella città di Baquba, a nord di Bagdad.

Versioni discordanti sulla vicenda: coinvolta un'altra donna.

BAGDAD - Una ragazzina di 13 anni che si preparava a far detonare la cintura esplosiva che indossava è stata arrestata nella città di Baquba, a Nord di Bagdad, poco dopo che, nello stesso luogo, la polizia irachena aveva arrestato una donna che a sua volta era in procinto di compiere un attentato suicida. Lo ha reso noto il comando militare americano a Baghdad con un comunicato in cui si afferma che la donna, di cui non viene precisata l'età, si è ieri consegnata spontaneamente alla polizia irachena, che ha dovuto richiedere l'intervento degli artificieri della forza multinazionale per neutralizzare la cintura esplosiva che indossava. «Dopo il suo arresto, la donna ha condotto la polizia al ritrovamento di una seconda cintura esplosiva. La polizia l'ha neturalizzata e ha arrestato una bambina di 13 anni», si afferma nel comunicato.
VERSIONI DIVERSE - Altre fonti affermano che la ragazzina si è invece costituita, non volendo compiere l'attentato per cui era stata preparata. (Fonte: idem come sotto)
Altre fonti ancora affermano che è stata intercettata dalla polizia irachena, insospettita dal suo atteggiamento. Baquba, capoluogo della provincia di Diyala, è da mesi teatro di una serie di attacchi commessi da attentatrici suicide, tanto che allo stesso tempo l'esercito iracheno e le forze di polizia hanno arruolato un crescente numero di donne da impiegare in particolare nelle perquisizioni femminili ai posti di blocco. Proprio nella provincia di Diyala, circa 150 donne si sono inoltre unite volontariamente lo scorso luglio ai cosiddetti Consigli del Risveglio, i comitati popolari anti al Qaida, per essere impiegate in operazioni anti-terrorismo.
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MANTOVA, "RAPISCE" LA FIGLIA, ARRESTATO MAROCCHINO

Rapisce la figlia di 20 mesi affidata all'ex moglie, ma viene arrestato. Adil Bougrine, 23 anni, pregiudicato, è accusato di sequestro di persona, rapina e resistenza a pubblico ufficiale. Quando è stato arrestato dai carabinieri in un vigneto a Magnacavallo (Mantova) sull'auto aveva la bimba, sana e salva ("Corsera").
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ARABIA SAUDITA, BIMBA CHIEDE IL DIVORZIO

RIAD - Una donna saudita ha chiesto a un tribunale che la figlia di 8 anni possa divorziare da un 50enne, a cui era stata data in sposa dal padre senza alcun consenso da parte della bimba (sic!). La richiesta, scrive il quotidiano Al Watan, sarà esaminata a settembre dai giudici di Unayzah, 220 km a nord di Riad. Lo sposo si è opposto al divorzio: "Non sto commettendo un illecito". (pezzo di un trafiletto del "Corsera")
Quello che scriverai al posto di questa frase apparirà dopo aver premuto "Leggi tutto ...".

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domenica 24 agosto 2008

ARABIA SAUDITA, ATTIVISTI E TEOLOGI SFIDANO LE TRADIZIONI/3

La ribellione di una madre per la figlia nell'età dei giochi.

Lui ha 70 anni e, secondo il giornale saudita Al Madina, è sordo e soffre di "menomazioni psichiche". Lei ne ha 10, frequenta la quarta elementare e vive con il padre (la mamma è stata ripudiata). Sono stati dichiarati marito e moglie a luglio, nella provincia di Assir, in Arabia Saudita. Il matrimonio è stato voluto dal padre della bambina. La madre lo ha denunciato alla stampa.
Quello della "bambina di Assir" è il più recente di una serie di casi di matrimoni di bambine di 8, 10, 11 anni rivelati e criticati negli ultimi mesi dai media, attivisti e teologi sauditi. Nel Regno di applica la sharia, la legge islamica. Non è prevista un'età minima per il matrimonio. Esistono però diverse interpretazioni dei testi coranici e della sunna, da cui derivano opinioni diverse anche sulla validità dei matrimoni di minori. La bambina di Assir non aveva acconsentito al matrimonio. Secondo molti ulema (teologi e autorità religiose), il suo consenso è necessario (e alcuni dichiarano pure che "una bambina nell'età dei giochi" non può capire il matrimonio e acconsentirvi). Ma non tutti i ma'dhun (i funzionari che presiedono al matrimonio) lo richiedono.
Dopo la denuncia, la polizia ha fatto irruzione in un locale del villaggio di Ben Shuhail, dove il padre della sposa si era incontrato col tutore dello sposo, ma i due avevano già firmato il contratto davanti al ma'dhun.
Il 5 agosto il padre è stato condotto davanti a un tribunale religioso. Contro di lui ha testimoniato la madre, affiancata dal fratello, nominato tutore della piccola. "Bisogna proteggere le minorenni - ha detto lui -. Il padre è recidivo: questo è il terzo caso di matrimonio combinato per altrettante figlie con uomini in età avanzata. Una è stata ripudiata d'ufficio dal giudice dell'alta corte di Riad. La seconda è scappata con la madre per chiedere asilo alla Casa della protezione sociale".

Il padre avrebbe ottenuto ricche doti dai mariti delle figlie, secondo i parenti della moglie: nell'ultimo caso, 100 o 170 mila rial (parte dei quali non registrati nel contratto e usati per comprare un'auto).
Il processo riprenderà il 10 settembre. Il vicepresidente dell'Ordine degli avvocati Hady Bin Ali Alyami si dice convinto che, come accaduto in casi precedenti, il matrimonio di Assir verrà annullato. Ma non sempre accade.
L'anno scorso, ad esempio, una ragazza di 15 anni è stata data in moglie dal padre, ad un altro prigioniero nel braccio della morte del carcere di Taif. Nessuno si è opposto. Si incontrano in una cella due volte al mese. E'rimasta incinta.
Non ci sono statistiche sulle spose bambine in Arabia Saudita. "Ci sono migliaia di matrimoni di adolescenti - dice al Corriere Mohammad Al Abbas, funzionario dell'Ente governativo dei diritti umani -. Al di sotto dei 10 anni è più raro, comunque spesso non lo veniamo a sapere. L'Ente esiste da 2 anni, abbiamo ricevuto 15 richieste di intervento. La gente non si lamenta". E se lo fa? "Scriviamo al governatore, ai ministri, ai funzionari, a volte anche al re, ma non abbiamo il potere di imporre nulla alle famiglie".
In seguito agli scandali, il ministero della Giustizia ha chiesto a enti scientifici e religiosi di redigere una bozza di legge che introdurrebbe l'età minima di 14 anni per il matrimonio. Ma la società è pronta? "Noi seguiamo il modello del Profeta Maometto. Prese Aisha in moglie quando aveva 6 anni, ma fece sesso con lei solo a 9 anni", ha detto il ma'dhun Ahmed Al Muabi alla tv Lbc. "Un contratto matrimoniale si può fare anche per una bambina di un anno - ha aggiunto -. Con il consenso del tutore". L'età per il sesso, invece, "cambia secondo ambiente e tradizioni...". Lui sostiene che gli uomini non sono tutti "lupi feroci" e possono aspettare che la moglie raggiunga la pubertà prima del sesso. Ma, chiedono gli attivisti: chi lo assicura? L'opinionista di Al Madina Fadia Bukhary chiede un'età minima di 18 anni: "Questi matrimoni avevano senso quando gli sposi vivevano in una famiglia allargata. Nella famiglia autonoma, si trovano davanti a responsabilità materiali e psicologiche che non sanno affrontare". Lo dimostra il tasso di divorzi in Arabia passato dal 25 al 60% negli ultimi 20 anni.
"La nostra è una società tribale, ci vuole tempo per cambiare - dice però Al Abbas -. Anche nelle città, dove la gente ha bei vestiti, case, auto e la laurea, sul matrimonio la pensano come una volta. E non lasceranno che sia la figlia a scegliere".
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YEMEN, LA TESTIMONIANZA DI KHADIJA AL SALAMI/2

"Io, obbligata al matrimonio volevo togliermi la vita"

Nata in Yemen 42 anni fa, Khadija Al Salami è la responsabile culturale dell'ambasciata yemenita di Parigi e una regista di documentari. L' ultimo, Amina, vincitore dell' Horcynus Festival di Messina ad agosto, è la storia di una bambina yemenita costretta al matrimonio a 11 anni, accusata di aver strangolato il marito a 15 e condannata a morte.
Al Salami, che fu forzata a sposarsi alla stessa età e stuprata dal marito, come scrive nella biografia Pleure, o reine de Saba (Piangi, regina di Saba), è riuscita, a ottobre, a far assolvere la ragazza, oggi 26enne.

Sperava di ottenere tanto raccontando la storia di Amina?

"Quando lessi di lei la prima volta sui giornali, mi ricordò la mia esperienza. Sposata a 11 anni, avrei voluto uccidere tutti, non solo mio marito, tutti, anche me stessa. Volevo raccontare la sua versione della storia. E' lei la vittima sin dall'inizio ed era stata condannata a morte pur essendo minorenne. Poi ho scoperto che non era lei l'assassina. Il cugino del marito è stato giudicato colpevole e punito con la morte.

I matrimoni di minori sono comuni oggi come un tempo in Yemen?

"Pensavo che ai miei tempi accadesse di più, che le cose fossero cambiate. Ma negli ultimi mesi mi sono resa conto che ci sono molti casi. Dopo il caso di Nojoud, la bambina che ha chiesto il divorzio in tribunale, altre 3 ragazze hanno raccontato la loro esperienza. Forse è più raro nelle città, ma nelle campagne è una pratica diffusa".

E le madri non si oppongono?

"Alcune sì, altre sono costrette. Il problema è l'ignoranza e la povertà. Mia madre fu data in sposa a 8 anni. Quando vennero a chiedere la mia mano, non si oppose. Una donna nasce per essere seppellita o sposata, diceva mia nonna". Leggi tutto ...

60 MILIONI DI SPOSE BAMBINE/1

Hanno tra gli 8 e i 14 anni.

Lo scorso aprile, in Yemen, una bambina di 8 anni di nome Nojoud si presentò da sola in tribunale, dicendo che era stata costretta dal padre a sposare un uomo trentenne che l’aveva picchiata e forzata ad avere rapporti sessuali. Ci sono 60 milioni di «spose bambine » nel mondo, secondo le Nazioni Unite. Il giorno delle nozze arriva in genere tra i 12 e i 14 anni, a volte anche prima. Il marito è spesso un uomo più anziano, mai incontrato prima. Ad aprile Nojoud ha chiesto e ottenuto il divorzio. Ma per la maggior parte delle piccole spose come lei non c’è via d’uscita.

CLASSIFICA


L’organizzazione americana International Center for Research on Women (Icrw) ha compilato una «Top 20» dei Paesi in cui i matrimoni di minorenni sono più diffusi: il Niger è al primo posto (il 76,6% delle spose hanno meno di 18 anni), seguito da Ciad, Bangladesh, Mali, Guinea, Repubblica centrafricana, Nepal, Mozambico, Uganda, Burkina Faso, India, Etiopia, Liberia, Yemen, Camerun, Eritrea, Malawi, Nicaragua, Nigeria, Zambia. La «classifica » è basata su questionari standardizzati che non sono però disponibili per tutti i Paesi. Resta fuori dalle statistiche, ad esempio, gran parte del Medio Oriente.

POVERTÀ


I Paesi della Top 20 sono i più poveri del mondo. In Niger e Mali, rispettivamente il 75% e il 91% della popolazione vive con meno di 2 dollari al giorno. Le spose bambine vengono dalle famiglie più povere in questi Paesi. Spesso i genitori ritengono di non avere altra scelta. «Sono viste come un peso», spiega al Corriere Saranga Jain, ricercatrice dell’Icrw. Nutrirle, vestirle e istruirle costa troppo. E c’è un forte incentivo economico a darle in spose presto. «Nei Paesi in cui vige la pratica della dote (Sud Asia e specialmente India), la famiglia dello sposo è disposta ad accettarne una più ridotta se la ragazza è giovane — dice Jain —. Così i genitori danno in spose le figlie da bambine per pagare di meno. E c’è un incentivo anche in alcuni Paesi africani nei quali sono i genitori della bambina a ricevere un pagamento: più è giovane, più alto è il prezzo». Uno studio condotto in Afghanistan (mancano dati standardizzati ma si ritiene che il 52% delle spose siano bambine) mostra che questi matrimoni vengono praticati anche per sanare debiti o ottenere, in cambio, una moglie per un figlio maschio. «La maggior parte dei genitori non vuole fare del male alle figlie», dice la fotografa americana Stephanie Sinclair, che ha conosciuto tante di queste bambine in Afghanistan, Nepal, Etiopia. «Pensano di proteggerle facendole sposare quando sono vergini: è molto importante in queste società. Ho però incontrato anche una donna che non sembrava dare molto valore alla figlia. "Perché nutrire una mucca che non è tua?", mi rispose quando le chiesi perché, dopo averla promessa in sposa, non la faceva più andare a scuola».

IL MARITO

Le minorenni tendono ad essere date in moglie a uomini molto più vecchi di loro. In Africa centrale e occidentale, un terzo delle bambine spose dichiarano che i mariti hanno almeno 11 anni più di loro. In tutti i Paesi della Top 20 ci sono poi casi in cui la differenza d’età è di decenni: anche 70 anni.
Come si spiega? Quando c’è un «prezzo per la sposa», occorrono anni di lavoro perché un uomo possa permettersene una giovane. Nelle unioni poligame, inoltre, man mano che il marito invecchia le nuove mogli sono sempre più giovani. «Uomini più anziani tendono a scegliere ragazze molto più giovani per far sesso — aggiunge Jain—anche perché è più probabile che non abbiano l’Hiv e malattie sessualmente trasmesse o per via di superstizioni secondo cui le vergini possono curare l’Aids; e perché saranno fertili più a lungo».



CONSEGUENZE

Le spose bambine si vedono negare la possibilità di studiare e di lavorare: continuano così ad alimentare il ciclo di povertà da cui provengono. Non possono lasciare il marito perché non hanno i soldi per restituire la dote, e il divorzio è spesso considerato inaccettabile. Il problema non è solo il matrimonio precoce, ma anche il parto precoce. La morte di parto è 5 volte più probabile per le bambine al di sotto dei 15 anni che per le ventenni, secondo l’agenzia per la popolazione dell’Onu (Unfpa). Il rischio di morte del feto è del 73% maggiore che per le ventenni. Non essendo le bambine fisicamente pronte alla gravidanza, le complicazioni sono frequenti: 2 milioni di donne sono affette da fistole vescico- vaginali o retto-vaginali, in seguito a lacerazioni prodotte dalla pressione della testa del feto. Le fistole causano incontinenza. «Le ragazze vengono ostracizzate dai loro mariti e dalla comunità — spiega la dottoressa Nawal Nour, direttrice del Centro per la salute delle donne africane di Boston —. L’odore di urina che proviene dalla fistola è così forte che le ragazze sono piene di vergogna. Sono scansate, abbandonate, sole». Nell’Africa sub-sahariana, inoltre, diversi studi mostrano che le ragazze sposate hanno più probabilità di contrarre l’Aids rispetto a ragazze single e sessualmente attive: perdono la verginità con mariti malati e non hanno il potere di negarsi o chiedere loro di usare il preservativo.

LA LEGGE


Dal 1948 l’Onu e altre agenzie internazionali tentano di fermare i matrimoni di minorenni. Tra gli strumenti più importanti: la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, la Convenzione sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione contro le donne e la Convenzione sui diritti del bambino. L’Unicef definisce ogni matrimonio di minorenni un’unione forzata, perché i bambini non hanno l’età per acconsentirvi in modo «pieno e libero». Quasi tutti i Paesi della Top 20 hanno fissato un’età minima per il matrimonio, molti a 18 anni. Ma la legge non viene rispettata. A volte mancano le risorse, altre volte la volontà politica. Spesso vi sono spinte al cambiamento dall’interno, ma anche resistenza. In Yemen, dove la legge non stabilisce con chiarezza un’età minima, alcuni leader religiosi e tribali criticano la pratica delle spose bambine, ma altri la appoggiano e ricordano che anche il Profeta Maometto sposò Aisha quando lei era una bimba. In Etiopia, secondo il Times di Londra, nonostante la Chiesa ortodossa si dica contraria, alcuni preti continuano a celebrarli. «Sposiamo le ragazze così giovani per assicurarci che siano vergini—ha detto uno di loro al giornale —. Se fossero più grandi, qualcuno potrebbe averle stuprate». «La religione in alcuni casi può essere un fattore—spiega Kathleen Selvaggio, ricercatrice dell’Icrw —. Ma i matrimoni di bambine non sono legati a nessuna fede in modo specifico. Sono parte della cultura, tra i cristiani come tra i musulmani ». Quella delle spose bambine è una tradizione antica, radicata. La soluzione? Per l’Icrw l’unica via è alleviare la povertà, istruire le bambine e collaborare con i leader locali per cambiare le norme sociali.
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sabato 23 agosto 2008

LA RIVOLTA DELLE PRIME MOGLI


In Iran un comitato parlamentare ha approvato una proposta di legge per consentire agli uomini di prendere una seconda moglie senza l’autorizzazione della prima come prevede il diritto attualmente in vigore. A causa dell’opposizione delle femministe ci sono voluti anni per far passare la proposta di “legge per la protezione delle famiglie”, soprannominata dagli attivisti “anti-famiglia”. Il dibattito è segno delle crescenti tensioni sociali in Iran, dove le autorità se la prendono con coloro che si battono per i diritti delle donne e molte attiviste della campagna “un milione di firme” sono finite in carcere. Sui media iraniani la controversa proposta di legge è passata sotto silenzio e a rendere nota la notizia, scatenando il putiferio, è stato soltanto il giornale indipendente Etemad. Questa proposta di legge è un’assurdità in l’Iran, dove le donne hanno il diritto di voto dal 1963, accedono all’università dal 1934 e rappresentano il 63% delle matricole. (Fonte: "La Stampa")
Non è la sola manovra contro le donne: di fronte al crescente ruolo femminile il governo avrebbe voluto inserire le “quote azzurre” negli atenei. Consapevole che metà dell’elettorato è rosa, aveva però accantonato la proposta. La proposta di legge sulla poligamia deve ancora passare al vaglio dei deputati ma è certo che, se dovesse essere approvata, le donne faranno sentire il loro dissenso nelle elezioni presidenziali del 2009.
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IRAN: GIUDICI MOBILI DI CONDANNA PER VIOLAZIONI DEL CODICE DI ABBIGLIAMENTO ISLAMICO

Lo scorso sabato sono stati assegnati dei giudici dai mullah, per "sorvegliare" le donne che violano il codice di abbigliamento, per le vie del centro città di Yazd. Questo atto soppressivo ha causato ancora di più l'odio nei confronti del regime clericale tra i residenti locali. Tuttavia, i giudici sono sostenuti dalle forze di sicurezza di Stato(SSF)– la polizia soppressiva dei mullah - se il codice non viene rispettato.
Finora più di 100 persone sono state arrestate dall'inizio dell’anno con questo piano a Yazd. (Fonte: "Donne democratiche iraniane")
Tale piano è in linea con il cosiddetto "rafforzamento della sicurezza pubblica" Il piano è stato introdotto per la prima volta nel mese di aprile 2007 per combattere le insurrezioni popolari. Ci sono stati arresti di massa, per strada, di centinaia di migliaia di donne e di giovani con il pretesto del "mal velo" e colpire i "criminali e teppisti". Nello stesso periodo, più di 300 prigionieri sono stati portati al patibolo.

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venerdì 22 agosto 2008

STAR IRANIANA NEL FILM DI DI CAPRIO E ORA TEHERAN LE PROIBISCE L'ESPATRIO

Ha recitato senza il velo in una pellicola sulla caccia a un leader di Al Qaeda



Tutto è filato liscio fino a quel secondo, maledetto trailer. È lì, in quei 150 secondi di anticipazione di uno dei film hollywoodiani candidati a sbancare i botteghini autunnali, che forse si nasconde il motivo della condanna di Golshifteh Farahani. Perché, tra un'esplosione e un primo piano di Leonardo Di Caprio, questa 25enne attrice
iraniana appare senza l'hijab, il velo islamico.
Un «peccato» che le è costato il divieto assoluto di uscire dalla Repubblica Islamica. Notificatole proprio mentre, all'aeroporto Khomeini di Teheran, stava per prendere un volo per Los Angeles, via Europa, per trattare un suo nuovo ruolo in una pellicola nella «Mecca del cinema». La notizia è stata fornita per prima dall'agenzia di stampa iraniana Irna. «Dopo aver recitato nel film Body of Lies, a Golshifteh Farahani è stato vietato di lasciare l'Iran. Avrebbe dovuto recarsi martedì a Hollywood ma gli organi competenti le hanno impedito di abbandonare il territorio». Pochissime parole, nessuna spiegazione. Anche se altri siti di informazione iraniani attribuiscono la decisione al ministero della Cultura e della guida islamiche, l'Ershad. In sostanza, ogni attore iraniano deve chiedere un permesso ufficiale per lavorare in un film straniero. E Golshifteh non ne avrebbe chiesto uno per volare a Hollywood a esaminare la nuova proposta. La realtà, però, potrebbe essere diversa. E gli indizi in questa direzione non mancano. (Fonte: "Corsera") .
Anzitutto, ai censori dell'Ershad potrebbe non esser piaciuta la trama di Body of Lies. Il film, diretto da Ridley Scott, racconta dell'agente della Cia Roger Ferris (Leonardo DiCaprio) che, aiutato da un collega (Russel Crowe), vola in Giordania per dare la caccia a un leader di Al Qaeda. E che, durante la missione, si innamora di un'infermiera locale, Ayesheh. Ovvero, Golshifteh Farahani. Il rischio-scomunica, con una trama del genere, era evidente. Un'attrice iraniana impegnata in un film del «Grande Satana», in cui gli americani inseguono un terrorista islamico e in cui lei si deve «innamorare» di uno 007 statunitense. Per questo la produzione del film aveva già deciso di adattare la sceneggiatura, prendendo provvedimenti per evitare di infrangere le regole islamiche sulla «modestia femminile». Ma quando la Warner Bros ha reso pubblico un secondo trailer del film, in cui — per un solo fotogramma — Golshifteh appare, dietro a DiCaprio, senza il velo, il quotidiano iraniano Etemad ha sollevato un sopracciglio. Il sito conservatore Tabnak si è chiesto perché fosse stato permesso alla Farahani di girare quel film. E, pochi giorni dopo, è giunto il bando.
Per la giovane star — la prima iraniana dalla Rivoluzione khomeinista ad apparire in un film hollywoodiano — non si tratta del primo scandalo. La sua carriera, iniziata a soli sei anni (anche grazie all'aiuto del padre, l'attore e regista Behzad), ha già incrociato un film discusso: in Santuri lei è la moglie di un musicista iraniano che si dà alla droga. Tematica attuale, in Iran (dove, scrive la France Presse, ci sarebbero almeno due milioni di tossicodipendenti), ma scabrosa: tanto che l'Ershad ne ha bloccato per mesi l'uscita nelle sale. Eppure nulla sembrava poter fermare la sua ascesa verso il successo: prima in patria (migliore attrice, a 14 anni, al Fajr Film festival), poi al di fuori dei confini, con la Conchiglia d'Oro al festival di San Sebastian per Half Moon e la partecipazione agli Oscar, con M for Mother.
Martedì, invece, lo stop. «Sono sconvolto — dice al Corriere David Ignatius, il reporter del Washington Post dal cui romanzo è stato tratto Body of Lies —. La sua recitazione nel film è stata straordinaria. E la sua detenzione nei confini iraniani è una tragedia, per lei e per la cultura del suo Paese». Nessun commento, invece, dai produttori del film, che prevedono lo sbarco nelle sale italiane per il 21 novembre. E nemmeno una parola da Golshifteh: il suo cellulare, giovedì, suonava a vuoto, e non ha risposto neppure a degli sms. Eppure tutto, per lei, stava andando perfettamente. Fino a quel secondo, maledetto trailer.
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sabato 16 agosto 2008

PER IL RELIGIOSO SAUDITA MUHAMMAD AL-MUNAJID "NIENTE FA PIU' FELICE SATANA DEI... BIKINI OLIMPICI"

Visto che oggi sono ancora a casa e che le visite continuano, posto ancora qualcos'altro, sperando nei vostri commenti (dai, raga, che ci sono ancora degli arretrati)!!!



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giovedì 14 agosto 2008

VIDEO DI UN'ATTIVISTA SAUDITA SUL DIVIETO ALLE SUE CONNAZIONALI DI PARTECIPARE AI GIOCHI OLIMPICI

L' attivista in questione è Wajeha Al Huwaider. In marzo era uscito un video nel quale, una folta frangia ribelle che sbucava dal velo, guidava la macchina in una zona periferica della capitale Riyadh. Niente di strano... se non fosse stata in Arabia Saudita.
Ricordatevi di accendere l'audio!




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venerdì 8 agosto 2008

ISLAM CINESE, LA RESISTENZA PACIFICA

Un documento dei radicali in difesa di Rebiya Kadeer, dissidente dello Xinjiang.

Ma siamo sicuri, come dicono le autorità di Pechino, che la popolazione degli Uiguri sia composta per lo più di terroristi islamici e loro simpatizzanti e fiancheggiatori? Tutta gente degna di incontrare sulla propria strada la leggendaria repressione alla cinese? Le cose non stanno affatto così. Ad esempio pochi sanno che gran parte degli Uiguri si riconosce oggi nella lotta nonviolenta e “radicale”, nel senso pannelliano, di Rediya Kadeer, che della propria etnia è una delle più rappresentative esponenti. Una specie di Aung San Suu Ki dello Xinjiang. Rebiya Kadeer oggi ha 51 anni ed è considerata una importante donna d’affari uigura e una poco amata (dai cinesi) attivista politica della regione nordoccidentale del Xinjiang della Repubblica Popolare Cinese.
Nel 1999 era stata processata ed imprigionata dalle autorità cinesi con l’accusa di aver rivelato segreti di Stato e questo solo per aver inviato alcuni ritagli di giornale al marito Sidik Rouzi, espatriato negli Stati Uniti. Kadeer fu fermata nell’agosto 1999 poco prima di incontrare una delegazione statunitense incaricata di investigare sulla situazione nel Xinjiang. Fu accusata di essere in possesso di una lista di 10 persone sospettate di essere coinvolte in attività separatiste.
Il 14 marzo 2005 Kadeer fu rilasciata, ufficialmente per motivi di salute, e affidata alla custodia degli americani. Gli Usa avevano fatto pressioni per il suo rilascio, che avvenne in vista della visita del Segretario di Stato Condoleezza Rice. Così il 17 marzo, Kadeer volò negli Usa e si riunì alla sua famiglia a Washington. Però, con le Olimpiadi alle porte, l’intero dossier della Kadeer e del marito potrebbe riaprirsi. (Fonte: "L'Opinione")

Rompo già la "promessa" di riprendere a settembre, perchè ho trovato questo bell'articolo. In occasione dell'apertura dei discussi e contestati Giochi Olimpici di Pechino (perchè naturalmente nulla di "olimpico" hanno le violazioni dei diritti umani perpetrate dalla Repubblica Popolare Cinese contro il Tibet, il Myanmar e all'interno della stessa Cina), mi sembra doveroso parlare di questa Aung San Suu Ki uigura.


Il 5 giugno 2007, durante una conferenza sulla democrazia e sicurezza tenutasi a Praga, Rebiya Kadeer ha incontrato in forma privata il presidente George W. Bush e il 17 settembre 2007 il Congresso Usa ha votato una risoluzione che chiede al governo cinese di rilasciare i figli di Rebiya Kadeer e il cittadino canadese Huseyin Celil nonchè di modificare la sua politica repressiva contro il popolo uiguro. La donna, nel 2006, fu persino proposta come premio Nobel per la pace. Inutile dire che ha la tessera del Partito Radicale Transnazionale e che i radicali si sono sempre occupati del suo caso.
In particolare il 14 marzo 2008 hanno pubblicato un appello in suo favore di tutti quei parlamentari italiani ed europei (decine e decine) che si riconoscono con gli Uiguri, almeno con quelli di loro che hanno adottato il metodo nonviolento di lotta. Il documento terminava con allusioni agli allora di là da venire Giochi Olimpici. Concetti che in questi giorni imbarazzano non poco le autorità di Pechino: “…anche per cogliere l’occasione di tregua offerta dalle Olimpiadi e considerando che la difesa dei diritti umani e politici previsti dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo costituisce la più radicale arma contro ogni forma di aberrazione terroristica, invitiamo caldamente le attuali autorità cinesi ad abbandonare la criminalizzazione di un intero popolo e a realizzare un effettivo rispetto del Patto sui Diritti Civili e Politici per gli stessi cittadini della Cina e per tutti i popoli attualmente in essa organizzati”.
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lunedì 4 agosto 2008

BUONE VACANZE!



Ragazzi, ci vediamo a settembre! Il blog per ora chiude (ufficialmente, al limite risponderò ai commenti), ma nessuno vieta a chi resta o torna, di commentare anche gli arretrati! :-)
CIAO!

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venerdì 1 agosto 2008

ARABIA, ARRESTATO POLIGAMO CON 6 MOGLI


Un uomo di 56 anni è stato arrestato in Arabia Saudita perché ha sei mogli, due in più di quante ne consente la sharia, la legge islamica. Lo ha scritto oggi il giornale saudita Al-Watan. L'uomo, secondo il giornale, è accusato di avere tre moglie saudite e tre yemenite. Il poligamo in eccesso, un saudita, è stato arrestato nella provincia di Jazan (sud ovest), alla frontiera con lo Yemen. E' membro della "Commissione per la promozione della virtù e per la prevenzione del vizio" (Mutawa), la polizia religiosa incaricata di far rispettare la sharia. L'uomo pero, scrive il giornale, respinge le accuse e sostiene di aver divorziato da due delle sei mogli. Il governatore del Jazan ha ordinato un'inchiesta. (Fonte: "Liberali per Israele")
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