sabato 25 luglio 2009

IL FEMMINISMO ISLAMICO TROVA LE SUE RADICI NEL CORANO. L' OPINIONE DI SYEDA HAMEED

Sia l’islam spirituale sia l’islam politico sono zeppi di storie e di lotte che hanno per protagoniste donne forti, non soggiogate. L'intervento di Syeda Hameed (foto) a Nuova Delhi.

"E quante donne hanno diretto gli affari, si sono fatte notare per l’intelligenza e la perfezione, e la loro istruzione non dipendeva dagli uomini". Questa frase e’ stata scritta nel 1892 da Hind Nawfel, la prima donna egiziana a dare vita ad un giornale femminista in arabo, "Al-Fatat", che fu seguito da una lunga scia di periodici femministi nei successivi due decenni. In effetti, all’epoca della prima guerra mondiale, piu’ di 25 giornali femministi arabi venivano prodotti da donne in tutto il Medio Oriente: al Cairo, a Damasco, a Beirut, a Baghdad. Hind Nawfel parla di donne musulmane forti ed indipendenti, la cui fiducia in se stesse e la cui assertivita’ non erano avvolte nei veli. Ci sono state tante di queste donne, queste grandi antenate, le "Perdute regine dell’ islam", come dice Fatima Mernissi, che sono sempre state parte integrante della tradizione islamica, ma i cui nomi sono stati oscurati dalle sabbie del tempo, i cui successi sono stati dimenticati, e il tutto e’ stato rimpiazzato con un’immagine differente.
E’ lo stereotipo che vuole le donne musulmane prive di potere, oppresse, deboli, senza voce. Oggi vorrei discutere con voi quest’immagine (dando riconoscimento al fatto che esiste non solo come immagine) ma anche viaggiare attraverso i secoli e gli spazi dell’islam per mostrarvi che cio’ che vedete e avete visto non e’ il quadro completo. Sia l’islam spirituale sia l’islam politico sono zeppi di storie e di lotte che hanno per protagoniste donne forti, non soggiogate, le cui eredita’ ci chiedono oggi di ripensare le donne nell’islam, di reimmaginarle.
Vorrei cominciare con la Surah "Al Ahzab", il comando coranico spesso citato al giorno d’oggi per ribadire l’eguaglianza tra donne ed uomini [la Surah viene ovvamente letta dalla dott. Hameed in arabo, io ne riporto parte in versione italiana - ndt]:

"Per gli uomini musulmani e le donne musulmane Per i credenti e le credenti Per gli uomini obbedienti e le donne obbedienti Per gli uomini sinceri e le donne sincere Per gli uomini pazienti e le donne pazienti Per gli umili e le umili Per i caritatevoli e le caritatevoli (...) Per costoro Allah ha il perdono e una grande ricompensa".

Questa Surah postula l’eguaglianza tra uomini e donne. Eppure attorno a noi vediamo giornalmente come questa eguaglianza, questa dignita’, che fu data come diritto di ciascuna di noi e di noi tutte, vengano violate. La condizione che vivono i 75 milioni di donne e ragazze musulmane in India mi strazia. Come musulmana so che la legge islamica, quale fu estrapolata dai piu’ eminenti Fuqaha o giuristi, non ha mai ordinato le ingiustizie che vengono commesse contro le donne in nome della religione.
Sono stata membro della Commissione nazionale per le donne. Nella ricerca per documentare lo status delle donne musulmane, ho viaggiato per il paese in lungo e in largo, dalle metropoli come Chennai, Trivandrum, Bangalore e Bombay a piccole citta’ come Ahmedabad, Tezpur, Kozhikode, Bhopal, a villaggi ancora piu’ piccoli come Reshampura in Gwalior, Hariya ki Ghari in Mathura, Sudaka in Mewat e Nehtaur in Bijnore, e ovunque ho tenuto audizioni pubbliche con le donne musulmane, per ascoltare i loro problemi.
Ho udito storie di matrimoni di bambine, di poligamia, di divorzi unilaterali. Ho udito storie di sorelle adolescenti che avevano stretto il patto di aiutarsi reciprocamente a morire, perche’ erano state tolte da scuola per essere date in mogli. Le donne hanno narrato di come vengono separate dai figli, o come viene loro comunicato il ripudio via posta o persino via e-mail dopo decenni di matrimonio. Nessuno, ne’ le loro famiglie ne’ la societa’, si era fatto avanti per aiutarle. […]
Nel periodo in cui tentavo di comprendere le molteplici difficolta’ incontrate dalle musulmane indiane, mi imbattei nelle interpretazioni femministe del Corano. La mia scoperta comincio’ con gli scritti di Fatima Mernissi. Altre studiose femministe seguirono: Amina Wudood, Riffat Hasan e, piu’ di recente, Farida Shaheed. Costoro hanno guardato all’islam attraverso una lente di genere, ed hanno trovato un mondo differente dall’islam patriarcale che viene insegnato e propagato.
Nel suo libro Donne nell’Islam Fatima Mernissi parla della rivelazione della Surah "Al Ahzab":
"Come mai, chiese Umm Salama moglie del Profeta, gli uomini sono menzionati nel Corano e noi no? Il Corano e’ solo per gli uomini?".

Fu allora che i versetti della Surah che ho letto poco fa, e che parlano di uguaglianza fra donne ed uomini, furono rivelati.
La domanda di Umm Salama fu l’inizio di un concreto movimento di protesta fra le donne. Secondo lo storico Tabari, alcune donne credenti andarono dalle mogli del Profeta e dissero: "Allah vi ha parlato nel nome del Corano, ma non ha detto nulla di noi donne. Non c’e’ nulla, su di noi, che meriti menzione?".
La risposta che venne da Allah nella Surah metteva in discussione i ruoli che regolavano la relazione interpersonale tra i due sessi. Le donne ebbero tale successo nella loro ricerca che un’intera Surah fu rivelata, e porta il loro nome. Essa contiene nuove indicazioni che furono interpretate poi dai giuristi e codificate come legge civile musulmana. Per esempio, le leggi sull’eredita’ danno dettagliate istruzioni sul rapporto fra donne e proprieta’.
Per dirla francamente, la Surah "Al Nisa" privo’ gli uomini dell’epoca dei loro privilegi tradizionali. La donna non poteva piu’ essere vista come una proprieta’, un bene di consumo, non poteva piu’ essere "ereditata" come un pezzo di terra (cosa che però accade ancora oggi, quando la vedova è tenuta a posare il cognato, ndr!), ma per la prima volta poteva ella stessa ereditare. In effetti cio’ ebbe l’effetto metaforico di una bomba, a Medina, perche’ scosse le fondamenta del patriarcato. Dio c’era in eguaglianza per donne ed uomini.
E il femminismo islamico, comunque, non e’ nulla di nuovo. Fin dai primordi, le donne nell’islam hanno contribuito ad ogni aspetto della vita, hanno fatto poesia e persino guerre. Il loro contributo e’ stato immenso, ed e’ impossibile elencare tutte queste donne ed i loro successi, pero’ puo’ essere interessante esplorare alcune delle loro storie che si estendono nei continenti e nei secoli.
La prima a cui penso e’ Hazrat Khadija, moglie del Profeta. Poi sua figlia Hazrat Fatima Zehra. E le sue nipoti, Hazrat Zainab e Hazrat Kulsum, e le donne che affiancarono Imam Husain, il nipote del Profeta, alla battaglia di Karbala. […]
Tali donne erano forti, determinate e disposte a lottare: molto distanti dall’immagine comunemente accettata che vuole le donne musulmane silenziose, acquiescenti e separate dal resto del mondo. Esse smantellano il mito che le societa’ islamiche non sono interessate dalla lotta delle donne per i propri diritti. Invece, come in ogni altra societa’, comunita’ o religione, le donne si sono alzate in piedi ed hanno lavorato per la giustizia sociale, lottato per i diritti delle donne, sfidato la visione patriarcale attribuita all’islam ed hanno vissuto vite di cui esse stesse definivano i termini.
E ci sono numerose donne musulmane, oggi, invisibili e senza nome, che giornalmente lottano contro l’ingiustizia, il patriarcato e l’oppressione, anche se questo non le fara’ finire sui libri di storia. I media non riportano il loro valoroso impegno; le vittorie che ottengono e le loro interpretazioni del Corano sono oscurate, e l’islam viene presentato ovunque come contrario alle donne.
Per contrastare questo stato di cose, e’ importante andare indietro e capire le origini dell’islam. Dobbiamo ricordare che l’islam nasce in un contesto: era inteso per guarire i mali di una società araba preislamica. In quel momento e in quel luogo, le parole del Profeta, il suo messaggio, erano sicuramente rivoluzionarie. Ma noi musulmani ci aggrappiamo a quelle parole senza comprendere lo spirito profondo che ci sta dietro, e qui e’ il nostro problema. Ibn al-Arabi, ne La mistica dell’islam, ha detto: "Tutto cio’ che la tradizione ci ha lasciato sono mere parole. Sta a noi scoprire cosa esse significano".
Il Profeta ci ha mostrato una strada e noi l’abbiamo intesa come una destinazione. Non siamo cambiati, non abbiamo progredito, abbiamo fatto pochi passi e poi ci siamo fermati. Le porte della "ijtehad" (interpretazione) ci sono state chiuse in faccia da interessi di parte.
Abbiamo smesso di leggere e di capire lo spirito del Corano. Abbiamo smesso di valutare criticamente gli Hadith (I detti del Profeta). Abbiamo smesso di comprendere il messaggio di Allah e ci basiamo sulle sue interpretazioni fatte da altri. Abbiamo imbevuto l’islam di altre religioni, ma non di cio’ che c’e’ di buono nelle altre religioni, l’abbiamo imbevuto di ideologia patriarcale e cultura della separatezza. […]
Inoltre, dobbiamo smettere di considerare i musulmani una massa omogenea. I musulmani non sono un monolito. Le loro condizioni ed i loro problemi variano da paese a paese, da stato a stato, persino da distretto a distretto, proprio come le condizioni di ogni altro gruppo. I musulmani algerini, sauditi, francesi e indiani sono completamente differenti. Persino entro la stessa India, i musulmani delle zone di Kerala, Karnataka e Tamil Nadu stanno economicamente assai meglio dei musulmani delle zone di Bihar e Assam. E mentre i musulmani e i non musulmani si imbarcano in questo viaggio di introspezione e mutua comprensione, il governo deve mantenere i propri impegni per l’equita’: il rapporto della Commissione Sachar ha mostrato che una donna musulmana indiana su due e’ analfabeta, cioe’ che solo il 50% delle donne musulmane sa leggere e scrivere. Si tratta della percentuale piu’ bassa del nostro paese. Similmente, la percentuale del musulmani che si situano sotto la linea di poverta’ e’ molto piu’ alta della media nazionale.
Le zone a maggioranza musulmana hanno minor accesso a servizi pubblici quali l’acqua, gli ospedali e le scuole. Tutto questo io l’ho visto con i miei occhi a Benares, Malegaon, Murshidabad. Un governo democraticamente eletto e’ vincolato ad onorare la promessa di rimuovere iniquita’ e discriminazioni.
Per quanto riguarda le donne musulmane, noi stiamo creando nuovi modi affinche’ reclamino uno status che appartiene loro di diritto, attraverso la promozione di programmi educativi, usando l’apprendimento a distanza, aprendo speciali ostelli per donne, tenendo seminari per ispirarle alla leadership ed al dispiegamento delle loro capacita’ e volonta’. Se togliamo il tappo, per cosi’ dire, alle potenzialita’ delle donne questo avra’ certamente un effetto di riverbero sulle loro comunita’. Dobbiamo ricordare cio’ che Maulana Hali (un uomo, ndr), poeta e femminista, disse ai suoi tempi, un centinaio di anni fa. Questi versi famosi parlano semplicemente e direttamente dello status delle donne nella societa’, non solo delle donne musulmane, ma di tutte le donne:
"O sorelle, madri, figlie voi siete l’ornamento del mondo voi siete la vita delle nazioni voi siete la dignita’ di ogni civilta’".
E’ in questa luce che dobbiamo reimmaginare le donne musulmane. Nella luce lasciata a noi dalle grandi antenate che ci hanno precedute, queste donne che hanno sfidato le strutture e le norme dell’ingiustizia, ed hanno lastricato la strada per noi sin dalla stessa fondazione dell’islam. Hanno creato un varco per le donne, ed anche per gli uomini, un varco attraverso il quale possiamo seguire i loro passi e creare un nuovo sentiero che ci conduca all’eguaglianza. Siano le loro lotte, la loro saggezza, il loro coraggio a guidarci e a donarci il potere di ricostruire l’immagine delle donne nell’Islam come pilastri di forza, donne che esprimono fiducia e vigore, che camminano al loro proprio passo in ogni paese del mondo.
In conclusione, vorrei chiudere con una poesia di Iqbal:
"Non temere il vento avverso, o falcone. Esso soffia contro di te solo per spingerti piu’ in alto". (Fonte: http://www.minareti.it/, da http://www.lavocedifiore.org/ , 23/7 )

15 commenti:

Anonimo ha detto...

una sura tutta al femminile? e dove?
si direbbe quasi una forma di invidia per l'occidente dove le donne "forti e libere" vi sono sempre state.
basti pensare a regine imperatrici ma anche a commercianti a donne del popolo alle sante
quello che viene da tutti considerato un periodo buio per eccellenza, il medioevo, aveva , in italia, un poeta che diceva che l'unico essere umano in grado di vedere Dio era una donna. Beatrice.

Alessandra ha detto...

Eppure la sura IV del Corano s'intitola appunto "An-Nisa", "Le donne": infatti riguarda loro, tuttavia non è certo tutta a favore delle donne!!!!
Trovo giusto contestualizzare il Corano, come fanno certi musulmani illuminati e coraggiosi e come invita a fare Syeda Hameed, ma come al solito, quando c'è qualcosa che non va nel libro sacro dell'islam, "scende" la sura ad hoc per sistemare tutto, come nel caso della Surah "Al Ahzab":

"Come mai, chiese Umm Salama moglie del Profeta, gli uomini sono menzionati nel Corano e noi no? Il Corano e’ solo per gli uomini?".

Fu allora che i versetti della Surah che ho letto poco fa, e che parlano di uguaglianza fra donne ed uomini, furono rivelati (come per magia!) :-)

Anonimo ha detto...

Noi donne in generale non sappiamo sfruttare le nostre potenzialità intellettive e di personalità. E' un handicap culturale che ancora ci condiziona, e che condiziona drammaticamente soprattutto le donne asiatiche e africane. Non sarà colpa anche un po' delle donne stesse? Fiordistella

Anonimo ha detto...

Dimentica il viandante distratto, che le sure e, ritengo, i versetti stessi delle sure, sono stati scritti in momenti diversi l'uno dall'altro. Ogni versetto può avere un versetto successivo che ne modifica o addirittura ne sovverte il senso e/o lo scopo. Per ciò nominare un versetto estrapolandolo dal contesto non ha senso. Paradossalmente anche menzionare una sura monotematica come an-nisa non ha senso se non si porta a conoscenza del viandante distratto la collocazione cronologica rispetto alle altre sure. È questa la meravigliosa trappola che il corano costituisce. Rendiamocene conto e non dimentichiamolo mai.
Gnurànt

Alessandra ha detto...

Fiordistella: probabilmente anche le donne hanno una parte di colpa... .

Gnùrant: giusta precisazione.

Anonimo ha detto...

Bene. Se la precisazione è giusta, tiriamoci su le maniche e troviamo il documento ufficiale in cui è specificato l=ordine cronologico di lettura dei versetti delle sure e delle sure stesse. Solo così potremo sbugiardare ogni citazione corretta nella forma ma truffaldina nella sostanza di questi taqqyiari dei miei stivali (bugiardi).
Qualcuno ha qualche idea?
Gnurànt

Alessandra ha detto...

Scusa, in parole povere mi stai dicendo che è un post da buttare? Senti, io non voglio sostenere la taqiya:bisognerebbe star lì, verso per verso per contrastare quello che dice Syeda Hameed. Sappiamo che il Corano dice TUTTO IL CONTRARIO DI TUTTO:

Versetto 34 della Surah, An-Nisa:”Gli uomini sono preposti alle donne, a causa della preferenza che Allah concede agli uni rispetto alle altre e perché spendono [per esse] i loro beni. Le [donne] virtuose sono le devote, che proteggono nel segreto quello che Allah ha preservato. Ammonite quelle di cui temete l'insubordinazione, lasciatele sole nei loro letti, battetele. Se poi vi obbediscono, non fate più nulla contro di esse. Allah è altissimo, grande.”

“Le donne divorziate osservino un ritiro della durata di tre cicli, e non è loro permesso nascondere quello che Allah ha creato nei loro ventri, se credono in Allah e nell'Ultimo Giorno. E i loro sposi avranno priorità se, volendosi riconciliare, le riprenderanno durante questo periodo. Esse hanno diritti equivalenti ai loro doveri, in base alle buone consuetudini, ma gli uomini sono superiori. Allah è potente, è saggio” (Sura Al-Baqara,o "La Giovenca" 2:228).

Anonimo ha detto...

I tuoi post non sono MAI da buttare. Dico solo che qualsiasi cosa venga detta menzionando il corano DEVE, da ora in poi, essere recepita SOLO se contestualizzata cronologicamente. Altrimenti è potenzialmente una palla perché potenzialmente contraddetta da una sura successiva che, essendo cronologicamente più recente, è l'unica valida.
Gnurànt

Stefano. ha detto...

Ed il sionismo ha avuto origine in Mein Kampf

Alessandra ha detto...

Gnùrant, basta dirlo... . Io metto un articolo, poi si discute. Syeda Hameed ha fatto una sua interpretazione di quello che dice il Corano(e, sarò ingenua, ma non mi sembra pratichi la taqiya), poi è chiaro che c'è "sempre" la Surah, il verso, che la contraddice... .

Poerio ha detto...

Non penso che Syeda Hameed dissimuli. In ogni caso la mia impressione è che nel Corano e nella vastissima raccolta degli hadith, cioè i detti del profeta, si può trovare tutto e il contrario di tutto. Anche coloro che citano un versetto del Corano e qualche hadith per avvalorare una certa tesi, per onestà dovrebbero citare anche quei versetti e quegli hadith che dicono il contrario. E poi quali hadith sono autentici e quali no? E chi lo stabilisce? Qaradawi e il mufti d'Egitto che ha emesso una fatwa sulla liceità di bere l'urina del profeta ? O un prestigioso sheik di Al Ahzar che ha sentenziato che una donna può lavorare in ufficio con un uomo non mahram se lo ha allattato cinque volte? Non c'è una sistematizzazione per argomento della giurisprudenza islamica in un testo unico scritto. La confusione è totale, le traduzioni attendibili sono impossibili e, soprattutto per quanto riguarda la Sunna, cioè i detti del profeta, molti pseudosapienti emettono fatwe conoscendo 50/100 hadith in tutto. Secondo me il metodo è sbagliato: non è possibile trovare nel Corano e nella Sunna la riconciliazione letterale tra Islam e modernità , sia in riferimento alla tecnica che ai diritti umani. Penso che nei prossimi anni la tecnica, ad esempio l'affermarsi delle nanotecnologie, renderà evidente l'impossibilità di trovare ogni spiegazione nel Corano e nella Sunna demolendo chi pretende di fare giurisprudenza islamica oggi. Al più potranno essere degli importanti riferimenti morali e religiosi. Negli ultimi 10 anni sono state emesse più fatwa che nei precedenti 1400 anni. E' l'impazzimento da fatwa determinato dalla tecnica, oltre che dalla sete di guadagno e potere di tanti personaggi infami. I cambiamenti determinati dalla tecnica nei prossimi 10 aumenteranno esponenzialmente, si avrà un iperimpazzimento da fatwa, il sistema impazzirà e si spaccherà.
Un effetto positivo del progresso, tra i tanti negativi

Alessandra ha detto...

Poi bisognerebbe conoscere Syeda Hameed: io non la conoscevo. Ho trovato questo pezzo e, nonostante onestamente alcune perplessità, l'ho trovata una persona coraggiosa e non in malafede. Non credo ci si possa aspettare che un musulmano/a parli male dell'islam, l'importante è che non neghi la violenza fatta, in questo caso alle donne, nel nome dell'islam e Syeda Hameed non lo fa di certo: dice addirittura che è straziante la condizione delle musulmane indiane, cita casi di vilazioni dei diritti delle donne... .
Comunque per esempio, Kadija era già un'imprenditrice di successo PRIMA della sua convervisione all'islam.
Poerio, auguriamoci davvero che questo sistema che porta ad emettere una fatwa "ogni quarto d'ora" (e quella dell'allattamento 5 volte al giorno di un uomo non mahram in ufficio è esilarante!), si spacchi davvero!!!

Annamaria ha detto...

"tiriamoci su le maniche e troviamo il documento ufficiale in cui è specificato l=ordine cronologico di lettura dei versetti delle sure e delle sure stesse.
Qualcuno ha qualche idea?
Gnurànt

Ogni versione del Corano è corredata da tale "documento", se prendi quella di Bausani sarà facilissimo fare ciò che dici. Però, se mi permetti, il problema non è l'ordine cronologico della rivelazione, ma di come i versi siano interpretati a proprio uso e consumo. A tutti è ben chiaro quali sono i versetti "validi" perchè nn abrogati, senza tralasciare il fatto che anche un versetto abrogato è considerato comunque rivelazione e, quindi, attendibile.

"Syeda Hameed ha fatto una sua interpretazione di quello che dice il Corano"

Alessandra, perdonami la precisazione, ma nessun musulmano/a, per quanto illuminato/a darebbe una "sua" interpretazione del Corano.
La Sura in questione è, da sempre, considerata quella che legittima la parità delle donne rispetto agli uomini. Syeda Hameed, donna coraggiosa ed intelligente, nn ha fatto altro che sottolineare la cosa con forza.

Allo stesso modo, i due passi da te citati, sono quelli che noi occidentali tiriamo in ballo per sottolineare come nel Corano le donne siano inferiori agli uomini e che gli stessi integristi additano come validissimi per mettere a tacere l'altro sesso riguardo all'indiscussa superiorità dell'uomo.

Alessandra ha detto...

Voglio dire, Annamaria, che S. H. ha interpretato il Corano in chiave "femminista", per quanto arduo sia.
Anche quella di Al-Arabiya, di cui parlavamo l'altra volta, la donna come un "campo da arare" per indicare la fertilità, è un'interpretazione! Per altri è la legittimazione dello stupro coniugale!!!
D'altra parte anche S. H. dice: Le porte della "ijtehad" (interpretazione) ci sono state chiuse in faccia da interessi di parte". E' proprio lei a parlare di interpretazione!

Anonimo ha detto...

Da obe:scusate se m' intrometto. Sono una studentessa italiana e cristiana d' islamistica e penso che molti commenti siano usciti per dar aria alla bocca... mi domando...si sta discutendo del fatto che sarebe ora(inshallah tanto x dirla in termini arabistici)che le donne si ribellassero, venissero fuori dalla loro condizione eccetera...ma cm fanno se poi vengono incatenate dai vostri stessi commenti di sfiducia nei loro confronti e del corano? il Corano nacque per migliorare quella che nell' Arabia beduina preislamica era una situazione deleteria della donna e quindi come afferma S.H. purtoppo alcuni musulmani si fermano e non proseguono la strada; inoltre le violenze e le ristretrtezze mentali di alcuni sono dovuti a fattori economico sociali; infine vi assicuro che comparando Bibbia e Corano è molto più cattiva e CONTRADDITTORIA la prima.
ps: penso che per capire una cultura bisogna prima studiarla, non basta interessarsene dato che gli articoli di giornale ecc sono sempre in qualche modo filtrati e la realtà è sempre un po' diversa(e parlo per esperienza personale avendo vissuto in Yemen un anno ed avendo conosciuto personalmente una europea vissuta per 10 anni in un harem principesco dell' Arabia Saudita)