martedì 30 novembre 2010

GAMILA ISMAIL, SINGLE E SENZA VELO, IN LOTTA CONTRO MUBARAK


PARLAMENTARI. QUOTE ROSA CON 64 SEGGI PER LE DONNE. "MA IL PAESE RESTA MACHISTA E CORROTTO"

La sfida della star tv Gamila al regime egiziano. Brogli e un morto negli scontri Per i Fratelli Musulmani la soluzione è l' Islam, per me i giovani.


IL CAIRO - È l' unica cosa già ora sicura sul futuro parlamento egiziano: le elezioni di ieri segnate da brogli, violenze e un morto e dal previsto crollo dei Fratelli Musulmani (di quanto si saprà dopo il ballottaggio del 5 dicembre. Infatti stanno perdendo! ) hanno visto di sicuro l' ingresso in massa delle donne nel «Maglis». Grazie alle quote varate per la prima volta, 64 dei 508 seggi sono riservati a loro, oltre a quelli eventualmente vinti fuori da questo sistema. Salutate da alcuni come una «rivoluzione», per altri (a partire dalle femministe) un' idea umiliante e antidemocratica, le quote cambieranno il Parlamento almeno nell' aspetto, dicono gli scettici: oggi le candidate sono solo otto, tre elette nel 2005 e cinque nominate personalmente dal raìs Hosni Mubarak. «Sono del tutto contraria a questi seggi femminili, è solo un trucco del regime per raccogliere ancora più deputati e farsi bello all' estero. E mi sono candidata come indipendente fuori dalle quote», dice Gamila Ismail, 44 anni, notissima perché volto della tv di Stato per dieci anni, poi per aver guidato nelle presidenziali del 2006 la campagna del (ex) marito Ayman Nour. Nei quattro anni di carcere di Nour (il prezzo pagato per aver sfidato il raìs), Gamila si è battuta con tenacia per far liberare lui e i tanti prigionieri politici. Ora, divisa dal marito (i media ne han parlato per mesi) vuole andare avanti da donna single e dissidente. «Non è facile in un Paese così maschilista e repressivo e il mio avversario nel collegio di Cairo centro è potentissimo, miliardario e del partito di governo Ndp - aggiunge -. Ma devo provare: il mio nemico numero uno è la corruzione. Il mio motto è simile a quello dei Fratelli: loro dicono che la soluzione è l' Islam. Io che lo sono i giovani, a cui chiedo partecipazione politica o per l' Egitto è finita». Anche lei senza hijab nei poster e negli incontri per strada con i suoi potenziali elettori, Mediha Khattab sarà invece certo eletta con le quote. Prima donna rettore della Facoltà di medicina del Cairo, capo della commissione salute del Ndp, è vicinissima alla first lady Suzanne Mubarak e concilia tradizione e modernità. Il suo motto è «costruiamo insieme, uomini e donne» (nell' ordine), il suo obiettivo «migliore istruzione per tutti». Ma pur nel rispetto del regime che in pochi ormai tollerano, Mediha qualcosa probabilmente farà: sotto la guida della potente sorella Moushira, e di madame Suzanne, ha già contribuito a ridurre di molto le mutilazioni genitali femminili, una volta inflitte al 90% e più delle bambine. Interessante anche perché della minoranza cristiana copta pochissimo rappresentata ai vertici politici del Paese, Mona Makram-Ebeid appartiene al Wafd, lo storico partito liberale passato da poco (ufficiosamente) a fianco del raìs. Combattiva e molto «americana» (ha studiato in Usa e insegna scienze politiche all' Università americana del Cairo), chi la conosce è certo che se eletta si farà sentire in Parlamento. E «toste» sono molte altre candidate come la «sorella musulmana» Wafaa Mashhur, una delle 10 in corsa per il movimento islamico o la nasseriana Sowad Abdelhamid, storica femminista dagli anni 70, giornalista e autrice di libri che ora dice «perfino le quote van bene pur di darci una voce». Sempre ammesso, come gran parte dell' opposizione, degli analisti ma anche della gente ormai dubita, che il Parlamento una vera voce ce l' abbia in Egitto. (Fonte: http://www.corriere.it/ , 29/11)
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sabato 27 novembre 2010

"I FIORI DI KIRKUK", UN FILM DI FARIBORZ KAMKARI


E’uscito sale il film I Fiori di Kirkuk
presentato in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2010

I Fiori di Kirkuk, un romanzo intenso e appassionante, tratto dalla sceneggiatura dell’omonimo film.

Amori proibiti ai tempi di Saddam Hussein

Basato su eventi realmente accaduti, il libro racconta la storia dell’amore impossibile di Najla e Sherko e dell’attrazione, anch’essa fatale, di Mokhtar per Najla.
Una storia ambientata in Iraq negli anni Ottanta, all’epoca del genocidio curdo, rievocato in tutto il suo orrore attraverso la vicenda della dottoressa Najla, figlia di una ricca famiglia araba di Baghdad, di ritorno in Iraq dopo aver studiato Medicina a Roma, alla ricerca del suo amato Sherko, giovane medico curdo. La ragazza, per amore, scoprirà lo sterminio dei curdi e, schierandosi dalla loro parte, attraverserà tutte le tragiche tappe dell’orrore: la lotta, la prigione, la tortura, la fuga, fino a identificarsi nella morte, in una fossa comune, con le vittime.

«A volte si è costretti a scegliere, essere con le vittime o con i carnefici. Io ho preferito essere con le vittime».

«La rosa rappresenta la bellezza… il giglio rappresenta la purezza e l’innocenza… la begonia simbolo dell’amore… l’edera rappresenta l’unione, due corpi che diventano uno, io che ti avvolgo… Questa è la nostra notte di nozze. Quest’acqua è la tavola dei nostri doni e la luna è il nostro testimone».

E a proposito di Iraq: "Ricostruirò la mia Bagdad". La promessa dell'esule Zaha.

http://eddyburg.it/article/articleview/16237/0/388/

E per Asia Bibi è slittata la... grazia: http://www.asianews.it/notizie-it/Slitta-la-grazia-per-Asia-Bibi.-L%E2%80%99appello-deve-andare-prima-all%E2%80%99alta-Corte-20098.html

E ancora una volta in Egitto: Cresce la tensione tra musulmani e copti. Case bruciate e battaglie per una chiesa

http://www.asianews.it/notizie-it/Cresce-la-tensione-fra-musulmani-e-copti.-Case-bruciate,-battaglia-per-una-chiesa-20012.html
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venerdì 26 novembre 2010

COPPIE MISTE CRISTIANO - MUSULMANE

"NON MI SONO CONVERTITA ALL'ISLAM E IL MIO EX HA PORTATO VIA I NOSTRI FIGLI". STORIA DI ANNAMARIA FORNARA

http://www.loccidentale.it/articolo/xxx.0097356

LEI MUSULMANA, LUI CRISTIANO: ORA POSSONO SPOSARSI

http://www.ansa.it/web/notizie/regioni/trentino/2010/11/13/visualizza_new.html_1701287692.html Leggi tutto ...

domenica 21 novembre 2010

BANGLADESH. DHAKA SUORA SALESIANA SALVA MIGLIAIA DI DONNE DA PERSECUZIONI E TORTURE FISICHE E MENTALI


Suor Zita appartiene all’ordine delle Sorelle salesiane di Maria immacolata. Ha aiutato migliaia di cattolici della tribù Garo, che si spostano a Dhaka per cercare lavoro e spesso subiscono torture e persecuzione da parte dei musulmani. Ha fondato, insieme alla Caritas e alla Chiesa del Bangladesh, il Garo community centre, dove i tribali imparano nuovi mestieri e vengono aiutati a trovare lavoro.

Dhaka (AsiaNews) – Cattolici appartenenti alla tribù Garo raggiungono da tutto il Bangladesh la capitale Dhaka, per cercare lavoro e una vita migliore. Sono migliaia le donne che, al contrario, trovano torture e persecuzione per mano dei datori di lavoro musulmani. Da anni suor Zita (nella foto), appartenente all’ordine delle Sorelle salesiane di Maria immacolata (Ssmi), aiuta e molte volte salva le donne Garo dai pericoli che si trovano ad affrontare.
“Negli ultimi 10 anni - racconta ad AsiaNews suor Zita - ho visto più di 7mila donne tribali Garo venire a Dhaka per cercare un impiego e affrontare numerosi problemi”. Queste lavorano soprattutto come donne delle pulizie o come estetiste. “Molte di loro - continua la salesiana - ricevono torture fisiche e mentali dai datori di lavoro. Si sentono in costante pericolo e noi abbiamo cominciato a muoverci per la giustizia e la pace”.
Suor Zita, ordinata nel 1990, è stata la prima suora del suo villaggio. Dal 1991 al 1994 ha predicato in diversi villaggi della diocesi di Mymensingh, per far crescere i bambini nella fede cattolica. Dopo aver perfezionato i suoi studi, dal 1997 al 2005 ha insegnato alla scuola primaria St Leo, dove si è occupata di bambini di tutte le religioni.
Più di 5mila ragazze sono state aiutate da suor Zita, che dal 2006 lavora per la Commissione episcopale per i giovani. “Una ragazza cattolica di cui non voglio rivelare il nome - racconta - è stata ingannata da un musulmano e stuprata. È quasi diventata matta per questo, noi l’abbiamo aiutata e adesso è tornata ad una vita normale”.
In un altro caso - continua la suora - una ragazza è stata torturata in modo brutale e imprigionata nella casa dove prestava servizio. Non le permettevano neanche di andare alla Messa la domenica. Noi l’abbiamo salvata, facendola tornare a casa dai genitori, dove ora studia e sta meglio”.
Suor Zita, insieme alla Caritas e alla Chiesa del Bangladesh, ha fondato il Garo community centre a Dhaka, dove i tribali che riscontrano problemi possono rifugiarsi e vengono aiutati a trovare lavoro. Al centro vengono insegnati nuovi mestieri, a seconda dei bisogni, e vengono organizzate delle Messe in giorni e orari speciali per le oltre 11mila donne che non hanno tempo per partecipare alla funzione domenicale.
Suor Zita ha anche instaurato un dialogo con molti datori di lavoro, che hanno permesso ai Garo di partecipare alle Messe officiate apposta per loro. “Il motivo per cui faccio tutto questo - ha dichiarato suor Zita - è servire Cristo attraverso le persone sofferenti, amandole e aiutandole”. (Fonte: http://www.asianews.it/ , 4/8)
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PAKISTAN / DONNE CRISTIANE E MUSULMANE SCENDONO IN STRADA INSIEME PER SALVARE ASIA BIBI

C'è stata anche qualche mobilitazione di donne arabe e musulmane, per salvare l'iraniana Sakineh, abbiamo visto da un post, qualche tempo fa... .

La condanna a morte di Asia Bibi per blasfemia unisce le donne cristiane e musulmane del Pakistan che in questi giorni stanno manifestando la loro solidarietà nella speranza di salvarle la vita e di segnalare il problema delle strutture giudiziarie pakistane.

Le donne del Pakistan, cristiane e musulmane, scendono in strada per mostrare sostegno e solidarietà ad Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia. Ieri, informano fonti di Fides, a Nankana (la città di Asia Bibi) le donne hanno manifestato in strada davanti ai palazzi delle istituzioni governative per mobilitare l’opinione pubblica e chiedere il rilascio della donna. Fra le associazioni organizzatrici del corteo vi era la “Pakistan Catholic Women Organization” che ha operato in accordo con numerose associazioni musulmane che difendono i diritti delle donne. Le donne pakistane si appellano e sperano nell’autorevole figura di Asma Jahangir, noto avvocato musulmano, divenuta di recente la prima donna a guidare l’Associazione degli Avvocati della Corte Suprema del Pakistan.
Rosemary Noel, coordinatrice nazionale delle donne cattoliche dice a Fides: “Quello di Asia Bibi è un caso che ci preoccupa molto e crea molta sofferenza. Soprattutto per la condanna di una innocente alla pena capitale. Ci appelliamo a tutte le istituzioni per una sua immediata liberazione. Stiamo operando con altre associazioni della società civile in un forum denominato MUMKIN (che in urdu significa “Rendilo possibile”, ndr) e il 22 novembre è fissato un incontro a livello nazionale. Vogliamo trovare tutti i mezzi e i modi per salvare Asia”.
Nel suo caso – spiega a Fides la coordinatrice – è mancata una seria indagine sia della polizia, sia del tribunale: purtroppo è il gioco di potere dei forti che schiaccia i deboli. In Pakistan i potenti hanno forte influenza sugli apparati delle forze di sicurezza e sugli apparti giudiziari, specialmente nei tribunali di primo grado. Ne risultano giudizi non trasparenti o palesemente ingiusti. Inoltre c’è la forza della maggioranza che schiaccia le minoranze: e i cristiani soffrono doppiamente”.
Anche Saman Wazdani, musulmana, attivista per i diritti umani, ribadisce a Fides: “Le donne del Pakistan si stanno mobilitando: il caso di Asia Bibi scuote la nostra coscienza. Vi è l’urgenza di abrogare la legge sulla blasfemia. Ma esiste anche un serio problema nel sistema giudiziario nazionale: i tribunali di primo grado sono abbandonati a se stessi, hanno strutture vecchie, non sono trasparenti, spesso interpretano la legge in modo sbagliato. Urge una riforma complessiva delle strutture giudiziarie, anche se nei successivi gradi di giudizio la situazione è sensibilmente migliore”.
Una speranza, affermano a Fides le donne pakistane, è l’interessamento di Asma Jahangirprima donna a capo dell'Associazione degli avvocati della Corte Suprema del Pakistanche spesso in passato si è pronunciata contro le ordinanze hudud e contro la legge sulla blasfemia. Asmache ha ricevuto istruzione in scuole cattoliche è nota per la difesa dei diritti delle minoranze e per questo impegno ha anche subito minacce di morte. Dal 2004 Asma Jahangir è relatrice speciale delle Nazioni Unite in materia di libertà religiosa, è fra i fondatori della Commissione per i Diritti umani del Pakistan, e nella sua carriera si è sempre battuta contro la discriminazione e la violenza sulle donne. (Fonte: http://www.minareti.it/ , 17/ 11)
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sabato 13 novembre 2010

LIBERA



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venerdì 12 novembre 2010

CRISTIANA PAKISTANA CONDANNATA A MORTE PER BLASFEMIA


Lo studioso musulmano Asghar Ali Engineer accusa come non islamica la legge sulla blasfemia e propone una campagna internazionale. Dito puntato contro il silenzio del governo pakistano e di molti governi nel mondo. L’All Indian Christian Council chiede a New Delhi di presentare il caso alla Commissione Onu per i diritti umani. Fra i messaggi: “Rimanere in silenzio è una seconda condanna a morte” per Asia Bibi.

New Delhi (AsiaNews) – “Occorre salvare la vita” a Asia Bibi, la cristiana pakistana condannata a morte per blasfemia e per questo “è urgente lanciare una campagna sostenuta da leader per i diritti umani e governi… Nessuno deve rimanere in silenzio”: è l’appello che il prof. Asghar Ali Engineer, studioso musulmano indiano fa attraverso AsiaNews. Altri messaggi giunti ad AsiaNews chiedono che la comunità internazionale si muova per Asia Bibi con una campagna simile a quella lanciata per salvare la vita a Sakineh, la donna iraniana che è nel braccio della morte, condannata per adulterio.
Asia è stata condannata a morte lo scorso 7 novembre da un tribunale del Punjab. Era stata arrestata per blasfemia nel giugno 2009, dopo una discussione con alcune sue colleghe in cui ella ha difeso la sua religione. Le altre donne, che con Asia le sue due figlie sono lavoratrici agricole, la spingevano a rinunciare alla fede cristiana e abbracciare l’islam. Asia Bibi ha risposto parlando di come Gesù sia morto sulla croce per i peccati dell’umanità, e ha chiesto alle altre donne che cosa avesse fatto Maometto per loro. Le donne hanno allora picchiato lei e le sue figlie e spinte dall’imam locale e da un gruppo di uomini, l’hanno accusata di blasfemia. La polizia l’ha presa in custodia, salvandola da una folla feroce. Ma dopo un anno e più di prigione è stata condannata a morte.
“In Pakistan, spiega il prof. Asghar, è ormai evidente che le leggi contro la blasfemia sono divenute un comodo strumento nelle mani di coloro che vogliono colpire le minoranze. La legge sulla blasfemia è stata introdotta per dare legittimità al dittatore Zia ul-Haq e non ha alcun rapporto evidente con gli standard dottrinali della legge islamica classica”.
“Questa legge infamante – spiega lo studioso musulmano, direttore del Centro studi per la società e il secolarismo - è usata con impunità contro le minoranze religiose da quelli che sono spinti da inimicizie personali, guadagni monetari, materiali o politici o perfino per rubare terreNon c’è nulla di religioso in tutto questo”.
L’appello di Asghar Ali Engineer avviene quasi in contemporanea con la condanna della sentenza da parte dell’All India Christian Council (Aicc). In una dichiarazione diffusa ieri dal segretario generale, il cattolico John Dayal, l’Aicc domanda al governo indiano di sollevare il caso alla Commissione Onu per i diritti umani e chiede al governo pakistano e alla comunità internazionale di “salvare la vita della donna”.
Anche il prof. Asghar punta il dito contro i governi: “Il governo del Pakistan – dice ad AsiaNews – è responsabile per assicurare la protezione della vita delle minoranze. Noi possiamo solo condannare questi atti crudeli contro l’umanità. Va detto con tristezza: quando i governi di tante rispettabili nazioni rimangono in silenzio, noi possiamo solo condannare questi atti. Per questo è essenziale una campagna internazionale per fermare tutto questo”.
Fra i diversi messaggi giunti nella redazione di AsiaNews ve n’è uno che dice: “Viene spontaneo domandarsi dove siano finiti tutti quelli che fino all’altro giorno si scandalizzavano e gridavano allo scandalo per la sorte Sakineh e che adesso ignorano (o fingono di ignorare) questo ennesimo caso di persecuzione e di ingiustizia nei confronti di una persona di fede cristiana… Il silenzio e l’indifferenza del mondo, tra cui tanti cristiani (abituati ormai alle persecuzioni dei cristiani nel mondo), è una seconda condanna a morte”. (Fonte: http://www.asianews.it/ , 12/11)

CONDANNATA A MORTE PER AVER INSULTATO IL PROFETA MAOMETTO : SARA' IMPICCATA

Mentre le nostre hostess tornano tutte contente dalla visita a Gheddafi in Libia (e una ha pure ricevuto una proposta di matrimonio da un suo nipote !):Gheddafi? Solo datteri e latte di cammello".

http://www.corriere.it/cronache/10_novembre_12/caccia_gheddafi_d70eb326-ee34-11df-8dee-00144f02aabc.shtml
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PAKISTAN, STUPRO COME ARMA CONTRO LE BAMBINE CRISTIANE

MINORANZA NEL MIRINO

Con due nuovi casi usciti allo scoperto solo grazie all’impegno della Chiesa e di organizzazioni non governative, si allunga ulteriormente l’elenco delle giovani cristiane sottoposte in Pakistan a violenza e sovente uccise perché questa non diventi di pubblico dominio. Una situazione che dimostra ancora una volta, oltre alle difficoltà di coesistenza con la maggioranza musulmana, soprattutto l’impossibilità per la minoranza cristiana di vedere tutelati i propri diritti e anche la propria incolumità.
Lubna Masih, 12enne, nata in una famiglia cristiana di Rawalpindi, città-satellite della capitale Islamabad, il 27 settembre era uscita di casa come ogni mattina alle 6.30 per comperare il latte. Fermata da cinque giovani musulmani e costretta a salire su un auto, la ragazza è stata portata nel cimitero dello stesso quartiere di Dhok Ellahi Baksh, dove è stata violentata e uccisa. Il suo corpo è stato individuato qualche ora dopo e la polizia non ha aperto alcuna indagine. Il padre, Saleem Masih che di professione fa il tassista e con il suo duro lavoro riusciva a pagare gli studi all’unica figlia, non sa darsi pace. Solo dopo alcuni giorni la famiglia ha preso coraggio e ieri, come ha riferito l'agenzia missionaria Fides, ha sporto denuncia alle autorità di polizia. Accogliendo a fatica le pressioni di organizzazioni non governative che hanno promesso protezione, aiuto materiale e assistenza legale, oggi Saleem e Guddi Masih si sono recati alla stazione di polizia di Waris Khan, a Rawalpindi, denunciando la terribile esecuzione della figlia. Le resistenze dei due erano dettate dalla paura: temono di subire ritorsioni, vendette e intimidazioni con il fine di far insabbiare la vicenda. Inoltre, secondo fonti locali di Fides, tramite amicizie influenti gli autori del crimine possono cercare di influenzare il corso della giustizia. Organizzazioni non governative come Life for All e Christian Lawyer Foundation ritengono però necessario portare il caso all'attenzione delle autorità e dell'opinione pubblica, perseguendo i colpevoli per vie legali. «È un passo necessario per combattere l'impunità e difendere i diritti dei cristiani in Pakistan», dice Rizwan Paul, presidente di Life for All. L'Ong sta anche cercando una nuova casa per i genitori di Lubna, garantendo loro protezione e assistenza.
Nell’altro caso, non recente ma emerso in questi giorni, la 13enne cattolica Kiran Nayyaz, domestica presso un latifondista locale, è stata stuprata da un giovane impiegato come autista nella stessa casa. L’episodio è avvenuto lo scorso aprile nel villaggio di Chak Jhumra, a 35 chilometri da Faisalabad, ma è stato tenuto nascosto per paura e per vergogna. Grazie all’intervento della Commissione Giustizia e Pace e alla Commissione per le Donne della diocesi di Faisalabad, il 2 ottobre la famiglia di Kiran, rimasta incinta a causa degli abusi sessuali ripetuti per settimane, ha denunciato formalmente lo stupratore.
«La Chiesa cattolica locale ha assunto le difese della famiglia e ha denunciato il caso alla polizia che attualmente sta svolgendo indagini», ha raccontato padre Khalid Rashid Asi, vicario generale della diocesi di Faisalabad: «La famiglia è traumatizzata e tutta la comunità cattolica teme ritorsioni, ma casi di violenza come questo non sono purtroppo infrequenti». In questa circostanza, poi, allo sgomento per quanto successo e per l’inettitudine della polizia si aggiunge, come sottolinea padre Asi, «il dramma di un’adolescente che darà alla luce un bimbo, frutto della violenza».
Storie come queste, come pure le vicende dolorose di Shazia Bashir, Sumera Pervaiz e Magdalene Ashraf che si sono succedute dall’inizio dell’anno, sono purtroppo la classica punta dell’iceberg.
Secondo il Centro per l’aiuto all’assistenza legale e alla conciliazione (Claas), in Pakistan le violenze sessuali ai danni delle ragazze cristiane e indù sono in crescita. Claas, in prima linea nel fornire un sostegno alle vittime e alle loro famiglie, ricorda altri casi impuniti: quello della cristiana 16enne che lo scorso luglio è stata sequestrata e violentata da tre musulmani a Farooqabad e quello di una 12ennne stuprata da un gruppo di studenti di fede islamica a Gujar Khan, nel distretto di Rawalpindi. A questo si aggiungono gli abusi sovente nascosti sulle giovani cristiane impiegate presso ricche famiglie musulmane e i rapimenti, collegati perlopiù a conversioni o matrimoni forzati. In questi giorni una famiglia cristiana nei pressi di Lahore, capoluogo della provincia del Punjab, non si dà pace per la scomparsa di Samina Ayub, impiegata presso la casa di un ricco musulmano, mentre nella cittadina di Lyari, alla 13enne Poonam, di fede indù, individuata in una moschea dopo essere stata rapita da ignoti una settimana fa,viene impedito il rientro a casa. (Fonte: http://www.avvenire.it , 14/10) Leggi tutto ...

mercoledì 10 novembre 2010

DA UN'AMICA EGIZIANA E MUSULMANA MODERNA

Troppo bella questa foto, Fatma!


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lunedì 8 novembre 2010

mercoledì 3 novembre 2010

DONNE TURCHE

LA CARICA DELLE NEO - OTTOMANE

Gulner Sabanci, per Fortune quinta donna più potente del mondo, dal 2004 a capo di una holding famigliare di settanta società che vanno dalle banche alle auto, dagli pneumatici al cemento, dal tessile all’energia:

58 mila dipendenti.

Zeyrep Fadillioglu,architetta, è oggi nota soprattutto per essere la prima donna a progettare una moschea, la Sakirin a Uskudar, nella parte asiatica di Istanbul.

Songul Oden, attrice, protagonista della soap opera Gumus, che spopola nei Paesi musulmani. Interpreta il ruolo di una donna religiosa ma indipendente, è diventata modello di un islam moderno e moderato.

Ipek Calistar, scrittrice, diventata un’icona con la sua biografia della moglie di Ataturk. Femminista dichiarata e sostenitrice delle quote rosa in Parlamento.

Lale Mansur, era la prima ballerina dell’Opera di Istanbul, poi è diventata attrice di successo, impegnata nei diritti d’espressione insieme a Orhan Pamuk. «Il velo non è la sharia» dice «ci sono molte donne velate più femministe di me. Si organizzano, chiedono diritti e migliori condizioni sociali».

Burcu Esmersoy, popolare giornalista sportiva

TURCHIA NELL' UE: IL PUNTO DI VISTA DI ELIF SHAFAK, AUTRICE DE "LA BASTARDA DI ISTANBUL".

"IL NOSTRO ISLAM PUO' CONVIVERE CON LE DEMOCRAZIE EUROPEE"

http://archiviostorico.corriere.it/2010/settembre/13/nostro_Islam_puo_convivere_con_co_9_100913044.shtml

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martedì 2 novembre 2010

SAKINEH SARA' GIUSTIZIATA DOMANI. TEHERAN HA DATO L'AUTORIZZAZIONE


Il Comitato Internazionale contro la Lapidazione ha fatto sapere che Sakineh Mohammadi Ashtiani, 43 anni, sarà giustiziata domani. A quanto pare le autorità di Teheran hanno dato l'autorizzazione e la condanna a morte dovrebbe essere eseguita nella prigione di Tabriz, dove la donna sconta la condanna.

Intanto rimangono in carcere, fino ad esecuzione avvenuta, Sajjad, il figlio di Sakineh, il suo avvocato, due giornalisti tedeschi che li intervistavano e l'avvocato di questi ultimi.(Fonte: http://www.notizie.tiscali.it/ ) Leggi tutto ...