domenica 1 marzo 2009

UNIVERSITA' (BETLEMME)

Questa mattina sono stato all’università di Betlemme. È un bel posto, ed è nettamente il luogo più occidentale che abbia visto in Palestina: il modello è quello americano, e tutto è in inglese. Si respira molta meno tensione, tutto è enormemente più pulito, c’è più libertà. Il maligno direbbe che l’Occidente sia la cultura, ma la verità è l’opposto: che in Occidente è stato ottenuto quello che qui non è ancora stato ottenuto, definire quei valori “occidentali” è una svalutazione, per tutti coloro che credono nella parità dei sessi, la libertà sessuale, etc.
In ogni caso maschi e femmine sono anche qui molto separati, ci sono gruppi di maschi e gruppi di femmine: io facevo un po’ la spola fra tutti, una ragazza venuta a Betlemme dall’Arabia Saudita non mi ha voluto stringere la mano (che pensi che sia “adulterio della mano”, come ha detto uno di quegli imam pazzi?), mi era già successo altre volte, comunque. Ma al di là del costume, e dell’abitudine a stare separati, la segregazione è molto soft: gli spazî sono comuni, e il controllo sociale per quanto c’è, è minore. È anche non irrilevante il fatto che sia un’università cattolica, e i cattolici qui sono l’avanguardia.
Nella biblioteca una ragazza ha avuto anche l’ardire di sedere al mio stesso tavolo, molto distante, dall’altra parte di un tavolone come ci sono all’università: io stavo leggendo delle cose intanto che aspettavo la fine di una lezione della mia accompagnatrice. Siccome sono uno molto irrequieto mentre leggo, specie se una cosa che mi piace, muovo le gambe, mi dondolo sulla sedia, faccio ballare il tavolo, quando questa ragazza si è seduta, io mi sono alzato e mi sono messo al tavolo accanto. Non volevo disturbarla con i miei movimenti: avrei fatto lo stesso in Italia, aggiungendo la spiegazione.
Lei, però, ha pensato che fossi un qualche cosa di religioso perché ha fatto una faccia sconvolta e umiliata perché pensava di avermi offeso sedendosi al mio stesso tavolo: allora io mi sono affrettato a dire, in un modo molto impacciato «nono, sono io quello matto, che non riesco a stare fermo mentre leggo: tu non hai fatto nulla di male!». Per fortuna mi ha creduto.
Comunque, al di là del mio notorio essere imbranato, la cosa mi ha fatto un’impressione positiva, perché con tutte le premesse possibili - cioè che si fosse seduta dalla parte opposta, che io fossi evidentemente occidentale (i capelli lunghi) - è la prima volta che mi è capitato, perché in genere se una ragazza si avvicina a un ragazzo è un segno automatico di mancanza di pudore. (Fonte: "Distanti saluti", 24/2)

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