Il ministero degli Interni del Marocco vieta all'associazione francese Ni Putes Ni Soumises l'apertura di una sede a Rabat, prima ancora di ricevere la domanda di autorizzazione prevista dalla legge. Chiamando in causa gli articoli apparsi sulla stampa locale, che dall'inizio di febbraio annunciano con grande enfasi l'arrivo nella capitale del Regno di Ni Putes Ni Soumises, il ministero marocchino ha reso noto martedi 24 febbraio con un comunicato che "le autorità non daranno seguito" ad un'eventuale richiesta di apertura di una sede dell'associazione a Rabat perché il suo profilo "non corrisponde all'approccio adottato dal Marocco sulle questioni relative allo statuto della donna". "Sorpresa" dalla decisione, Siham Habchi, presidente di Ni Putes Ni Soumises, accusa apertamente (senza farne i nomi) alcune associazioni femminili locali, definite "arcaiche", e i gruppi islamismi che avrebbero esercitato pressioni sulle autorità marocchine per vietare la sua "La Baghiya La Khaniaâ", traduzione letterale in arabo del nome dell'associazione. "Penso che dietro questa decisione del Ministero degli Interni ci siano associazioni femminili arcaiche e troppo occupate a gestire i propri privilegi", ha dichiarato Habchi al quotidiano online Aujourd’hui le Maroc in un'intervista pubblicata lo stesso martedì 24 febbraio.
Reazioni a favore dell'associazione francese sono quindi giunte da intellettuali e associazioni di Rabat e di Casablanca. Rabea Naciri, presidente dell'Association Démocratique des Femmes du Maroc (ADFM), ha definito "Incredibile" la decisione del Ministero degli Interni che "rigetta una richiesta prima ancora di averla ricevuta", e vi ravvisa gli estremi di un "abuso di potere" visto che secondo la legge marocchina "tutte le associazioni hanno il diritto di esistere".
Dello stesso avviso Fouzia Assouli, presidente della Ligue Démocratique pour les Droits des Femmes (LDDF), che considera la decisione ministeriale "contraria alla Costituzione". La stessa Assouli però ha precisato alla stampa che Ni Putes Ni Soumises avrebbe forse fatto meglio ad adattarsi alle specificità del Paese, a partire dal nome "un po’ troppo provocante". (Fonte "Women in the City")
Su "Scettico", "Amore velato" (Amour voilè"), film che fa scandalo in Marocco. Il membro di un partito islamico in Parlamento ha invocato il divieto alla proiezione, perchè parla di ragazze che vogliono vivere libere... sotto il velo: link .
E ancora su "Women in the City": Senegal. Premio Nobel per la Pace 2010 alle Donne Africane .
Per Assouli sarebbe stato forse più giudizioso per l'associazione operare in partenariato con associazioni locali "che conoscono l'ambiente e come fare avanzare le cose", piuttosto che aprire una propria antenna autonoma. Siham Habchi, dopo le dichiarazioni a caldo, ha scelto la linea del silenzio, ed è partita per Marrakesh, alla volta del rally 4L Trophy, dove avrebbe dovuto essere annunciata l'apertura della sede, alla presenza di Charazad Balayni, la giovane franco pachistana di 21 anni, bruciata viva del suo fidanzato, e al centro di un clamoroso processo conclusosi nei primi giorni di febbraio con la condanna a ventanni di prigione per il giovane. Vice presidente onoraria dell'associazione, Charazad è diventata in Francia il simbolo della violenza contro le donne.
giovedì 5 marzo 2009
MAROCCO. NI PUTES NI SOUMISES PROIBITA DAL MINISTERO DEGLI INTERNI
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4 commenti:
Chiariamo. La base è l'ipocrisia dilagante. In tutte le società teocratiche, dittatoriali o che dir si voglia.
Detto ciò, già il nome dell'associazione sarebbe un affronto!Non accetterebbero nemmeno le "putes" e le "soumises" del paese stesso!
Quindi,mi viene da chiedere: ma perchè qualcuno si aspettava che l'accettassero a braccia aperte? Che dicessero "si, prego, venite, agite, calpestateci"?!?!?!?
Ma su. Non confondiamo le cose...un paese che da qualche mese ha mof
dificato il codice di famiglia può fare una cosa del genere?
Nonc i aspettiamo l'impossibile da sti paesi. Forse tra 10 anni...forse...i tempi sono lunghi.
Mi viene da pensare che la tipa che gestisce la cosa sia in cerca di maggiore visibilità.
Questo è quanto.
Ok, ma all'interno di quest'associazione ci sono donne musulmane e originarie di Paesi islamici, come l'ex Presidente Fadèla Amara, nata in Algeria e ora parlamentare francese.
Se il motivo del rifiuto è il NOME dell'Associazione e non altro, forse i vari parlamentari (non dico quelli islamici perchè lì è davvero pretendere l'impossibile!) avrebbero dovuto informarsi di più su cosa "Ni putes ni sumises" si prefigge. Il nome è "NE' puttane nè sottomesse", quindi non è certo un invito alle donne marocchine a diventare poco morigerate!
I tempi sono sicuramente lunghi, anche per i Paesi che hanno fatto passi da gigante sui diritti delle donne come il Marocco (sarà per questo che "pretendo" tanto!), ma per dire, la "Moudawwana", il nuovo codice di famiglia marocchino, non ha pochi mesi: è del 5 febbraio del 2004.
Alessandra io non ne facevo solo un fatto di nome e la "pretesa" non era mica riferita a te, ma in generale!
Si, lo so che la Mouddawana è in vigore dal 2004, pochi mesi era per dire che è ancora "neonata".
Quello che l'associazione si prefigge, per il momento, a quei parlamentari non interessa, purtroppo.
Ma non è certo a causa dell'Associazione, se i parlamentari non danno il permesso di creare una sede in Marocco... .
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