Si chiamano murshidat, sono le prime donne imam. Le abbiamo incontrate in Marocco. Dove hanno un doppio ruolo: arginare il fondamentalismo islamico e le seduzioni delle mode occidentali. Ma anche una missione: leggere nel Corano quel che non piace ai maschi.
L’idea delle murshidàt, le "femministe di Allah" - un semplice colpo di genio - non poteva nascere che in Marocco. E dalla mente illuminata del giovane re Muhammad VI, fin troppo consapevole dei guai terribili che può correre una nazione islamica minacciata su un fronte dallo tsunami del fondamentalismo religioso, e sul lato opposto dalla marea lenta e inesorabile del laicismo filo-occidentale. L’attentato del 16 maggio 2003 a Casablanca, con le sue 45 vittime, aveva fatto scattare a Rabat l’allarme rosso. E il massacro di Madrid, l’11 marzo del 2004, aveva confermato l’estrema pericolosità delle centrali terroristiche marocchine. Muhammad VI era salito al trono da poco, nel 1999. Suo padre, il religiosissimo Hassan II, aveva fatto edificare proprio a Casablanca la più grande moschea del mondo. Il Marocco non poteva rinnegare le sue profonde radici islamiche, né perdersi in un bagno di sangue di stile algerino, combattendo gli estremisti in nome di valori liberali che non sono i suoi. Occorreva modernizzare il Paese salvando l’ islam.
La risposta è duplice: in primo luogo, perché la condizione della donna è il cuore di tutte le questioni intorno alle quali si sta giocando il destino del mondo islamico; in secondo luogo, perché proprio in Marocco le donne hanno dimostrato negli ultimi decenni un’eccezionale forza di progresso e di liberazione dalle antiche tradizioni di sottomissione al potere degli uomini, e in ogni campo: dall’università alle imprese, dai palazzi della politica al giornalismo e a tutte le professioni. Scrittrici e attiviste femministe di tendenza laica come Fatima Mernissi, Hinde Taarij e Jamila Hassoune hanno scosso dalle fondamenta le ataviche certezze dei maschi musulmani, ricordando loro, oltre tutto, che l'islam delle origini non era affatto malato di paura e dispezzo per le donne come vorrebbero far credere i vari talebani, jihadisti e fanatici del burqa e della segregazione delle mogli e delle figlie tra le mura di casa. Sul fronte opposto la fondamentalista Nadia Yassine (figlia dello sceicco Abd as-Salam Yassine e capofila del forte movimento "Giustizia e Carità") ha dato filo da torcere al governo propugnando una via ultra-tradizionalista alla "liberazione" delle donne.
A partire dall'alto le murshidàt Fatima Zakir, Fatima Feza, Asmirì Ilham e Nadia Hajji.
Si attribuisce a Muhammad il detto: "Tre cose io amo in modo speciale: le donne, i profumi e la preghiera". Così lo descrive il teologo medievale al-Ghazi: "Era il più umile degli uomini. Si ricuciva da sè i sandali e si rappezzava gli abiti, prestava aiuto per le faccende domestiche alle sue donne e tagliava la carne con loro". (Fonte: "IO DONNA", 14/2)
Così, nel 2006, due anni dopo aver promulgato il nuovo Codice dei Diritti personali che finalmente ha dato alle donne marocchine la completa parità giuridica (oddio, QUASI COMPLETA!), ecco che il re e i suoi consiglieri - tra i quali una donna, Zoulika Nasri - hanno la luminosa idea: creare una scuola speciale, addirittura superiore alla giamia, l'università islamica, per formare una nuova classe dirigente di donne destinate a svolgere una funzione quasi identica a quella degli imam (unica preclusione per loro, quella di pronunciare il sermone del venerdì nelle moschee). Queste donne, le murshidàt - ossia le "guide", o "consigliere" religiose - avranno la delicata missione di istruire e di assistere le altre donne, soprattutto le più povere, nei villaggi dove ancora oggi più del 50% della popolazione è analfabeta, per evitare che cadano preda delle predicazioni fondamentaliste. Nelle città invece, dove più alto è il livello di istruzione, le murshidat dovranno anche impedire alle giovani di lasciarsi sedurre dalle mode occidentali, dalla deriva agnostica che minaccia la tradizione (voglio capire come mai c'è tutta questa paura di perdere delle proprie tradizioni !!!) . La scuola delle murshidàt, unica nel mondo islamico, fu dunque istituita a Rabat nel 2006, e in quell'occasione fu l'emittente araba Al-Jazeera a diffondere nel mondo la notizia, realizzando un reportage che, fino a oggi, non ha avuto altro seguito sui mezzi di informazione occidentali. (...)
2 commenti:
Ale, anche se con ritardo, grazie ancora. Bello, bellissimo. Però ho da rivolgere una domanda a tutti i tuoi blogger: PERCHE AD ARTICOLI COME QUESTO NON TROVO MAI COMMENTI?
Allora ho ragione a pensare che quello che di morboso c'è nell'Islam piace e tira più del controcorrente?
Non è una provocazione, sia chiaro.Ma non è la prima volta che mi capita.
Un abbraccio
Può essere che sia anche colpa mia: ho un sacco di cose da postare e vado di corsa.
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