domenica 7 dicembre 2008

UNA MUSULMANA DIVENTATA CRISTIANA CI PARLA DELL' HIJAB

L'esperienza del velo raccontata (e spoetizzata) da una ex musulmana.

“Indossare l’hijab non protegge necessariamente la donna musulmana né garantisce la sua dignità. Quando portavo il hijab, pensavo che fosse piuttosto cool. Mi sentivo protetta, modesta e femminile. Non lo porto più poiché sono diventata cristiana ed ho visto con più chiarezza l'aspetto negativo degli atteggiamenti nei confronti delle donne musulmane. Il fanatismo su concetti come la modestia non ha comunque favorito l'emergere nella società di effettivi valori che portino al rispetto delle donne come esseri umani piuttosto che oggetti sessuali. In realtà, s’è verificato esattamente l'opposto”.

Indossare l’hijab non protegge necessariamente le donne musulmane, né garantisce la loro dignità. Ecco perché sono sorpresa di apprendere che un certo numero di donne occidentali convertite all'islam non solo indossano l’hijab, che copre la testa e spalle, ma arrivano a vestire il niqab, che copre tutto il corpo, eccetto per le mani ed il viso, quando non addirittura il burka, che lascia soltanto le mani esposte.
“Ho trovato che portarlo mi emancipava. Lo adoro. E’ l’immancabile dichiarazione: Sono una musulmana, e queste sono le mie convinzioni”, ha detto un'australiana convertita. Non c'è nulla di male a dichiarare arditamente e liberamente la sua fede portando un hijab. Da questo punto di vista, è una pratica analoga a quella delle suore laiche cristiane - un segno esterno di purezza. Ma gli abiti portati dalle musulmane simbolizzano qualcosa di più un modo di vita rispettabile. L’abbigliamento riservato alle donne musulmane presume di proteggerle dagli uomini. L'islam vede la donna come “una awra”, una parola definita dall'enciclopedia dell'islam come “pudenda” o, meglio ancora, facente riferimento agli organi genitali femminili.
Tutti i ricercatori e collezionisti di hadith, o dichiarazioni del profeta, sostengono ciò.
L’imam Hanbal considera anche che le mani ed il viso della donna sono “awra”.
Ash-Shaafi'ee sostiene che mostrare i piedi della donna sarebbe “awra” e che dovrebbero dunque essere coperti.
Secondo al-Tirmidhi, il profeta ha avuto la conversazione seguente con sua moglie: “Colui che trascina (per terra) il suo vestito per mera ostentazione, Allah non lo degnerà di uno sguardo il giorno della Resurrezione”. E quando Umm Salmah ha chiesto: “Che deve fare la donna del suo abito?” Ha risposto: “Che lo allunghi di un palmo!”. Alla nuova domanda: “Ma rischia di rivelare i suoi piedi”, la replica è stata: “Che lo allunghi allora ancora di una piega, ma non di più”.
Benché tutte le società musulmane non trattino le donne in siffatto modo, la sfiducia è comunque nel cuore dell'islam stesso. Maometto era geloso delle sue mogli e non aveva fiducia in esse perché egli stesso non poteva fare a meno di desiderare le altre donne. Il Profeta disse:“Sono infatti un uomo geloso, e nessuno è libero dalla gelosia, eccetto colui il cui cuore è degenerato. Il solo modo di evitare la gelosia è di impedire ad ogni uomo di interagire con la donna ed impedire alla donna di andare al mercato”.
Ha dunque forzato le proprie mogli a vivere nella purdah, ossia la reclusione. (Fonte: "Kritikon")

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“Mogli del profeta, non siate come le altre donne. Dunque se temete Dio, non siate troppo compiacenti nel vostro parlare, nel timore che i cuori deboli vi portino alla lussuria. Discutete con la gente in modo chiaro e con parole semplici”.

Secondo un altro studioso, al-Bukhari, gli hijab non erano previsti per le donne schiave, ma soltanto per le mogli. Ma l’hijab non fornisce la sicurezza stessa nella casa. Non impedisce ai mariti di picchiarle. Maometto ha permesso di picchiare le mogli, ed egli stesso le avvolgeva di colpi, tra cui Aisha, la sua sposa di nove anni.
Secondo il famoso teologo islamico Imam Abu Hamid Ghazali, tra i massimi mistici di questa fede, le donne non devono uscire a meno che non ci sia un'urgenza. Nel suo libro, riferimento del matrimonio musulmano ortodosso, suggerisce che “dovrebbe mettere vecchi abiti e prendere vie e viuzze deserte, evitare i mercati, e garantirsi che uno straniero non intenda la sua voce, i suoi passi, non senta il suo odore o non la riconosca”.
Gli uomini musulmani non danno fiducia alle donne, ed è per questo che in Arabia Saudita ed in altri paesi musulmani, sono vietati alle donne la guida di un’auto o gli spostamenti se non accompagnate.
Il mio ex-marito, un musulmano, non mi permetteva di aprire le tende, anche dentro casa. Non ero neppure autorizzata ad andare a fare il bucato da sola. A causa di queste credenze sulle donne, la poligamia ed il concubinaggio sono diventati istituzioni nel mondo musulmano. La schiavitù sessuale era un fenomeno frequente, anche agli strati più bassi della società, in particolare durante i periodi di grandi conquiste islamiche. Maometto stesso non era sprovvisto di immoralità sessuale. Attaccava le carovaniere che passavano dalle parti di Yadrib (Medina), e condivideva con i suoi discepoli il bottino, che sovente comprendeva donne.
C'è una visione contorta e palesemente contraddittoria del concetto di modestia nell'islam. Oltre al fatto che gli uomini musulmani possono avere quattro donne contemporaneamente, essi sono anche autorizzati ad avere concubine.Nell’usanza sono incoraggiati dallo stesso Corano.
Hassan, il nipote di Maometto, ebbe complessivamente duecento donne, effettuando periodiche sostituzioni di quattro contemporaneamente. Le donne musulmane non sono soltanto obbligate ad abituarsi. Soffrono e sono gelose delle diverse rivali che affollano la vita del loro marito. Anche le mogli dello stesso profeta erano gelose le une delle altre. Il primato del fanatismo sulla modestia non ha certo favorito l'emergere nella società di un’idea rispettosa delle donne, considerate come esseri umani piuttosto che oggetti sessuali. In realtà, è vero l’esatto contrario.
Quando ero giovane, in Pakistan, ho sperimentato molte molestie sessuali. Semplicemente nessuna protestava. Da quando sono venuta negli Stati Uniti, 20 anni fa, non ho mai portato l’hijab, e non ho mai avuto cattive esperienze. Benché gli Stati Uniti siano lungi dall'essere un convento, mi sento più libera e più considerata fra i cristiani di quanto non lo sia mai stata con musulmani, che sia in Pakistan o negli Stati Uniti. Nonostante tutti i loro difetti gli Stati Uniti hanno ancora un atteggiamento fondamentalmente cristiano verso le donne. Le donne sono viste come diverse, certo, ma uguali in diritti e dignità.
Certamente, la laicità più spinta, che permea un pò tutti i paesi occidentali, sta cambiando i nostri atteggiamenti. La bellezza fisica è valorizzata più della bellezza interiore; la pornografia è ovunque, il sesso fuori matrimonio sta diventando la norma. Divorzio, e numero crescente di bambini crescono in focolari monogenitoriali sono realtà tristi della vita quotidiana. Ma, almeno, nel peggiore dei casi, quando la passione finisce e gli ideali di rispetto e di dignità si esauriscono, la donna non è automaticamente considerata come la parte colpevole.
Ciò, salvo rare eccezioni, non vale nelle culture musulmane. In Pakistan, dove la Sharia è la legge del paese, se una donna denuncia una violenza, è obbligata a portare 4 testimoni maschili dell’evento. Cosa praticamente impossibile. Ciò che credo, è che il rispetto delle donne sia possibile soltanto quando gli uomini riconosceranno che le donne sono figlie di Dio, con gli stessi diritti e la stessa dignità. La soluzione musulmana alle tensioni sessiste della vita sociale è semplice: la segregazione, o secondo il Corano, l’uso dell’hijab, una tenda che separa le donne della società degli uomini. Può trattarsi anche di un abito come la burqa, quando addirittura una parte separata della casa. Allora nascondersi dietro un velo non favorisce la crescita delle donne. È come un piccione che chiude gli occhi all'approccio di un gatto. Ciò che temo, è che un certo numero di donne occidentali, deluse dalla loro fallimentare esperienza in una cultura laica inzuppata di sesso, si girino verso l'islam con l’illusione di poter vivere una vita rispettabile e modesta. Faranno un errore terribile. Coperte del loro burqa, non saranno forse più umiliate da una componente triviale della società, ma si consegneranno ad una morte civile terribile. La vera soluzione alla loro esasperazione è di tornare alle loro radici cristiane, nelle quali la moralità, la misericordia e l'amore celano un cuore purificato.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Avevo un' idea diversa di Maometto, mi sta deludendo parecchio..Ciao. Grandmere