martedì 16 dicembre 2008

FRONTE KABUL, TRINCEA BAGHDAD. LA STRATEGIA DEGLI UOMINI DI AL-QAEDA

Mamma e brillante scienziato pachistano, Aafia Siddiqui non era nessuno prima dell'11 settembre. Poi, dopo l'attacco alle Torri Gemelle, uno dei pianificatori, Khalid Sheikh Mohammed, confesserà che quella donna minuta era un personaggio chiave e operativo di Al Qaeda a Boston. Così Aafia è entrata nella lista dei primi sette terroristi 'most wanted' dagli Stati Uniti: la donna più pericolosa al mondo. Scomparsa per cinque anni - dice di essere stata rapita dalla Cia - è ricomparsa il 17 luglio scorso in Afghanistan e arrestata davanti alla casa del governatore della provincia di Ghazni. Inebetita, col burqa, in braccio un figlio e le istruzioni su come costruire ordigni. Secondo i suoi avvocati, gli americani che l'avrebbero scaricata in Afghanistan, dopo anni di reclusione, immaginavano che venisse scambiata per una kamikaze e uccisa o forse speravano che sarebbe morta quando in stato di fermo le hanno sparato due colpi in pancia dopo averla accusata di essere riuscita a strappare il mitra al militare che la teneva in custodia. Ma Aafia è ancora viva con la sua storia misteriosa che ha tutti gli ingredienti che servono per farne uno dei volti nuovi di Al Qaeda. Le sue origini pachistane, i suoi legami con l'Afghanistan, paesi dove batte il cuore di pietra e pensa la mente brutale di Al Qaeda. Il posto da dove l'organizzazione irradia e contagia con il suo terrore. A cui si somma l'Iraq, un regalo fatto dagli americani ad Al Qaeda che non erano riusciti a trovare un legame serio tra Saddam e Bin Laden. La guerra è riuscita a crearlo: il vuoto della violenza ha spalancato le porte dei militanti che fuggiti dal Pakistan hanno creato un confortevole, ma non duraturo, almeno per il momento, avamposto verso l'Europa. Ma per quanto Al Qaeda possa mutare, espandersi, delegare, lo zoccolo duro del terrorismo, quei capi che centellinano i loro discorsi letali, restano dove sono, sicuri di non venire mai traditi né dai servizi segreti che li sostengono, né dal caos politico che li rafforza. Il futuro della leadership resterà in Pakistan affermano in coro gli analisti locali. Cacciati dagli americani nel 2001 dall'Afghanistan, dove Bin Laden aveva trovato fra i talebani una interessata accoglienza, i militanti di Al Qaeda sono tornati tra le rocciose montagne pachistane, in quella terra dove non si osa entrare se non abbondantemente armati: la regione tribale del Nord-ovest, le Fata, il Waziristan, quel salame di terra grande come la Florida, che invece di separare i due Paesi, li unisce in un patto maledetto in nome del Jihad. (Fonte: "Liberali per Israele")

E intanto la figlia di Gheddafi, Aisha, che tra l'altro è stata una degli avvocati di Saddam, ha dichiarato che darà a Muntadar Al-Zeidi, il giovane giornalista che ha preso a scarpate Bush, la medaglia dell' "Ordine del Coraggio" perchè con il suo gesto avrebbe protestato contro "le violazioni dei diritti dell'uomo".
I centri di addestramento sono lì. Punti di raccolta e poi di smistamento. In Afghanistan non servono basi, basta varcare la frontiera, colpire e tornare indietro. "I nostri Paesi sono i più colpiti da Al Qaeda", dice Hamid Mir, scrittore pachistano e unico giornalista ad aver incontrato Bin Laden tre volte: "Il terrorismo, non colpisce solo l'Occidente, ma soprattutto i paesi musulmani. Nel Waziristan ho visto distruzione e morte. L'America spinge il Pakistan a combattere contro la sua gente. Per ogni civile morto c'è un nuovo militante che nasce. Un ragazzo che aveva appena perso il fratellino, mi ha detto che pregava di morire in quell'istante perché se fosse sopravvissuto avrebbe tentato di far esplodere tutta Islamabad.

La soluzione per sconfiggere Al Qaeda c'è, ma esige una dose sufficiente di umiltà che permetta alle nazioni di sedersi a un tavolo e discutere". Basta con gli assi del male, dice lo scrittore. Farzana Bari è una esperta pachistana di diritti umani: "Non si ottiene sicurezza con le armi e il sospetto. Non di certo favorendo l'economia virtuale. Al Qaeda si nutre di disperazione e dell'ignoranza della gente. Il 60 per cento del mio popolo non sa leggere. Questo fa paura. Questa è la guerra da combattere contro Al Qaeda". Hamid Mir e un noto analista, Waheed Mozhda, sono convinti che Bin Laden, se è ancora vivo, si trovi in una base dei servizi segreti pachistani nelle aree tribali. "Tutti i campi di addestramento sono dentro basi militari, in alcune si impara.

1 commento:

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