martedì 16 dicembre 2008

PAKISTAN: LA RIVOLTA DELLE DANZATRICI CONTRO IL GOVERNO


L’Alta Corte: «E' vietato danzare il Mujra». E le ballerine scioperano.

Non è insolito a Lahore, capitale culturale del Pakistan, vedere leggiadre danzatrici esibirsi nel Mujra, il delicato ballo nato 400 anni fa durante l’impero Mughal. Ora una legge minaccia di distruggere questa armoniosa forma d’arte. Ma le ballerine della città, sul piede di guerra, non hanno esitato a scioperare. La protesta, sostenuta anche dai teatri in cui vengono presentati spettacoli di questo tipo, si oppone alla decisione, presa il mese scorso dall’Alta Corte di Lahore, di vietare la danza perché “troppo sensuale”.
«Il Mujra è per natura un ballo seducente», dice Badar Alam, esperto culturale. Dopo aver lottato per arginare i tentativi di censura messi in atto negli anni 80 la danza è tornata a poco a poco a conquistare il grande pubblico. «Gradualmente – ha aggiunto Alam - il Mujra è tornato a essere rappresentato nel teatri, soprattutto grazie alle mazzette passate ai funzionari. Ma oggi la domanda che bisogna porsi è una sola: chi governa ha il diritto di vigilare sulla morale?». Il governo, dopo il divieto, ha anche cercato di suggerire un divertimento alternativo “più adatto alle famiglie”, ma la proposta non è stata accolta con entusiasmo. Di fronte allo sciopero e alle dure proteste, la Corte ha sospeso il provvedimento. Si tratta di un dietrofront a metà. Infatti, le ballerine dovranno mettere uno scialle sul collo e indossare un paio di scarpe, perché esibirsi a piedi nudi risulta troppo erotico.
«Cosa si aspettano che le ragazze ballino con il burqa?», dice Jalal Mehmoud a The Independent. «Il Mujra – ha aggiunto- fa parte della nostra cultura». Le ballerine sono depresse per la situazione. «Il teatro ha bisogno della danza proprio come si ha bisogno dell’acqua» dice Rabia, ballerina e attrice. «Alcune ragazze guadagnano 15.000 rupie in una notte. E con questa censura centinaia di ragazze resteranno senza lavoro». Il divieto di ballare è solo uno degli ultimi casi di una pericolosa tendenza che sta prendendo piede in Pakistan». Negli ultimi mesi, infatti, nel Paese c’è stato un aumento delle violenze. «Se il governo si mette a fare il giudice morale», dice Badar Alam, «lascia spazio all’intolleranza, alla violenza e apre le porte ai movimenti estremisti islamici». (Fonte: "Liberali per Israele", da "La Stampa")

9 commenti:

Anonimo ha detto...

Che bella donna e che ornamenti!

Anonimo ha detto...

Sì, veramente: ornamenti splendidi! :-)

Anonimo ha detto...

Eh si un ballo seducente,cosa c'é di più bello.E pensare che 400 anni fà i maschioni erano tutti con la lingua fuori ad ammirare le danze.

Tranquilla per il commento sull'altro post,sono stato io a confondermi;infatti non avevo lasciato nessun commento (;-).

Anonimo ha detto...

1400 anni fa vuoi dire... . A parte che, non so e non credo che sia il caso anche delle danze dei teatri, ma le ballerine dei locali in Pakistan sono vincolate da una sorta di "racket" famigliare e vengono trattate effettivamente come prostitute, anche se non lo sono. La loro arte si tramanda da madre in figlia e serve proprio per il mantenimento della famiglia. Qualcuno di voi ha letto "Il volto cancellato", di Fakhra Younas?
Ok, per il commento. :-)

Anonimo ha detto...

400. L'impero Mughal è di 400 anni fa. Da quando quel figlio di ******* di Jinnah ha voluto a tutti i costi separare i musulmani dagli induisti creando quell'aborto di stato che è il Pakistan, tutte le peggiori tradizioni indiane sono state conservate e tutte le migliori annientate, e ne è nato quel mostro di dittatura militare che ha allevato i talebani e coltiva i peggiori terroristi del pianeta.

Anonimo ha detto...

Concordo con Barbara al 200%.

Anonimo ha detto...

Non posso far altro che concordare, visto anche il pezzo che ho postato sotto.

Anonimo ha detto...

Magari qualcuno potrà trarre nuovi argomenti per dire che sono fissata, ma quello di India-Pakistan-Bangladesh è proprio un caso esemplare: unico stato fino al 47, tutto ugualmente colonizzato dall'Inghilterra, tutto ugualmente sfruttato, tutto ugualmente sottomesso. Al momento dell'indipendenza i musulmani vogliono la separazione. L'India, induista e buddista, diventa una democrazia; con diciotto miliardi di rogne e magagne, certo, ma pur sempre, indiscutibilmente, una democrazia, che oltretutto è in grado di tollerare al proprio interno una cospicua minoranza musulmana. Il Pakistan, musulmano, diventa una dittatura militare e, oltre a non tollerare induisti e buddisti nella propria compagine statale, di lì a poco non riesce più a tollerare neppure la compresenza delle sue due diverse fazioni, e si spacca ulteriormente in due stati. Ecco, questo mi sembra davvero emblematico, oltre che la migliore risposta a chi pretenderebbe di raccontarci che "il problema, comunque, non è l'islam".

Anonimo ha detto...

Ho una carissima amica (musulmana peraltro)che é partita nel settembre scorso in delegazione in Bangladesh,l'ho sentita solo due volte via mail,mi dice che c'é la miseria laggiù,nessuno sorride mai e ha paura di uscire fuori del suo "recinto".Le poche volte che é uscita tutti la guardavano come un'aliena e con aria odiosa.

Barbara prendi anche l'esempio del sud della Thailandia,quella minorità musulmana che cerca l'indipendenza e creare uno stato musulmano come quello Indo-Pakistano.Che poi se solo vedi quegli occhi a mandorla dei musulmani Thailandesi ti accorgi da dove viene il problema.