Il Cairo - Nel villaggio di Sindibis, un'ora dal Cairo tra campi e palme lungo il Nilo, è festa grande: bambini, giovani, anziani, vescovi copti e imam musulmani, tutti con grandi sorrisi e gli abiti migliori. Sotto l'enorme tendone pieno di luci, decorato da insoliti disegni di coltelli e scritte color del sangue, Moushira Khattab grida al microfono: «Le vostre bambine d'ora in poi saranno belle e felici come la luna». E poi: «Da oggi - proclama la leader del Consiglio nazionale per l'infanzia e la maternità (Nccm) - a Sindibis le mutilazioni genitali femminili, le mgf, sono proibite per sempre». È la fine di un'era durata millenni per il villaggio che come altri in tutto l'Egitto - musulmani, cristiani o misti - ha scelto di essere «libero dalle mgf». Ancora poco se si pensa che il 96% delle egiziane tra i 15 e i 49 anni (stime Onu) sono mutilate, che fino ai 15 anni il tasso è ritenuto sul 60%. Come minimo private di parte o dell'intero clitoride, a volte con gli organi genitali esterni tagliati. Molte ne soffrono tutta la vita, alcune muoiono di parto o subito: come Bodour, 13 anni, uccisa nel 2007 da una «circoncisione», ormai diventata un simbolo. Ma per tutte la piaga è marchio indelebile della condizione inferiore della donna, privata della sessualità per non mettere a rischio, prima e dopo il matrimonio, l'onore della famiglia (ovvero dei maschi). «Sono felice per le mie bimbe - ci dice Fawziya - ma questa festa ricorda che per me è troppo tardi, oggi riprovo l'orrore di allora». (Fonte: "http://www.emmabonino.it, dal "Corsera" del 23/12)
sabato 27 dicembre 2008
DONNE MUTILATE, GUERRA ALL'ORRORE
In Egitto, come in altri 17 Paesi tra i 28 dell'Africa dove la pratica è diffusa (con tassi che vanno dal 28% del Senegal a oltre il 90% di Mali, Guinea e Sudan), da giugno esiste una legge che la proibisce. Altre nazioni (Kenya, Uganda, Mali) stanno per metterla al bando. Un successo, certo: vietare una tradizione che risale ai Faraoni, difesa per secoli dalle comunità e dai leader politici e religiosi di ogni credo (non a caso tutti uomini), è una svolta storica. Già avere rotto il tabù per parlarne sui media è un gran risultato. Perché la vera guerra alle mgf, pur preceduta da qualche coraggiosa battaglia locale, in fondo è iniziata appena nel 2003, alla Conferenza del Cairo voluta da Emma Bonino con la sua Ong Non c'è pace senza giustizia (Npsg) e dal Nccm guidata dalla Khattab (che ammette di aver «scoperto solo allora, scioccata, la vastità del fenomeno» nel suo Paese). Con il forte sostegno della first lady Suzanne Mubarak, del grande imam di Al-Azhar, sheikh Tantawi, e del patriarca copto Shenouda III. Oltre a quello, fondamentale, di decine e decine di first lady, ministre, parlamentari e attiviste africane (ma anche europee), che pochi giorni fa si sono ritrovate al Cairo per fare il punto e rilanciare la lotta. Dalla seconda, grande Conferenza chiamata «Cairo+5», è emerso un verdetto comune: i primi risultati ci sono, la strada imboccata è giusta, ma la battaglia deve continuare. Perché mancano dati ma si stima che ogni anno vengano ancora private della loro sessualità tra i due e i tre milioni di donne e bambine, che si aggiungono al triste ed enorme esercito mondiale di mutilate: 120-130 milioni. «E perché - ci spiega Emma Bonino, che ha aperto la Conferenza con un sentito messaggio di Clio Napolitano - sono emerse novità. Le mgf hanno infatti iniziato a calare in certi Paesi ma questo ha portato alla migrazione mutilatoria: le famiglie portano le figlie in Stati vicini dove la pratica è permessa, ad esempio dal Burkina al Mali. Abbiamo poi notizie, per la prima volta, di mgf in Paesi finora ritenuti privi, come Arabia Saudita o Iraq, per non parlare dell'Occidente dove gli immigrati hanno esportato le mutilazioni. Che sono diventate un problema globale e richiedono quindi un'azione globale». Soprattutto, ha decretato la «Cairo+5» che si è riconvocata tra un anno in un Paese dell'Africa occidentale, passaggio dal nazionale al transnazionale, con l'armonizzazione delle legislazioni; creazione di osservatori per il monitoraggio; campagne d'informazione più massicce e vera applicazione delle leggi. Anche nei Paesi finora ritenuti privi di mgf. «Nel Kurdistan iracheno siamo rimasti sconvolti nel sapere che in alcuni villaggi il 60% delle donne sono mutilate», conferma Rozhan Dizayee, avvocato e membro del Parlamento di Erbil, unica donna della Commissione Giustizia. «Abbiamo scoperto che è una pratica antica, fatta in segreto fuori dalle città, che oggi si sta diffondendo con il crescere dell'estremismo islamico, anche se islamica non è. Mi sto battendo per una legge, non è facile». Come Rozhan, unica rappresentante del Medio Oriente alla conferenza africana-europea, tante altre donne hanno testimoniato la loro battaglia: dalla ministra del Kenya Linah Kilimo («i colleghi mi chiamano Mgf, ma prima era con scherno, oggi con rispetto»), all'attivista senegalese Khadi Koita (autrice del libro Mutilata, Cairo Editore, paladina anti-mgf in Europa). «Come per quella mamma alla festa del villaggio - ci dice Nahid Gabrella, attivista e consulente sudanese - per noi donne africane questa lotta è un dolore, continua a ricordarci quello che abbiamo subito. Ma anche per questo eliminare per sempre le mutilazioni è la cosa più importante che possiamo fare».
E visto il periodo di festa: Il messaggio di Maryam Radjavi in occasione di Natale ed Anno Nuovo
ADDI – In occasione del Natale del nuovo anno la signora Maryam Radjavi, presidente eletta dalla resistenza iraniana, ha indirizzato i suoi migliori auguri ai cristiani del mondo intero e particolarmente a quelli dell'Iran. La Sig.ra Radjavi ha dichiarato che negli ultimi mesi del 2008 “ le Corti di giustizia„ sono riusciti a superare la grande menzogna della dittatura dei mullah iraniani che cercano di diffamare la resistenza giusta del popolo iraniano : “Il sistema giudiziario europeo ha annullato in due sentenze consecutive l'iscrizione illegittima dell'OMPI nell'elenco terroristico dell' Unione europea”. Anche l' Assemblea generale delle Nazioni Unite ha fermamente condannato le forti violazioni dei diritti dell' uomo e la discriminazione religiosa perpetuati dai mullah in Iran. (27/12) Leggi ancora...
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3 commenti:
Ricambio gli auguri! :)
Un barlume di speranza si è acceso in Egitto ... speriamo che l' esempio di questa comunità dilaghi presto in tutto il Continente. Ciao, Alessandra! spero che tu stia passando delle buone feste. Ciao ( ma che freddo fa!!!)
Grandmere
E non solo in Egitto, a quanto pare! Le donne africane iniziano a ribellarsi! Le feste stanno andando bene, ma l'anno che deve arrivare mi spaventa: devo ASSOLUTAMENTE trovare un lavoro, oltre a quello piccolo che faccio. Buona continuazione!
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