Barbie e Fulla, una delle Barbie islamiche
Mentre nei paesi e nelle comunità islamiche integraliste la condizione della donna è drammatica, in Iran almeno le bambine tentano d’opporsi al regime totalitario di ayatollah e Pasdaran, e lo fanno rifiutando Sara, la bambola islamica imposta loro dal governo del presidente Ahmadinejad. Invece degli abitini musulmani di Sara, infatti, le bambine continuano a preferire Barbie; così alla riapertura delle scuole si sono visti entrare in classe unicamente zaini, quaderni e gadget firmati dall’americana Barbie. «È il segno del fallimento della politica del governo», ammette il sito iraniano Tabnak, vicino all’ex comandante dei Pasdaran, Mohsen Rezaii. Stessa sorte per l’eroe maschile Dara, lanciato in Iran qualche anno fa nel tentativo di fermare l’invasione occidentale oscurandone anche cartoni animati. Insomma, sebbene da soli, i bambini iraniani continuano a modo loro a resistere alla dittatura islamista.
E forse è proprio questo il punto di partenza. La shari’a islamica è una teocrazia maschilista, in cui le donne sono soggetti inferiori di diritto. Sono loro le vere vittime dell’islamizzazione integralista, ed è soltanto da loro che potrà sorgere un concreto movimento di rinascita democratica nel mondo musulmano. Gli esempi non mancano, ma sono talmente isolati da sfociare facilmente in tragedia. Come Malalai Kakar, la prima donna poliziotto dell’Afghanistan, simbolo del riscatto femminile: dirigeva il Dipartimento per i reati sessuali nella terra del fondamentalismo religioso, ma pochi giorni fa è stata assassinata da un commando di talebani cui è seguita all’agenzia di stampa France Press la rivendicazione degli studenti integralisti: «Oggi siamo riusciti a eliminare un nostro bersaglio». Anche la precedente responsabile del Dipartimento crimini contro le donne di Kandahar era stata uccisa due anni fa. (Fonte: "L'Occidentale")
Grazie ad Andrea per l'articolo e... la citazione del blog!
Contemporaneamente in Marocco il teologo Magraoui autorizza il matrimonio delle bimbe di nove anni, mentre sulla Tv saudita Al Arabiya il famoso predicatore Sheikh Mohammed al Habdan esorta gli uomini a far indossare alle proprie mogli un niqab con una sola fessura e possibilmente piccola: in fondo, guardare da un solo occhio è sufficiente per non inciampare. Sopra tutta questa violenza viene anche spalmata – come sempre – una sovrastruttura ideologica pseudo-scientifica: Magraoui sostiene l’abominevole tesi che a nove anni l’organismo di una bimba sarebbe pronto per rapporti sessuali e gravidanze, e dal suo canto Sheikh Mohammed adduce motivazioni economiche e morali: «La donna per abbellire la zona intorno agli occhi spende un sproposito», e «Le donne, con quel filo di trucco che s’intravede tra le fessure del niqab, inducono in tentazione i giovani facendo loro salire il sangue al cervello».
Contemporaneamente in Marocco il teologo Magraoui autorizza il matrimonio delle bimbe di nove anni, mentre sulla Tv saudita Al Arabiya il famoso predicatore Sheikh Mohammed al Habdan esorta gli uomini a far indossare alle proprie mogli un niqab con una sola fessura e possibilmente piccola: in fondo, guardare da un solo occhio è sufficiente per non inciampare. Sopra tutta questa violenza viene anche spalmata – come sempre – una sovrastruttura ideologica pseudo-scientifica: Magraoui sostiene l’abominevole tesi che a nove anni l’organismo di una bimba sarebbe pronto per rapporti sessuali e gravidanze, e dal suo canto Sheikh Mohammed adduce motivazioni economiche e morali: «La donna per abbellire la zona intorno agli occhi spende un sproposito», e «Le donne, con quel filo di trucco che s’intravede tra le fessure del niqab, inducono in tentazione i giovani facendo loro salire il sangue al cervello».
Fortunatamente il Consiglio superiore degli ulema del Marocco presieduto dal Re ha chiuso il sito web del teologo Magraoui per incitazione alla violazione dell’età legale del matrimonio, 18 anni, approvata dal Parlamento. Non altrettanto libertaria si è invece dimostrata la Gran Bretagna, dove un mal interpretato senso di democrazia ha appena istituito cinque tribunali islamici (ne seguiranno presto altri) che giudicano non in base alla common law inglese ma alla shari’a. Ciò significa che per le cause fra musulmani alle prese con arbitraggi su divorzio, violenza domestica, dispute finanziarie, diritto successorio, diritto di famiglia, matrimonio, ecc. prevarranno sempre le imposizioni dei maschi sulle femmine delle comunità, alla faccia della parità dei diritti umani. Di diverso avviso, sembrerebbe, il governo olandese, il quale ha emanato un decreto legge con cui d’ora in avanti sarà impedito ai poligami d’ottenere la cittadinanza.
Ma tanto cammino dev’essere ancora fatto dalle donne musulmane – finanche in Europa –per emanciparsi come persone di pari dignità. L’intero sistema concettuale del fondamentalismo islamico si regge su una società maschilista che non ha alcuna attinenza religiosa, così come non ne aveva la società europea medievale di cui l’Occidente e la Chiesa moderna si sono liberati facendosi paladini dei diritti umani d’ogni individuo.A poco servirà, purtroppo, il cartone animato di Iman, la prima super eroina musulmana formato manga che ripudia la violenza e condanna il razzismo islamico: la sua autrice è la scrittrice libanese Rima Khoreibi, che da Dubai si batte per i diritti delle donne nell’Islam. O l’ultimo libro della scrittrice marocchina Fatema Mernissi, che con Le 51 parole dell'amore ricorda di un tempo antico in cui nell’Islam le donne non erano per nulla sottomesse, dove i matrimoni combinati non erano affatto la regola, e dove si parlava d’innamoramento non come di una cosa buona al massimo per gli adolescenti. E se su Internet prolificano i siti a difesa delle donne islamiche (si veda per esempio http://milleeunadonna.blogspot.com/), purtroppo le più represse tra queste sono proprio quelle che al web non hanno modo di accedere.
Ecco che allora ritorna prepotente il sogno d’istituire una Tv/radio satellitare internazionale di sole donne di lingua araba, per le donne di lingua araba, che possa far sentire una voce femminista d’opposizione alla propaganda fondamentalista di Al-Jazeera & C., e diffondere quei messaggi di pace, tolleranza, democrazia, libertà da essi tanto vituperati. Poiché una sola cosa è certa del fondamentalismo musulmano e del conflitto che ha dichiarato contro l’Occidente: non potrà mai essere sconfitto dai maschi islamici, in cuor loro troppo consenzienti verso un’ideologia che li premia grandemente solo per essere, appunto, maschi. Però, al momento, nessuno in Occidente ha capito il valore morale – ma perfino commerciale – di una Tv di questo tipo.
Eppure fin dall’11/9 il presidente Bush ha compreso come siano le donne islamiche l’alleato naturale dell’Occidente, il ventre molle dell’Islam integralista e guerrafondaio, e ha stanziato milioni di dollari facendo istituire dal Dipartimento di Stato americano programmi per l’aiuto delle donne in paesi musulmani, compreso l’Iran, promuovendone i valori democratici (se anche Bush ha dei meriti, soprattutto QUESTI, glieli riconosco volentieri) . Come mai le gloriose femministe europee di sinistra non si battono per le loro sorelle islamiche oppresse, non se ne vede un solo corteo a loro difesa, le sole occasioni di manifestazione sono quelle guzzantiane contro la tirannia del Vaticano, e l’unica voce nel deserto rimane quella di una donna di Destra, Daniela Santanché, con le sue iniziative umanitarie per le donne soggiogate dall’Islam (ricordiamo anche il suo libro Le donne negate)? Nel frattempo Yasmin Fostok, la figlia di Mohammed Omar Bakri, il noto predicatore islamico che dalle donne pretende che si coprano «dalla testa al piede», ripudia suo padre, cambia nome e vuol fare la ballerina, e puntuale arriva la condanna a morte degli estremisti islamici d’Inghilterra.
Come mai le gloriose femministe europee di sinistra non si battono per le loro sorelle islamiche oppresse, non se ne vede un solo corteo a loro difesa, le sole occasioni di manifestazione sono quelle guzzantiane contro la tirannia del Vaticano, e l’unica voce nel deserto rimane quella di una donna di Destra, Daniela Santanché, con le sue iniziative umanitarie per le donne soggiogate dall’Islam (ricordiamo anche il suo libro Le donne negate)? Nel frattempo Yasmin Fostok, la figlia di Mohammed Omar Bakri, il noto predicatore islamico che dalle donne pretende che si coprano «dalla testa al piede», ripudia suo padre, cambia nome e vuol fare la ballerina, e puntuale arriva la condanna a morte degli estremisti islamici d’Inghilterra.
Da una parte abbiamo quindi gli islamisti che tentano di paralizzare i diritti alle loro donne, dall’altra esiste un risveglio di tante coscienze femminili arabe che vi si ribellano, ma sono indifese: quando l’Occidente s’impegnerà a diffondere veri e concreti programmi a sostegno dei diritti delle donne musulmane, allora forse troverà in esse i migliori alleati contro l’integralismo islamico. Altrimenti da sola Barbie non può farcela.
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