Dunque, tanto tuonò che piovve.La Corte di giustizia delle ECOWAS, nel corso della sua seconda sessione svoltasi martedì scorso, 28 ottobre, nella sede in Niamey, ha sentenziato sul caso Hadijatou Mani Koraou, condannando “implicitamente” il Niger. Di cosa parliamo? Di Adidjatou Mani Koraou (e ne abbiamo appena parlato anche noi, ndr.), ovviamente. Venduta come schiava nel 1996, all’età di 12 anni, per 240.000 franchi CFA (circa 366 euro) da parte di un Tuareg (proprietario della madre), per essere destinata concubina (l’islam non permette la quinta moglie) di El Hadj Narou Souleymane, nel centro-sud del Niger. Questo il suo ruolo per nove anni. Nel frattempo la donna ha dal 63enne uomo-padrone 3 figli, perché il proprietario avrà pure il sacrosanto diritto di disporre della sua schiava (a dire il vero, di schiave ne ha ben sette). Questa la quotidianità.Per l’extra occorre aspettare il 2005, anno nel quale il Niger approva una legge che vieta la schiavitù. Adidjatou la interpreta come un certificato di liberazione e fugge. Sbaglia, perché rientra nella "wahiya matrimoniale", che gli conferisce lo status di concubina.Una volta fuggita, Adidjatou sposa un altro uomo, ma l’ex proprietario la pensa diversamente. E la tradizione religiosa locale, in assenza di giurisprudenza specifica, lo asseconda.Tutti i ricorsi da parte della donna di disporre della propria libertà falliscono.In breve, a causa dell’opposizione presentata dal suo ex-padrone, Adidjatou finisce addirittura carcerata per due mesi con l’accusa di bigamia (atroce nèmesi per una donna per anni moglie plurima).Sostenuta dalle ONG Timidria e Anti-Slavery International, insiste. Fino alla sentenza in questione.Esaminando l’impianto del verdetto espresso a Niamey, rileviamo che la Corte ha concluso che: "Hadijatou Mani Koraou è stata una vittima della schiavitù e la Repubblica del Niger è responsabile per l'inerzia della sua autorità amministrativa e giudiziaria”. Leggiamo tra le righe, per favore.Rileviamo indiscussi aspetti positivi.Al di la dei 10 milioni di franchi CFA (circa 15.000 euro) disposti a favore della donna, resterebbe una sentenza vincolante per gli Stati africani aderenti (Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa D'Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo). Nella sua decisione la Corte di giustizia rammenta la sacra inalienabilità dei diritti umani, attira l'attenzione del legislatore nigerino sul suo dovere di normare con attenzione, riempiendo quei vuoti legislativi pregiudizievoli per i diritti dei cittadini.
Ma, a fare i pignoli, potremmo parlare di bicchiere riempito a metà. Perché la Corte di giustizia, volendo proprio sottilizzare, non ha calcato la mano.Lo Stato nigerino non è stato ritenuto responsabile per la discriminazione che Adidjatou ha sofferto per nove anni, ritenendo che queste tribolazioni fossero attribuibili al suo ex padrone. (Fonte: "Giustizia Giusta")
Sul blog di Kritikon, altro episodio di violenza in Francia ai danni di una ragazzina nordafricana da parte dei genitori e di uno dei fratelli, per aver instaurato una stretta amizia con un "adolescente non musulmano". permalink
La sentenza ha evitato alla Repubblica del Niger l’umiliante menzione di Stato schiavista, distraendo diplomaticamente la causa “sull’inerzia delle strutture amministrative e giudiziarie” e, quindi, indicando laddove è necessario riformare.E’ chiaro che il Niger, che pure ha abolito la schiavitù pochi anni fa, nulla ha fatto per condannare o punire il malvezzo tipico del paese, conosciuto sotto lo status di "wahaya".Inoltre, ricordiamolo, la Corte di Giustizia non si è esplicitamente riferita alla Dichiarazione Universale dei diritti del 1948, restando piuttosto sul generico. Il che non è molto promettente, considerando che gli Stati islamici di dichiarazione in materia di diritti ne hanno una ad hoc, che fa riferimento all’islam ed è, manco a dirlo, non poco restrittiva.Un'organizzazione che si batte contro la schiavitù in Niger sostiene siano oltre 40.000 gli schiavi nel Paese.Altre fonti, d’altronde, lo fanno stare in eccellente compagnia, visto che accreditano (diciamo così…) la Mauritania, altro Stato islamico, di qualcosa come 60.000 schiavi. E stavolta l’Occidente c’entra davvero poco… .
venerdì 31 ottobre 2008
PRIMO PASSO AFRICANO PER ELIMINARE LA SCHIAVITU'
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4 commenti:
Spero che la povera donna riesca ad avere la libertà e ad arrivare ad una vita quasi normale (considerando i vari traumi da atrocità che ha subito), ma dubito che si possa ottenere un rispetto generale dei diritti umani. Sai che parallelamente alla Convenzione dei D.U. che l'Onu ratificò nel 1948, ne sono sorte altre da parte dell'Africa, della Lega Araba e della Conferenza Islamica, vero?
So che c'è "la Dichiarazione dei Diritti Umani nell'islam".
Adesso ho controllato e posso essere anche più precisa:
- poi la "Dichiarazione universale islamica dei diritti dell'uomo", redatto dal Consiglio Islamico d'Europa (Londra, metà aprile 1980)
- poi la "Carta africana dei d.u." (Nairobi, 28 giugno 1981 ed entrata in vigore il 21 ottobre dell' '86)
- la "Dichiarazione dei Diritti Umani nell'islam", voluta e redatta al Cairo dalla Conferenza Islamica (1990)
- la "Carta Araba dei Diritti Umani", voluta dalla Lega Araba. La prima è del 15 settembre 1994, la seconda del 2004.
perché andare lontano per abbolire la sciavitu, basta comminciare dall'italia, signori, mi fatte ridere.
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