mercoledì 4 giugno 2008

SITUAZIONE DELLE DONNE NELL'IRAQ DI OGGI

Gli insorti sono stati cacciati dal suo quartiere, nella parte sud-ovest di Baghdad, ma la commessa trentenne è ancora spaventata. Un anno fa,“al Qaeda in Iraq” controllava le strade fuori da casa sua, e le unità della milizia dell'Esercito del Mahdi tenevano la zona incessantemente sotto attacco. Adesso, gli iracheni che hanno contribuito a sbarazzarsi dei killer sono quelli che le fanno paura. Gli americani hanno imposto l'ordine alcuni mesi fa, reclutando e pagando uomini del posto perché consegnassero i nomi dei sospetti jihadisti. Gruppi armati simili sono comparsi all'improvviso in tutta la città. Ognuno ha le sue regole bizzarre; alcuni minacciano di uccidere le donne che non indossano il velo in pubblico. La commessa è in lutto per il fratello, che è stato ucciso nel maggio scorso, ma va in cerca di guai se si veste di nero per più di tre giorni di fila. Secondo quelli che adesso dettano legge nel suo quartiere, chiunque vesta a lutto commette blasfemia, mettendo in dubbio la volontà di Dio.Lo scorso anno, milizie come questa hanno trasformato la guerra in Iraq. Gli americani li chiamano "cittadini locali impegnati" (CLC), oppure "Figli dell'Iraq"; gli iracheni li conoscono come Sahwa – Risveglio- dal nome del consiglio tribale della provincia di al Anbar che ha lanciato una rivolta sunnita contro la tirannia di “al Qaeda in Iraq”. Il ruolo vitale delle milizie (e il fatto scomodo che molti membri fossero a loro volta insorti) sarà una grossa parte del dibattito questa settimana, quando i parlamentari americani ascolteranno la testimonianza sui progressi della guerra dal comandante delle forze armate Usa, generale David Petraeus, e dall'ambasciatore statunitense a Baghdad, Ryan Crocker. Quello che è meno probabile che venga discusso – e tuttavia, alla lunga, è altrettanto importante – è l'impatto che gruppi tribali come i CLC stanno avendo sul tessuto sociale dell'Iraq, e in particolare sulle sue donne.
I tentativi dell'America di disimpegnarsi dall'Iraq hanno portato ad alcuni compromessi assai sgradevoli. Dopo aver cercato per anni senza successo di strappare le zone sunnite al controllo di al Qaeda, i comandanti Usa sul campo sembrano finalmente averlo fatto – ma solo concedendo poteri molto estesi a sceicchi e leader locali che sono in grado di mantenere la pace. Adesso le zone sunnite dell'Iraq sono state fatte a pezzettini, ciascuno gestito da un leader tribale diverso con vedute diverse sulla legge e sulla società. In alcune parti di Baghdad, la situazione cambia in modo visibile da un isolato all'altro. Nessuno può dire quanti di questi leader abusino dei loro poteri, o se i loro piccoli settori potranno mai essere riportati sotto l'autorità di un governo centrale. "Stiamo diventando com'era l'Afghanistan negli anni '80", dice Zainab Salbi, l'irachena fondatrice e Direttore generale del gruppo di attiviste Women for Women International.L'Iraq di Saddam almeno offriva alle donne la protezione di una laicità imposta; venivano incoraggiate a studiare nelle università, e a perseguire carriere professionali. Questo cambiò negli anni '90, quando il dittatore iniziò a fare affidamento sui capi tribù per sostenere il suo controllo, mentre le sanzioni dell'Onu spingevano le famiglie nella povertà e riducevano le opportunità per le donne. Gli americani che sono arrivati nel 2003 speravano di fare del nuovo Iraq una vetrina dell'uguaglianza di genere. Ma i sostenitori dei diritti delle donne dicono che il sogno si è interrotto mentre la violenza avvolgeva il Paese. Alcuni leader tribali sono più egalitari di altri. Nel distretto di A’adhamiya, a Baghdad, la facoltà universitaria femminile locale è tutto un andare e venire di studentesse, anche se ad avere il controllo sono i Sahwa. I tempi sono più duri nella capitale della provincia di al Anbar, Ramadi, dove le milizie tribali permettono alle donne di lavorare ma non di andare senza velo, e si dice che la poligamia sia in aumento. Adesso, in zone rurali sotto il controllo dei Sahwa come Arab Jabur, a sud di Baghdad, le donne raramente si avventurano fuori casa. Ad al Anbar, il luogo in cui è nato il movimento Sahwa, i leader tribali hanno preso il controllo completo. "Hanno i loro feudi personali, e non rispondono a nessuno", dice Isobel Coleman, specialista dei diritti delle donne al Council on Foreign Relations. "I gruppi tribali possono non essere direttamente affiliati ad al Qaeda, ma non sono meno conservatori". Questa potrebbe essere una esagerazione: i jihadisti costringevano le ragazze a sposarsi, chiudevano le scuole, e uccidevano in modo indiscriminato. Ma i valori tribali sono più medievali di quelli protetti nella Costituzione irachena – e questa volta i killer hanno l'appoggio delle forze armate Usa. Alcune temono che stia arrivando il peggio. "Posso vedere negli occhi di alcuni di loro che hanno qualcosa da dire a noi donne non velate", dice Samara Ali, 27 anni, che lavora nella biblioteca della Baghdad University. "Penso che stiano aspettando un momento adatto per parlar chiaro".Alcune donne avevano visto segnali premonitori lo scorso anno, quando il movimento era agli inizi. Suhair Shakir dice che al Qaeda non aveva mai preso piede nel suo quartiere benestante, nella parte est di Baghdad. Tuttavia Sahwa ha assunto il controllo comunque, ed è diventato costantemente più aggressivo. Un giorno della scorsa primavera, mentre la Shakir era nella sua auto, a un checkpoint dei Sahwa le hanno fatto cenno di fermarsi. Un giovane si è avvicinato con fare mellifluo al suo finestrino e ha chiesto perché non indossava il velo. Mentre parlava, ha roteato una pistola - "come un cowboy, facendo girare la pistola sul dito", dice la donna. Da allora, indossa una cosa che copre la testa. Pochi mesi dopo ha avuto un altro incontro ostile; questa volta il capo di quelli the gestivano il checkpoint l'ha ammonita che le donne non dovrebbero guidare. Alla fine lei lo ha convinto che aveva bisogno della sua auto per andare al lavoro, solo per ricevere come risposta che poteva passare il checkpoint solo durante gli orari di lavoro, e mai dopo le 5 del pomeriggio. Le molestie sono continuate. Guardie dei Sahwa al distributore locale di benzina hanno iniziato a criticarla perché usciva senza essere accompagnata. "Questi sono adolescenti che non sanno niente e non hanno alcuna istruzione" , dice. "Ottengono il loro potere e le loro armi, e cercano di controllare la vita delle persone".A livello nazionale, alcune donne stanno ancora combattendo per far sì che la società irachena si apra. Il ministro per le questioni femminili, Narmin Othman, che è una donna, ad esempio, sta facendo una campagna contro i "delitti d'onore". Se un uomo uccide una moglie che devia dalla morale o una figlia sospettata di avere fatto sesso prima del matrimonio, rischia un massimo di tre anni di carcere in base alla legge irachena. "Un omicidio è un omicidio", dice la Othman, una kurda che ha un debole per i blue jeans e gli occhiali da lettura firmati Ralph Lauren. Se una donna irachena uccide il marito che la tradisce, l'accusa è di omicidio. La Othman dice che gli uomini dovrebbero ricevere lo stesso trattamento.Ma si trova ad affrontare una dura resistenza da parte dei partiti religiosi che guidano il governo. Essi sostengono che la proposta della Othman è contraria all'Islam (un punto contestato da alcuni studiosi rispettati). Il ministero della Giustizia ha persino rifiutato di fornirle le statistiche ufficiali su quanti delitti d'onore arrivano ai tribunali. Finora lei e i suoi alleati hanno raccolto solo 70 firme, molte meno del numero necessario perché il progetto di legge venga preso in considerazione dal Parlamento. Non ha fretta di farlo mettere in votazione. "Penso che perderemmo", dice. "Dobbiamo cercare di avere più discussione e di fare più lobbying". Non si arrende. Un provvedimento simile è stato adottato dai leader della regione kurda nel nord Iraq. La parlamentare irachena Samira Musawi è preoccupata che gli americani stiano sacrificando la possibilità di un Iraq più liberale dando troppa fiducia a gruppi come i Sahwa. "C'è molto rispetto per i capi tribù, ma molti di loro non hanno un'istruzione", dice. Per come la vede lei, meno sono istruiti, più reazionarie tendono a essere le loro vedute, specialmente su questioni come i diritti delle donne. Gli americani dovrebbero essere più cauti sul rafforzare i Sahwa, dice: "Devono esserci dei criteri".Ma attualmente, le forze Usa sono troppo soddisfatte del netto calo degli attacchi jihadisti per perdere il sonno su cose come le questioni di genere. "Saranno loro a trovare il loro livello su cosa è accettabile", dice il colonnello Martin Stanton, uno dei coordinatori statunitensi del programma dei Sahwa. "Per quanto riguarda ciò che stanno facendo all'interno della loro cultura, non credo che interverremo". La coalizione ha lasciato che i gruppi sciiti imponessero i loro valori in gran parte del sud per anni nell'interesse della stabilità; adesso lì le le donne generalmente vanno velate, e alcune hanno lasciato il lavoro dietro pressioni dei membri delle milizie sciite.Il fatto è che le vedute occidentali non si adattano necessariamente alle situazioni irachene. Noah Feldman, professore di diritto a Harvard, nel 2003 era andato in Iraq come uno dei principali consulenti di questioni costituzionali della Coalition Provisional Authority che stava muovendo i suoi primi passi. Ricorda l'approccio che i capi tribù ebbero nei confronti dell'inviato Usa Paul Bremer quella primavera, offrendosi di contribuire a calmare i loro seguaci infuriati. "Gli dicemmo: 'No, non riporteremo l'Iraq al Medioevo", dice Feldman. I comandanti statunitensi hanno trascorso i quattro anni successivi cercando di combattere gli insorti senza l'aiuto degli sceicchi. "Abbiamo provato altri modi, e non ha funzionato", dice la Coleman. "I leader tribali stanno mettendo le cose in ordine. La domanda é: a che punto diventa inaccettabile? E non lo sappiamo". Nessuno lo sa. Ma alcune donne irachene sono preoccupate che i Sahwa abbiano già conquistato troppo potere – e che adesso non si possa tornare indietro.

(Fonte: "Osservatorio Iraq", articolo di "Newsweek" del 5/4/2008)
- L'articolo 111 del Codice penale iracheno, del 1969, concede le attenuanti per i "delitti d'onore" e al massimo pene molto lievi. Questo anche con il regime del "laico" Saddam. Neppure il Premier Al-Maliki è favorevole a dichiararli illegali, nonostante l'impegno di personalità come la Ministra Narmin Othman.
- Zainab Salbi è figlia del pilota dell'aereo personale del Raìs e ha scritto l'autobiografia "Una donna tra due mondi. La mia vita all'ombra di Saddam Hussein" (Corbaccio, 2006, 320 pp.)

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Comincio a pensare che il metodo di Saddam era l'unico per governare quella gente.

Anonimo ha detto...

Brigata Sassari, innanzitutto benvenuto/a. "Quella gente" rimane comunque la prima vittima del terrorismo e la maggior parte dei terroristi viene da fuori.