sabato 21 giugno 2008

"LO STUPRO E' UN'ARMA DI GUERRA"

Una risoluzione Onu chiede la fine delle violenze sessuali contro civili, pratica assai diffusa nelle zone di guerra.
Il segretario Ban Ki Moon: "la violenza contro le donne ha assunto proporzioni inaudite"

NEW YORK - Il Consiglio di sicurezza dell’Onu ha approvato all’unanimità la risoluzione 1820, sponsorizzata da oltre 30 paesi tra cui l'Italia, che classifica lo stupro come un’arma di guerra. Con questa decisione il Consiglio chiede la fine delle violenze sessuali contro i civili, una pratica molto diffusa nelle zone di guerra.
"TATTICA DI GUERRA" - Il documento dei Quindici, che raccoglie la proposta degli Stati Uniti, definisce lo stupro come una tattica di guerra e una minaccia alla sicurezza internazionale. Il testo, minacciando indirettamente di portare i colpevoli di fronte alla Corte penale internazionale de L'Aja (Cpi), chiede «a tutte le parti coinvolte nei conflitti armati la cessazione completa e immediata della violenza sessuale contro i civili, con effetto immediato». La risoluzione, definita «un atto storico» dalla organizzazioni in difesa dei diritti dell’uomo, considera la violenza sessuale come una tattica di guerra «per umiliare, dominare, instillare paura, cacciare e/o obbligare a cambiare casa i membri di una comunità o di un gruppo etnico» e chiede inoltre al segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon di preparare un rapporto (che verrà pubblicato entro dodici mesi dall'approvazione) per individuare «i conflitti armati dove la violenza sessuale è stata usata ampiamente o sistematicamente contro i civili». Lo stesso segretario generale delle Nazioni unite ha denunciato come la violenza contro le donne abbia ormai raggiunto «proporzioni inaudite» in alcune società. Durante il dibattito al Consiglio - scrive la Bbc - Ban Ki Moon ha dichiarato: «Per rispondere alla guerra silenziosa contro le donne e le ragazze è necessaria una leadership a livello nazionale». Per il segretario generale le Nazioni Unite sono chiamate ad aiutare gli stati a «costruire questa capacità» e a «sostenere la società civile». ("Corsera", 20/6/2008)

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