Roma, 9 giu. (Apcom) - Matrimoni "turistici" con bambine, nozze temporanee con successivo ripudio, alta mortalità da parto collegabile a gravidanze precoci: i paesi del Golfo s'interrogano con preoccupazione sulla persistenza di tradizioni e fenomeni ritenuti vere e proprie "piaghe sociali".
Il quotidiano palestinese al Quds al Arabi riporta oggi gli impressionanti dati di un'indagine pubblicata dal Centro studi e ricerche sociali dell'Università di Sanaa, capitale dello Yemen: "Negli ultimi due anni, il 52% delle ragazze yemenite sono andate in sposa sotto i 15 anni, contro un 7% dei maschietti di pari età". Sul totale dei matrimoni contratti nel paese arabo, quelli in cui la sposa è una bambina "rappresentano il 65% del totale", che "nelle zone rurali, sale al 70%".
Lo studio registra che "il fenomeno è meno diffuso del passato", ma "i numeri censiti di recente dimostrano che il problema persiste". Il fenomeno è fortemente favorito dall'autoritarismo dei genitori, con le "le ragazze che non hanno alcun diritto di rifiutare". Le indagini avrebbero confermato che le ragioni sono "sociologiche e insieme economiche". Cioè, "il matrimonio precoce degli adolescenti è dettato dalla necessità di salvaguardarli da deviazioni sessuali", secondo il giornale, mentre "dare in sposa una ragazza quando ancora è bambina", oltre all'"alta dote", sarebbe utile "alla tutela dell'onore suo e di quello della famiglia". Sempre secondo l'indagine, l'alto numero di "gravidanze precoci hanno portato lo Yemen, con 5mila casi all'anno, il record mondiale nella media della mortalità per parto".
Il fenomeno diventa, poi, ancora più inquietante "con l'inizio della stagione estiva, quando arrivano i turisti dai paesi del Golfo, soprattutto i sauditi, che prediligono quello che ormai viene definito matrimonio turistico". I genitori yemeniti, "attratti da alte somme", danno in sposa le loro figlie a uomini anziani con matrimoni "che finiscono con la fine della stagione turistica". E proprio dall'Arabia saudita arriva, sulle pagine del quotidiano locale al Watan, un rapporto presentato in Parlamento ieri dalla Commissione affari sociali, famiglia e giovani "per far fronte al dramma di centinaia di bimbi sauditi nati da matrimoni irregolari e provvisori contratti all'estero con madri non saudite". Secondo il presidente del comitato Talal Bakry, "il numero di questi bambini oscilla tra gli 800 ai 900 casi". Si tratta di "una pratica diffusa tra sauditi che vanno all'estero e contraggono matrimoni illegali, lasciando poi i nascituri in condizioni drammatiche, senza prendersi cura di loro e danneggiando la reputazione del Regno". (…)
mercoledì 11 giugno 2008
PAESI DEL GOLFO: "TROPPI GENITORI VENDONO LE FIGLIE"
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8 commenti:
Questa è la moralità di allah.
Credo che difficilmente mi si possa sospettare di travolgente e cieca simpatia per l'islam, ma sta di fatto che la vendita delle figlie è sempre esistita in Cina e in tante altre parti del mondo, e se oggi in molte parti ne è cambiata la forma, non ne è però cambiata di molto la sostanza. Anche se è vero che nell'islam l'abitudine di far sposare figlie bambine è codificata dal corano, però proprio il monopolio esclusivo non lo ha.
Grazie Barbara. Non sapevo della Cina. Dal fenomeno delle "spose-bambine" in cambio di denaro, non è neppure immune l'America Latina.
Stefano,
Ti devo contraddire, Allah non c'entra, è la moralità del uomo. Poi giusto per la cronaca, Allah non è una divinità "arabica", è la traduzione in lingua araba della parola Dio, quindi lo stesso di Abramo, Mosè, Gesù...
Alice, anch'io non impazzisco a sentire tirare in ballo "Allah" per fatti deprecabili. Però se tutti musulmani per primi non lo facessero (e sono musulmani!), sarebbe più facile non farlo anche per i non-musulmani! Sinceramente credo che il Dio dei musulmani e ad esempio dei cristiani, sia lo stesso. Però ovviamente lo "intendiamo" in modo un pelino diverso! Non parlo solo del fatto teologico secondo cui per i musulmani Gesù è soltanto un profeta, un uomo e non esiste la Trinità, mentre per noi è anche Dio, il Figlio di Dio. Nel Corano c'è scritto che "non c'è costrizione nella religione", ma queste parole dovrebbero essere, come dire... ricordate più spesso da tutti i musulmani! Di fatto, anche se sono PERSONE e non sono l'esatta fotocopia dell'islam, il musulmano è sempre "abd-allah", "schiavo di Dio", mentre i cristiani sono "figli di Dio!". Anche noi cristiani anche veniamo definiti "servi di Dio", nel senso che dovremmo fare la Sua voltà, ma non in modo acritico. Invece è questo che fanno integralisti e terroristi islamici con il loro Dio "fatto Libro" (e perciò ritenuto immitabile, non interpretabile): un Dio "incartato"!
Alice ha scritto:
>Stefano,
>Ti devo contraddire, Allah non >c'entra, è la moralità del uomo. Poi >giusto per la cronaca, Allah non è >una divinità "arabica", è la >traduzione in lingua araba della >parola Dio, quindi lo stesso di >Abramo, Mosè, Gesù...
Vero, anch'io do torto a Stefano: Allah non c'entra.
C'entra però Maometto che ha sposato una bambina di sette anni.
Quale sarebbe la nostra moralità se Gesù avesse sposato una bambina di quell'età?
Marino Rossi.
Maometto si è sposato con una bambina di 6 anni, ma ebbe rapporti con lei solo dopo la sua pubertà, 9 anni...
Non faccio commenti, mi attengo solo ai fatti storici.
Bisognerebbe vedere se quelli che anche OGGI si sposano delle bambine, si sentono in diritto di farlo perchè così ha fatto Maometto 1400 anni fa... .
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