domenica 15 giugno 2008

IL SOGNO DI DANA, GIOVANE CENTOMETRISTA IRACHENA

Dana è una determinata ragazza irachena di 22 anni, unica donna che avrebbe potuto partecipare alle Olimpiadi di Pechino come centometrista. Ha totalizzato infatti ventiquattro secondi e ottanta centesimi nei 200 metri (insieme ad altri 99 partecipanti). Finora ha già vinto una dozzina di medaglie. Invece è di oggi la notizia dello scioglimento (il 20 maggio) "per motivi politici" del Comitato Olimpico Iracheno (CIO), che un tempo era di proprietà di Uday, il figlio maggiore di Saddam Hussein (per intenderci quel giovanotto che faceva frustare torturava i calcatori se perdevano, costringendoli calciare palloni di pietra. Secondo il portavoce del Premier Al-Maliki (sciita come il 20% del Governo) il tutto è accaduto perchè erano rimasti 7 membri su 11, "non prendono decisioni" e "sono corrotti" ("Corsera"). Duro il Presidente ad interim curdo Bashar Mustafa: "Tutte scuse. Siamo in 7 perché gli altri 4 li hanno rapiti. I partiti di governo vogliono mettere i loro uomini al posto nostro". Insomma Dana e sei altri atleti sono bloccati in mezzo ai giochi di potere delle diverse correnti dell'islam che governano il nuovo Iraq (ricordiamo le persecuzioni e le armi di distruzione di massa usate da Saddam, sunnita contro sciiti e curdi). Dana però non si spaventa: continua ad allenarsi a Erbil, nel più tranquillo Kurdistan iracheno e a sognare di poter correre a Pechino. L'Iraq sarebbe fanalino di coda alle Olimpiadi, dato che i vincitori della Coppa d'Asia 2007 non si sono qualificati (ma sono ancora tutte da giocare le speranze per i Mondiali di calcio 2010). D'altra parte Dana Abdul Razzaq ha visto già più volte la morte in faccia: durante un allenamento all'Università di Baghdad è stata sfiorata da delle pallottole. E' svenuta, ma poi ha continuato ad allenarsi "con le sue scarpette da 40 dollari". In un'altra occasione, racconta il suo coach Yousif Abdul-Rahman, alcuni uomini hanno aperto il fuoco contro la loro auto mentre tornavano a casa dagli allenamenti passando per Saidiya, il distretto più pericoloso a sud della capitale irachena. Le è stato negato l'espatrio per allenarsi all'estero, occasione per diversi atleti per emigrare. Secondo il CIO, dal 2003, 104 tra atleti, amministratori, allenatori ed arbitri sono stati uccisi. Lo stesso è avvenuto a 22 funzionari, incluso lo stesso direttore del Comitato Olimpico. Non si sa più nulla di loro dal 2006. Dana poi, essendo donna ha dovuto sfidare anche i soliti pregiudizi e minacce degli integralisti islamici. Ma fortunatamente la famiglia la sostiene, compresi i maschi della famiglia (il padre era ciclista, il fratello è body-builder) e lei è di indubbia tenacia. Una tenacia che, ci auguriamo, abbia la possibilità di mostrarsi e venire premiata a Pechino.

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