giovedì 12 giugno 2008

IRAN: UNA GIUSTA DECISIONE, INTERVISTA CON MARYAM RAJAVI

Fonte: Maggio 2008 Numero del Modern Government Magazine - UK

Con le sue capacità come Presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana, Maryam Rajavi guida la campagna per un cambiamento democratico in Iran e per l’instaurazione di una repubblica secolare.
In questa intervista rilasciata a George Wright delinea le sue speranze per il futuro.

D: qual’è il suo giudizio sulle recenti elezioni parlamentari in Iran e che messaggio deve trarne l’Occidente?

Maryam Rajavi: Mi lasci dire in primo luogo che sotto la dittatura religiosa al potere in Iran, le elezioni e il parlamento sono una farsa. Tutte le fazioni all’interno del regime devono essere legate al governo assoluto del clero (Velayat e faqih) nelle loro menti e nelle loro gesta. Il leader supremo del regime Ali Khamenei ha monopolizzato il regime stabilendo che Ahmadinejad divenisse presidente nel 2005. Le cosidette elezioni parlamentari sono state l’apice di questo trend iniziato nel 2005. Khamenei cerca di ricucire tutti i buchi del suo regime per confrontarsi con tutte le implicazioni interne ed internazionali della sua corsa accelerata all’arma atomica.

Sono stata contenta che l’UE abbia dichiarato che le elezioni dei mullah “non sono state nè giuste nè corrette”. Elezioni democratiche e libere e corrette sono state fin dall’inizio l’obiettivo della lotta capeggiata dal Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana e dall’Organizzazione dei Mujahedin del Popolo Iraniano. [PMOI/MEK].

D: Lei ha affermato spesso che l’attuale politica dell’Occidente nei confronti del regime in Iran è stata essenzialmente una politica d’accondiscendenza. Dall’altra parte è in disaccordo con l’ipotesi di un attacco militare straniero in Iran. Qual’è la sua soluzione? Potrebbe delineare il suo programma per il futuro dell’Iran?

Maryam Rajavi : La nostra soluzione è un cambiamento democratico in Iran da parte della popolazione iraniana e della sua resistenza. La politica di accondiscendenza nei confronti dei mullah si è rivelata contro producente. Ha incoraggiato il regime e ha portato Ahmadinejad ad emergere.

Crediamo nella separazione tra Chiesa e Stato, nell’uguaglianza tra i sessi nella libertà individuale nella libertà di stampa nella libertà di espressione nell’abolizione della pena di morte nell’economia di mercato e nelle relazioni con tutti i paesi.

D: perchè lei sostiene che il popolo iraniano è pronto per un cambiamento di regime? Che cosa dovrebbe fare l’Occidente a questo riguardo? Sono sufficienti le risoluzioni dell’UE a risolvere questa crisi?

Maryam Rajavi : il popolo Iraniano è estremamente insoddisfatto. L’anno scorso nel paese si sono verificate nel paese 5000 proteste. C’è una resistenza estesa a tutto il paese con un’ alternativa democratica. Vogliamo che l’Occidente ponga fine al sostegno al regime e si schieri a fianco del popolo iraniano. Le sanzioni sono necessarie ma non sufficienti quindi devono essere imposte sanzioni più dure contro il regime.

La soluzione per la crisi iraniana è un cambiamento di regime e questo può essere realizzato solo dal popolo iraniano e dalla sua resistenza. Quindi le sanzioni devono essere accompagnate dal riconoscimento della Resistenza Iraniana.
(Fonte: sito delle Donne Democratiche Iraniane)
D: Secondo lei quali sono state le conseguenze negative della designazione del PMOI la componente principale del CNRI nella lista terrorista? Quale sarebbe l’impatto della rimozione del PMOI?

Maryam Rajavi : la designazione di gruppo terrorista sul PMOI è il principale ostacolo per un cambiamento democratico in Iran. Ha impedito alla Resistenza Iraniana di utilizzare tutte le sue capacità e potenziale. La maggior parte dell’energia e delle risorse della resistenza sono state spese per combattere la designazione. Togliere il bando sul PMOI significherebbe esercitare una pressione massima sul regime perchè quest’ultimo riconosce nella resistenza un attore del cambiamento. È il messaggio più forte che si possa inviare al popolo iraniano per spronarlo a sollevarsi per il cambaimento del regime e permetterebbe alla resistenza di utilizzare le sue risorse e il suo potenziale per organizzare la popolazione.

D: qual’è il suo messaggio per i politici inglesi che sono i principali lettori di questa rivista?

Maryam Rajavi: Il mio messaggio al Regno Unito è di schierarsi al fianco del popolo iraniano e dei suoi ideali. Oggi un’impressione negativa è andata formandosi nelle menti della popolazione del mio paese e nel Medioriente a causa della politica di accondiscendenza che il governo inglese porta avanti nei confronti del fascismo religioso al potere in Iran. Interrompere questa politica e riconoscere la resistenza iraniana può aiutare a correggere questa impressione.

Perchè il governo inglese supporta una dittatura feroce che sopprime la sua stessa popolazione, prende ostaggi e uccide marinai e soldati inglesi un regime che ha messo in pericolo la pace globale e la sicurezza?

Ricordo ai politici che stanno facendo un calcolo sbagliato. Stanno investendo sulla possibilità che il regime dei mullah modifichi il suo comportamento; non rendendosi conto che per i mullah un cambiamento di comportamento è uguale a un cambiamento di regime.

Non abbandoneranno mai la repressione interna l’intenzione di ottenere la bomba atomica e gli sforzi per dominare l’Iraq.Ahmadinejad ha affermato recentemente che a questo proposito il primo passo indietro sarebbe anche l’ultimo.

Il regime non ha via d’uscita. Le relazioni politiche ed economiche di lungo periodo dell’Iran con la Bretagna e l’UE possono essere garantite solo schierandosi al fianco del popolo iraniano. Chiedo ai politici inglesi di aprire un nuovo capitolo nelle relazioni della Gran Bretagna con l’Iran. Devono stare al fianco del popolo iraniano non al fianco di chi lo governa con la repressione. Apprezzo il fatto che molti politici appartenenti ad entrambe le camere hanno rigettato la politica dell’accondiscendenza. Scegliendo di stare dalla parte di nobili principi e valori come la democrazia e i diritti umani si sono sollevati in supporto della resistenza.

Il loro atteggiamento è un luminoso esempio delle relazioni future tra il popolo inglese e quello iraniano.

Maryam Rajavi presidente eletta del Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana in un’intervista con George Wright.

Il 7 maggio la Corte d’appello inglese presieduta da Lord Phillips ha rigettato l’autorizzazione del Segretario di Stato britannico ad appellarsi alla sentenza del 30 novembre 2007 della Commissione d’Appello per le Organizzazioni Proscritte(POAC).

In questo modo la sentenza della POAC che aveva stabilito la rimozione dell’Organizzazione dei Mujahedin del Popolo iraniano dalla lista delle organizzazioni terroristiche è diventata definitiva e inappellabile.

11 commenti:

Anonimo ha detto...

Bisognerebbe farla leggere a D'Alema & comp. (e anche a Storace & came.)

Anonimo ha detto...

OLTRE A QUESTO, BISOGNEREBBE RIFORNIRE DI FUCILI I PATRIOTI IRANIANI.
Marino Rossi.

Anonimo ha detto...

A me sinceramente sembra che non risponda alle domande e soprattutto non stia dando nessuna indicazione su che cosa concretamente si dovrebbe fare. Non che io lo saprei, intendiamoci, ma allora sarebbe più onesto dire francamente "non lo so".

Anonimo ha detto...

Credo invece che risponda alle domande. Nella prima le hanno chiesto un suo giudizio e ha risposto. Come certamente saprai, già altri dissidenti iraniani lamentano il fatto che l'Occidente li abbandona per compiacere Teheran. Le han chiesto soluzioni alla situazione con l'Iran e lei ha detto che è contraria all'intervento armato (com'è comprensibile!), ma spera ed è convinta che gli Iraniani siano talmente stanchi da essere pronti a fare una rivoluzione "dall'interno". Quando alla democrazia, credo sia abbastanza chiaro cosa significhi e poi Maryam Rajavi spiega cosa vorrebbe comportasse.
Sì, non è molto concreto, come discorso, ma le domande erano quelle e altrimenti avrebbe dovuto "dilungarsi" troppo... .

Anonimo ha detto...

Ah, vabbè, contenta tu ...

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra; Non siamo più nell'ottocento, che con fucili da caccia ed archibugi, un popolo poteva sollevarsi vitoriosamente contro un regime.
Al giorno d'oggi, basterebbe un carro armato della seconda guerra mondiale per disperdere una folla.
Il popolo iraniano potrebbe vincere solo se qualcuno gli da armi.
il resto sono parole.
Marino Rossi

Anonimo ha detto...

Marino, sinceramente sono d'accordo con te e sono molto pessimista che il popolo iraniano riesca a buttar giù il regime solo con una "rivoluzione culturale". Però prima di tutto volevo comunque far omaggio a Maryam Rajavi e poi appunto, se è vero che "Il popolo iraniano potrebbe vincere solo se qualcuno gli da armi.Il resto sono parole"... le armi gli devono essere date in modo che possa pur sempre fare una rivoluzione dall'interno e l'Occidente aiutarlo! Se gli USA decideranno di far guerra all'Iran, avrebbero tutte le sacrosante ragioni, ma mi pare che siano già abbastanza incasinati in Iraq e in Afghanistan, per permettersi un'altra guerra. Poi, mi auguro di sbagliarmi, ma temo un avvicinamento del popolo iraniano al regime in caso di guerra. Ovviamente non sarebbe così per tutti, ma avverto questo rischio.

Anonimo ha detto...

Sugli Usa hai ragione: la loro forza è molto limitata, in Iraq ad occupare un paese grande una volta e mezzo l'Italia dispiegano un eserito che è un sessantesimo di quello italiano nella prima guerra mondiale. Perciò il loro limite, è che possono battere qualsiasi esercito, ma hanno dificoltà enormi a tener occupate delle nazioni.
L'opzioni delle armi ai patrioti sarebbe molto più efficente.
Purtroppo non la applicano perché il centro di irradiazione della rivolta dovrebbe essere il Kurdistan, ma non possono armarlo perché la Turchia è contro i Curdi.
Marino Rossi.

Anonimo ha detto...

Che non la applichino anche perchè gli interessi economici che legano l'Occidente all'Iran sono più importanti del popolo iraniano?

Anonimo ha detto...

Ogni stato petrolifire, ha un enorme peso politico.
Però, il problema sarebbe aggirabile se si potesse farlo cadere in poco tempo: se fosse possibile in uno due mesi far cadere il regime iraniano, Usa ed Europa ci metterebbero la firma: due mesi senza il petrolio iraniano potremmo resistere, poi potremo acquistare il petrolio da un regime molto più malleabile.
Ma una guerriglia di anni, con sospensione dell'arrivo del petrolio in occidente per tutto il periodo e degli affari occidentali in Iran per medesimo tempo, non sarebbe sopportabile dalle nostre economie.
Già una rivolta armata che partisse da un curdistan ben armato, difficilmente conseguirebbe il successo in pochi mesi.
Puntare sui democratici iraniani, significa al meglio avere necessità di molti anni, con amplia possibilità di sconfitta.
Marino Rossi.

Anonimo ha detto...

Certo, non sarebbe questione di uno-due mesi!