domenica 8 giugno 2008

EGITTO, DIVENTANO REATO LE MUTILAZIONI GENITALI

IL CAIRO - La mutilazione genitale femminile è diventata reato in Egitto. Il Parlamento egiziano ha approvato ieri una legge una legge che punisce chi pratica l' "ecscissione" (asportatazione parziale o totale di organi genitali esterni) con il carcere (da 3 mesi a 2 anni). In Egitto il 96% delle donne subiscono mutilazioni sessuali. La legge precisa però che l'ecscissione può essere praticata in caso di "necessità medica", il che rischia di ridurne la portata.
(Fonte: Corsera, 8/5/2008)

EGITTO, LA "TRAMA" SAUDITA DEI FILM

Il general manager: "Ci assicuriamo che il messaggio sia positivo. Tradimenti e prostitute solo in chiave negativa".

E' iniziata la "stagione saudita", cioè l'estate, così chiamata dagli egiziani perchè moltissimi sauditi arrivano in vacanza per godersi il fresco (rispetto all'Arabia) e le libertà negate nel proprio Paese. Tra queste, il piacere di guardare un film al cinema, visto che il grande schermo è bandito in Arabia. Ma alcuni egiziani temono che i petrodollari stiano "saudizzando" il cinema locale: lo denunciano alcuni "addetti ai lavori" intervistati da Newsweek. "I sauditi finanziano oggi i 95% dei film fatti in Egitto - ha detto Aly Mourad, direttore di Studio Masr, una delle più antiche case cinematografiche - . Ti dicono: ecco, puoi avere i nostri soldi. Solo che ci sono altre condizioni". Le compagnie imporrebbero ai registi regole ben precise, scrive su Newsweek la giornalista Gameela Ismail: "Vietati sul grande schermo gli abbracci, i baci, l'alcol e persino mostrare un letto vuoto, perchè allude al fatto che lo si potrebbe usare".
(Fonte: Corsera, 7/5/2008)
Che ci sia una lotta in corso, tra un'interpretazione egiziana più tollerante della religione e una più intransigente, wahhabita, proveniente dall'Arabia Saudita, è fuori dubbio. Chi stia vincendo nel cinema egiziano però è oggetto di dibattito. E diversi esperti, interpellati dal Corriere, negano che i finanziamenti sauditi lo stiano rendendo più conservatore. Sono tre le principali compagnie saudite (con canali satellitari) che finanziano il cinema egiziano: Rotana, Art (Arabic Radio and Television) e Al Arabiya. Il general manager di Rotana (di proprietà del principe Al-Waleed bin Talal), Ayman Al Halawani, dice che in finanziamenti e coproduzioni la compagnia controlla il 50% del mercato cinematografico egiziano (lancia 20 film all'anno) e paga i produttori in anticipo per trasmettere un altro 25% dei film prodotti. "I soldi arabi ci sono sempre stati, ma non possono controllare la produzione - dice il popolare regista egiziano Mohammed Khan -. In passato il cinema egiziano dipendeva dalla distribuzione di video nel mondo arabo ma negli ultimi 6-10 anni con l'aumento delle sale cinematografiche è diventato possibile recuperare le spese mostrando i film solo in Egitto e questo rende più indipendente l'industria egiziana. Questa settimanale sono usciti due film, uno si chiama Cabaret, l'altro è su un club per le scommesse: contraddicono in pieno quello che dice la rivista americana". Entrambi sono coproduzioni di Rotana. Baci? Abbracci? Alcol? "Li troverà entrambi", dice il general manager Al Hawani. "Non ci sono restrizioni sui contenuti. Ci assicuriamo solo che il messaggio sia positivo. Se una donna tradisce il marito o una ragazza fa la prostituta, non vogliamo che che il pubblico pensi che sia giusto, ma non abbiamo nemmeno obiezioni a che si presenti la realtà". "Non è vero che il cinema sta diventando più conservatore - dice il critico cinematografico Sherif Awad -. Penso che i registi possano fare quello che vogliono, nei limiti della censura da sempre applicata ai fim egiziani. Non ci sono nudi, ma ci sono tensioni sessuali, a volte adulteri, in un recente film allusioni all'attrazione tra donne. A volte dopo l'uscita vengono criticati, ma i film alla fine escono".
L'influenza conservatrice dei canali satellitari, dice Khan, nasce sempre dai "programmi religiosi che fanno il lavaggio del cervello alle persone. Quanto a me, nel mio ultimo film Down-town girls, ho il miglior bacio mai ripreso al cinema. Quello che può capitare è che un'attrice si rifiuti, ma in quel caso io la caccerei".

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Meno male!!
Ma... quanto ci vorrà, perché tutti (anche nei posti più sperduti) la recepiscano?

Anonimo ha detto...

Io veramente sapevo che fosse reato anche prima, almeno da qualche anno. Il problema comunque è che finché la gente continuerà ad essere convinta che sia una cosa buona e utile - e già questa cosa riportata qui ammette l'esistenza di una qualche utilità dal punto di vista medico, il che è semplicemente delirante - continueranno a farlo con o senza il permesso della legge. E avendo vissuto per un anno in un Paese islamico, so di che cosa parlo: la tradizione vale mille volte più della legge dello stato.

Anonimo ha detto...

Esperimento: bella domanda.
Anch'io sapevo che fosse reato anche prima, almeno sulla carta! Infatti sono rimasta stupita!
So che qualche anno fa il quotidiano Al-Ahram ha avuto come allegato un opuscolo, voluto fortemente voluto dalla first lady egiziana Suzanne Mubarak, in cui delle autorità religiose spiegavano che le mutilazioni genitali femminili non hanno legittimazione religiosa.

Alice Marzouka ha detto...

Vi rendo chiare le idee, è sempre stato reato praticare l'infibulazione, chi commetteva il reato era o il medico che circoncideva o le ostetriche, mentre i genitori non commettevano reato, la differenza e che ora anche i genitori commettono reato.
L'ho letto su un giornale arabo on the web.

Alice Marzouka ha detto...

per curiosità vi linco la pagina anche se è in arabo
http://www.alarabiya.net/articles/2008/05/15/49906.html

Alessandra ha detto...

Ah, ecco.

Anonimo ha detto...

Ah, sì, adesso è più chiaro, grazie.

Anonimo ha detto...

Comunque sotto c'è un altro articolo, eh! Riguarda sempre l'Egitto, anche se non l'infibulazione.