mercoledì 28 gennaio 2009

SADIA COME HINA: "MI SONO SPOSATA PER AMORE, ORA RISCHIAMO LA VITA"


Costretta a rimpatriare, ora vive nascosta.
La giovane pachistana vittima della propria famiglia perché ama un ragazzo di un'altra casta.

BRESCIA — Costretta a lasciare Brescia con un tranello, portata in Pakistan, rinchiusa in casa senza telefono e senza documenti, senza soldi, presa a bastonate e lasciata in una stanza buia, minacciata di morte. Tutto perché si è innamorata di un ragazzo che non è della stessa casta, perché per lui è fuggita dalla sua prigione e lo ha sposato di nascosto. «Adesso — dice — per i miei genitori è un problema d'onore, non mi lasceranno viva». E' la storia di Sadia, ragazza pachistana di 19 anni, che sino a ottobre abitava con la famiglia a Trenzano, in provincia di Brescia. Andava a scuola regolarmente, era brava. Poi, la scorsa primavera, conosce Jamil, un ragazzo pachistano di 25 anni che studiava in Inghilterra ed era venuto a visitare l'Italia. Un colpo di fulmine.
Ricorda Sadia: «Quando raccontai ai miei genitori di questo amore mi dissero subito che non doveva più vedere Jamil perché era di un'altra casta. Non mi lasciarono andare più a scuola, mi impedirono ogni contatto con il mondo esterno, nascosero i miei documenti, e anche se andavo in bagno mia madre controllava che non avessi il cellulare che mi era stato tolto». La ragazza, dopo aver chiesto inutilmente aiuto a parenti e vicini, passava intere giornate a piangere. E anche questo non andava bene. «Se vai avanti così ti uccidiamo — le dissero i genitori — perché i tuoi pianti mettono in confusione i nostri parenti che ci chiedono che succede e noi non sappiamo che cosa rispondere». Ma invece di ucciderla (come toccò nel 2006 a Hina) i genitori escogitarono un piano. La mamma di Sadia disse che aveva un tumore alla testa, che stava molto male, ma che voleva andare a farsi curare in Pakistan e obbligò la figlia ad accompagnarla. (Fonte: "Corriere di Milano.it)
Una volta in patria, la ragazza scoprì che la madre non era affatto malata e l'aveva portata via «perché lì loro potevano fare tutto, mentre in Italia non potevano fare nulla». Sadia trascorse due mesi piangendo e implorando la madre di lasciarle sposare quel ragazzo. Riuscì anche a contattare il suo Jamil e a raccontargli che cosa stava accadendo, ma la madre se ne accorse, la picchiò, la legò mani e piedi e la percosse anche con un bastone.
Sadia il giorno dopo riuscì a scappare. Raggiunse Karachi e qui, il 15 dicembre scorso, sposò Jamil andando a vivere con la famiglia di lui, nel Punjab. Questo era davvero troppo per i genitori, che denunciarono alla polizia il rapimento di Sadia. Così il 21 gennaio gli agenti si presentano in forze a casa di Jamil (che però non c'è), ma la mamma del ragazzo riesce prima a nascondere Sadia in un bagno dietro casa. I poliziotti allora arrestano la madre, il padre e la sorella di Jamil. Ora la ragazza piange: «Sarò costretta ad andare nel Punjab perché i parenti di mio marito rischiano la vita. Ma se mi succede qualcosa voglio che tutto il mondo lo sappia».

8 commenti:

Anonimo ha detto...

Credo che il termine casta sia usato a sproposito, però: le caste esistono solo nell'induismo e quindi solo in India, non nel Pakistan musulmano. Non che lì le classi sociali siano elastiche, ma è comunque una cosa totalmente diversa.

Anonimo ha detto...

Infatti mi ha stupito la parola "casta"... . Sarà che il Pakistan un tempo era India?

Anonimo ha detto...

Comunque ricordi la vicenda di Mukhtar Mai? La jirga, il "tribunale" del suo villaggio aveva stabilito che dovesse essere violentata da uomini di una casta superiore per un torto che avrebbe fatto loro il fratellino della donna (anche lui violentato).

Anonimo ha detto...

grazie al cielo che quella zoccola di madre ha detto:
"in italia non si può..."

Anonimo ha detto...

Anche per questo è sconvolgente che invece il padre i cognati e lo zio di Hina abbiano potuto e non è il primo caso del genere: anni fa, non ricordo precisamente dove, una ragazza marocchina è stata uccisa perchè si era innamorata in Italia di un connazionale, che guardacaso non era quello scelto dalla famiglia in Marocco.

Anonimo ha detto...

Ma neanche in India ci sono le caste fra i musulmani, e infatti è per quello che le conversioni all'islam sono piuttosto numerose fra i paria. Poi è chiaro che in tutte le società conservatrici il figlio del contadino se lo può scordare di sposare la figlia dell'avvocato, però se il figlio del contadino riuscisse a studiare e a diventare medico, il nipote del contadino sarebbe figlio di un medico e quindi qualche aspirazione in più se la potrebbe permettere, mentre dalla casta non c'è alcuna possibilità, neanche teorica, di uscire, per cui non c'è proprio nessuna affinità fra le due cose.

Anonimo ha detto...

Ecco, delle conversioni all'islam non mi ricordavo... . Comunque è vero che dalla casta induista non c'è possibilità di uscita, ma già per il fatto che questa ragazza e il marito, musulmani, rischino la vita perchè si sono sposati pur essendo di estrazione sociale diversa, credo che poco importi se la si chiami "casta", "clan" o "tribù". Non penso che questo dipenda dall'islam, ma proprio da mentalità legate a società conservatrici. Mukhtaran Mai addirittura era un'insegnante di religione islamica, eppure è stata vittima lo stesso di uno stupro di gruppo per motivi tribali... .

Anonimo ha detto...

Importa molto invece, perché la differenza è assolutamente fondamentale: nelle classi sociali, clan, tribù, è in gioco l'ordine sociale, nelle caste è in gioco l'ordine cosmico.