Foto, Halima a sinistra con due buone amiche che l'hanno sostenuta: Héléne François e Halima Ayachi .
Il suo permesso di soggiorno è stato una liberazione. Halima, un' algerina fuggita da un matrimonio forzato, ha voluto testimoniare.
Non per avere pietà di lei, non perché si immagini che la sua sorte sia quella di tutte le algerine. Ma per ringraziare coloro che l' hanno sostenuta. Sulla sua maglietta fashion c'è scritto "Liberty". "Che felicità", dice spesso. I suoi occhi scintillano.
Sorride. Sorride così tanto che ha difficoltà a credere realmente a quello che racconta. Halima ha 25 anni e nasce per la seconda volta. "Non avevo più speranza, ero morta", confida in occasione dell' intervista. Halima è algerina. Ha nove fratelli e sorelle ed una vita familiare complicata. Ma trova il suo equilibrio grazie al karaté. Anche se fare uno sport di lotta, "era mal visto in famiglia". La sua vita oscilla nel 2004. Ha 20 anni, vogliono sposarla. Il fidanzato ha 50 anni, è ricco. Questa non è la sorte riservata a tutte le giovani donne in Algeria, ma questo succede ancora. "Ho rifiutato,sono stata vittima di violenze".
Non per avere pietà di lei, non perché si immagini che la sua sorte sia quella di tutte le algerine. Ma per ringraziare coloro che l' hanno sostenuta. Sulla sua maglietta fashion c'è scritto "Liberty". "Che felicità", dice spesso. I suoi occhi scintillano.
Sorride. Sorride così tanto che ha difficoltà a credere realmente a quello che racconta. Halima ha 25 anni e nasce per la seconda volta. "Non avevo più speranza, ero morta", confida in occasione dell' intervista. Halima è algerina. Ha nove fratelli e sorelle ed una vita familiare complicata. Ma trova il suo equilibrio grazie al karaté. Anche se fare uno sport di lotta, "era mal visto in famiglia". La sua vita oscilla nel 2004. Ha 20 anni, vogliono sposarla. Il fidanzato ha 50 anni, è ricco. Questa non è la sorte riservata a tutte le giovani donne in Algeria, ma questo succede ancora. "Ho rifiutato,sono stata vittima di violenze".
Trappola
Nel 2005, la storia si trasforma in un calvario. “Il signore mi ha chiamato un giorno, mi ha detto " venite, possiamo discuterne". Sono partita con lui, nella sua automobile. E' finita male. La trappola si chiude… . Si sveglia in ospedale il corpo pieno di lividi, delle ossa rotte, il cuoio capelluto aperto su quasi tutta la lunghezza, la memoria quasi persa. "Sono stata in ospedale quasi un anno". Da quel momento Halima ha una sola idea in testa. Fuggire. Il suo allenatore di karaté l' aiuterà. "Lui mi ha fatto avere un visto per venire in Francia". Un visto per partecipare ad una competizione. Anche se, a causa delle ripercussioni, Halima ha abbandonato lo sport. Il gruppo riparte, ma non lei. Halima si stabilisce da sua cugina, a Lilla, e deposita una domanda di permesso di soggiorno. Per nove mesi, finché la prefettura non prende la sua decisione, è in regola. Poi la sua domanda è rifiutata e Halima diventa "una clandestina". Siamo alla fine 2007. Alcuni mesi più tardi, diventerà un'ombra, un fantasma. "Sono stata fermata due volte. La prima volta, sono rimasta 48 ore in cella in commissariato ed una settimana in un centro di detenzione. Il tribunale mi ha rilasciata e mi ha assegnato una residenza". La seconda volta, Halima evita il centro di detenzione. Ma il timore di essere espulsa diventa così forte che decide di restare da sua cugina. "Non sono più uscita per nove mesi. Non osavo neanche guardare dalla finestra, abbassavo il suono della tele. Non uscivo per comperare il pane".
Ultima possibilità
Tra i due arresti, la sua cugina è andata a bussare alla porta del Saffia, un'associazione di Fives (Solidarietà alle donne e famiglie di qui e d'altrove). Questa non è la prima associazione che contatta. Ma - come dire? - tutte non praticano la stessa politica. "Si è provato a trovare una strategia", spiega Hadda Zouareg, la presidente. Il problema, bisognava riunire le prove". Per due volte, la Codrese* gli richiede infatti delle prove complementari. Nel novembre scorso, questa commissione dell'ultima possibilità degli stranieri in situazione irregolare convoca Halima prima di emettere un parere definitivo. La giovane donna deve difendersi duramente per farsi credere: "Se le donne del Saffia non fossero state là…" tuttavia, il colloquio fila bene. Anzi benissimo: la prefettura le rilascia un permesso di soggiorno di un anno per vita privata e familiare. Un prezioso documento che le dà diritto di lavorare. Con l' iuto dell' associazione, Halima diventa allora aiutante a domicilio per le persone anziane. "Che felicità", ripete. Il suo francese non è perfetto, ma la giovane donna é molto fiera di annunciare che ha superato con successo le quattro prove imposte dal ministero dell' Immigrazione. "Il mio paese, è la Francia. La mia famiglia, è qui, é l' associazione", sussurra osservando Hadda Zouareg e Halima Ayachi, una benefattrice. Indiscreto, si finisce per avere la notizia che Halima si è installata con il suo compagno a Lilla. "Ora, ho una vita normale, come tutti. Una vita migliore. Sono felice". (Fonte: Scettico, da nordclair , 25/4)
*Codrese: commissione dipartimentale di riesame della situazione amministrativa degli stranieri.
2 commenti:
Finalmente un lieto fine
Ennesima dimostrazione che tutto sta nella volontà delle donne.
La volontà contro tutto e tutti. So che è facile parlare quando non di hanno paure, nè timori, ma mi auguro davvero che 10, 100, 1000 esempi ne spronino altri.
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