domenica 19 aprile 2009

INDONESIA, TRANSISLAM: PROVE DI TOLLERANZA

Prove di tolleranza religiosa, nel Paese più musulmano del mondo. A Yogyakarta dove l'imam accoglie i waria (travestiti) nella sua casa-moschea.

Il tahajud, la preghiera della notte, è un momento di particolare introspezione. La giornata è quasi finita e i devoti ad Allah di Pompea Waria riflettono su quanto hanno fatto e su ciò che si apprestano a fare, chiedendo a Dio la forza per andare avanti. Nella piccola stanza di questa casa alla periferia di Yogyakarta trasformata in moschea, l'unica per travestiti e gay di tutta l'Indonesia, Rully Wallay recita a bassa voce le formule del Corano. Ha il capo coperto dal velo, ma non si cura di abbellirsi e di nascondere - come quando si era abbigliata per la festa del giorno prima - la sua accentuata calvizie.
Dietro di lei - all'anagrafe lui - pregano altri due waria, i travestiti nella lingua indonesiana. indossano larghi abiti bianchi che ne coprono persino i volti e si prostrano verso la Mecca fino a toccare il pavimento con il viso. Tra quattro parenti nel borgo di Notoyudan, pavesato di bandiere dai diversi colori dei numerosi partiti politici in competizione elettorale, l'intensità della preghiera dei devoti waria non sembra affatto distolta dagli scatti dei fotografi (...) .

Haith e maquillage

E' Maryani (nella foto, mentre prega) che, con i proventi del suo negozio di maquillage ricavato dallo stesso appartamento che ospita Pompea Waria, paga l'affitto e i costi dei corsi. Ma il merito di aver aperto la prima scuola coranica per travestiti dell'Indonesia, con annessa moschea, va senz'altro a uno speciale imam dal corpo sinuoso e dinoccolato, che mentre parla gesticola come un italiano. Il suo nome è Hamrolie Harun, ma tutti lo chiamano mister Ham, e conosce Maryani da quando, a dieci anni, aveva cominciato a vestirsi da donna, con l'approvazione del padre vedovo, che ancora la aiuta nei lavori domestici.
"A quel tempo vivevamo nel villaggio di Pa tuk e lei si chiamava Paryono, un nome da maschio", racconta ridendo l'imam, "ma ora è femmina anche all'anagrafe".
Sembra parlare di tempi remotissimi: infatti oggi è difficile immaginare la Maryani di allora, con il suo viso largo e la voce addolcita dal lungo uso del linguaggio femminile, ma pur sempre un po' baritonale. L'imam che le ha insegnato i primi rudimenti del Corano, a dispetto delle discriminazioni degli altri abitanti del villaggio, si rivela come un uomo aperto e colto, con una laurea in economia e venti assistenti sparsi tra la provincia e la capitale.
Mister Ham è un tenace nemico dei fondamentalisti e segue i principi della Via dell'amore universale, resa celebre dal poeta e maestro Rumi. "I Sufi amano i cani, gli altri musulmani li uccidono", dice con un sorriso amaro che sottintende il suo pensiero sull'argomento: "Secondo i principi Sufi un essere umano che disseta un cane va in paradiso. E se ama i cani, a maggior ragione ama i waria che sono esseri umani come lui".
Ma è vero che in uno degli hadith si sollecita a uccidere gli omosessuali e coloro i quali sono "sessualmente deviati"? "Sì, però nel Corano non c'è alcun cenno a questo, e se al Corano possiamo far fede, è invece ancora oggetto di discussione il fatto che anche gli hadith corrispondano alla parola del Profeta". (Fonte: "La Repubblica delle Donne")
Le affettuose zie di Rizky (abbandonata dalla madre e allevata da Maryani)
Esiste dunque una diversità apparentemente marginale nell'interpretazione delle sacre scritture dell'islam, ma per mister Ham questa differenza concentra il senso dell'antica divisione tra il pensiero wahabita, base dell'integralismo arabo, e la Via dei maestri del sufismo d'origine persiana, ai quali lo stesso Maometto si ispirò visitando le semplici grotte dove vivevano e meditavano, assistendo alle trance dei dervisci. (...)
Gli artisti waria, con il loro trucco pesante e i vestiti sgargianti, si esibiscono muovendo i fianchi con gesti ampi e ritmati, come cantanti della celebre e popolare mujra dance, severamente proibita ma in gran voga nei circoli più o meno clandestini del mondo islamico. Prima dello spettacolo, guidati da giovani imam, hanno pregato tutti insieme: con il velo sul capo a nascondere la cipria, rossetto e lunghissime ciglia coperte di brillantini. (...) Poi ci sono artiste come Ines, un filo di trucco e i jeans attillati sui fianchi ermafroditi. Dicono tutte che la fiammata di spiritualità risvegliatasi con l'apertura della scuola-moschea ha intrecciato i loro percorsi con quelli di Maryani, a un livello più profondo e intenso della semplice solidarietà umana tra diversi. (...)
Quando torniamo il giorno dopo la festa a trovare Maryani il salone ha riaperto affiancando al cartello "Pompea Waria", ovvero moschea per i waria, quello di "Salone Aryani: trucchi e maquillage". Il casco asciugacapelli da parrucchiera fa ora bella mostra alle spalle dell'imam Hamrolie e della discepola prediletta che siede ai suoi piedi. Su un mobile sono incollate alcune foto di Maryani da giovane con il viso vistosamente imbellettato - mentre ora non porta alcun trucco - oltre a immagini di clienti che sono attrici o modelle. Sul muro c'è un'istantanea dell'imam quando aveva meno di trent'anni, coi capelli lunghi e lo stesso sorriso gioviale di oggi che ne ha più di cinquanta e il pizzetto ben curato.
"Il problema del mondo islamico", dice mister Ham, "è che si pensa troppo alla religione e meno al resto della società, al confronto con l'erudizione di altri Paesi e culture. I miei fratelli dovrebbero visitare realtà come la Cina, l'America, l'Europa. Forse rifletterebbero sul fatto che grazie alla scienza c'è un mondo di valori valido per tutti, e forse capirebbero che per i waria esistono ragioni anatomiche e biologiche nel sentirsi donna. A leggere attentamente le scritture comunque si capisce che l'anatema, la fatwa, si riferisce a chi adotta certi atteggiamenti come stile di vita, e non come manifestazione di un sentire naturale. E adesso registriamo come positivo il fatto che l'iniziativa della nostra scuola sia stata accolta con favore anche dai leader dei partiti religiosi fondamentalisti locali e nazionali. Oltretutto, grazie alla natura pacifica dei nostri vicini di casa, viviamo in pace e armonia con tutti, così come deve essere".

Il Dio che accetta

Gli speciali studenti dell'imam ("tutti i waria vogliono ricevere lezione da me, non dai miei sostituti", spiega lui) durante i fine settimana sono spesso raccolti attorno alla sua sedia. Dalle cinque del pomeriggio alle cinque della mattina. "Spiego loro i rudimenti del Libro, perchè in grandissima parte non hanno alcuna educazione, vengono da villaggi di campagna dove non esistono nemmeno scuole degne di questo nome. Quasi tutti hanno avuto il coraggio di sfidare i tabù e rivelare i propri veri sentimenti, comportandosi con naturalezza, dispetto di tutto.
Certo, qualcuno può non farcela. E lontano dalla grazia di Dio molti si sono suicidati per non aver incontrato alcuna comprensione negli altri. Però in maggioranza i waria hanno avuto genitori tolleranti: non dei fanatici ultrareligiosi, ma semplici contadini che discendono dalle antiche tribù induiste, animiste e buddiste del passato. Lasciano vivere i figli come vogliono. Ora, grazie al Corano, quei waria si sentono in intimo contatto con il Dio che si voleva negare loro".
Maryani conferma: "Dio è entrato nella mia vita e mi ha accettato", ci spiega, accarezzando la testa di sua figlia. "Perchè non dovrebbero accettarmi gli esseri umani? Quando prego non esistono barriere, e la forza della mia devozione mi mette in comunicazione con il Signore di tutti. Per questo continueremo ad andare avanti, qualunque cosa Allah abbia in serbo per noi".

1 commento:

Paolo Borrello ha detto...

Per fortuna che non tutti gli imam sono uguali.
Ciao