giovedì 23 aprile 2009

AFGHANISTAN. PRIME DIECI DONNE SOLDATO

SVOLTA. LE CADETTE, TUTTE DICIOTTENNI, SONO ENTRATE NELL' ACCADEMIA MILITARE AFGHANA ROMPENDO IL MONOPOLIO MASCHILE.


«Speriamo che la nostra esperienza contribuisca al cambiamento del Paese» La scrittrice Deborah Rodriguez: «Sono ragazze coraggiose, ma restano casi isolati».

Mimetica e velo, sguardi seri e qualche sorriso: sono schierate su un attenti le prime (future) donne soldato afghane. Dieci pioniere, tutte diciottenni, selezionate tra 57 candidate, hanno rotto il monopolio maschile della prestigiosa Accademia militare nazionale di Kabul, risorsa chiave per portare il Paese fuori dal pantano, secondo la nuova strategia di Obama, che ha previsto 4200 soldati americani per l' addestramento delle truppe afghane. Negli anni ' 80 c' erano sì state alcune giovani che avevano indossato la divisa a fianco dei sovietici, ma non era mai successo che delle ragazze venissero addestrate come militari nel Paese in cui le donne ancora rischiano la vita per gesti banali, come uscire di casa senza il permesso dell' uomo o andare a scuola. «Non mi vedo ancora con il fucile in mano, e tanto meno a sparare», confessa Lida Laizy, che parlando con El Mundo si dice felice di essere tra le prime cadette afghane, anche se per ora non vuol sentir parlare di armi. E nemmeno di partire per il fronte. «Be' , se si dovrà andare, si andrà», abbozza Sonia Baha Nijrabi, sperando in realtà che, quando finirà la sua formazione, anche la guerra sia finita. Le giovani cadette hanno prestato giuramento l' altro giorno dopo le prime due settimane di corso. È la prima volta che pantaloni e giacca prendono il posto dei tradizionali abiti lunghi e morbidi. Ma questa, assicurano, non è la prima sfida che hanno dovuto affrontare. Ottenere un posto nell' accademia è stato un percorso a ostacoli. Oltre a superare un test all' università hanno dovuto passare un esame di inglese e un altro di educazione fisica. «Questa è stata la prova più difficile» ricorda Sonia, che ha dovuto correre e fare addominali, esercizi mai fatti prima (a scuola soltanto i maschi fanno educazione fisica). Non le scoraggia sapere che questo è nulla a confronto di quello che le aspetta. Il percorso è lungo. Più o meno sette anni per loro che aspirano a diventare medici militari: uno in Accademia e sei alla facoltà di medicina dell' università di Kabul. Bisturi e kalashnikov, camice bianco e mimetica. L' accademia, inaugurata nel 2003 dal comandante generale Karl Eikenberry (poi nominato da Obama ambasciatore Usa a Kabul), segue il modello di addestramento americano. Anche se faranno i medici «dovranno apprendere la disciplina e le tattiche militari, sapere cosa significhi indossare un uniforme e curare la preparazione fisica», riepiloga la comandante americana Letsi Pérez. Le cadette sono l' eccezione tra il migliaio di alunni dell' Accademia. Ma resta un esperimento interessante: maschi e femmine si ritrovano compagni di banco in un paese dove è considerato inopportuno guardare in faccia una donna e il burka continua a essere la regola. Un progetto destinato ad espandersi: «In futuro la presenza delle donne si estenderà in tutti i rami dell' esercito - annuncia Pérez - Ora non è ancora possibile perché mancano strutture adeguate. Nell' accademia ci sono soltanto camere e bagni per uomini e le cadette pernottano fuori, ma nel 2011 verrà inaugurata una nuova ala femminile», fa sapere. «Spero che la nostra esperienza contribuisca al cambiamento dell' Afghanistan», auspica Lida. Ma Sara Shaibani, una delle poche selezionate senza una famiglia di militari alle spalle, rivela che al di fuori del padre e del fratello nessuno sa che sta studiando per diventare soldato. «Nessuno lo capirebbe», spiega. E, al telefono dalla California, si dice sorpresa di questa «svolta» Deborah Rodriguez, l' autrice del bestseller La parrucchiera di Kabul (Piemme), spaccato della Kabul post-talebana ricco di storie e confidenze delle afghane che frequentavano la scuola per parrucchiere da lei aperta. «Credo che sia una sfida molto dura da affrontare per queste ragazze, loro sono molto coraggiose. Spero di sbagliarmi, ma credo che si tratti di casi quasi eroici, purtroppo isolati».
Con i sovietici Khatol Mohammad Zai (foto) è una delle centinaia di donne afghane che nei primi anni ' 80 si unirono alle forze armate al fianco dei sovietici contro i mujaheddin supportati dagli Stati Uniti. In quanto donna, non le era permesso combattere Alto ufficiale riuscì però in un' impresa: essere insignita di uno dei più alti gradi militari, quello di generale. Soltanto un' altra donna prima di lei arrivò a tanto (Suhaila Siddiqi, nel 2001 designata ministro della Salute). Diventata un' eroina nazionale, fu poi estromessa dai talebani, la sua vita stravolta. (Fonte: Corsera, 8/4)

1 commento:

Stefano ha detto...

100.000 donne soldato, sarebbero la fine del talebanismo.