giovedì 16 aprile 2009

DIFENDEVA LE DONNE AFGHANE. UCCISA DA KILLER TELEBANI

Sitara Achakzai, 52 an­ni, consigliera provinciale a Kandahar nota per le sue battaglie in favore delle donne (nella foto donne in fila per votare, ndr), è stata uccisa a col­pi di pistola davanti a casa da due uomini in moto. L’agguato si è svolto in pieno giorno mentre la donna tornava da una se­duta consiliare, la prima a cui aveva partecipato do­po essere rimasta ferita il mese scorso nell’attacco kamikaze che aveva insan­guinato l’aula, uccidendo tredici persone. Sitara era andata in aula per conge­darsi dai colleghi prima di espatriare. Aveva già com­prato il biglietto aereo per lasciare l’Afghanistan, il primo maggio. Sulla sua testa pendeva una taglia molto alta, 300mi­la rupie pachistane (quasi 3mila euro). Tanto avevano messo in palio i talebani per vederla morta. Lei lo sapeva, sapeva di avere i giorni conta­ti in Afghanistan e aveva deci­so di lasciare il Paese, per la seconda volta dopo la fuga in Germania durante l’era tale­bana. Non ha fatto in tempo a mettersi in salvo Sitara Achak­zai, nota per le sue battaglie in favore delle donne e consi­gliera provinciale a Kan­dahar, culla del potere taleba­no. L’attivista, 52 anni, è stata uccisa a colpi di pistola da­vanti a casa, «da due uomini in moto» ha precisato Ahmad Wali Karzai, capo del Consi­glio provinciale e fratello del premier. L’agguato si è svolto in pieno giorno mentre la donna tornava da una seduta consiliare. La prima a cui ave­va partecipato dopo essere ri­masta ferita il mese scorso nell’attacco kamikaze che ave­va insanguinato l’aula, ucci­dendo tredici persone. Terro­rizzata, Sitara aveva deciso di lasciare il Paese. «Aveva già un biglietto pronto per il pri­mo maggio» racconta all'In­dependent un’amica. Si era re­cata in aula per congedarsi dai colleghi prima di espatria­re. Una seduta d’addio, prima di volare lontano. Invece è stata uccisa. Ultima vittima della lunga serie di donne pu­nite per aver osato sfidare il fondamentalismo dei taleba­ni con la loro attività: come la ballerina Shabana massacrata a gennaio nella valle di Swat (in Pakistan, ndr), la superpoliziotta Malalai Kakar, colpita a settembre a Kandahar, le giornaliste Shikeba Sanga Amaj e Zakia Zaki trucidate nel 2007, la po­litica Safia Amajan assassina­ta nel 2006.L’uccisione di Sitara, riven­dicata dai talebani, è arrivata il giorno dopo che uno dei più alti responsabili religiosi della minoranza sciita ha dife­so la controversa legge sulle donne voluta da Hamid Kar­zai e che lo stesso presidente, su pressione della comunità internazionale, ha promesso di rivedere. Secondo Moham­mad Asif Mohseni le critiche occidentali contro il testo, che di fatto autorizza gli stu­pri in ambito familiare, sono «un’invasione culturale che parte dal principio che una cultura è meglio di altre». Sotto choc Malalai Joya, at­tivista per i diritti umani e parlamentare eletta nel 2005 a soli 27 anni e poi sospesa: «Un altro brutale messaggio per le donne afghane» dice lei che vive nel terrore, mai nella stessa casa per più di 24 ore per sfuggire ai talebani che le danno la caccia. Parlan­do con il quotidiano australia­no The Age lamenta che nono­stante la liberazione delle donne fosse una dei principa­li obiettivi dell’invasione del­l’Afghanistan nel 2001, la lo­ro situazione si è continuata a dete­riorare: «Il 90% è vittima di violenza domestica, l’80% dei matrimoni so­no forzati». Azra Jafari, pri­ma signora sinda­co, eletta quest’an­no, dice che la con­dizione delle donne è peggio­rata rispetto al periodo del go­verno di transizione (tra il 2002 e il 2004), quando l’istruzione femminile era in­coraggiata, le donne arrivaro­no al governo e conquistaro­no il 25% dei seggi in Parla­mento. «Allora avevamo 3-4 ministre, ora ne è rimasta una soltanto» osserva.«Questo assassinio a san­gue freddo mette in questio­ne la direzione in cui si sta muovendo l’Afghanistan — riflette Wenny Kusuma, a ca­po del Fondo per donne af­ghane delle Nazioni Unite — Non c’è alcun rispetto per la legge di diritto». L’altro gior­no, nel distretto del Khash Rud (al confine con l’Iran), un uomo e una ragazza sono stati fucilati in pubblico, «col­pevoli » di una fuga d’amore quando lei era già fidanzata con un altro. L’ultima dimo­strazione di come i talebani si­ano tornati a dettar legge. (Fonte: Corsera, 14/4)

3 commenti:

Pasquale Rossi. ha detto...

Un unico commento:
Femministe: carogne, uscite dalle fogne e prendete le difese di queste donne invece di strillare come galline solo per voi stesse.

Alessandra ha detto...

Per loro stesse e per noi hanno già strillato: ora dovrebbero strillare per queste donne, ma se ne stanno zitte e mute! Vergogna!

Anonimo ha detto...

che commenti puerili. stiamo già facendo. continuamente facendo. continuamente strillando. aprite occhi e orecchie, ridicoli accusatori di passività. dateci una mano piuttosto che stendere il dito di accusa. e la vostra voce, piuttosto che un giudizio. vergognatevi voi.