giovedì 23 aprile 2009

LA MIA ROXANA AMA L' IRAN, TORNI LIBERA"

Appello su internet del regista curdo iraniano Bahman Ghobadi per la giornalistacondannata a Teheran per spionaggio: "Piange tutto il tempo e rifiuta il cibo".


"Se sono stato zitto finora, l'ho fatto per il suo bene. Se parlo ora, lo faccio per il suo bene. Lei è la mia amica, la mia fidanzata, la mia compagna. Una giovane donna intelligente e di talento che ho sempre ammirato". "Lei" è Roxana Saberi, giornalista americana di origini iraniane accusata di spionaggio e condannata a otto anni di reclusione da un tribunale di Teheran. E queste sono le prime, toccanti frasi della lettera in cui il regista curdo iraniano Bahman Ghobadi chiedela sua liberazione. Gli Stati Uniti prima e l'Unione Europea poi hanno definito le accuse contro la Saberi "senza fondamento" e secondo il regista, vincitore di diversi premi a Cannes e a Berlino, "Roxana è vittima dei giochi politici dell%u2019Iran". Nel lungo accorato messaggio pubblicato online in tre lingue %u2013 farsi, inglese e francese %u2013 l'uomo difende l%u2019innocenza della sua fidanzata e ripercorre i dieci giorni seguiti alla sua scomparsa, "il 31 di gennaio, il giorno del mio compleanno". Ore di ricerche spasmodiche, interrotte solo da una breve telefonata senza spiegazioni: "Perdonami, caro, ho dovuto andare a Zahedan". Poi la verità, quando il padre della ragazza lo ha informato dell%u2019arresto. E ora, dopo aver "bussato a tutte le porte per chiedere aiuto" e aver assistito impotente alla condanna, chiede alle autorità del suo Paese di lasciarla andare "perché non ha colpe ed è troppo debole, troppo pura, per essere coinvolta nei vostri giochi". Il caso di Roxana Saberi ha messo di fronte l'amministrazione Obama e il regime degli ayatollah, il segretario di Stato Hillary Clinton ne ha chiesto l'immediato rilascio, il presidente iraniano Mahmoud Ahmadinejad è intervenuto per ricordare che "il diritto alla difesa non deve essere violato". Sembra che a difenderla in tribunale ci sarà anche Shirin Ebadi, nobel per la pace nel 2003. ("La Repubblica")

E sempre a proposito di Iran: link e link .

E poi sul tema del velo: link.

link, link e link. Infine tema del velo e non solo:link .

E dopo essere balzata alle ribalta delle cronache internazionali, irrompe sulla scena anche la dimensione privata della Saberi. Ghobadi chiede di poter testimoniare durante il processo d'appello e chiarisce che Roxana tempo prima avrebbe voluto lasciare il Paese mediorientale, in cui risiede da sei anni, ma non lo ha fatto per stargli accanto. "Lei mi ha aiutato a superare i momenti difficili, ho sofferto di depressione. Perché? Perché le autorità hanno vietato un mio film e non mi hanno dato l'autorizzazione a girarne un altro", spiega. "Ora sono devastato, è colpa mia se lei è vittima di questi eventi", si sfoga. La giornalista stava lavorando a un libro quando l'hanno arrestata. "L%u2019ho convinta a rimanere qui, volevo che sviluppasse l%u2019idea che aveva in mente", continua il regista. Un libro che l%u2019ha portata a intervistare artisti, sociologi, politici e che, chiarisce Ghobadi, "è un elogio dell'Iran", lo possono testimoniare "tutti quelli che hanno lavorato e parlato con lei". "Come possono accusare di spionaggio una persona che passava i giorni chiusa nel mio appartamento e vedeva solo me %u2013 si chiede %u2013 una persona che stava cercando qualcuno che le finanziasse la pubblicazione del libro qui, in Iran?".La maggiore preoccupazione dell%u2019uomo ora è la salute di Roxana: "Sono venuto a sapere che è depressa, piange tutto il tempo. È una persona molto sensibile, rifiuta di toccare cibo". Mentre la diplomazia si muove tra Washington e Teheran, in rete hanno aperto un sito che chiede per Roxana Saberi la liberazione e un processo d'appello "giusto". "Fate sapere che siete preoccupati per la sua sorte, scrivete all'ambasciatore iraniano negli Usa Mohammad Khazaee", è l%u2019appello. La Bbc racconta che a Fargo, in Nord Dakota, cominciano a spuntare nastri gialli sugli alberi in segno di solidarietà. Lì vivono i genitori della giornalista, figlia di padre iraniano e di madre giapponese. Come ricorda Ghobadi: "La mia ragazza iraniana con gli occhi giapponesi e il passaporto americano".

5 commenti:

Stefano. ha detto...

Femministe, belle addormentate nel bosco:
DOVE SIETE??????????
Stefano.

Alessandra ha detto...

Una è qua che scrive. :-)

Stefano. ha detto...

Anche io, (Se mi è consentito affermarlo essendo maschio) sono "femminista" nel senso che sono favorevolissimo ai diritti alle donne.
Ma non è questione di singoli.
Qui c'è lo scandalo di una dirigenza femminista che ha portato in piazza decine di migliaia di donne per una multa a due lesbiche che si baciavano Ma che non porta in piazza nessuno per la vita di Delara, che non porta in piazza nessuno per protestare contro il tallone integralista che opprime mezzo miliardo di donne.
Perché questo scandalo?
Perché questa vergogna? Forse che le femministe obbediscano ai loro maschietti che sono simpatizzanti dell'estremismo islamico?
Stefano.

Alessandra ha detto...

Certo, se le critiche alle femministe ci sono perchè sono DAVVERO femministe, benvengano. Dietro a quest'etichetta, dovrebbe esserci la sostanza!!!

Anonimo ha detto...

leggere l'intero blog, pretty good