«Il movimento femminista è andato in bancarotta», svuotato di significato dal suo stesso successo. È radicale, Ayaan Hirsi Ali, nella diagnosi, ma anche nelle aspettative. Femminista, 39 anni, nata in Somalia, ex deputata in Olanda e oggi studiosa dell’organizzazione conservatrice American Enterprise Institute negli Stati Uniti, dove vive sotto scorta, Hirsi Ali ha criticato duramente il trattamento delle donne nelle società islamiche. Lo ha fatto nei suoi libri Non sottomessa (Einaudi), Infedele e Se Dio non vuole (Rizzoli). Nel 2004 il suo amico Theo van Gogh, con cui aveva girato un film sulla sottomissione delle donne nell’islam, fu assassinato in Olanda. Sul suo petto, c’era una lettera affissa con un coltello: una sentenza di morte per Hirsi Ali, autrice della sceneggiatura del film. Mentre le donne musulmane combattono in Occidente e nei Paesi d’origine una battaglia per i diritti, le femministe occidentali non stanno protestando con forza accanto a loro. Sul fronte italiano, Susanna Camusso, Lidia Menapace, Assunta Sarlo hanno sostenuto che «il movimento femminista è come un movimento carsico, che compare e scompare» e che viviamo «una stagione di silenzio», in cui le donne non hanno rilievo politico. Per questo, dicono, oltre che per una difficoltà a discutere di islam, non si scende in piazza. «Non esiste un nuovo femminismo globale fatto di donne immigrate, donne dei Paesi del Terzo Mondo e donne occidentali — dice adesso Hirsi Ali —. In ogni Paese ci sono donne come me, come Taslima Nasreen, come Irshad Manji in Canada, Necla Kelek in Germania, ma siamo sparse per il mondo, non abbiamo un’unica organizzazione ». All’analisi segue però l’obiettivo. «È il momento di ripensare l’intero movimento femminista, di dire che dopo aver ottenuto tanto in Occidente, si deve iniziare un movimento per la liberazione delle donne non occidentali». A 5 anni Hirsi Ali fu sottoposta all’infibulazione. A 22, fu costretta a sposarsi. Messa su un aereo per il Canada, approfittò dello scalo in Germania per fuggire. Si rifugiò in Olanda, dove è poi diventata deputata del partito neoliberista VVD. Quando l’Olanda ha rifiutato di proteggerla, si è rifugiata in America. Se Hirsi Ali riesce a parlare, perché è così difficile per le femministe occidentali? Una delle ragioni, dice lei, è la «mancanza di affinità»: «Le donne in Afghanistan protestano per il diritto a lavorare, a non essere stuprate nel matrimonio o costrette a sposarsi, tutte cose che le europee e americane hanno conquistato. Per le femministe occidentali oggi le priorità sono infrangere il 'soffitto di vetro' del potere, conciliare maternità e carriera ». C’è anche una difficoltà, ammessa dallo stesso movimento, a lottare oggi per i diritti delle donne persino in patria. «In questo l’Italia non è diversa dall’Olanda, dai Paesi scandinavi e dalla Francia — dice Hirsi Ali —. La tragedia delle femministe europee è che si sono avvicinate troppo allo Stato. Le organizzazioni prendono sussidi dal governo, loro sono diventate funzionari statali e parlamentari. In passato facevano pressione e protestavano contro lo Stato se non proteggeva le donne. Ma se prendi sussidi, diventi lo Stato». La ragione principale del silenzio, però, è ideologica, sostiene: «Le femministe hanno abbracciato l’ideologia del multiculturalismo ». «In Afghanistan le donne manifestano contro pratiche previste dalla legge islamica, ma le organizzazioni femministe occidentali non sono per niente critiche dell’islam — spiega — . Ascoltano la minoranza di uomini che usano l’islam come strumento per sottomettere le donne. Nei confronti dell’uomo musulmano hanno una sensibilità che non avevano per l’uomo cristiano». Ed è così che la sinistra ha perso il primato nella difesa delle donne. (Fonte: "Corsera")
- Queen Rania in "The Situation Room" : la regina Rania di Giordania parla alla CNN di educazione e parità di genere in Medio Oriente.
- La principessa e l’ancella, salvatrici di cavall... . La principessa Haya di Giordania, cavallerizza agonistica di ottimo livello, ha sponsorizzato la borsa di studio "King Hussein's Memory", per gli studenti più meritevoli e in difficoltà economiche dell'Alma Mater Studiorum di Bologna, dopo che i veterinari dell'istituto hanno curato il suo cavallo.
«L’idea in sé di liberare le donne dalle catene della tradizione e della religione è oggi negli Stati Uniti una questione sostenuta e promossa con passione dal partito repubblicano. È un paradosso perché una volta era la missione principale della sinistra. Idealmente dovrebbe essere una questione bipartisan. Ma di fatto in Europa e in America sono i conservatori a parlare e offrire denaro e tempo per la questione delle donne musulmane». Il movimento femminista globale teorizzato dalla scrittrice dovrebbe presentare petizioni, portare la gente in piazza. «Quando le donne afghane sono andate a manifestare, c’è stata una contromanifestazione di centinaia di uomini. L’Italia ha mandato truppe in Afghanistan: donne e uomini dovrebbero dire 'Vogliamo giustizia per quelle donne'. Se guardiamo all’esempio del Sudafrica, prima dell’abolizione dell’apartheid, c’era un’enorme indignazione in Occidente: ai bambini veniva insegnato a scuola che la segregazione razziale è un male, la gente mandava soldi, vestiti e risorse all’Anc, le organizzazioni per i diritti civili europee e americane facevano pressioni sui governi e proteste senza fine. Niente del genere sta accadendo per le donne musulmane, né per le cinesi, le indiane o le donne del Sud del mondo». Molte attiviste musulmane però non condividono l’idea di Hirsi Ali che islam e diritti umani siano inconciliabili (altro ostacolo alla creazione di un «movimento globale»). Lei ritiene che «il principio dell’oppressione sia contenuto nel Corano e negli insegnamenti di Maometto». E ha abbandonato l’islam, professandosi atea. Ma molte musulmane sostengono che le violenze sulle donne nel nome di Dio sono contrarie al «vero islam». «Non devono rinnegare la loro religione — dice Hirsi Ali —. Ma per emanciparsi, devono capire una cosa: il Dio che dice che devono essere oppresse è lo stesso Dio che pregano per ottenere la salvezza. Le organizzazioni di donne musulmane non lo capiscono. Le occidentali possono aiutarle condividendo la storia della propria emancipazione, che non sarebbe stata possibile senza una cornice morale laica che garantisce pari diritti e se non avessero contestato la Bibbia e le autorità religiose. La prima battaglia che le donne musulmane devono combattere non è contro gli uomini che le opprimono, né contro lo Stato: è contro il loro stesso Dio» .
16 commenti:
Pare anche a me che le donne occidentali dovrebbero fare qualcosa in più per sostenere la lotta delle donne musulmane. Grandmere
La vera eroina del nostro tempo.
Coraggioso ciò che fa Ayaan Hirsi Ali per difendere le donne islamiche dalla violenza cui sono spesso sottoposte.
Alla fine dell'articolo su "Corriere della sera" di domenica 26 aprile, pagina 29, viene espressa una frase di questa donna su cui non sono per niente d'accordo: "La prima battaglia che le donne musulmane devono combattere non è contro gli uomini che le opprimono, né contro lo Stato: è contro il loro stesso Dio."
Non conosco il Corano ma la Bibbia non penso debba essere letta come un incitamento alla violenza contro le donne, da nessun punto di vista.
Peraltro è significativo quanto fa Magdi Cristiano Allam: si è convertito l'anno scorso al Cattolicesimo e, da tanti anni, denuncia la violenza dell'Islam, pur volendo bene ai musulmani moderati.
Benvenuto, Lorenzo. In effetti neanch'io sono d'accordo con l'ultima affermazione di Ayaan Hirsi Ali. E'anche vero che, se il Corano è ritenuto parola di Dio come lo ritengono i praticamente tutti i musulmani, è Dio che dice di menare le donne disobbedienti ecc. ecc. ... . Ma in questo modo mi sembra che Ayaan dia retta agli estremisti che strumentalizzano l'islam contro le donne: ed è lei stessa, in questo articolo, a parlare di strumentalizzazione dell'islam da parte dei fanatici quindi ... .
Magdi Cristiano Allam aveva creduto non solo all'esistenza dei musulmani "moderati", ma anche all'islam "moderato": come religione, contestualizzabile, al Corano creato e quindi interpretabile ecc. Oggi crede solo ai musulmani moderati in quanto persone perchè, come d'altra parte ha sempre detto, i musulmani non sono una trasposizione automatica dell'islam.
Pur essendo cristiana, ammetto che non conosco a sufficienza la Bibbia, ma so che nel Vangelo non è ovviamente giustificata la violenza sulle donne che è giustificata se si segue LETTERALMENTE il Corano. E anche la Bibbia ha avuto una contestualizazione che non ha avuto il Corano.
Aggiungo al mio commento di un'ora fa, cui è seguito un altro di Alessandra che condivido in pieno, che Ayaan Hirsi Ali aveva detto subito prima della frase che di lei ho riportato, presa sempre dallo stesso articolo del "Corriere della sera", che "Non devono rinnegare la loro religione. Ma per emanciparsi, devono capire una cosa: il Dio che dice che devono essere oppresse è lo stesso Dio che pregano per ottenere la salvezza. Le organizzazioni di donne musulmane non lo capiscono. Le occidentali possono aiutarle condividendo la storia della propria emancipazione, che non sarebbe stata possibile senza una cornice morale laica che garantisce pari diritti e se non avessero contestato la Bibbia e le autorità religiose."
Considero, ancora una volta, che l'esempio di Magdi Cristiano Allam è parecchio significativo per capire che la Bibbia cristiana è perfettamente compatibile con la difesa della dignità delle donne, lodevole lotta di questa vera eroina del nostro tempo, come prima di me aveva già sottolineato il commento di Giovanni Fontana.
Alessandra,
Sono Bibi
mi fai un piacere pf? Ho "migrato" il mio blog "kiki-e.sosblog.com" (echanton sotto i tuoi link) nel blog: "islaminitsownwords.blogspot.com"....continuerò a mandare avanti i due in parallello (avranno gli stessi articoli), ma saresti gentile se cambiassi e/o integrassi il nuovo link. Milel grazie in anticipo e un inbocca al lupo per la tua/nostra lotta di umanità
IHS
Lorenzo: ricordo comunque che una delle protagoniste di "Submission", a un certo punto diceva, più o meno "Oh, Allah, ti sono sempre stata fedele, allora perchè permetti che mi succedano certe cose IN TUO NOME?!". La ragazza sentiva vacillare a quel punto la sua fede. Insomma, come farebbe un QUALSIASI essere pensante, in quelle condizioni.
Ok, Bibi: adesso lo faccio.
L'islam, come tutte le religioni Non più essere moderato.
Nessuna religione dirà mai: Vai a messa solo quando te la santi, giudica tu se avere rapporti estramatrimoniali o no, circonciditi solo se ne hai voglia.
Ci possono solo essere i fedeli poco praticanti.
Se sono islamici, vengono chiamati moderati.
E' vero, c'è poco da fare. Ne discutevo l'altro giorno con un amico e lui me l'ha spiegata così: se segui letteralmente l'islam sei un integralista, violento, misogino, razzista ecc., se segui letteralmente il cristianesimo (non sei "moderato"), no. Inoltre sappiamo che Allah, per i musulmani, è un Dio lontano, inarrivabile, a cui gli uomini sono sottomessi e basta, mentre Dio, per i cristiani, è Padre, un Dio che si è fatto Uomo.
A volte, Alessandra, non è facile capire i disegni di Dio, non parlo di Allah ma dal Dio dei cristiani anche se prendo spunto dalla protagonista di "Submission", anche perché Lui vuole così rispettare la nostra libertà: i dubbi sono peraltro parte della condizione umana.
Occorre però considerare che, come diceva Pascal, "l'ultimo passo della ragione è riconoscere che vi è un'infinità di cose che la superano": è logico pensare che noi non possiamo capire tutto, sarebbe persino ridicolo; occorre per forza fidarsi di altri...
Sì, Alessandra, il Dio dei cristiani è più vicino di Allah; perciò ho voluto quel mio primo commento su quella frase dura di Ayaan Hirsi Ali; dovrebbe questa donna, peraltro grande, conoscere la storia di Magdi Cristiano Allam: cattolico che difende le donne.
Stefano, le religioni non sono tutte uguali: chi dice così forse è perché non crede in nessuna...
Essere moderato non è sempre, anche se spesso sì, un pregio. Ad esempio, contro il razzismo mi pare non sia per niente bene essere "moderato" ma "decisamente" antirazzista.
San Basilio diceva che l'amore di Dio, che si concretizza nei comandamenti, non ci viene imposto dall'esterno, ma viene infuso in noi precedentemente.
Analogamente Sant'Agostino affermava che il senso del bene è stato impresso in noi.
Pertanto credo che si può essere praticante del Cristianesimo in modo coerente ma anche moderato, cioè senza fanatismi e, senz'altro, con tanto di libertà che non è opposta alla ubbidienza ai comandamenti: si può ubbidire infatti volendo farlo...
"i dubbi sono peraltro parte della condizione umana".
Infatti, Lorenzo: perciò ho considerato "normale", molto umana, la frase che rivolge a Dio la ragazza di "Submission". Già quando succede qualcosa di brutto, magari ti muore una persona cara chiedi a Dio perchè succede, magari gli dai proprio la colpa e perdi la fede. Ovviamente si dovrebbe avere la lucidità di non farlo, ma ammetto che è più difficile non dare la colpa a Lui, quando gli si attribuiscono violenze su violenze, inclusa quella sulle donne, come fanno gli estremisti islamici applicando letteralmente il Corano e gli hadit senza un minimo di contestualizzazione.
Dimeniticavo: penso proprio che Ayaan Hirsi Ali conosca la storia di Magdi Cristiano. Se non sbaglio sono stati ospiti insieme ad un convegno (sono quasi sicura)
Lorenzo: Capisco e condivido la tua posizione.
Non è che la moderazione sia sempre un pregio.
Ma ribadisco, che il vero religioso, non piò essere moderato. Pertanto, se la sua religione è buona è integralmente proteso al bene.
Se è islamico.
Alessandra, sul male si potrebbe dire tanto. Chi se la prende con Dio e perde la fede, con chi ce l'ha se non crede più?
Tanti mali che, potendo capitare, non avvengono, se fossero invece capitati si sarebbe potuto dire: come mai Dio ha permesso quello e quell'altro? Quei disastri non si sono tuttavia realizzati...
Speriamo che Ayaan Hirsi Ali legga il nuovo libro di Magdi Cristiano Allam, dal titolo "Europa Cristiana libera", ma anche quell'altro "Grazie, Gesù" in cui racconta la sua conversione al Cattolicesimo: forse capirà, questa peraltro bravissima donna, che si può essere cristiano e difendere le donne.
Stefano, il non credente è moderato?: penso ce ne sia di tutto, ovviamente.
Quelli invece che vogliono sbattezzarsi, sembra una piccola moda, credo dimostrino poca logica, sono molto volontaristi e poco razionali: per un cattolico il battesimo non si può mai cancellare; perché voler allora costringere il parroco a toglierlo dal registro?
Sarebbe analogo voler eliminare un matrimonio fatto in Chiesa: ciò che è fatto resta lì.
Semmai un nuovo registro in cui si dica che non vogliono più vivere da cristiani.
Parlare contro le rigidezze della Chiesa è facile; occorre però esaminare la propria coscienza: a volte alcuni non credenti possono avere le loro fissazioni...
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