martedì 18 novembre 2008

UNIONCAMERE: CRESCE NUMERO IMPRESE IN ROSA, 2 SU 3 DI IMMIGRATE

Roma, 28 OTT (Velino) - Senza l'apporto delle aziende in rosa il saldo complessivo del tessuto imprenditoriale del paese nel primo semestre 2008 sarebbe stato negativo. Lo rivela Unioncamere nell'Osservatorio sull'Imprenditoria femminile, spiegando che negli ultimi dodici mesi ben 5.523 unita' si sono aggiunte all'universo delle aziende guidate da donne che, al 30 giugno scorso, ha cosi' raggiunto il numerodi 1.243.824 imprese attive. "Per quanto ridotta, +0,45 per cento l'aumento nell'arco dei dodici mesi considerati - sottolinea Unioncamere - la vivacita' dell'universo imprenditoriale femminile spicca al confronto della sostanziale immobilita' del panorama complessivo del sistema imprenditoriale del paese il cui tasso di crescita, nello stesso periodo, ha fatto segnare esattamente lo zero".
Nel dettaglio, continua il rapporto, considerando le sole aree che hanno fatto registrare saldi positivi (Nord-Ovest, Nord-Est e Centro), il bilancio tra giugno 2007 e giugno 2008 sarebbe stato di 6.665 imprese in piu'. Ma a ridimensionare questo risultato e' intervenuto il dato negativo del Mezzogiorno che ha fatto registrare 1.142 imprese in meno, pari a una riduzione dello stock delle imprese femminili meridionali dello 0,25 per cento su base annua e a un saldo complessivo del periodo di 5.523 imprese in piu' a livello nazionale. Rispetto al totale delle imprese attive comunque, osserva Unioncamere, la variazione percentuale delle imprese femminili risulta migliore in tutte le regioni con le sole eccezioni di Molise, Valle d'Aosta e Basilicata. Il contributo principale al risultato positivo dei dodici mesi considerati e' da attribuire al Centro Italia: 3.620 le imprese rosa in piu', di cui 2.576 solo nel Lazio (pari a ben il 71 per cento del saldo totale dell'area). Consistente anche il contributo del Nord-Ovest (2.217 unita' in piu'), dove pero' solo Piemonte e Lombardia chiudono in attivo, mentre Liguria e Valle d'Aosta perdono, rispettivamente, 14 e 26 imprese. Piu' ridotto (828 imprese) l'apporto del Nord-Est, con il Friuli Venezia Giulia unica regione in arretramento (346 le imprese in meno in un anno). Al Sud resta invece la palma dell'area a maggior concentrazione di imprese femminili (il 26,6 per cento del totale, due punti percentuali e mezzo in piu' della media nazionale ferma al 24,1 per cento) e, conseguentemente, il 'record' delle regioni a piu' alta concentrazione di imprenditrici: Molise (31,7), Basilicata (29,5) e Campania (28,6) principalmente dovuto alla forte presenza di imprese guidate da donne in agricoltura. (Fonte: "Arabiyya")

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Quanto alle forme giuridiche, sebbene la ditta individuale sia ancora la scelta preponderante tra le imprese femminili (al 30 giugno scorso la adottavano il 70 per cento delle imprese in rosa esistenti), oggi al momento di dare vita a un'azienda le imprenditrici italiane fanno sempre piu' spesso scelte organizzative piu' mature. Nel periodo considerato, infatti, il saldo delle imprese individuali e' stato negativo per oltre 8 mila unita', mentre quelle che hanno adottato la forma giuridica della societa' a responsabilita' limitata sono cresciute di oltre 11 mila unita', pari a un tasso di crescita del 10,8 per cento su base annua. Al 30 giugno scorso le 120.077 societa' di capitale rappresentavano così il 9,6 per cento di tutto lo stock di imprese femminili attive. A livello regionale, la concentrazione maggiore di societa' di capitale si registra in Lombardia, dove ha sede il 23,5 per cento del totale delle imprese femminili che adottano questa forma giuridica. Seguono, ma molto distanti, il Lazio (11,7 per cento) e la Campania (10,7 per cento). Sempre in Lombardia si trova la maggior parte delle ditte individuali in rosa (il 10,6 per cento), seguita dalla Campania (10,4 per cento) e dalla Sicilia (9,5 per cento). A preferire la forma cooperativa, piu' delle altre, sono le imprenditrici siciliane (2.039 le aziende isolane attive al 30 giugno scorso con questa forma giuridica, il 14,1 per cento del totale). Dietro la Lombardia e la Campania dove ha sede, rispettivamente, l'11,9 e l'11,6 per cento di tutte le coop femminili attive. Il settore piu' dinamico alla base della crescita dell'imprenditoria femminile, aggiunge Unioncamere, si conferma quello dei servizi alle imprese (6.132 imprese in piu' nei dodici mesi considerati) al cui interno sono inclusi tra gli altri i servizi immobiliari, le attivita' professionali, l'informatica e la ricerca. Seguono il settore delle costruzioni (2.851 imprese in piu') e quello dei trasporti (+2.115 unita'), in cui rientrano le agenzie di viaggio e i servizi di taxi; il tradizionale settore della ricettivita' e ristorazione (+1.480 imprese) e quello altrettanto consueto dei servizi alla persona (+1.392 il saldo), nel quale vengono considerate anche le attivita' legate al benessere e alla cura della persona, allo sport, allo spettacolo, ai servizi di pulizia. È in questo macro-aggregato, peraltro, che si registra il tasso di "femminilizzazione" piu' alto tra tutti i settori della nostra economia: il 49,2 per cento, praticamente un'impresa ogni due. La presenza di imprese femminili e' superiore al 40 per cento anche nella sanita' (42,2 per cento), mentre sopra il 30 per cento si collocano gli alberghi e ristoranti (33,7 per cento) e l'istruzione (32,6 per cento). Ma e' soprattutto il contributo dell'immigrazione la vera sorpresa nell'imprenditoria femminile degli ultimi dodici mesi. Secondo l'Osservatorio di Unioncamere, infatti, delle 5.523 imprese in piu' rilevate tra la fine di giugno 2007 e la fine di giugno 2008 ben il 71 per cento (pari a 3.921 unita') e' costituito da iniziative imprenditoriali di tipo individuale con a capo una donna di nazionalita' extra-comunitaria. La fortissima vitalita' imprenditoriale della popolazione femminile immigrata e' anche testimoniata dal tasso di crescita fatto segnare nel periodo: +9,5 per cento. Escludendo la nazionalita' svizzera, per evidenti legami di vicinanza con l'Italia, le nazionalita' piu' rappresentate tra le donne titolari d'impresa in Italia sono quella cinese (12.152 attivita'), la marocchina (3.725) e la nigeriana (2.947). Tra le prime dieci comunita' per numero di presenze, le piu' dinamiche, nei dodici mesi considerati, sono state le ucraine (cresciute del 26,8 per cento) e le albanesi (+24 per cento). Le regioni in cui si registra la concentrazione maggiore di donne immigrate titolari d'impresa sono la Lombardia (7.041 imprese, pari al 15,6 per cento del totale), la Toscana (4.895 imprese, equivalenti a una quota del 10,8 per cento) e il Lazio (4.437 unita', corrispondenti al 9,6 per cento dell'universo considerato). "Favorire l'accesso delle donne all'imprenditoria e' fondamentale per aumentare concretamente gli spazi delle Pari opportunita' e dare al paese un contributo importante di creativita', capacita' di sacrificio e competenze - ha detto il presidente di Unioncamere, Andrea Mondello - Proprio per questa sua portata, che tocca temi delicatissimi come il lavoro e la famiglia, l'imprenditoria femminile richiede una presenza particolarmente attenta delle istituzioni, perche' il suo sviluppo possa trovare risorse e servizi adeguati". Secondo Mondello, "strumenti specifici come la legge 215/92 hanno prodotto effetti positivi" ma "il rapporto su cui stiamo lavorando vuole essere un contributo fattivo per individuare le tipologia e le modalita' degli interventi di cui oggi c'e' bisogno per sostenere di quelle migliaia di donne che ogni anno scommettono sull'impresa per affermarsi". Soddisfatta anche Isabella Rauti, capo dipartimento delle Pari opportunita', che ha commentato: "Seguiamo sempre con molta attenzione le rilevazioni semestrali realizzate da Unioncamere attraverso il suo Osservatorio sull'Imprenditoria femminile, che rappresenta una fonte privilegiata di dati che rivelano al paese una componente importante del suo tessuto imprenditoriale. Si conferma, dunque, il trend positivo, gia' registrato, dell'imprenditoria femminile che arriva addirittura a invertire un saldo complessivo altrimenti negativo". Ed e' proprio sulla base di questi dati, ha aggiunto Rauti, "che, insieme all'Unioncamere, il dipartimento per le Pari opportunita' e il ministero dello Sviluppo economico stanno lavorando al secondo rapporto sull'imprenditoria femminile che sara' pubblicato nei primi mesi del prossimo anno".

3 commenti:

Anonimo ha detto...

la vera via è l'integrazione :)

Anonimo ha detto...

Benvenuto/a. ... E a quanto pare queste donne ci sono riuscite alla grande!

Anonimo ha detto...

minchia che razzisti che siamo!
(ahr ahr ahr)
bel post!