WASHINGTON — Esha Momeni non ha mai invocato la lotta armata, né ha complottato per rovesciare i mullah iraniani. La sua unica battaglia è stata in difesa dei diritti alle donne. Una rivoluzione rosa che spaventa gli uomini in nero, gli ayatollah. Che per questo l'hanno fatta arrestare oltre due settimane fa, alla vigilia della sua partenza per gli Stati Uniti.
Esha, 28 anni, cittadina americana e iraniana, è stata fermata per un «controllo stradale» a Teheran. Agenti in borghese l'hanno accusata di una «violazione del codice » e l'hanno poi portata alla famigerata sezione 209, il «braccio» nel carcere di Evin gestito dalla Vevak (polizia segreta). Da allora è in isolamento. Un arresto arbitrario che ha suscitato sdegno e spinto Amnesty International a lanciare un appello rivolto alla comunità internazionale forse un po' troppo distratta. Il profilo di Esha è diverso da quello di tanti iraniani che non condividono le scelte della Repubblica islamica. Il papà, Reza, sorpreso dalla rivoluzione del 1979 negli Usa (studiava in California), aveva deciso di tornare in patria l'anno seguente per mettersi al servizio del suo paese in guerra con l'Iraq. È così che Reza Momeni, pur possedendo la cittadinanza americana, ha partecipato a lavori di ricostruzione a Bandar Abbas e Busher. La figlia Esha, carattere sensibile, con grande passione per la musica e la poesia, si è sposata dopo la laurea. Ma, come ha raccontato il padre, il matrimonio è naufragato in quanto il genero era «un maschio sciovinista» con seri problemi psichici. Inevitabile il divorzio. Una «brutta esperienza» che non solo ha sconvolto la vita familiare di Esha ma l'ha spinta ad occuparsi in maniera più convinta dell'emancipazione femminile.
La ragazza si è unita alla campagna «Cambio per l'uguaglianza» insieme a poche coraggiose decise a sovvertire tabù e tradizioni. Il loro obiettivo è quello di raccogliere un milione di firme per sostenere la svolta. (Fonte: "Corsera")
Una lotta, condotta con l'appoggio di organizzazioni occidentali, che le autorità iraniane considerano alla stregua della sovversione. E per questo non è facile agire all'interno dei confini iraniani.Così due anni dopo — siamo nel 2005 — Esha ha deciso di trasferirsi negli Stati Uniti, dove si è unita a un gruppo di professori e volontari scesi in campo anche loro per il «Cambio». Una scelta che ha accresciuto i sospetti di Teheran che ritengono gli attivisti il lungo braccio di operazioni che hanno come reale obiettivo il rovesciamento del regime islamico.
Accuse politiche respinte dai familiari di Esha. Ad animarla, hanno ribattuto, è la difesa delle donne. Ed è per loro che la ragazza, due mesi fa, è rientrata in Iran armata di una videocamera per registrare delle interviste. Gli amici hanno cercato di dissuaderla mettendola in guardia sui pericoli che correva. Ma Esha è partita lo stesso per essere al fianco di altre iraniane poi finite nel mirino della sicurezza. Sussan Tahmasebi doveva lasciare il 28 ottobre l'Iran, ma le è stato confiscato il passaporto e la sua abitazione è stata perquisita. Parastoo Alahyaari, che aveva organizzato alcune manifestazioni pacifiche, è stata convocata molte volte dalla Vevak. Infine, quattro attiviste sono state denunciate perché avevano osato raccogliere firme per il «Cambio»: saranno processate a gennaio.
7 commenti:
Hai grandissimo interesse per il mondo femminile medio-orientale e islamico in genere. Brava. :-))Fiordistella
Ciao Fiordistella. Mi dispiace solo che le ragazze arabe e musulmane visitatrici del blog siano ancora meno degli altri! Tra l'altro non so quante, almeno tra le immigrate, possano accedere ad Internet!
Il mio intento è di dimostrare una cosa molto semplice: come gli arabi e musulmani maschi non sono un blocco monolitico, trattandosi di persone, lo stesso vale per le donne ("mille e una donna"). Vorrei denunciare la loro situazione che troppo spesso sappiamo essere di sottomissione, segregazione, discriminazione, mancanza di libertà, come dimostra anche questo ennesimo post. Non mi sogno di negare i loro drammi, perchè non sarebbe onesto, sarebbe controproducente e metterli in luce è una delle ragioni fondamentali del blog! Ma vorrei mostrare anche, QUANDO E' POSSIBILE, che ci sono donne che reagiscono, per sè e per le altre, come Esha, che per questo sta pagando. O donne arabe e musulmane che hanno la fortuna di NON essere oppresse, che fanno cariera(a volte ci dimentichiamo che ci sono anche tra loro le fortunate)!
Purtroppo, come tu dici, penso che siano ben poche le donne musulmane che possono navigare in internete quindi dovremmo essere noi a divulgare certe notizie. Ciao.
Sei ancora Fiordistella?
Ciao! Grazie della visita e complimenti per il blog!
No, il terzo anonimo non sono io. Il sesto sì. Fiordistella :-)
Allora mi auguro che il penultimo anonimo si faccia vivo e dica chi è. :) Mi scuso, ma evidentemente ci sono problemi a resistrarsi e... non so come risolverli! :(
Grazie, Strade. Spero lo visiterai ancora e interverrai.
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