Noha Rushdi era stata la prima donna a far condannare un uomo per molestie sessuali.
«La Storia ricorderà la giovane Noha come la prima donna egiziana molestata che sia riuscita a far condannare il suo aggressore ». Iniziava così, una settimana fa, l'editoriale del quotidiano del Cairo Almasry Alyoum, una delle numerose voci, in Egitto e all'estero, che hanno celebrato la caparbietà della ragazza e il talento dei suoi legali in occasione della sentenza senza precedenti. Trascorrono solo pochi giorni però, e proprio l'avvocatessa, la donna che più si è spesa per la vittima, passa dall'altra parte: in appello difenderà l'aggressore perché ha scoperto, dice, che Noha ha il passaporto israeliano.A rivelarlo, l'emittente Al Arabiya, alla quale l'avvocatessa Naglaa al-Imam ha spiegato di aver indagato sulla sua ex cliente, accorgendosi che Noha Rushdi Saleh, 27 anni, regista, «è nata a Jaffa e che suo padre vive ancora lì». Secondo la nuova tesi della legale, quindi, la ragazza, si sarebbe inventata tutto per screditare l'Egitto e trarne un guadagno personale. All'avvocatessa, aggiunge la tv araba, hanno dato fastidio anche alcune frasi pronunciate dalla giovane in un'intervista: «Israele è un Paese rispettabile » avrebbe detto rispondendo alla domanda se le aggressioni sessuali avvengono pure a Gerusalemme.«La reazione della legale non mi sorprende» commenta Massimo Campanini, professore di Storia contemporanea dei Paesi arabi all'Orientale di Napoli. «Quella tra Egitto e Israele è sempre stata una "pace fredda" — spiega —: premettendo che non si tratta di antisemitismo ma di una questione politica, quanto accade a livello di governi va distinto dal sentire dell'uomo della strada egiziano, che nutre comunque per Israele un certo sospetto». Dal punto di vista diplomatico, l'Egitto si è accreditato a giocare un ruolo chiave per la pace in Medio Oriente. Risale agli stessi giorni della sentenza sul caso Noha, la visita di Shimon Peres a Sharm-el Sheikh — la prima in Egitto di un capo di stato israeliano da 12 anni — e i suoi colloqui con il presidente egiziano Hosni Mubarak sulla questione palestinese. Eppure, anche in casa israeliana, sono bastati solo pochi giorni perché, mercoledì scorso, il leader dell'estrema destra alla Knesset, Avigdor Lieberman, mandasse «al diavolo » Mubarak a proposito del suo antico rifiuto di visitare Israele, costringendo Ehud Olmert alle scuse ufficiali. Fuori dalla politica, intanto, l'ultimo capitolo della storia di Noha riaccende la rabbia dei gruppi femministi, gli stessi che da mesi denunciano il «cancro sociale» delle aggressioni sessuali (ne è stata vittima l'83% delle donne locali, secondo un rapporto diffuso ad agosto). Al giornale Middle East Times, Noha garantisce di avere un passaporto egiziano ma alle femministe qualunque rassicurazione appare di troppo. Per loro lei è la donna che ha fatto condannare a tre anni il camionista che la aggredì a giugno per le vie del Cairo, in un Paese dove la prima proposta di legge per rendere le molestie sessuali un reato risale a tre mesi fa. «Il caos creato dall'avvocatessa potrebbe solo spingere a non pronunciare più sentenze contro le aggressioni — protesta Engy Ghozlan dell'Egyptian Center for Women's Rights —. Ciò che conta non è il passaporto. Anche se Noha fosse israeliana, resta il fatto che è stata molestata ». (Fonte: "Informazione corretta", dal "Corsera")
7 commenti:
Mi viene in mente la volta che la figlia di Gheddafi si è rifiutata di entrare nella stanza in cui si trovava Rula Jebreal in quanto detentrice di passaporto israeliano. Solo che lì la cosa era solo grottesca, qui invece - difendere uno stupratore contro la stuprata - è criminale.
Tanto più grottesca perchè la Jebreal non è esattamente per l quale, con Israele.
Sono solo contenta che questa avvocatessa, indegna di questa qualifica non mi capiti fra le mani... ! Sono felice che la cosa abbia suscitato lo sdegno di molte femministe egiziane! SI VERGOGNI !
Non sono affatto sorpreso. Parlando con molti immigrati maghrebini, nell'ufficio che ricopro, ho dovuto prendere atto di un profondo antisemitismo che è strutturale e solidale con il Corano. Debbo dire, inoltre, che la loro "arabicità" è grottescamente razzista. La intendono come una superiorità sia religiosa (i migliori fra i musulmani, perchè Dio parla arabo) che etnica tout-court...
Sì, il fatto dell' "arabicità" è stato sottolineato anche da Dounia Ettaib 2 o 3 post fa.
Veramente indegna....
Ciao
Barbara
(www.ioesisto.ilcannocchiale.it)
Ciao Barbara e benvenuta.
Povera ragazza, "cornuta e mazziata" direbbero a Napoli, cioè oltre il danno anche la beffa. Speriamo che anche il giudice non ci ripensi e non revochi la condanna.
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