venerdì 28 novembre 2008

ACCOLADE, LA PRIMA ROCK BAND "IN ROSA" DEL REGNO SAUDITA

Per sfuggire alle rigide norme islamiche le ragazze provano in luoghi nascosti e distribuiscono la musica sul web. Per la leader del gruppo “suonare è una sfida”, ma il sogno nel cassetto è tenere un vero concerto aperto al pubblico a Dubai. “Per mostrare a tutti quello che siamo capaci di fare”.


Jeddah (AsiaNews/Agenzie) – Non si possono esibire in pubblico, le loro foto non compariranno sulle copertine degli album, persino le loro prove sono fatte in gran segreto, per paura di offendere la morale e il pudore nel regno ultraconservatore. Nonostante tutto le componenti della prima rock-band tutta al femminile dell’Arabia Saudita – le AccoLade – non si fermano di fronte alla censura e ai taboo.
La band in rosa del rock saudita ha da poco completato il primo singolo, “Pinocchio”, che è già diventata una hit nel Paese con centinaia di ragazzi attaccati a internet per scaricare il file dal loro profilo ufficiale su MySpace (nella foto). Ora il progetto è quello di incidere un album, registrato in luoghi ben nascosti per sfuggire alle maglie della censura.
Le AccoLade sono quattro e tutte donne: la band è stata fondata da Dina – chitarrista – assieme alla sorella Dareen, che suona il basso; Lamia è la voce del gruppo, mentre Amjad si occupa delle tastiere. Il nome del gruppo si ispira invece ad un quadro del pittore pre-raffaelita Edmund Blair Leighton che Dina – studentessa di arte alla King Abdulaziz University – dice essere il suo preferito. (26/11)
Una sfida aperta che non intende sfociare nella provocazione aperta, per non incappare nelle ire della polizia saudita; da qui le prove in luoghi nascosti e i timori di repressione da parte dei fondamentalisti. A questi si aggiunge l’auto-censura sui testi e sui titoli delle canzoni: Dina rivela di aver voluto scrivere una canzone ispirata dal dipinto “L’ultima cena” di Leonardo da Vinci. Una scelta che è stata poi lasciata cadere perché giudicata “troppo controversa”, visto che non sono ammessi simboli religiosi cristiani e i casi di conversione dall’islam sono punibili con la morte in base alla legge sull’apostasia.
La band ribadisce di voler continuare con il progetto musicale, mettendo da parte i classici stereotipi associati al rock: il fumo, l’alcol e le droghe. Il loro sogno nel cassetto resta quello di tenere un vero concerto a Dubai: salire sul palco e trasmettere le emozioni al pubblico. “Vogliamo mostrare a tutti – conclude Dina – cosa siamo capaci di fare”.

28 commenti:

Anonimo ha detto...

E' proprio una bella notizia!
Ciao

Paolo Borrello

Anonimo ha detto...

Davvero! :) Sperando ovviamente che la polizia religiosa non rompa loro le scatole... .

Anonimo ha detto...

Per me "Accolade" è un'antica marca di videogiochi anni '80... impossibile dimenticarla...

Anonimo ha detto...

Benvenuto Mastro Joe. Quindi sarà impossibile dimenticare anche queste ragazze! :)

Anonimo ha detto...

Mi ribolle il sangue ogni volta che sento, leggo, vedo, violenza sulle donne e/o sui deboli, comunque.
il 24 c.m. ho scritto qualcosa in merito.
luigi

Anonimo ha detto...

Ciao Alessandra, grazie della visita e del tuo commento in Marginalia. Ti ho risposto li. Sono molto curiosa del tuo blog, ma vorrei chiederti come mai la scelta di parlare solo delle donne arabe e/o mesulmane in Italia e nel mondo?
v.

Anonimo ha detto...

Queste 4 quattro ragazze almeno stanno reagendo all'oscurantismo. Anche loro dimostrano che l'equazione donne-deboli è falsa.

Anonimo ha detto...

Ciao v. benvenuta! Ho scelto di parlare quasi esclusivamente delle donne arabe e/o musulmane perchè sono quelle di cui si parla di più, ma volevo (per quanto è possibile!!!) dimostrare che ci sono anche donne fortunate che non sono oppresse o che comunque reagiscono all'oppressione come, a modo loro, le "Accolade". Volevo far emergere una cosa che dovrebbe essere scontata, ma che forse non lo è: come arabi e/o musulmani non sono un monolite, non lo sono neppure le donne e che le buone notizie possono riguardare anche loro.
Ogni tanto ho parlato di altre donne vittime: ho parlato della terrificante fine di Lorena Cultraro, di persone (incluse donne), bruciate per stregoneria in Kenya (Paese a maggioranza cristiana), di un'adolescente sikh che in Gran Bretagna ha vinto la causa per portare il braccialetto simbolo del suo credo, ultimamente ho fatto un paio di post sulle immigrate in generale... .

Anonimo ha detto...

Sono contenta di quanto dici, perchè sono d'accordo sul fatto che bisogna contrastare una certa idea delle donne arabe e/o musulmane come tutte "vittime" (e specularmente gli uomini arabi e/o musulmani come tutti "sessisti" o "violenti" ... cosa poi che ci fa dimenticare appunto quanto sono sessisti e violenti i "nostri"). Te lo chiedevo, perchè ero rimasta un po' perplessa dai link che segnali (ad esempio Suad Sbai viste le sue collaborazioni "a destra" e i legami con Daliela Santanchè, come anche dalla lista dei libri sulla questione velo, mi era sembrato emergesse escluisvamente l'idea del velo come segno di "sottomissioni" (quando invece per molte donne arabe non è assolutamente percepito in questo modo). comunque continuero a visitarti sicuramente
buona giornata
v.
PS: e ho anche risposto ora al tuo nuovo commento in Marginalia ;-)

Anonimo ha detto...
Questo commento è stato eliminato da un amministratore del blog.
Anonimo ha detto...

Scusa Alessandra,se non lo portano per sottomissione degli uomini ma lo portano per sottomissione ad Allah non pensi che sia "quasi" la stessa cosa? E poi sai benissimo che una donna musulmana non lo mette da un giorno all'altro il velo,ma gli é stato più o meno imposto fin da piccola con il lavaggio del cervello.Io direi che si possa parlare di libera scelta di una donna che lo mette una volta raggiunta l'età di intendere e di volere,che poi si sà l'ipocresia che é nascosta dietro un velo.

Ogni tanto ti contaddici,prima dicendo che sei contro l'oppressione delle donne musulmane e poi ti irrigidisci quando senti parlare di divieti.A noi non ci é stato vietato di entrare a scuola con cappelli o berretti in testa? anche nelle scuole private é vietato.E non mi dire che berretto e velo non sono la stessa cosa eh??

Ciao

Anonimo ha detto...

Una può mettere il velo come segno di modestia e devozione ad Allah, ma questo vuol dire necessariamente considerarlo un OBBLIGO religioso? Il più delle volte sì:il problema è questo, che una decida di portare il velo perchè è convinta che sia un obbligo religioso e che creda che chi non lo porta non sia "una vera musulmana". Questa è la cosa grave: non il velo in sè, che è un pezzo di stoffa.
Certo che cappelli e berretti in testa non sono la stessa cosa del velo: vietarli è una cosa ancora più assurda di quella del velo, perchè non c'è nessuno che obblighi a metterli in testa, mentre il velo nella maggior parte dei casi è chiaramente un obbligo.

Anonimo ha detto...

Allora siamo daccordo,il velo é un obbligo e non libera scelta.

Anonimo ha detto...

Nella maggior parte dei casi sì, ma secondo me non dovrebbero essere punite loro con dei divieti visto che in genere già obbligate a portarlo... . Tutto qui.

Anonimo ha detto...

Com'è che a nessuna di noi - di noi che non abbiamo subito il lavaggio del cervello fin dalla nascita - per quanto modesta possa essere, passa per l'anticamera del cervello di manifestare questa modestia col mettersi il velo? Quando a qualcuno fin dalla nascita è stato detto che l'unico modo per essere una persona decente è andare a messa, o essere comunista terzomondista buonista all'ultimo stadio, o portare il velo, possiamo davvero immaginarci che andare a messa, o essere comunista terzomondista buonista all'ultimo stadio, o portare il velo sia una libera scelta?

Anonimo ha detto...

Ma infatti il velo NON DOVREBBE essere considerato un simbolo di modestia e devozione. Tanto più che in moltissimi casi questo significa considerare le altre delle scostumate, delle false musulmane ecc.

Anonimo ha detto...

Quindi Alessandra se ho capito bene non bisogna vietare perché loro sono già obbligate a portarlo?
La legge sul divieto non é stata fatta per aiutare le donne dalle grinfe dei loro "padroni".

Io invece ne faccio proprio un problema di "velo in sé",se per te si tratta solo di un pezzo di stoffa per me no,si tratta di preservare il nostro paese da una possibile banalizzazione e invasione di donne velate nelle nostre strade e luoghi,perché a queste gli dai il dito e ti prendono la mano.Ma scusa non ti dà fastidio di vedere donne velate da per tutto?pensi che ci sarebbe una convivenza civile col tempo da parte loro?

Io proprio no,non penso.Se a qualcuna i nostri divieti non piacciono se ne escano da sole dalla sottomissione,sennó ci restano,ma qui non le vogliamo.

Ciao

Anonimo ha detto...

Se considerano le altre musulmane delle false e scostumate immagina quello che hanno da dire con le occidentali.Guarda solo per questo non ci potrebbe essere convivenza ma molta incompatibilità!!!!!

Anonimo ha detto...

Vituccio, ma certo che mi dà fastidio vedere donne integralmente velate in giro: è logico! E ovviamente non accetto che ci ritengano delle sgualdrine.

Anonimo ha detto...

Vent'anni fa NESSUNA donna somala aveva il viso coperto, e molte non coprivano neanche la testa. Ciò significa che questo NON fa parte della cultura somala. Oggi più o meno tutte sono inchadorate e molte hanno anche il viso integralmente coperto. Questo significa che TUTTE sono obbligate a farlo. Non bisogna vietare il velo visto che sono obbligate? Allora non bisogna vietare neanche il matrimonio delle bambine, visto che poverine sono già obbligate a farlo (un po' di coerenza, plese!)

Anonimo ha detto...

Credo che l'imposizione del velo e fare sposare le bambine siano due cose diverse. Però certamente dall'imposizione del velo deriva tutto il resto: le botte se una non lo porta, la segregazione in casa, l'essere considerata una sgualdrina o una "falsa musulmana", le mutilazioni genitali femminili, la lapidazione. E anche il matrimonio delle bambine. Diciamo che il velo è il primo stadio dell'oppressione femminile.

Anonimo ha detto...

Avendo vissuto, abbastanza da vicino, tutti il dibattito che si è sviluppato in Francia a proposito della legge sul divieto dei simboli religiosi nelle scuole, leggere questi commenti mi fa riflettere su quanto ancora pesino da una parte profondi pregiudizi e dall'altra l'incapacità di rendersi conto di come certi discorsi (fatti da alcune magari anche in buonafede) siano strumentali al cosiddetto scontro di civiltà. In Francia per molte (anche ragazzine dei licei) il velo non era (non è) ne simbolo di sottomissione al Corano ne segno di modestia ne frutto dell'obbligo imposto dai genitori, ma scelta motivata da desiderio di rivendicazione identitaria come risposta al razzismo profondo della società. Bisogna tener conto anche di questo aspetto non secondario e questo non per buonismo (come pensa Barbara ... ma abbiamo avuto credo altre occasioni nel suo blog di parlarne) o terzomondismo (?), ma perché prima di emettere giudizi bisognerebbe sforzarsi di comprendere la complessità delle questioni. Andrebbero forse pubblicate le prese di posizione di donne che su questa questione fanno un discorso "altro" e in base a questo confrontarsi. Sempre che ci interessi realmente confrontarci ...

Anonimo ha detto...

Sta di fatto che sono state poche le ragazze espulse dalle scuole francesi sono state poche.

Anonimo ha detto...

Non sono per niente daccordo con V.

Anch'io ho seguito il dibattito avendo vissuto in Francia in quel periodo,ed ero per il divieto;scusa ma di quale rivendicazione parli,quale razzismo se la Francia é il paese più accogliente e tollerante d'Europa,con un sistema sociale (a livello di sussidi) che solo un marziano non si integrerebbe.É evidente che esista il razzismo anche in Francia come in tutti i paesi,ma da lí a venirmi a dire che le ragazze velate sono persecutate da quest'ultimi ce ne passa.In Francia ci sono più di 5 milioni di musulmani e più di 10 milioni di se aggiungiamo tutti gli altri stranieri,e tu mi parli di razzismo profondo della società francese.Comunque visto i numeri io non sono tanto sorpreso da questo razzismo.Se le ragazze agiscono cosí non fanno altro che aumentare l'odio,il razzismo non si combatte con la provocazione ma con l'indifferenza.Poi io non ci credo assolutamente che agiscono per il motivo da te citato.Negli ultimi mesi in Francia sono aumentati i delitti d'onore nelle famiglie musulmane,con ragazze battute,stuprate,segregate o uccise dai loro familiari,e non perché lo stato a votato una legge,ma solo perché le ragazze vorrebbero vivere all'occidentale,quindi disobbedienti.

Per me quelle che si presentano a scuola col velo (almeno per il 99%) hanno subito un lavaggio del cervello.

Anonimo ha detto...

Ti sbagli alessandra.Il primo giorno di scuola quelle che si sono presentate col velo non sono entrate,(c'erano i giornalisti e si vedeva chiaro)e molte di loro hanno abbandonato gli studi.Ancora oggi di velate in classe non ne trovi,la legge funziona bene.Questo vale anche per i crocifissi,per il quale come ti avevo già detto sono indignato.

Anonimo ha detto...

I giornali hanno parlato del problema identario, in effetti. Ma si tratta sempre ragazzine, magari nate in Francia, quindi è difficile che facciano LIBERAMENTE un discorso come quello identitario, dato che non hanno una personalità formata.

Anonimo ha detto...

Non è vero che la maggioranza delle ragazze ha tolto il velo?
Se non è vero... allora torniamo al punto di partenza: quanto è utile la legge se la maggioranza delle ragazze musulmane rinunciano a studiare e preferiscono studiare "per corrispondenza" pur di continuare a portare l'hijab?

Anonimo ha detto...

é utile per non farle entrare in classe velate.Punto.

Poi se vogliono studiare a casa o per corrispondenza per non togliere il velo sono affari loro.La legge é uguale per tutti.