giovedì 10 settembre 2009

"SE LA LEGGE CEDE ALLE TRADIZIONI RELIGIOSE" di Magdi Cristiano Allam

Svariate decisioni della magistratura italiana legittimano taluni comportamenti legati alla sharia islamica. Creando precedenti pericolosi.

Le vie di Allah sono infinite. La legge islamica si sta infiltrando nel nostro codice dalla porta principale, avallata dal più alto livello di giudizio della magistratura italiana. Succede con la recente sentenza numero 32.824 del 2009 della Corte di Cassazione che, nel confermare la condanna a 10 mesi di reclusione di un marito musulmano residente a Forlì che considerava un proprio diritto maltrattare la moglie perché “lo prescrive il Corano”, ha ritenuto di dover assolvere l’islam come religione e legittimare il Corano come libro sacro sostenendo che “la fede islamica, ove pure non sancisca la parità dei sessi nel rapporto coniugale, tuttavia non autorizza i maltrattamenti da parte del marito e, anzi, pone a fondamento della sua autorevolezza proprio il dovere di astenersene”. Successivamente la sentenza indica che in ogni caso le “convinzioni religiose'” dei mariti sono '”ininfluenti” quando si tratta di giudicare i loro comportamenti. Si tratta di un arretramento rispetto al responso della stessa Corte di Cassazione su un caso simile, concernente il marocchino Abdellilah F., residente a Torino, condannato con la sentenza n. 46300 del 16 dicembre 2008 ad una pena più pesante, 30 mesi di reclusione, per maltrattamenti, sequestro di persona e violenza sessuale nei confronti della moglie. Anche qui l’imputato si era giustificato sostenendo di essere “portatore di tradizioni sociologiche e abitudini antropologiche che confliggono con le norme penali italiane”. Ma in questo caso la Suprema Corte è stata netta: “Nessuna diversità culturale e religiosa” può giustificare comportamenti contrari alla legge italiana che “chi risiede in Italia ha l’obbligo di conoscere”.Non è la prima volta che la magistratura italiana legittima la sharia, la legge islamica. Era già successo con la sentenza numero 11919 della Corte di Cassazione del 4 aprile 2006, che ha deliberato che «la religione musulmana impone alle credenti» di portare il velo. Così come nel dicembre 2003 il giudice unico del tribunale di Bologna, Alessandra Arceri, aveva sostanzialmente legittimato la poligamia consentendo l’ingresso in Italia di un marocchino le cui due mogli erano già presenti sul nostro territorio nazionale, ritenendo che la legge vieti i matrimoni poligamici contratti in Italia ma non in uno stato straniero dove siano consentiti. L’ossequio al formalismo giuridico rispetto ai fatti concreti che l’applicazione della legge comporta è la strada maestra del relativismo che in Gran Bretagna è degenerato nel riconoscimento dei contributi statali alle famiglie poligame islamiche, nel contesto di un multiculturalismo che sin dal 1982 permette l’attività di tribunali islamici che hanno emesso decine di migliaia di sentenze dettate dal Corano e vede all’opera migliaia di moschee radicali che hanno sfornato un esercito di terroristi suicidi che si sono fatti esplodere persino nel centro di Londra il 7 luglio 2005.Vogliamo fare la stessa fine? Dopo l’infelice sortita dell’allora capo dello Stato Ciampi “la Costituzione è stata e rimane la mia Bibbia laica”, non vorrei che di questo passo ci ritroveremo con un successore islamico che ci dica “la Costituzione è stata e rimane il mio Corano laico”! (Fonte: "Panorama", da Partito "Protagonisti per l'Europa Cristiana", 21/8)

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2 commenti:

Stefano. ha detto...

Hammuraby sarà contento che il suo codice scopiazzato dal profeta, tramite magistrame comunista stia penetrando nell'occidente.

Anonimo ha detto...

A ben pensarci è vero: Gli islamici ci stanno riproponendo una legge babilonese di tremila anni fa.