venerdì 25 settembre 2009

L' ISLAM E SANAA, PARLANO 4 PADRI: "MAI CON UN ITALIANO". "NO, LIBERE"

L' INCHIESTA. LA TRAGEDIA DI PORDENONE VISTA DAGLI UOMINI MUSULMANI. UNA CERTEZZA: IL CORANO E I DUBBI SULL' EDUCAZIONE DELLE FIGLIE.

Ahmed Taqwi Marocco. Se mia figlia esce con un ragazzo italiano e si innamora di lui è colpa mia, perché so che alla fine lei starà male Mamadou Diop Senegal Quella tragedia è solo cronaca. Ho paura per le mie figlie, molte cose dell' Italia non mi piacciono. Al tavolo i genitori della prima generazione: l' integrazione ci fa paura. Magdy El Meligi Egitto. C' è la legge del Corano, la convivenza è peccato. Sarebbe un disonore per la famiglia d' origine. Bandaogo Seni Burkina Faso. Io ho fatto la mia vita, mia figlia farà la sua Lei è nata in Italia, giusto che segua le regole di questo Paese.

REGGIO EMILIA - Quattro padri, intorno ad un tavolo. Ahmed, Magdy, Bandaogo, Mamadou. In Italia hanno trovato lavoro, una famiglia. Oggi sono in una sala del centro interculturale Mondinsieme, una bella realtà che raccoglie più di 60 associazioni di immigrati. A parlare di figli, dei loro figli. Nati e cresciuti qui, nell' abbondanza di Reggio Emilia, la più piccola tra le prime dieci città del nostro Paese per densità di cittadini stranieri. Vederli crescere in un mondo «straniero» che li attira ma può anche respingere, sentirli sempre più diversi da se stessi fin quasi a non riconoscerli più: nelle loro parole c' è questo e altro ancora. Sulla tragedia di Sanaa, la vera ragione di questo piccolo Forum, dopo la scontata e condivisa condanna dell' omicidio emerge l' esistenza di un problema vero, declinato in modi diversi. Abbiamo scelto di farli parlare, senza chiose. Per guardare alla tragedia di Pordenone e alle questioni che essa pone da un altro, fondamentale punto di vista. Ecco cosa ci hanno detto. «Peccato mortale» Ahmed Tahqwi, 56 anni. Nato a Casablanca, Marocco. È arrivato in Italia nel 1987. Fino a poco tempo fa ha gestito una rosticceria. Adesso è disoccupato. La moglie, Mina, lavora in una cooperativa di pulizie. Due figli, Wallid e Hajar, maschio e femmina, di 15 e 9 anni. «Se mia figlia esce, conosce un ragazzo italiano e si innamora, la colpa è mia. Anche perché so bene che alla fine, sarà lei a stare male. Tra noi e voi la tradizione, i comportamenti, sono diversi. Per gli italiani è difficile rispettare la nostra cultura. Lo dimostra anche la storia di Sanaa. Il fidanzato avrebbe dovuto chiedere il permesso al padre, alla famiglia. Non lo ha fatto. Ha portato quella ragazza a convivere senza essere sposata, che è peccato mortale». «Io non accetterei mai un legame del genere. Potrei farlo solo se il fidanzato di mia figlia diventasse musulmano, facendo sue le nostre tradizioni. Siamo diversi, inutile fingere che non sia così. A voi non piace il nostro modo di mangiare, con le mani. E io non vorrei mai una moglie che non indossa la jallaba e non sia in grado di cucinarmi il tajin. Ci sono cose che non mi piacciono della vostra società, anche se ci devo vivere. Vedo i vostri ragazzi con la sigaretta in mano, che bevono birra per strada. Io voglio che mi figlia sia vestita bene, alla nostra maniera. Con il velo, certo. Lo dice il Corano. Non voglio che vada in giro mezza nuda come le sue coetanee italiane, che è una cosa schifosa. Chi lo dice che dobbiamo per forza adattarci al vostro stile di vita? I francesi, quando sono arrivati in Marocco, hanno costruito chiese, giravano bevendo vino. I miei figli devono diventare degli ottimi musulmani, capaci di seguire solo il Corano, senza cedere alle tentazioni che gli stanno intorno. E io farò di tutto per aiutarli». «Il Corano si rispetta» Magdy El Meligy, 53 anni, nato ad Alessandria d' Egitto, artigiano. In Italia dal 1979. Si è sposato con Enrica, italiana, casalinga, rimasta cristiana. Hanno 5 figlie. La più grande, Giovanna, ha 21 anni e studia ingegneria civile. La più piccola, Ranja, ne ha due. «Il problema va affrontato prima del matrimonio, come ho fatto io. C' è la legge del Corano da rispettare: i miei figli devono diventare musulmani. In Europa c' è libertà di scelta anche in campo religioso. Per noi non è così, bisogna metterlo in chiaro. Abbiamo delle regole che non possiamo modificare, altrimenti diventiamo peccatori». «Quella ragazza, Sanaa, ha infranto la legge del Corano. La convivenza è peccato. Normale che un padre non accetti una cosa del genere. la legge del Corano. Questione di rispetto: Sanaa ha avuto un comportamento sbagliato verso il Corano e i genitori. Lei non avrebbe mai potuto cambiare religione: sarebbe stato uno disonore per la sua famiglia, come quel Magdi Allam. (Fonte: Corriere della Sera, 22/9)

E ancora: Islam in Italia: «Ha sbagliato Sanaa» , http://tv.repubblica.it/copertina/sanaa-padri-divisi-nella-comunit%C3%A0-marocchina/37022? e http://tv.repubblica.it/copertina/sanaa-padri-divisi-nella-comunit%C3%A0-marocchina/37023? . Puntata di "Porta a Porta": http://www.facebook.com/l.php?u=http%3A%2F%2Fwww.rai.tv%2Fdl%2FRaiTV%2Fprogrammi%2Fmedia%2FContentItem-29fcfbc1-0654-4ffb-a942-d1935e2be56d.html&h=9881c90e6701bd7f4d6721cd6dd94db4 . Sanaa, l´amica accusa "A casa era un inferno per questo scappò ... .

Poi: Convertiti, Islam in Europa . Convertiti link, Inghilterra: Due cristiani proprietari di un hotel trascinati in tribunale per avere difeso le loro opinioni di fronte ad una cliente musulmana. link, Iran: La polizia esige che i manichini in vetrina portino il hijab link , "Il burqa che indossa mi fa paura via quella donna dal supermarket" link, http://archiviostorico.corriere.it/2009/settembre/23/Iran_bandisce_jeans_con_nome_co_9_090923029.shtml
Arabia Saudita: "Signora, lei non è una donna", ospedale rifiuta parto cesareo permalink, Donne in India: jeans vietati, provocazioni, libri e riviste ... . Infine: #2232 - Liberal Egyptian Author and Al-Azhar Scholar Debate Sex Education in Arab Schools (lo "studioso di Al-Azhar aveva accusato di apostasia Wafa Sultan in tv, ndr).
Non importa se la legge del vostro Paese lo consente. Per noi è peccato. Le mie figlie non mettono il velo, non ancora. Ma sanno che mi piacerebbe. A parte la più piccola, fanno già il Ramadan, dall' età di dieci anni. Non si può avere tutto in una volta. Nell' educare ci vuole pazienza». «Sì alle vostre regole» Bandaogo Seni, 48 anni, in Italia dal 1991. Del Burkina Faso. Metalmeccanico a Scandiano. Sposato, una figlia di 14 anni, Farihda. «Il nostro Islam è diverso da quello di altri Paesi, forse perché da sempre conviviamo con cattolici e animisti. Le preghiere sono uguali, i comportamenti no. Io non voglio impedire che mia figlia cresca all' occidentale, altrimenti non sarei venuto fin qui. Ho scelto la mia vita, lei farà lo stesso con la sua. Vado spesso in moschea, lei quasi mai. Non per questo mi reputo un cattivo musulmano. Non voglio costringerla. È nata qui, deve accettare le regole di questo Paese, sfruttare le occasioni che trova sulla sua strada». «Solo cronaca» Mamadou Diop, 55 anni, è in Italia dal 1989. Senegalese, lavora in una fabbrica di barattoli a Campegine. Sposato, sette figli. «Leopold Sedar Senghor, il primo presidente del Senegal, sulla divisa portava uno stemma con la scritta "radicamento e apertura": noi siamo cresciuti così. Per i nostri ragazzi è più difficile, soprattutto la prima parte». «La tragedia di Sanaa è un semplice fatto di cronaca. Non significa niente. Razzismo e religione non c' entrano, anche se lei teneva comportamenti inimmaginabili per la cultura islamica. Comunque, niente di diverso da quello che accade in tante famiglie italiane, tutto questo scalpore è solo una forma di razzismo. Come padre, ho paura per le mie figlie. Le vedo crescere in un Paese al quale sperano di appartenere, senza sapere che sarà molto difficile essere accettate completamente. Ci sono molte cose che non mi piacciono dell' Italia. Quando vado davanti alla scuola, vedo bambini che "sgridano" i genitori, urlano contro di loro. Da noi era impensabile, mai fatto con mio padre e mio nonno. Ma adesso lo fanno anche i miei figli, con me, a tavola. L' islamizzazione dei nostri figli diventa impossibile non appena escono di casa. Ma in famiglia, abbiamo il dovere di imporre le nostre regole. Dobbiamo provarci, sempre».

10 commenti:

Gianni ha detto...

60 associazioni di immigrati???
E a che cosa servono 60 associazioni di immigrati?
Il fidanzato avrebbe dovuto chiedere il permesso al padre, alla famiglia?
Il permesso di cosa?
QUESTI SONO MALATI
L'INTEGRAZIONE E' IMPOSSIBILE
"bisogna metterlo in chiaro. Abbiamo delle regole che non possiamo modificare, altrimenti diventiamo peccatori"
Sarebbe ora che qualcuno avvertisse questi invasati.
L'ISLAM E' UNA MALATTIA MENTALE, MA NON DEVE ESSERE PER FORZA EREDITARIA

Paolo Borrello ha detto...

O.T.: ho scritto un post dal titolo "Servono a qualcosa i blog?".Ti invito a leggerlo ed eventualmente a commentarlo.
Ciao a presto.

Alessandra ha detto...

Ciao Paolo, come va? Grazie, verrò.

Alessandra ha detto...

Benvenuto, Gianni. Se l'islam, come spesso succede, diventa ideologia, è per forza malattia mentale.

Vituccio ha detto...

Anche senza ideologia l'islam é una malattia mentale.

Non dimenticare Alessandra che quei 4 padri applicano il corano cosí com'é insegnato in tutto il mondo musulmano e non un'ideologia.

Alessandra ha detto...

Ma trovo ideologico applicare il Corano alla lettera, così come lo insegnano in tutto il mondo musulmano, anche se le basi dell'ideologia, ovviamente, sono lì e non sono un'invenzione. C'è un verso del Corano o un ahadit che dica esplicitamente che si debba ammazzare una ragazza, una donna musulmana che sposa un non-musulmano, anche se glielo vieta la sharìa?

Unknown ha detto...

Le ideologie sono tutte pericolose, l'islam ideologico non ha nessuna carica negativa in aggiunta.
Il terrorismo di matrice comunista è stato sconfitto non mettendo al bando il PCI o facendo sentire delle merde assassine i suoi associati.
E' chiaro che i vertici del PCI dell'epoca hanno avuto delle posizioni più nette e meno equivocabili rispetto ai vertici delle organizzazioni islamiche, ma ci sono dei distinguo.
Innanzitutto la quasi totalità dei comunisti si riconosceva in una struttura verticistica, ed in secondo luogo tale organizzazione aveva la forma di partito democratico, istituzione della repubblica italiana.
Forse quello che manca alla massa islamica presente in italia è appunto una struttura unitaria coordinata a livello nazionale riconosciuta ed approvata dallo Stato in quanto compatibile con la nostra organizzazione sociale.
Si emarginerebbero così i gruppi che non si riconoscono nei nostri principi e che pretendono di rendere conflittuale il rapporto tra la propria religione e le nostre istituzioni. Questi andrebbero trattati come qualunque altro gruppo eversivo.

Alessandra ha detto...

Però oggi come oggi, l'ideologia dell'integralismo islamico è quella che preoccupa di più, affiancata da quella di una certa sinistra, da un pensiero buonista, multiculturalista, relativista, laicista ecc. Sono d'accordo con te per quanto riguarda le organizzazioni islamiche in Italia (il cui Stato dovrebbe poter riconoscere quelle "moderate", di cui ci si può fidare).

Anonimo ha detto...

Bella frase Gianni:
L'islam è una malattia mentale.
Ma non deve per forza essere ereditaria.
Stefano.

Alessandra ha detto...

E a dire la verità, anche se non c'è nel Corano o negli ahadith non c'è un'esplicita giustificazione del delitto d'onore, c'è il versetto coranico che dice: "32 Per questo abbiamo prescritto ai Figli di Israele che chiunque uccida un uomo che non abbia ucciso a sua volta o che non abbia sparso la corruzione sulla terra, sarà come se avesse ucciso l'umanità intera. E chi ne abbia salvato uno, sarà come se avesse salvato tutta l'umanità" (V, 33). Quindi c'è un "se" al divieto di uccidere: e... cosa s'intende per "spargere corruzione sulla terra"? Ancora: "33 La ricompensa di coloro che fanno la guerra ad Allah e al Suo Messaggero e che seminano la corruzione sulla terra è che siano uccisi o crocifissi, che siano loro tagliate la mano e la gamba da lati opposti o che siano esiliati sulla terra: ecco l'ignominia che li toccherà in questa vita; nell'altra vita avranno castigo immenso. (Il Nobile Corano, traduzione di Hamza Piccardo, UCOII).