mercoledì 30 settembre 2009

L' INVIATO SOTTO PROTEZIONE PER IL LIBRO SU UNA SCIITA

Roma — «La busta era infilata nel parabrezza della mia macchina, par­cheggiata sotto casa, a Roma. Dentro c’erano due proiettili e questo foglio. Eccolo». Il foglio, scritto e stampato al computer, dice: «Nello Rega sei morto questi sono per te e subbito (sic) lo fac­ciamo. Sei morto e vedrai la fine che fa­rai tu perché Allah e Hezbollah hanno deciso di farti morire. I colpi Nello Re­ga sono per te perché dici bugie fai ma­le a sciiti libanesi e scrivi contro scii­ti... ». «La seconda busta è arrivata a ca­sa di mia madre Antonietta, a Potenza. Due proiettili. Altre minacce, molto si­mili. E la fotocopia della copertina del libro » . Nello Rega, 43 anni Il libro si intitola Diversi e divisi. Dia­rio di una convivenza con l’Islam. Nel­lo Rega, 43 anni, inviato di Televideo, l’ha scritto per raccontare la storia d’amore durata tre anni con una donna sciita, Amira. «Un amore 'diviso', quel­lo che si consuma tra un uomo e una donna 'diversi'. Distanti nel modo di comunicare, di baciare, di fare l’amo­re » è scritto nella quarta di copertina.

Il volume è appena arrivato in libreria, ma da due settimane se ne parla nel blog della casa editrice, Terra del Sole. L’introduzione è firmata da Luca Zaia, ministro dell’Agricoltura e «uomo for­te » della Lega in Veneto, che prende spunto dalla vicenda per concludere che «la violenza, la vendetta, la subordi­nazione della donna non fanno parte della nostra cultura cristiana e non si capisce perché dovremmo accettare inermi tutto ciò...
L’Occidente e l’Orien­te hanno molto da insegnare l’uno al­l’altro, ma credo che all’Occidente vada riconosciuto il primato di diffusione di quei diritti che devono essere da tutti condivisi » . Non era la prima volta che Rega ri­ceveva minacce. (Fonte: Souad Sbai,)

E ancora a proposito di Souad Sbai: La deputata marocchina che non firma la legge Fini Leggi tutto... e Badanti: Sbai (Pdl) a Maroni, proroga per immigrate licenziate Leggi tutto... .
E in Germania: «Insulta il Corano: uccidete la blogger tedesca» .
«Nel gennaio di que­st’anno trovai un foglio infilato sotto la porta di casa. C’era la fotocopia di una mia foto, presa dal libro sul Li­bano che ho pubblicato due anni fa, Sud dopo Sud , e una scritta: 'Mori­rai. Ti colpiremo nel nome di Al­lah, perché hai fatto male agli scii­ti' ». Poi altri messaggi: «Un mese dopo, sotto il parabrezza dell’au­to, nel parcheggio Rai di Saxa Rubra. Quindi a casa di mia madre, con una foto di Nasrallah, il capo di Hezbollah. Di nuovo sul vetro dell’auto, stavolta sotto casa di amici dov’ero andato a ce­na, sulla Prenestina. Capii che conosce­vano i miei spostamenti.
Un giorno che ero stato con una collega a San Lo­r enzo trovai un messaggio a casa: 'Ti abbiamo visto stamattina al Verano con la tua amica...'. Sono andato dai ca­rabinieri. Ma il primo pm ha archiviato il caso, anche se i militari chiedevano un supplemento d’indagine. Poi per fortuna ho trovato un pm, Francesco Polino, che mi ha dato ascol­to ». Il prefetto, vale a dire il Vi­minale, ha predisposto una tu­tela. Il caso è arrivato al pool an­titerrorismo della capitale. Ma è sicuro, Rega, che Hezbollah c’en­tri davvero? «Non lo so. Sono convinto però che ne sia a cono­scenza. Ho scoperto solo dopo che Ami­ra aveva parenti legati all’organizzazio­ne. Non accuso nessuno. Ma ho molta paura per la mia incolumità; perché questa sentenza di morte potrebbe es­sere eseguita anche da altri fondamen­talisti che si ispirano agli stessi princi­pi » .
La storia con Amira era cominciata nel 2005, in Libano, dove Rega seguiva le elezioni. «La sua famiglia aveva un albergo a Naqoura, al Sud, vicino al confine con Israele, dov’è schierata la missione Onu a guida italiana. All’ini­zio mi parve una donna del tutto occi­dentalizzata: a parte la carnagione un po’ più scura, poteva sembrare roma­na. Mi ha seguito in Italia. Ci amava­mo. Parlavamo di matrimonio. Poi me l’hanno portata via. A Roma ha incon­trato persone legate all’ambiente del fondamentalismo, che l’ha attratta a sé. All’improvviso mi ha lasciato. E io ho scritto la nostra storia, senza ranco­ri, per raccontare il mio sentimento e la sofferenza di non poter vivere con lei». E ora? «Sono terrorizzato. Viaggio da solo, non mi sento realmente protet­to. Ma nessun giornale ha raccontato si­nora la mia vicenda.
Ho ricevuto la soli­darietà dell’Usigrai (il sindacato della tv pubblica), dell’Ordine, della parla­mentare marocchina Souad Sbai; e su­bito l’avvocato della sua associazione, Loredana Gemelli, è stata a sua volta minacciata. Ma non voglio tacere. Non voglio darla vinta a loro. Chiedo però allo Stato di non abbandonarmi, di pro­teggere la mia esistenza». Alle forze del­l’ordine e alla magistratura spetta stabi­lire la gravità dell’allarme. Resta il fatto che c’è uno scrittore che riceve proietti­li e minacce di morte da sedicenti fon­damentalisti islamici per un libro, ha ottenuto una protezione per quanto forse insufficiente, eppure nessuno ne parla.

2 commenti:

Vituccio ha detto...

Interessante questo libro,ci corro subito.

Alessandra ha detto...

OT. Ho visto ora la tua nota rivoltami sul tuo post dei fidanzati frustati in Malaysia per aver avuto rapporti fuori dal matrimonio: quello del video era chiaramente un sedere e non ginocchia, pardon!