giovedì 18 settembre 2008

"IL MIO RAMADAN IN CASERMA"

Caporale Nabila, prima musulmana nell'esercito italiano.



AOSTA, 17 SETT - Il tricolore che sventola alle sue spalle le dona fierezza. Nabila sorride, sotto il cappello degli alpini. La divisa lascia intravedere la freschezza dei diciotto anni e l’orgoglio di essere un soldato. Ultima di dieci figli, Nabila El Habachi è la prima donna musulmana arruolata nell’esercito italiano. «Ho realizzato un sogno che avevo fin da bambina - racconta - Da quando mio cugino è entrٍato a far parte dell’esercito francese anch’io ho desiderato poter servire la nazione a cui appartengo, indossando la divisa. Avevo solo tredici anni e da allora non ho più cambiato idea». La sua famiglia, originaria del Marocco, è arrivata in Italia quarant’anni fa. Dopo un periodo trascorso a Sarno, in provincia di Salerno, si è trasferita a Monzambano, un paese di cinquemila abitanti vicino a Mantova. «Mio padre lavorava
in provincia per un’azienda del posto.
E’ rimasto invalido a causa di un incidente sul lavoro. La mia è una storia positiva, di integrazione riuscita: sono nata in Italia e mi sento italiana a tutti gli effetti. I miei genitori e i miei fratelli, invece, sono nati in Marocco. Ma non hanno mai avuto problemi ad integrarsi né hanno visto limitata la loro libertà di culto. Mia madre e una delle mie sorelle indossano il velo ma a me non l’hanno mai imposto. Così ho scelto non indossarlo». Questo è il mese del Ramadan, in cui i musulmani praticanti debbono astenersi, dall’alba al tramonto, dal bere, mangiare, fumare e praticare attività sessuali. «Io sono credente e quindi anche per me questo è il mese del Ramadan - precisa - rispetto i precetti della mia religione, anche se non sono solita andare a pregare in moschea. Non mangio carne di maiale, ma nelle mense militari trovo sempre una scelta alternativa». Nabila vive e lavora ad Aosta, al centro addestramento alpino, dal 27 maggio scorso. «Sono felice di essere stata assegnata qui. Mi piace questo paesaggio di montagna e mi trovo molto bene con i colleghi. Poi, il mio sogno è sempre stato quello di entrare a far parte del corpo degli alpini e l’ho realizzato». Volontaria in ferma prefissata di un anno, tra poche settimane riceverà il grado di caporale e spera di poter proseguire la carriera nell’esercito. (Fonte: "La Stampa", ACMID-DONNA e Msn News per la foto in basso a destra)
Dopo un anno di servizio Nabila potrebbe partecipare ad una delle missioni militari in cui è attualmente impegnato l’esercito italiano. «E’ proprio quello che mi auguro. Del resto è uno dei motivi che mi ha spinto ad arruolarmi. Sarebbe un’esperienza umana e professionale impagabile». Non dovrebbe essere così difficile per una ragazza che parla correttamente la lingua araba e conosce gli usi e i costumi musulmani, due requisiti che potrebbero rivelarsi molto utili nelle missioni in Afghanistan e in Libano.
I genitori originari del Marocco assistono al giuramento della figlia alla Repubblica. E’ stato difficile comprendere la sua scelta di intraprendere la carriera militare? «No. Anzi. Ne sono felici e mi incoraggiano a proseguire. Il loro sostegno è molto importante per me».

1 commento:

Unknown ha detto...

Triste notare che i media nazionali non abbiano dato altrettanta rilevanza a questa notizia:
http://corrieredelmezzogiorno.corriere.it/palermo/notizie/cronaca/2011/7-marzo-2011/denuncia-choc-una-volontaria-militarei-superiori-mi-chiesero-fare-orge-190171256722.shtml

Potrebbe trattarsi della stessa persona, ma non ne sono sicuro.

Solitamente le cattive notizie primeggiano sui giornali, evidentemente non quando le vittime sono di origine straniera e per di più musulmane.
Vanno bene solo come esempi di assimilazione mascherata da integrazione, meccanismo che la triste conclusione della vicenda smaschera in tutto il suo squallore.