martedì 9 settembre 2008

GIORDANIA, MON AMOUR!


Ragazze/i, vi comunico ufficialmente che mi manca la Giordania, nonostante il massacrante tour de force! Camminare nel Siq, la lunga strada che, tra le due pareti di roccia, porta al famoso Tesoro di Petra, la “città rosa” nel 2007 nominata la seconda meraviglia del mondo (dopo la Muraglia Cinese), uno dei più affascinanti complessi archeologici del Medioriente, di cui si parla pure nei rotoli di Qumran e situata ad est del Wadi (valle) Araba, che si estende dal Golfo di Aqaba al bordo meridionale del Mar Morto. A seguito di forti piogge, in passato il Siq era diventato un letto di fiume, che aveva travolto alcuni esploratori francesi.
Sembrava di trovarsi in una cartolina o in un documentario! C'erano anche alcune guardie vestite alla maniera dei Nabatei (poveretti, morivano dal caldo! Fortuna che mia madre era armata di ventaglio!).
Finalmente quello sbocco e il Tesoro (così chiamato poiché si credeva ci fosse un tesoro al suo interno): il celeberrimo tempio funerario di epoca nabatea incastonato nella roccia, che ho davvero visto diventare rosa verso sera. I Nabatei erano i nomadi arabi che, prima dei Romani (perciò anche molto prima dell’epoca islamica) hanno dominato l’odierna Giordania, ponendo Petra come capitale del loro regno. La presenza di questo popolo è documentata dai graffiti incisi su pietra arenaria (da qui il nome “Petra”) e da tombe. I ritrovamenti nel sito di Beidha, ad alcuni km da Petra, testimoniano che nella zona esistevano insediamenti umani già (nel periodo neolitico) a partire dal X e l’VIII millennio a. C., ma nella città gli insediamenti più antichi sono databili all’età del ferro. Prima dei Nabatei c’erano gli Edomiti, che secondo la Bibbia avrebbero ostacolato Mosè durante l’Esodo, in quanto discendeva da Esaù, fratello e nemico di Giacobbe. Poi questi abbandonarono il sito, spostandosi a Hebron.
Però proprio le testimonianze nabatee sono quelle meglio conservate, e risalgono circa al VI secolo a. C, a cui è databile il loro insediamento. I Nabatei abbandoneranno il luogo verso l’VIII secolo, in seguito alla decadenza dei commerci (la vita della popolazione è attestata nella cosiddetta "Piccola Petra", che però non ho visitato) e catastrofi naturali e Petra rimase sconosciuta all’Occidente fino al 1812 quando venne scoperta dall’esploratore svizzero Johann Ludwig Burckhardt.
Dopo il periodo romano (a seguito della visita di Adriano, la città verrà ribattezzata Petra Hadriana), il periodo bizantino, documentato da chiese e mosaici.
Essendo nata con difficoltà di deambulazione… cosa c’era di meglio di un bel calesse per visitare Petra… fino al canyon? Poi è stata la volta di un povero asino, che ha dovuto sobbarcarsi il mio dolce peso (e per un lungo tratto anche quello considerevole di mio padre, mentre mia madre, intuendo il pericolo, è scesa subito!)… per portarmi fin (quasi) a un monastero che era praticamente la copia del Tesoro, ma più in piccolo. Tra l’altro poi ho rinunciato a visitarlo, perché l’ultimo tratto era impraticabile a dorso d’asino… e per me anche a piedi, considerato che ero, come gli altri, esausta! Insomma, una paura folle per nulla. Paura di precipitare nel burrone o che precipitassero i due ragazzi beduini, pure esperti, che mi aiutavano (due in discesa, perché non c’erano solo il canyon… ma anche una serie interminabile di gradini!!!). Una paura per nulla se non fosse stato per una vista incomparabile e per l’atmosfera di amicizia e di pace nonostante tutto che si respirava tra i beduini. In un impeto di entusiasmo, il mio sogno irrealizzabile di rimanere con loro per sempre.
Issa (Gesù!), uno dei miei angeli custodi durante la mia impresa sull’asino (ma cos’erano quelle piaghe sui fianchi del quadrupede? Quella sul posteriore del “mezzo di trasporto” usato da mio padre, non lasciava dubbi, considerato che continuavano a frustare il povero animale perché accelerasse!), a 24 anni era già divorziato da uno (l'ex moglie aveva 21 anni! Perchè non era lì anche lei?) e parlava tranquillamente con l’ ex suocera che, seduta alla sua bancarella, cercava di vendere collane e braccialetti caratteristici ai turisti, mentre il piccolo Abdallah, quattro anni, il simpaticissimo e tenerissimo bambino di Issa, cercava di salire su un asino e, riuscendoci, stava in piedi sul dorso dell’animale, sotto lo sguardo amorevole della nonna e del giovane papà. Mio padre ha tentato più volte di fotografarlo, ma niente: il bambino scappava, non ne voleva sapere! Per due volte, soggetto della foto… è stato solo l’asino! In un’altra (che spero di riuscire a mostrarvi) si vede Issa impegnato in una giocosa lotta insieme ad Abdallah per farlo mettere in posa, ancora senza successo, su quel benedetto animale!
Non vi dico poi la discesa: “Esta como paralizada!”, è stato il commento di alcune turiste spagnole che salivano al monastero e incrociavano il mio sguardo terrorizzato! Comunque senza dubbio un’esperienza assolutamente memorabile e "da fare", a dorso d'asino o no (ma lo sconsiglio vivamente a chi soffre di vertigini)! Soltanto non sono ancora riuscita a capacitarmi di una cosa: come facevano, i due ragazzi che ho visto, a stare seduti sul ciglio del burrone, con le gambe penzolanti nel vuoto, nonostante l'orizzonte fosse, da quel punto, di una bellezza mozzafiato?
Sento la mancanza anche del Wadi Rum (Ram), il suggestivo deserto rosa, percorso da Lawrence d’Arabia alla guida dei beduini per la riconquista di Aqaba. Delle sue pareti rocciose, decorate da graffiti preistorici. Per un tratto abbiamo attraversato la valle in jeep (io, con la mia kefiah giordana, bianca e rosa in testa, mi sono voluta piazzare con altri compagni di tour sopra il veicolo, all’aperto) e poi in dromedario ( mia madre ed io, mentre mio padre è rimasto in jeep). Anche un delizioso cucciolo di dromedario seguiva la carovana. A guidare il mio... un bambino di una decina d'anni che, come molti di coloro che ho incontrato in Giordania, sapeva inaspettatamente poche parole d'inglese e soprattutto non era in grado di dirmi la sua età, nè di scriverla sulla sabbia: mi ha detto di avere 15 anni (impossibile) e sulla sabbia ha scritto 18!
Il lavoro minorile c'è (che strazio vedere anche lì i bambini vendere ninnoli e cartoline!), ma è raro e il Governo sta investendo moltissimo nell'educazione e nell'istruzione visto che, come mi è stato spiegato, la maggioranza della popolazione ha meno di 20 anni. Altissima è la percentuale di laureati, specialmente in medicina e in ingegneria e fanno onore alla Giordania prestando servizio in molti Paesi del mondo arabo.
C'è naturalmente povertà. La Giordania è considerata un Paese con scarse risorse naturali e finora non è stato trovato petrolio (però è una grande esportatrice di fosfato). Ad Amman comunque si trovano anche ville più che dignitose e molte sono le belle macchine, alcune con donne alla guida. In complesso, c'è più benessere, da quanto ho visto, rispetto all'Egitto.
Le strade sono pulite e non solo ad Amman, ma ai lati... quanti sacchetti di plastica svolazzanti!
Ho nostalgia di quel deserto sabbioso(di cui purtroppo mi sfugge il nome!), su cui mi sono seduta, a gambe incrociate ad ammirare il tramonto: non avrei voluto più andare via, sciogliermi i capelli per sentirli scompigliare dal vento caldo (ma sopportabilissimo, in quel punto)!
La stanchezza del tour, poi, ha cominciato a farsi sentire, ma come non apprezzare l’antica fortezza crociata di Kerak, risalente all’epoca di Saladino (che pare sia stato molto meno “feroce” di come lo descrive Dante)? I mosaici di Madaba (in cui abbiamo visitato anche una cooperativa in parte finanziata dall’attuale regina Rania Al-Abdallah, per aiutare i giovani della comunità cristiana che vogliono imparare l’arte del mosaico)? Un po’deludente, se devo essere sincera, ho trovato la Chiesa ortodossa di San Giorgio a Madaba, comunque interessante perché conserva il mosaico bizantino della Palestina (. I cosiddetti “Castelli nel deserto” (anche le guardie indossavano costumi d'epoca!) risalenti al VII secolo, come la fortezza di Kaharana, quella affrescata di Amra e Azraq, con l’emozione di sapere che era stata la base militare di Lawrence d’Arabia all’epoca della Grande Rivolta Araba contro l’Impero Ottomano? In uno ho cercato persino di cimentarmi nel suono di uno strumento locale a una sola corda, attirata dalla maestria con cui lo suonava l’anziano custode: dire che la mia esecuzione è stata uno strazio, è poco! Emozionante è stato naturalmente salire sul Monte Nebo, dove si dice che sia morto Mosè e dov’è stato anche Giovanni Paolo II. Purtroppo c’era foschia e non è stato possibile vedere da lì Gerusalemme e il Giordano! Ma poi eccolo, il famoso fiume: più che “fiume” un acquitrino, dato che, come ci è stato spiegato dalla guida (peraltro assolutamente di parte!) le dighe sono state chiuse da Israele che, per soddisfare il proprio fabbisogno d’acqua, la fa arrivare con il contagocce in Giordania. Spossante quanto entusiasmante, la visita di Jerash, con le sue rovine romane e i due anfiteatri, uno più piccolo e uno più grande, dove in estate si tiene il Festival canoro di Jerash, iniziativa lanciata dalla regina Noor, moglie del defunto e amatissimo re Hussein, padre di Abdallah, quello attuale. Un saggio dell’acustica ci è stato da soldati giordani che suonavano la caratteristica cornamusa. Un po’deludente ho trovato la Chiesa ortodossa di San Giorgio, comunque interessante perché conserva il mosaico della Palestina.
Poi è stata la volta del castello arabo di Ajloun, dalla cui posizione collinare si poteva godere di una vista davvero fantastica e quello di Qalad Al Rabad, la “fortezza del Saladino”, del sito archeologico di Araq El-Amir, che ricorda i più antichi insediamenti umani (4000 a.C.), Qasr el Abd, del II secolo a. C…. . Strana la sensazione del bagno (no, non dico “nuotata”) nel Mar Morto, come fosse olio… molto, molto salato! Nell’estesissima Amman, dove si concentra la maggioranza della popolazione, un po’ meno donne velate (QUASI TUTTE anche lì!). Per la prima volta ho visto un paio di donne mangiare… attraverso il niqab! La nostra giovane tour operator italiana (che da ben dieci anni viveva nei Paesi arabi!), diceva che quelle integralmente velate, sono “saudite in vacanza” (perchè in Arabia Saudita non possono fare il bagno in mare, nemmeno completamente vestite!). Ma le molte donne in niqab che ho visto erano TUTTE saudite? Ho i miei dubbi. Ho visto (ma lo sapevo) anche diverse BAMBINE E RAGAZZINE VELATE! Ho visto anche Barbie velate e diverse CARTELLE PER LA SCUOLA con BARBIE VELATE!
Che piacere però vedere qualche coppia, lei velata, MANO NELLA MANO, donne e ragazze fumare il narghilè (una, velata, seduta al bar insieme a un ragazzo) e una dolcissima ed anziana signora, incontrata a Petra, FUMARE proprio, mentre si presentava, con uno scarsissimo inglese, facevamo le presentazioni e lei ci parlava di figli e nipoti !). Anche molti, moltissimi uomini vestivano la jalabiya e kefiya, in tutti i modi in cui può essere portata (come Ziad, detto “Zio Aldo”, una delle guide).
In un paio di librerie ho visto pure un libro, in inglese, che parlava della donna nell'islam, del DESIDERIO! E questo libro era IN VETRINA, con tanto di una donna velata in viso (le si vedevano solo gli occhi, ma il velo le ricadeva a mo' di sciarpa sulle spalle)... ma con le mani sui fianchi in "stile Mussolini" e soprattutto... UN PECCAMINOSO BABY-DOLL ROSA! All'interno di un'altra libreria ho visto anche, con immenso piacere, "Girls of Riad", "Ragazze di Riad" della giovane saudita Rajaa Alsanea!
In Giordania ho fatto tutto ciò che volevo fare: sorseggiare tè alla menta e soprattutto il (meno buono, secondo me) tè alla salvia, vedere molto la gente, i giordani, estremamente cordiali (anche se per la prima volta sono riuscita a litigare con un paio di guide!), danzare i beduini purtroppo solo maschi (che coinvolgevano i turisti e a loro si è unito anche Hussam, una guida), vedere i negozi dei meravigliosi vestiti tradizionali locali (o per i turiste, dato che non li vedevo indossare dalle donne?), assistere alla dabkah, danza dei soldati giordani durante la cena in un ristorante caratteristico di Amman (la danza del ventre, ci ha spiegato la guida, non si balla in Giordania, ma in Egitto e in Turchia! Se Alice tornerà a trovarci, chiederemo conferma visto che lei è italo-giordana e insegna danza orientale), assaggiare piatti tipici come la maklouba (“rovesciata”), a base di melanzane (che non mi fanno impazzire, ma lì ero talmente entusiasta che…!), riso e carne e mansaf, con riso e carne, accompagnato con pane arabo (spero di non aver dimenticato qualche ingrediente!), visitare musei archeologici e del Folkore nella capitale! Ho visto anche, in lontananza, le luci della sera che illuminavano la città israeliana di Eilat!
L’ultima sera ad Amman, ho potuto anche incontrare Rula, una bellissima ragazza giordana trovata on-line, e Zuhair, il suo simpatico “futuro fidanzato” (eh, sì, evidentemente non c’era stata ancora la tradizionale festa di fidanzamento ufficiale in famiglia)! Lei veste all'occidentale, NON porta il velo e quella sera aveva scarpe con I TACCHI ALTI!
Insomma, levatacce e tour massacrante, ma è stata una vacanza desideratissima e davvero da sogno!

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Quando sono andata io diversi anni fa (era ancora vivo Re Hussein) ho avuto la sensazione quasi opposta. Ci sono stata solo pochissimi gg. ma sentivo una certa tensione strisciante, le gigantografie dei regnanti, le occhiatacce ad Amman delle donne velate verso di noi in calzoncini corti e una sorta di coprifuoco la sera, sempre nella capitale, per cui non girava un'anima pur essendo nel centro, oltre alla mancanza di acqua potabile gratis, mi fece venire una certa nostalgia per il mondo "libero": alla fine un qualunque Paese democratico "occidentale" mi sarebbe andato bene, pur di non restare lì ulteriormente...

Anonimo ha detto...

La tensione c'era (e neanche tanto strisciante!), un odio verso Israele, che non ti dico. Una guida si è messa ad attaccare in modo scandaloso Magdi Allam... .
Qualche occhiataccia a mia mamma (secondo mio padre) c'è stata e quasi non ci permettevano di entrare in un ristorante perchè mia mamma non era vestitissima (dopo essere stati in spiaggia del Mar Morto). Bontà loro, poi ci han fatti entrare.
Ma per quanto riguarda le foto dei regnanti, a me non dispiaceva vederle (mi dispiaceva di più vedere le foto di re Hussein e re Abdallah in uniforme). I maschi di tutta la dinastia hashemita erano dovunque, ma a me non dispiaceva, visto che ammiro la famiglia reale. Mi dispiaceva piuttosto che la regina Rania e la regina Noor fossero raffigurate MOLTO MENO e non solo per l'ammirazione che ho per loro, ma perchè è indicativo del ruolo delle donne. Credo che vederle più spesso incoraggerebbe forse la popolazione femminile a velarsi di meno e il 99% era velato, bambine e ragazzine incluse, come ho detto! Questo è triste! Avrei pagato una ragazzina che faceva la guardiana dei cessi, ma a condizione che se lo togliesse!
Coprifuoco la sera assolutamente no, secondo la mia esperienza, anzi! C'era molta vita! Anche le donne uscivano: purtroppo velate, anche col NIQB, ma uscivano! C'erano anche diversi bambini che uscivano la sera.

Anonimo ha detto...

Ciao Alessandra.

Saluto te e tutti gli altri del blog.

Una mini presentazione: ho avuto il piacere di conoscere lei e i suoi splendidi genitori facendo lo stesso viaggio in Giordania.
E' stato bello leggere il tuo resoconto, è stato come rivivere quei "torridi" giorni...

Volevo solo aggiungere un commento a quanto scritto da Esperimento: in effetti le occhiatacce alle ragazze del gruppo c'erano anche oggi eccome. Ci facevamo caso e ne discutevamo insieme al nostro amico "attore", specie quando abbiamo fatto l'escursione in barca per vedere la barriera corallina (eh sì c'è anche questo); durante il tragitto a piedi dall’albergo alla spiaggia, alcune del gruppo erano in pantaloncini e abbiamo notato i ragazzi che “naturalmente” le fissavano ma soprattutto le donne giordane vestite con gli abiti tradizionali che dopo averle adocchiate, allontanavano lo sguardo dall’altra parte con senso quasi di vergogna. Altra cosa che abbiamo visto sulla spiaggia è più di una donna vestita in abito nero ma con il volto scoperto (scusate ma non conosco tecnicamente il nome dell’abito) che facevano il bagno fino alle spalle, appunto con il vestito, facendo da baby-sitter a dei ragazzi in acqua: sinceramente è un minimo scioccante…

Anonimo ha detto...

CIAO GIGI! Che piacere vederti nel mio blog e ti ringrazio di non esserti... "limitato ai complimenti"! :-) Chissà se anche "l'amico attore" troverà il tempo x una visita!
Purtroppo eravamo troppo stanchi per fare l'escursione che avete fatto voi, quindi siamo rimasti in albergo. D'altra parte il fatto che alcune donne si girassero dall'altra parte di fronte alle ragazze in pantaloncini, non mi sorprende e, meno ancora, gli "sguardi" dei ragazzi (al fatto chedelle donne si mettano a fare occhiatacce ad altre donne o non le vogliano guardare per dei semplici pantaloncini, effettivamente mi è difficile rassegnarmi...!). Però sono stata qualche anno fa ad una mostra fotografica sulle donne musulmane e, vedere anche in Giordania, donne integralmente velate che facevano il bagno, è stato davvero scioccante (e non molto meno scioccante è stato vederne così tante per strada!). Pensa che, mi diceva la nostra tour operator, che in Arabia Saudita le donne non possono fare il bagno neanche coperte da capo a piedi: perciò vengono in Giordania!

cati ha detto...

ciao Alesandra,
ti ho trovato mentre sono alla ricerca di notizie sulla Giordania per un progetto UE. Hai dei link da segnalarmi per quanto rigaurda associazioni, onlus, cooperative che si occpuano di donne e disabilità??
grazie e buon anno