Mona Hatoum è l'artista scelta per rappresentare la XIII edizione della Biennale Donna, organizzata dall'UDI-Unione Donne in Italia di Ferrara in collaborazione con le Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara, in un'importante mostra personale che si terrà al Padiglione d'Arte Contemporanea di Ferrara dal 6 aprile al 1 giugno 2008.
Con una carriera che abbraccia più di venticinque anni, Mona Hatoum è una personalità artistica di primo piano a livello internazionale. Le sue opere sono state esposte in mostre personali e collettive nelle gallerie e nei musei più prestigiosi di Europa, Stati Uniti, Canada e Australia.
Si tratta di una scelta importante e qualificante che prosegue e conclude un percorso di indagine avviato nelle ultime due edizioni della Biennale Donna, orientato a rappresentare una produzione di artiste donne incentrata sui temi del nomadismo geografico e dell'identità culturale, coinvolgendo artiste diverse per origine geografica, formazione socio-culturale e generazione.
Mona Hatoum è nata a Beirut da una famiglia palestinese ed è stata costretta all'esilio nel 1975 quando, in concomitanza con un suo viaggio a Londra, in Libano scoppia la guerra civile, impedendole di ritornare nel suo paese d'origine. Dopo aver frequentato scuole d'arte a Londra, diventa celebre alla metà degli anni Ottanta per una serie di performance e video che, con grande intensità, si concentrano su tema del corpo in situazioni di conflitto. L'artista ha poi trasportato la riflessione su queste tematiche anche nelle installazioni di grandi dimensioni e nelle sculture, che, dall’inizio degli anni Novanta, diventano il suo principale mezzo espressivo. Mona Hatoum ha sviluppato un linguaggio in cui oggetti familiari, domestici, come sedie, letti, culle e utensili da cucina, si trasformano in entità estranee e minacciose nelle quali scorre una vena, nascosta ma sempre presente, di ostilità e pericolo.
La rassegna, a cura di Lola Bonora, si apre con alcuni esempi dei primi video e performance e presenta una selezione di oltre 50 opere di tecniche diverse, incluse grandi installazioni, sculture, fotografie e lavori su carta, la maggior parte delle quali non sono mai state esposte in Italia. Inoltre saranno in mostra alcune opere recenti del tutto inedite.
Numerose iniziative collaterali legate alle tematiche sviluppate dall'artista sono previste nel periodo di apertura della mostra, tra le quali una tavola rotonda in collaborazione con l'Università degli Studi di Ferrara, una rassegna cinematografica con opere di registe provenienti dall'area mediterranea, workshop di studenti dell'Istituto d'Arte Dosso Dossi di Ferrara e In Tensione, un'installazione di Maria Vittoria Perrelli dedicata a Mona Hatoum presso Zuni Arte Contemporanea.
XIII BIENNALE DONNA
MONA HATOUM.UNDERCURRENTS
Palazzo Massari PAC
Corso Porta Mare, 5
44100 Ferrara
6 aprile - 1 giugno 2008
Orari d'apertura
Da martedì a domenica, 9.00-13.00 e 15.00-18.00
Chiuso il lunedì. Aperto anche il 23 e 25 aprile, 1 maggio
Ingresso:
Intero 3.00 euro, ridotto 2.00 euro (giovani dai 18 ai 30 anni titolari della carta giovani, over 65 anni, studenti universitari, categorie convenzionate)
scuole ingresso gratuito
gruppi (almeno 10 persone) 2.00 euro (gratuito un accompagnatore)
A cura di Lola Bonora
Comitato Biennale Donna: Lola Bonora, Anna Maria Fioravanti Baraldi, Dida Spano, Anna Quarzi, Ansalda Siroli, Antonia Trasforini, Liviana Zagagnoni
Catalogo a cura di Lola Bonora, con testi critici di Alix Ohlin e Whitney Chadwick
Organizzazione:
UDI - Unione Donne in Italia di Ferrara
Gallerie d'Arte Moderna e Contemporanea del Comune di Ferrara
con il contributo di:
Comune di Ferrara
Provincia di Ferrara
Ufficio della Consigliera Provinciale di Parità
Regione Emilia-Romagna
con il patrocinio di:
Ministero per le Parità Opportunità
Ministero per i Beni e le Attività Culturali
Inaugurazione:
sabato 5 aprile, ore 18.00
Preview per la stampa:
sabato 5 aprile, ore 12.00
Per informazioni
Call Center Ferrara Mostre e Musei
Palazzo dei Diamanti
Corso Ercole I d’Este, 21
44100 Ferrara
Tel. +39 0532 244949
Fax. +39 0532 203064
diamanti@comune.fe.it
www.palazzodiamanti.it
UDI - Unione Donne in Italia
Tel. +39 0532 206233
Fax. +39 0532 247440
udi@comune.fe.it
www.comune.fe.it/udi
Ufficio Stampa
Studio Pesci di Federico Palazzoli
Tel. +39 051 269267
Fax. +39 051 2690748
info@studiopesci.it
www.studiopesci.it
è tratto da questo sito http://www.artecultura.fe.it/index.phtml?id=1030
4 maggio 2008 11.29
Grazie ad Anna per questa segnalazione.
martedì 6 maggio 2008
"XIII BIENNALE DONNA 6 aprile - 1 giugno 2008
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12 commenti:
grazie ad alessandra per averlo pubblicato :) e a tutto lo staff per lo splendido lavoro che fate con questo interessantissimo blog. vi segnalo un'altra iniziativa a cui ho dedicato un post. si tratta della presentazione di un altro film: "Dunia kiss me not on the eyes" della libanese Jocelyne Saab. vi linko la presentazione che hanno fatto per questo film. presentato a ferrara in una rassegna chiamata Registe del Mediterraneo, dopo la proiezione sarà presente la regista. Io e Alice giovedì pensiamo di andarci, non sarebbe male se Alice scrivesse una recensione eh :) che ne pensi alessandra? invito invece tutti e tutte a leggere all'indirizzo http://ramonabadescu23.spaces.live.com/blog/cns!97F66B4804F5F50!3178.entry il post che ho scritto, tratto dalla locandina che mi ha mandato il comitato biennale donna e l'UDI di Ferrara. Leggete il mio commento finale, mi farebbe piacere se esprimeste un giudizio. io e alice l'abbiamo già fatto, mancate solo voi :)
Grazie a te, Anna. All'inizio non avevo capito chi fossi, poi ci sono arrivata vedendo il tuo blog!
Ho visto il tuo post sul film di Jocelyne Saab e pensavo di "rubartelo", infatti. Posso? Sì, mando Alice e te in ambasciata alla presentazione, in modo che poi Alice possa poi fare la recensione. :-)
si certo prendi pure, però cita la fonte. a me l'hanno girato le ragazze del comitato biennale donna, dell'UDI di Ferrara con cui ho lavorato un anno a una ricerca di archivio che ha dato esito a una pubblicazione di un vocabolario enciclopedico collettaneo di cui io ho scritto e curato 3 voci di questo testo dopo la ricerca in archivio. per questo sono rimasta sempre in buoni rapporti con questa associazione nazionale e ogni volta che c'è un'iniziativa me la segnalano. io ho scritto un commento in fondo che ne pensi? non so se lo condividi ma, in realtà domani io e alice andiamo a sentire soprattutto cosa diranno al dibattito. mi piacerebbe sapere cosa ne pensano ragazze arabe o mussulmane di questo film e di questa locandina. l'unico mio rammarico è che sia una regista araba a coltivare lo stereotipo di arabe=mussulmane=oppresse, in genere è una cosa che fanno i media in occidente. però spero che questa regista libanese prenda spunto dal suo film per dire che il mondo arabo e le donne arabe "non sono tutte così".
Benissimo. Anch'io conosco l'UDI, per un'inchiesta che ho fatto sulle donne arabe nei centri d'accoglienza italiani.
Poi ti dico cosa ne penso del commento.
Non è uno stereotipo che le donne arabe e musulmane siano oppresse e fa bene Jocelyne Saab a denunciarlo, anzi benissimo!Sarebbe disonesto negarlo. Come vedi anche qui, ho personalmente postato articoli che mostrano questo fatto, anche nel nostro Paese. Non avrei ideato il blog, altrimenti. Lo stereotipo è appunto credere che siano "tutte così" o comunque che non abbiano voglia di uscire da questa situazione. Però è anche sbagliato, a mio avviso, trincerarsi dietro la condanna degli stereotipi degli ignorantoni occidentali (e nell'Occidente, per carità, c'è ignoranza su questi temi) per nascondersi dietro un dito e NEGARE di fatto la reale sottomissione di molte donne arabe e musulmane. Non solo nei loro Paesi, ma a volte soprattutto in Italia. Penso alle donne marocchine immigrate che, in quanto tali, non possono avvalersi della nuova Mudawwana, il codice di famiglia del loro Stato d'origine, voluto da re Mohammed VI e che migliora di molto la situazione della donna. Inoltre è sempre al varco, come ho già detto in un post sotto, il rischio del politicamente corretto, del "quella è la loro cultura", "le donne arabe e musulmane sono contente così", il velo "è una libera scelta" (come se lo fosse sempre e comunque!)ecc.
esatto infatti come ho scritto nel mio commmento lo stereotipo è proprio chiedere che sia così ovunque e dappertutto. è vero che non tutto il mondo arabo è come la giordania che è fra i paesi più aperti ma anche l'egitto...dire che a 23 anni sei combattuta e vuoi uscire da questo usando la danza orientale...lo trovo uno stereotipo bello grosso perché fa a mio avviso confusione su cosa rappresenta questa danza folkloristica in questi paesi e su cosa si pensa invece in medioriente di chi è "donna di spettacolo" quindi reputata poco seria. domanda: riesci a commentare sul mio blog? in genere tutti quelli che hanno msn basta che inseriscano la propria mail e la propria password. mi piacerebbe sapere anche il parere di qualche araba su questo film, speriamo ce ne siano domani :)
Cara Anna, purtroppo neanch'io sono riuscita a registrarmi!!!
E'vero che l'Egitto è uno dei Paesi arabi e islamici considerati "moderati" dall'Occidente ed è anche vero che neppure i Paesi arabi e/o islamici sono uguali. Formalmente (FORMALMENTE!)l'Egitto è in pace con Israele, le donne sono più libere che in altri luoghi, primi fra tutti, ovviamente, Arabia Saudita e Iran. Come tu dici, la situazione della campagna è diversa da quella di città. Però è anche vero che i Fratelli Musulmani stanno prendendo sempre più piede. Oggi, in giro, ci sono molte donne velate. Anche i copti sono spesso discriminati. Sono stata al Cairo nel 2004 (avevo atteso 24 anni, ma alla fine, sono riuscita ad andarci!). Ebbene, nonostante sapessi che l'Egitto non era più quello di una volta e che le donne "hijabi" erano aumentate... non credevo così tanto!!! L'Egitto ha un vastissimo numero di analfabeti, soprattutto donne, ma anche se le mutilazioni genitali femminili riguardano in particolare la campagna (onestamente non so se solo ed esclusivamente quella), sta di fatto che l'antica terra dei Faraoni, è uno dei Paesi dove è più frequenti!
E'vero: Jocelyne Saab mette in luce un problema attuale. Punto. Credo che invece, il fatto che sia un'araba a parlarne, meriti la nostra attenzione, anche se ovviamente non deve per forza pensarla come altre "donne-arabe-e/o-musulmane". O vogliamo essere più filo-arabe di un'araba? :-)
Non ho visto il suo film e non so se alimenta stereotipi o meno. Però, ripeto, credo concorderai sul fatto che questo non debba portare a negare o a minimizzare un problema. La first lady Suzanne Mubarak stessa si è espressa di persona contro questa pratica. Ricordo che, qualche anno fa, ha approvato la diffusione di un opuscolo, legato al quotidiano Al-Ahram, in cui imam, muftì e compagnia, spiegavano come le mgf, non fossero conformi all'islam (io preciserei: non lo sono "direttamente"!). Considera poi che, ufficialmente, l'infibulazione è illegale in Egitto, eppure... .
Secondo me dovrebbe essere una pratica da sradicare, islam o non islam, ma se anche ricorrendo alla religione musulmana si riuscisse davvero ad arginare il problema, ben venga!
La danza orientale può essere un motivo per avvicinarsi al mondo arabo e islamico. Pensa che uno dei motivi percui ho iniziato, è stata... Rania di Giordania!!! :-) Quindi perchè non avvalersi anche della danza orientale? L'importante è non limitarsi a quello, altrimenti si rischia di vedere quel mondo come se fossero "Le Mille e una notte" E BASTA! Forse è questo che intendevi.
Il fatto che le ballerine di danza del ventre siano malviste, anche nei locali, mi mette tristezza. Non perchè sia appassionata, ma perchè quella fa parte della cultura araba. Invece alcuni, se non tutti i Fratelli Musulmani, vorrebbero abolirla, in quanto "anti-islamica" (e ho il forte sospetto che siano i più eccitati di tutti, quando vedono una donna che la fa :-)).
Sì, sarebbe bello se ci fossero diverse arabe alla presentazione.
Un'altra cosa che mi sono dimenticata di dirti, sull'equazione occidentale di arabo=musulmano. Tu dici che si tende spostare su un piano religioso quello che è una "nazionalità". Va bene non appioppare etichette religiose, ma neppure laiche panarabe! :-) L'essere arabo, certo, vuol dire che quella persona ha la nazionalità di un Paese arabo, ma appunto sarebbe UN Paese arabo: uno dei tanti! Non pensiamo a una "fratellanza araba" che purtroppo non esiste (a meno che, a quanto pare, non ci sia da attaccare Occidente e Israele), perchè fa presto a diventare "ummah". Come è successo con il tramonto del panarabismo, (che ha avuto in Nasser uno dei principali esponenti),iniziando dalla Naqba del '48, fino alla Naqsa del '67. Da qui ha presto piede il fanatismo islamico. Certo che dovendo scegliere tra quello e il panarabismo, preferirei comunque l'ultimo, soprattutto se non fosse in chiave antagonista contro Occidente e Israele, ma una fratellanza vera tra gli arabi!
ciao alessandra c'è stato un fraintendimento comunicativo tra noi due :) non intendevo assolutamente parlare di panarabismo e di fondamentalismo islamico, quello che volevo dire è che nella mia tesi,ad esempio, grazie a un'analisi della stampa on-line ho potuto dimostrare la fondatezza di alcune percezioni diffuse nell'opinionenpubblica. infatti il mio obiettivo era analizzare la stampa per capire come questa, che fonda la base dell'opinione pubblica, la cultura di massa (o in senso sociologico lo diremmo senso comune) attraverso il suo modo di raccontare veicola alcuni stereotipi. ho posto 10 parole, prendendo spunto anche dalle interviste sul campo per verificare anche al fondatezza delle percezioni dell'opinione pubblica e degli intervistati che vivono direttaemnte o indirettamente questo conflitto.
ho elaboratouna scheda con cui ho analizzato 4 quotidiani europei e tre mediorientali purtroppo però dei mediorientali ho potuto prendere solo quello giordano e non quello israleiano e palestinese perché gli archivi non erano accessibili. dall'analisi ad esempio risulta che il numero di volte che figura la parola arabo corrisponde al numero di volte che figura la parola mussulmano, spesso sia negli articoli che nei titoli di essi sono consenguenti l'uno all'altro o hanno poche parole di distanza. quindi chi legge e non conosce un arabo non sa che 1 arabo è un'identità generica perché la stampa parla molto spesso solo di arabo senza dire di dove, 2 la parola mussulmano viene utilizzata come sinonimo di arabo o affiancata alla parola arabo, quindi chi legge deduce automaticamente che gli "arabi sono tutti mussulmani" e noi sappiamo che non è vero perché gli arabi sono anche cristiani grecortodossi, cattolici..e anche se inconsciamente questa correlazione viene fatta da chi legge.
3 essendo una tesi sul conflitto israeliano palestinese ho posto la sezione ricerca di archivio in cui prendendo 4 parole israele, fatah, hamas e gaza come più usate dai media, hamas come parola di ricerca di archivio ha riportato il numero assolutamente maggiore rispetto alla parola fatah ed era seconda alla parola israele che in assoluto riportava il maggior numero di articoli in tutti i paesi presi in esame quindi questo verificava la percezione degli intervistati che "si parla sempre di israele".
4 si verifica una trilogia in tutta la stampa compresa quella mediorientale, di hamas- terrorismo-mussulmano questi tre termini compaiono nello stesso articolo a poche parole di distanza l'uno dall'altro, chi legge ha la percezione che quindi " chi è di hamas, è automaticamente musssulmano e automaticamente terrorista", da cui deriva la percezione chi è "mussulmano è automaticamente terrorista" coltivata soprattuttoper quanto riguarda la stampa italiana ma presente in tutta quella europea.
5 ho verificato anche la coerenza nei testi quindi contrapponendo 4 parole israele/palestina israliano/palestinese numericamente il numero di volte che compare israele sia nella stampa europea (di cui ho analizzato la rumena, l'italiana, la spagnola e l'inglese) sia nella stampa mediorientale (di cui ho potuto solo analizzare quella giordana causa scarsa disponibilità archivi on line per la stampa palestinese e per quella israliana) è nettamente superiore alla parola palestina, israele figura numericamente quasi il doppio rispetto alla parola palestina e riporta anche come parola di archivio rispetto a gaza, fatah, hamas il maggior numero di articoli quindi è in assoluto la parola che ricerca on- line nel motore informatico di ricerca dellìarchivio il maggior numero di articoli e questo giustifica la percezione degli intervistati che "si parla sempre di israele".
5a "la stampa è proisraeliana, proebraica" per verificare questa affermazione tra gli stereotipi avevo posto oltre a mussulmano anche ebreo, che come parole è seconda in numero di volte che figura negli articoli, titoli compresi, quindi la percezione "si parla sempre degli ebrei è giustificata". rispetto alla parola israeliano esiste meno la correlazione israeliano-ebreo di arabo- mussulmano.
6 nella coerenza articoli israele figura in numero doppio alla parola palestina, situazione che si ribalta per la parola palestinese che figura in numero maggiore rispetto a israeliano quindi la percezione "si parla semrpe di israele" è ulteriormente confermata, mentre non è confermata quella si parla sempre di israeliani perché in realtà si parla di palestinesi ma non come stato, solo come popolo al contrario di israele e israeliano trattato come stato, questo perché i palestinesi nona vendo uno stato vivono in territori occupati palestinesi che non sono sotto israele, tranne quelli ovviamente sotto israele che allora vengono detti israeliani ma la parola occupazione non figura mai, come la parola muro o check point che sono le meno trattate ina ssoluto dalla stampa europea, contrariamente a quella giordana che invece le menziona qualche volta in più.
TUTTO QUESTO PER DIRE CHE (tiriamo le somme) non volevo affatto riferirmi al panarabismo ma al fatto che chi legge un giornale e non conosce una realtà a seconda delle parole, di quanto figurano, di quanto spesso l'una distante dal'altra percepisce cose erroneamente e fa "di tutte le erbe un fascio". avevo fatto anche un'analisi sulle foto e in tutta la stampa europea una tipologia ricorrente era olmert e condoleeza, segno di darsi a mano, quindi è verificata la percezione di "accordo tra israele e america" e anche se in numro di volte figura meno quella di segno di darsi la mano tra abu mazen e olmert, è innegabile la faccia del povero abu mazen hehe preso semrpe in pose poco...carine insomma, dove sembra sempre che pensi ad altro mentre olmert è preso in posa fiera e orgogliosa. QUINDI PER RIFARMI AL DISCORSO ARABO=MUSSULMANO dico che questa etichetta è altamente diffusa e presente nell'opinione pubblica ed è sbagliata perché una identità generica nazionale viene spostata su un piano religioso e non ne rende giustizia.
VENIAMO AL FILM :)
1 E' STATO FANTASTICOOOOOOOOOOOOOOOOOOOO
NE SONO ENTUSIASTA E LA LOCANDINA NON RENDE AFFATTO GIUSTIZIA AL FILM.rappresenta l'egitto in modo impeccabile. sia la tradizione, sia la danza orientale e a mio parere la locandina non rende giustizia al film, assolutamente! la regista.ha poi trattato il tema dell'infibulazione dal punto di vista vivo e umano mostrando la discordanza tra la generazione della nonna e quellla della madre, quindi la madre non era d'accordo ma la nonna l'ha fatto di nascosto tenendo stretta la nipote. la protagonista che studiava danza orientale per sé stessa proprio come sua madre è arrivata troppo tardi solo quando ha sentito l'urlo atroce della bambina. in quel momento il mio sangue e credo quello di tutta la sala si è gelato. a fine film si è tenuto il dibattito e ci ha raccontato che oggi nonostante sia severamente proibita dalla legge il 97% della popolazione la pratica ancora (lì siamo rimasti tutti stupiti perché non ce lo aspettavamo) e che questo film è stato proiettato nel mondo mediorientale in libano e in giordania, perché in egitto è stato censurato ma tutti lo scaricavano da internet. in realtà mi è piaciuto perché non toccava il tema della religione islamica e l'obiettivo era parlare di sensualità femminile cosa che incontra molte difficoltà in medioriente a quanto ho capito e ci è riuscita molto bene, infatti il film parlava del mondo mediorientale e delle donne ma non ruotava attorno al tema dell'islam o dell'infibulazione. se ti capita di vederlo te lo consiglio, io oggi scrivero una recensione. la protagonista studiava danza per sé stessa, non per fare la ballerina nei locali quindi era il suo modo per sentirsi libera
2
METAFORE mi sono piaciute un sacco la metafora del vestito da sposa di carta per dire che dunia, la protagonista che si sposa, indossa per il matrimonio come segno che è sposata con la poesia e non con l'uomo che sposa.
mi sono piaciute le metafore che rappresentano i momenti di passione in cui venivano inquadrati solo i volti tipo la donna con la testa indietro in un verso e l'uomo con la testa in avanti nel verso opposto pur non essendo presenti scene di sesso i volti gli occhi i respiri erano fantastici.
3 ERANO PRESENTI TANTI UOMINI IN SALA, PIU ARABI CHE ARABE DIREI :) di arabe c'erano solo alice e un'altra ragazza libanese. la regista nel dibattito parlava francese ma è sorprendente quanto capisse l'italiano anzii hehe riprendeva anche il traduttore se non traduceva tutto perfettamente.
4 DANZA ORIENTALE si non so se dici che ti dispiace perché non lo sapevi o lo sapevi per questo ti dispiace :) comunque chi balla per locali è reputata poco seria proprio come qualsiasi altra donna di spettacolo, contrariamente ballare per le feste è un'altra cosa si balla tutti insieme e non esiste veicolare sensualita nell'altro sesso che èuna concezione occidentale. i Fratelli mussulmani non centrano col fatto che la percezione degli arabi quando vedono una ballerina che balla per i locali si eccitano o la trovano sconcia e poco seria. E' cosi e basta, non so quanto hanno influenzato i fratelli mussulmani ma considerato che anche le donne che cantano, ballano recitano sono reputate cosi avrebbero dovuto abolire tutto giusto? ora chiudo vado a scrivere la recensione ne farà una anche alice siamo entrambe entusiaste, abbiamo addirittura spostato la lezione al mercoledi per seguire questa rassegna :) ale ultima cosa che significa che non sei riuscita a registrarti? perché per commentare su windows spaces non serve registrarsi o avere un blog eh. basta cliccare su aggiungi commento mettere mail e password. non so cosa intendi per registrarti però volevo dirtelo perché alcune mie amiche si son sbagliate e ne hanno creato involontariamente uno loro che non sono più riuscite a eliminare.
Ciao Alice, mi fa piacere che non intendessi parlare di panarabismo o estremismo islamico. In realtà lo immaginavo, ma volevo "verificarlo".
Interessante la tua tesi! L'importante, per farla breve, è che la "percezione" resti considerata come tale e non come realtà (media che parlano di più di Hamas che di Fatah, di Israele più che di Palestina, Israele e America sempre e comunque amici...). Inoltre se è sbagliato considerare tutti i sostenitori di Hamas musulmani e terroristi, è vero che sostengono dei terroristi. Anche se erano stati votati, in gran parte perchè la popolazione è stufa della corruzione di Al-Fatah, che comunque non dimentichiamo che ha un braccio terroristico, le Brigate del Martiri di Al-Aqsa.
Aspetto ansiosamente la vostra recensione sul film!
Sono anche contenta del fatto che ci fossero molti uomini arabi: ma se mi chiedo perchè c'erano poche donne arabe... la risposta che mi do, mi rattrista e mi inquieta.
Ho detto che mi dispiace che la danza orientale araba nei locali sia malvista, perchè questa rimane sempre un elemento culturale arabo. Io vedrei peggio gli uomini che vanno ad assistere a quegli spettacoli e soprattutto, magari pagano le ballerine per eventuali ... "extra",piuttosto che le ballerine stesse. Questo non avviene solo nel mondo arabo, ma ad esempio, in Pachistan. Il tutto è gestito dalle famiglie delle ragazze e le donne si tramandano il ballo di generazione in generazione (vedi "Il volto cancellato" di Fakhra Younas).
Tornando al mondo arabo, ho letto che in Siria molte ragazzine profughe irachene ballano nei night. Sono le MADRI che poi contrattano il prezzo con i clienti, le aspettano finchè non hanno "finito" e le riportano a casa.
Per quanto riguarda l'infibulazione, purtroppo nel "moderato" Egitto, è diffusissima: in generale qui è uno dei luoghi dove è più frequenti.
Ho sentito anch'io che a volte (non so quanto spesso), sono le nonne, non le madri o i padri a volere l'infibulazione delle figlie (vedi "Infedele", di Ayaan Hirsi Ali). Non credo sia sempre così, ma accade. E spesso sono le donne a giustificare l'infibulazione perchè in questo modo, le bambine diventano "grandi" e si "purificano"... .
sono anna non alice alessandra :) hai sbagliato forse a scrivere. però si effettivamente quello che diceva la nonna del film alla nipote era tesoro non preoccuparti ti ho comprato una bambola nuova, togliamo solo un pezzettino di pelle è per diventare una brava donna seria e rispettabile proprio come tua nonna. La protagonista quando arriva ovviamente è troppo tardi e prende in braccio la bambina svenuta dicendo alla nonna sei contenta volevi renderla simile a te invece l'hai sgozzata e la nonna risponde stupita perché? in fondo io sono una donna rispettabile l'ho fatto proprio per il suo bene. speriamo che in questa discussione si inserisca anche alice cosi ci dice che ne pensa sia sul film che sul dibattito che l'ha seguito.
Anna, scusa!!! :-)
Mi sono dimenticata di dirti che riproverò a commentare sul tuo blog, ma mi pare di aver commentato diffusamente qui, quello che dicevi. Ti rubo il post sul film, allora e aspetto la recensione. Spero che anche Isma trovi il tempo per inserirsi nella discussione... . Per non dimenticatevi anche degli altri post!!! :-)
Sennò, fate voi solo la recensione. Altrimenti è una ripetizione.
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