mercoledì 7 maggio 2008

UN' ANTOLOGIA DI SCRITTRICI E UN' ALTRA DI POETESSE ARABE CONTEMPORANEE




Ma le donne arabe scrivono? E' una domanda che mi è stata spesso rivolta in occasione di incontri dedicati alla letteratura araba. La mia risposta è sempre stata: "Eccome! C'è solo l'imbarazzo della scelta".

Questo scrive Valentina Colombo, che ha curato e tradotto entrambe queste antologie edite da Mondadori. Una dal titolo "Parola di donna, corpo di donna. Antologia di scrittrici arabe contemporanee" (2005), dalla quale è tratta la citazione e l'altra, che non ho ancora finito di leggere, "Non ho peccato abbastanza. Antologia di poetesse arabe contemporanee" (2007). "Parola di Donna, Corpo di Donna" ricalca, invertendo i termini, un saggio dell'arabista Fadwa Malti-Douglas "Woman's Body,Woman's Word. Gender and Discourse in Arab-Islamic Writing", intendendo la letteratura araba divisa in due periodi: il primo del "corpo di donna", ovvero quando le lettere erano monopolio degli uomini e la donna era vista soprattutto come "corpo", nel secondo la donna riesce ad impadronirsi del proprio corpo "trasformandolo" in discorso.
"Non ho peccato abbastanza" è anche il provocatorio titolo di una raccolta di poesie della libanese Joumana Haddad (classe 1970),che è appunto poetessa, oltre che giornalista, traduttrice e attualmente responsabile delle pagine culturali del quotidiano libanese "Annahar". Le sue raccolte poetiche sono state tradotte in diverse lingue e sono reperibili sul suo sito personale http://www.joumanahaddad.com/
Siamo abituati a considerare "la donna araba" o "la donna musulmana" (solo una minoranza dei musulmani è costituita da arabi!), come un blocco monolitico, un oggetto sottomesso al potere maschile, alla tradizione, quando non a interpretazioni religiose più o meno corrette. E' inutile girarci intorno: molto, troppo spesso è così, nei Paesi islamici e non.
Tuttavia, secondo la Colombo, solo quando sono le donne a impossessarsi della "parola", sia in prosa che in poesia (ed è la lirica il genere privilegiato nel mondo arabo), esse hanno la capacità di liberarsi, di diventare finalmente soggetto.
Le autrici proposte in questi testi affrontano senza inibizioni e senza pseudonimi, temi tabù o comunque scottanti come il corpo (e qui è la parola che prende letteralmente corpo, il loro!), la sessualità, la poligamia, l'amore (che giunge fino a sostituirsi a Dio o alla sharìa), la passione... . Ma anche temi di attualità come la guerra, le inquietudini esistenziali, la vita quotidiana, l'amicizia e così via. Insomma, in queste antologie non vengono affrontati gli argomenti più disparati. Infatti chi ha detto che le donne devono occuparsi sempre e solo di ciò che riguarda le donne, quasi fossero fuori dal mondo?
Inoltre la libertà di queste intellettuali, si nota dall'impronta stilistica, che le porta a "rivoluzionare" un genere letterario, come l'irachena Nazik al-Malika fece per la poesia.
Ciò esprimono le trentuno scrittrici di "Parola di donna, corpo di donna", provenienti anche dalle zone "calde" (non soltanto in senso proprio) del Golfo e dall'Iraq e le ventinove di "Non ho peccato abbastanza",non escluse quelle di Paesi islamici meno liberi come è naturalmente l'Arabia Saudita o lo Yemen. In entrambi i testi è presente un excursus storico che porta alla fine dell'epoca in cui le donne sono esclusivamente oggetto di opere maschili, anche se questi offrono contributi alla loro emancipazione,come l'egiziano Qassim Amin (1863-1908)con i suoi saggi "L'emancipazione della donna" (1899) e "La donna nuova" (1900). Addirittura, la prima poetessa della storia e probabilmente primo scrittore in assoluto, era una sacerdotessa sumera, di nome Enheduanna, vissuta 2285 e 2250 a.C!


Valentina Colombo è attualmente ricercatrice presso l'IMT (Scuola di Alti Studi) di Lucca. Cura la rubrica "Nuovi Averroè" sulla rivista "Tempi". E'Senior Fellow allo European Foundation for Democracy di Bruxelles e collabora con il Center for the Liberty in the Middle East (Bruxelles/Washington). Ha tradotto il Premio Nobel per la Letteratura Nagib Mahfuz e molti altri autori arabi classici e contemporanei. Ha pubblicato anche, sempre per Mondadori "L'altro Mediterraneo. Antologia di scrittori arabi del Novecento (2004) e "Basta! Musulmani contro l'estremismo islamico" (2007).
Ps. Confesso, ho preso da "Non ho peccato abbastanza", quel proverbio arabo che ho postato precedentemente "in solitario"!

1 commento:

vittorio ha detto...

Per piacere, posso avere il testo di una poesia, di una poetessa araba? Non la ricordo bene ma di fatto parla di un uomo che perde tempo a decidere come sedurre una donna, nel frattempo questa, la donna, ha già elaborato tutto un processo di seduzione.Per favore, rispondetemi. Mi pare di avere letto la poesia nel libro di Joumana Haddad " Non ho peccato abbastanza" o in un'altro suo libro di poesie o racconti. Grazie i distinti saluti.