giovedì 29 maggio 2008

"INTERNET E' LA MIA BOMBA", LA JIHAD SECONDO MALIKA

Purtroppo, tra le "mille e una donna", ci sono anche personaggi di questo tipo.

WASHINGTON - Malika El Aroud partecipa alla Jihad senza mai imbracciare il fucile. Invece che sparare preferisce scrivere: "Perchè (scrivere)è anche una bomba". Usando Internet, la nuova arma dei qaedisti, Malika incoraggia le altre donne a intraprendere la lotta. Grazie al portatile la quarantottenne belga-marocchina si è trasformata in un faro, sopratutto per quelle musulmane che come lei sono di origine nordafricana ma sono cresciute in Europa. Malika stessa ha scoperto tardi il Corano e l'interpretazione integralista dell'Islam. Poi,però, ha recuperato in fretta. Determinante sia la volontà - è dura, determinata - che le vicende personali. Malika è stata sposata con il tunisino Abdel Sattar. Un terrorista che insieme al complice Bouraoui El Ouaer - un militante venuto dall'Italia - si trasformerà in kamikaze per una missione di primaria importanza. Il 9 settembre 2001 uccidono facendosi esplodere il leggendario Massud, il comandante dell'Alleanza del Nord, lo schieramento anti-talebano.
Malika, che per diverso tempo ha vissuto a Jalalabad (Afghanistan), occupandosi di un asilo, ha continuato a camminare nell'ombra della guerra santa. E perso Abdel si è ricostruita una vita sempre nel segno della Jihad sposandosi ad un altro tunisino, Moes Garsalloui.
Insieme si sono stabiliti in Svizzera aprendo il sito integralista - Minbar - per rilanciare video e documenti qaedisti. E' da questa piattaforma che sono partiti alcuni dei messaggi di minaccia all'Italia e di ricatto durante il sequestro di Simona Pari e Simona Torretta in Iraq. Un'attività che ha dato a Malika la possibilità di affinare le sue doti di propagandistica e farsi conoscere. Un impegno quotidiano che si è chiuso dopo un inchiesta - tardiva - delle autorità svizzere. Il marito è stato condannato a sei mesi ma è stato rimesso in libertà e da mesi è irreperibile. Per Malika Moes è "in viaggio".
Il ruolo, prima, di vedova nera - per la morte violenta di Abdel -, quindi il coinvolgimento nell'indagine svizzera e i suoi rapporti con una realtà estremista ne hanno accresciuto l'importanza. In una intervista al New York Times Malika ha confermato il suo animo ribelle. In Afghanistan - ha ricordato - si era rifiutata di indossare quello che chiamava "un sacco di plastica", il burqa. E una volta tornata in Europa - oggi vive a Bruxelles - ha sfidato vecchie categorie dimostrando che le donne sono forti quanto gli uomini: "Ho dimostrato che è importante avere timore di Dio e di nessun altro. Ci sono uomini che hanno paura perchè non vogliono finire nei guai. Io invece parlo lo stesso". In un libro autobiografico Malika ha difeso l'uccisione di Massud, definito "il diavolo", e ha esaltato il marito, "una crema d'uomo". Una linea militante che emerge dagli scambi su Internet. Malika scrive rivolta agli occidentali: "Il Vietnam non sarà nulla se comperato a quello che vi attende nella nostra terra".
In dicembre la marocchina è stata fermata nel corso di un blitz anti-terrorismo in Belgio. Con lei c'erano altre due donne, sospettate di voler organizzare insieme ad altri l'evasione di un terrorista. L'indagine non ha portato a nulla e Malika è tornata al suo sito Minbar-Sos, trasformato in un pulpito di guerra.
Ufficialmente disoccupata vive con il sussidio mensile dello stato belga: 900 euro pagati dai "crociati".
(Fonte "Corriere della Sera")


Insomma, un animo battagliero, quello di Malika El Aroud, che vuole "dimostrare che le donne sono forti quanto un uomo"... peccato che, come dire, abbia scelto LA CAUSA E IL BERSAGLIO SBAGLIATI! Vedendo poi la foto mi chiedo, come si fa a rifiutare di vestire un "sacco di plastica" come il burqa, per portare un altro sacco di plastica come il niqab, pergiunta nero? Ma questo è solo un corollario a tutto il resto... .

4 commenti:

Anonimo ha detto...

La colpa è solo ed unicamente di noi europei che permettiamo questi incitamenti alla delinquenza.
un simile mostro in gonnella andava subito sbattuto a pedate in galera a meditare su allah e il suo profeta.
Marino.

Anonimo ha detto...

Inquietante!
Concordo in parte con Grillo: da parte nostra ci vorrebbe prima di tutto maggiore informazione. Nessuno deve, o almeno dovrebbe, cedere alla tentazione di farsi abbindolare da questo fanatismo e vigilare sulle persone più deboli affinché questo non avvenga.
Poi comq. l'incitamento alla violenza e alle stragi credo sia già contemplato dai nostri codici penali. Il problema è che non vengono applicati :(

Anonimo ha detto...

Non so come siano le legi belghe. Comunque non credo che neppure in belgio, si possa istigare alla violenza, a meno che si sia islamici.
Marino Rossi

Anonimo ha detto...

ecco qui, la solita donna plagiata dalla religione misogina di allah e del suo profeta