domenica 31 maggio 2009

"VIA LA BIGLIETTAIA CON IL VELO". E A VENARIA LO INDOSSANO TUTTI

Protesta alla reggia sabauda. Del Noce: «Il razzismo non c'entra». La ragazza marocchina: «Non ci faccio più caso, sono stati i colleghi a volermi difendere».

TORINO - Ieri i ragazzi della biglietteria, le guide, gli addetti alla sicurezza — insomma tutto il personale della Reggia di Venaria — si sono presentati al lavoro indossando veli e kefiah. Una protesta e, allo stesso tempo, una manifestazione di solidarietà per una loro collega marocchina, Yamna Amellal (foto, con una collega, anch'essa velata, della Reggia di Venaria, ndr), di 35 anni. Il perché dell'iniziativa lo spiega Michele Francabandiera, 29 anni e da cinque uno di responsabili alla reception del castello sabaudo: «Yamna è con noi dal 2007, sempre dietro lo sportello, e fa bene il suo lavoro. Ma il fatto che sia musulmana e indossi il velo ha provocato delle proteste da parte dei turisti».
Un susseguirsi di episodi imbarazzanti e, venerdì scorso, una lettera anonima pubblicata sulla Stampa: «Mi sono presentata alla biglietteria della Reggia di Venaria, storica residenza di Casa Savoia e mi ha colpito non poco notare — ha scritto una visitatrice torinese — che fosse presidiata da due donne islamiche, una addirittura con il velo in testa. Non sarebbe più corretto che il personale indossasse abiti d'epoca dei Savoia? Quella presenza, invece, era decontestualizzata, fuori posto». La risposta del direttore della Reggia, Alberto Vanelli, è stata decisa ma articolata: «Io non ci trovo nulla di male, l'integrazione passa anche attraverso queste cose. Però confesso che, la prima volta che l'ho vista, ho avuto un attimo di perplessità. Già in passato ci è stato fatto notare che sarebbe stato più opportuno avere personale con profonde conoscenze della storia sabauda, ma l'assunzione è avvenuta tramite il Collocamento e una cooperativa di servizi».
Una guida, Sabrina Soccol, 28 anni, aggiunge: «La donna che ha scritto la lettera non si è neppure accorta che l'altra ragazza da lei indicata come islamica è invece italiana, calabrese...». (Fonte: Corsera)


Ma quello è un segno di sottomissione Maria Laura Rodotà (31 maggio 2009) .
A gettare acqua sul fuoco, il presidente del consorzio che amministra la Reggia, l'ex direttore di Raiuno Fabrizio Del Noce: «L'opinione della signora, espressa in toni pacati e non oltranzisti, è da rispettare. Allo stesso modo la manifestazione dei colleghi della ragazza marocchina è stata altrettanto legittima e civile. Insomma, non siamo di fronte a un episodio di razzismo come quando l'intera curva di uno stadio insulta Balotelli». A storcere il naso, però, non è stata solo l'anonima lettrice. I colleghi della ragazza marocchina raccontano di episodi di razzismo («Torna a casa tua»; «Quel velo è una provocazione, sono tutti terroristi») e proteste quotidiane: «Spesso capita che qualcuno, per non acquistare il biglietto da Yamna, cambi fila — confida Sabrina Soccol —. E io, che accompagno i gruppi in visita, lo sento: c'è sempre chi commenta negativamente». Ieri, dunque, la protesta. In biglietteria, le colleghe di Yamna si sono presentate con un velo sul capo, i colleghi hanno indossato la kefiah. Ma i gesti di solidarietà hanno contagiato anche agli altri dipendenti (70 persone) delle due cooperative (la Copat e la Rear) che gestiscono i servizi turistici nel castello. «Noi hostess — dice Michela — abbiamo una divisa che prevede un foulard al collo: ce lo siamo messo tutte in testa».
Alla Reggia si è visto il vicesindaco della città, Salvino Ippolito: «Non possiamo discriminare nessuno per motivi religiosi e inoltre la ragazza fa bene il suo lavoro». Lei, Yamna Amellal, sposata con un pakistano, originaria di Khenifra in Marocco, vive a Torino da 5 anni e, per tutta la giornata, è sempre rimasta seduta al suo posto, a staccare biglietti: «A queste cose io quasi non ci faccio più caso, ci sono i miei colleghi a difendermi, è quasi come stare in famiglia. Lavoriamo in un bellissimo luogo e crediamo nella libertà e nella tolleranza. Togliermi il velo? Non ci penso proprio, rappresenta la mia fede. E io sono islamica qui come in qualunque altro posto».

26 commenti:

Vituccio ha detto...

Tu cosa ne pensi Alessandra?

Alessandra ha detto...

Penso di aver già epresso in altre occasioni la mia titubanza rispetto a un eventuale divieto del velo: credo che la cosa più importante per l'integrazione, ma anche per l'emancipazione, sia permettere alle immigrate di lavorare e studiare (ma non dovrei dirlo proprio io che non ho voglia di cercarmi un lavoro! :-)) ). A meno che una non porti il niqab o il burqa... .
Lancio comunque una provocazione per colleghi uomini di Yamna: perchè, invece della kefiah, non si sono messi anche loro l'hijab, come le colleghe? Sarebbero stati più solidali con lei! :-)
Poi Yamna dice che il velo "rappresenta la sua fede": NON E' VERO! Lo stesso post che avevo preso da te sui pellegrini in partenza dall'Algeria per la Mecca, che rinunciano al viaggio per non rinunciare al velo e alle barbe, ne era un'ulteriore dimostrazione!
Aspetto un vostro parere.

PS. I vestiti d'epoca per il personale saranno pure adatti all'ambiente, ma non devono essere molto comodo! :-)

Stefano. ha detto...

Cara Alessandra:
Chi tituba rischia di farsi complice con chi lo IMPONE

Stefano. ha detto...

Riguardo alle colleghe, trovo lodevole la loro solidarietà. Ma anche a loro pongo la domanda: Sicure che alla collega il velo non sia imposto?
In Francia, quando è stato proibito, in tutto hanno protestato in Quattro.
Su milioni di donne islamiche presenti in quel paese, non mi sembra un indice di grande attaccamento a questo ergastolo ambulante.
Stefano.

Alessandra ha detto...

Lo so, Stefano, lo so che è pericoloso tentennare su certe cose, per carità... . I dati a cui fai riferimento tu nel secondo commento, sono dati che ho linkato io: è stata una bella sorpresa, quella delle ragazze musulmane che hanno smesso di portare il velo in Francia, piuttosto che essere espulse e concordo comunque con quanto dice la Rodotà (link a questo post): le colleghe italiane potrebbero persuadere quelle velate a non portarlo più.

Alessandra ha detto...

Comunque i colleghi di Yamna (e Yamna stessa) dovrebbero sapere che molte marocchine che vivono in Marocco, guardano male le immigrate marocchine velate che tornano per le vacanze (magari non indossavano l'hijab in patria e hanno iniziato ad indossarlo in Italia perchè i maschi di casa glielo impongono!).
Come ha detto Souad Sbai nel post precedente, mentre in Italia si discute di piscine islamiche, in Marocco Mohamed VI sta avviando un processo per l'emancipazione delle donne. Penso proprio che questop discorso possa essere esteso alla PSEUDOlibertà di indossare il velo.

Stefano. ha detto...

Ottimo termine il tuo cara Alessandra per indicare la "libertà" di portare il velo:
PSEUDOlibertà.
E vorrei suggerire un esperimento a Tutte le italiane sostenitrici del velo: Se lo mettano!
Poi provino a salire su un pulman, mettersi davanti ad una scuola fingendo di aspettare il figlio, e tentino di dialogare "Questo tempo non promette niente di bello" "Lei quanti figli ha?"
Se riusciranno ad ottenere in risposta qualcosa in più di monosillabi (Specialmente dalle "comuniste favorevoli al velo" (delle altre) sarebbe un miracolo.
Il velo è un muro contro l'integrazione.
Per questo il musulmano lo impone.

Alessandra ha detto...

Mi ricordo quest'estate in Giordania: avevo voglia di comprarmi una kefiah e i negozianti, dei ragazzi, mi hanno fatto provare un khimar, un tipo di velo, "perchè la kefiah è da uomo", ma ho detto di no, che volevo la "mia" kefiah bianca e rossa (giordana)!

Francesca ha detto...

E se invece si farebbero tutte lapidare per solidarietà? Se ce n'è una che esige di venire in perizoma a vista, si metteranno tutte in perizoma? che ne pensi Alessandra?

Per me sono delle ipocrite! Devono portare il velo come la ragazza marocchina,e non far uscire una sola ciocca di capelli,dovrebbero portare una vero velo islamico, e non una versione soft occidentalizzata che lascia apparire le braccia!A cosa rimano quei sorrisi felici? Quando ci si vuole mettere nella pelle di una beduina, bisogna fare le cose per bene ed andare fino alla fine della sua logica. Non si sorride alla macchina fotografica o agli ospiti, è provocante.Bisogna abbassare gli occhi e mostrarsi pudiche. Il velo è sinonimo di pudore, allora che evitino i sorrisi e si pubblichino in una miniera casta e riservata.Alle nostre solidali bisognerebbe loro dargli il tempo di apprendere come mettere il velo, ma è già un buon inizio d'integrazione al contrario.

Nella foto un grazioso spiedino di idioti utili. Prova che molte persone, non comprende ancora ciò che rappresenta il velo islamista.

Solo rifiutandolo si integreranno e non il contrario.

Alessandra ha detto...

Francesca, noto sarcasmo che non accetto. Potrei fare del sarcasmo anch'io col tuo congiuntivo sbagliato, per esempio ("si farebbe lapidare...").
Comunque le donne del personale hanno portato il velo una volta sola: se lo dovessero portare SEMPRE fuori casa, come Yamna, non avrebbero accettato di certo!

Stefano. ha detto...

Non trovo poi9 così inaccittabile il sarcasmo di Francesa.
Vero che le colleghe hanno espresso una solidarietà tutto sommato lodevole (se poi volessero solidarizzare con una che ha il perisoma trasparente, chiamatemi) Ma in fondo, come dice Francesca, questa solidarietà dovrebbe esprimersi anche nell'incoraggiamento all'amica a liberarsi di quell'orpello ultramedioevale.

Alessandra ha detto...

Non trovo poi9 così inaccittabile il sarcasmo di Francesa.

E allora non dire neppure che la solidarietà delle colleghe della ragazza è tuttosommato lodevole... .

Francesca ha detto...

Senza polemiche:

Perché non lo accetti?

Si puó fare del sarcasmo su un congiuntivo sbagliato? sei sicura che é sbagliato? io parlavo delle Italiane,quindi al plurale.

Ciao

Alessandra ha detto...

Francesca, mi sembrava che il sarcasmo fosse rivolto a me... . Comunque chiuso, dai: è stata colpa mia perchè, ancora una volta, sono stata ambigua sull'argomento "velo". Tu avevi ragione.
PS. Sì, il congiuntivo era sbagliato: o meglio, hai messo un cdizionale dove avresti dovuto mettere un congiuntivo (dopo il "se")

Francesca ha detto...

Bhe,mi sembrava evidente che mi riferivo al gruppetto di "aiutanti-islamovigilanti" nostrane e non a te.Non preoccuparti conosco la tua posizione sul velo,non sei stata per niente ambigua.

Per il congiuntivo hai ragione e me ne scuso.Per il sarcasmo ti ci dovrai abituare se non chiudi il blog.Il mio é anche un modo di ironizzare per non appesantire il mio linguaggio,cosa che hai potuto già notare nel nostro blog.

Ciao

stefano ha detto...

Accidenti, se si fa invia senza aver scelto il nome, il messaggio scompare:-(
Comunque Alessandra, la mia opinione ripeto è che la solidarietà sia sempre lodevole anche se magari personalmente non la si condivide (Tranne casi estremi, ad esempio la solidarietà ad uno stupratore è inaccettabile) Ma non ho il dono dell'infallibilità. Non posso, ne voglio imporre a nessuno la mia opinione.
Perciò come è legittimo il mio rispetto, è altrettanto legittimo che Francesca faccia invece del garbato sarcasmo. L'importante che si condividano gli ideali di fondo, che sono la netta opposizione all'imposizione del velo.
Quanto al blog, non chiuderlo. E' ottimo, ed ottimale è anche il numero dei commenti: Quando cominciano a diventare decine per ogni articolo, divengono inutili perché non si riesce più a seguirli.
Stefano.

Alessandra ha detto...

Sono d'accordo, Stefano. Come ho spiegato a Francesca, credevo che il sarcasmo fosse rivolto alla sottoscritta, perchè al solito, era stata troppo conciliante. Ok, chiuso e andiamo avanti! Grazie a tutti per il sostegno!

Anonimo ha detto...

Oggetto: Lettera aperta al direttore della Stampa: Scegliere da quale parte stare.

Caro direttore,

Mi rivolgo a lei nella speranza di trovare quel minimo di buonsenso che si fatica certe volte a trovare tra le colonne del suo e di altri quotidiani.

Faccio riferimento ad un articolo apparso sulla testata da lei diretta (fortunatamente nella sola edizione torinese) in data 29 maggio 2009, firmato da Angelo Conti, sotto il titolo: "Islamiche e con il velo le bigliettaie della Reggia" (http://www.fieri.it/_islamiche_e_con_il_velo_le_bigliettaie_della_reggia_.php) e tutta la polemica che ne è nata.

La mia reazione non è di stupore, essendo che il signor Conti, insieme ad un manipolo di suoi colleghi ci hanno abituato ormai alla loro "caccia allo straniero". È una reazione di stanchezza e di disperazione. Fino a quando si vuole andare avanti così? Non bastano, secondo voi, le aggressioni a sfondo razzista scatenate in tutto il paese? Non basta che il razzismo abbia invaso la scuola e il mondo dei giovani? Non basta che perfino in un asilo nido si è arrivati a picchiare un proprio coetaneo a suon di "spolco neglo"? ...

- per questioni di spazio, leggere il resto della mia lettera aperta sul mio blog:
http://karim-metref.over-blog.org/

Alessandra ha detto...

Innanzitutto, benvenuto Karim. Sinceramente sono d'accordo con te che non ci sia un bel clima nei confronti degli stranieri: la mia percezione è questa. Però, oltre che invitare logicamente a non generalizzare, non si può mettere sullo stesso piano il "caso Venaria", con la vicenda del bimbo italo-domenicano che, tra Milano e Como, è stato mandato all'ospedale dai suoi compagni, che gli hanno molllato calci, pugni e schiaffi, mandandolo all'ospedale dopo averlo colpito con un calcio ai testicoli (il bambino è stato operato), chiamandolo "caffelatte". Non la si può mettere sullo stesso piano con la vicenda, della marocchina che ha denunciato di essere stata vittima di un'aggressione razzista perchè indossava una mascherina per respirare, "scambiata" per velo.
La lettera della donna torine a Venaria in merito alla bigliettaia velata, denuncia stupidità, se è vero che se ha preso per islamica una ragazza CALABRESE ! E' triste che i visitatori del castello cambino fila per non chiedere a lei il biglietto, le abbiano detto "torna al tuo Paese". Comunque penso che sappia perfettamente cosa troppo spesso significhi il velo e per questo ti rimando al video della ragazza uccisa dal GIA nella "tua" Algeria.

Michela ha detto...

Trovo vergognosa la reazione delle colleghe della ragazza velata, una banale mossa all'insegna dell'islamicamente corretto. Io non l'avrei mai fatto. Non posso sopportare l'idea che un co....e qualsiasi mi venga a dire come mi devo vestire in nome di allah. Non credo nemmeno che la ragazza velata sia sinceramente devota ad allah. La sua sarà una questione di abitudine, insegnatale dalla sua famiglia. Quello che mi dà veramente fastidio è l'ipocrisia degli islamicamente corretti e la l'ottusità di quelli che sono convinti di agire in buona fede. Michela
*Voto per Magdi Cristiano Allam*

Alessandra ha detto...

Grazie Michela e benvenuta.

Anonimo ha detto...

Cara Alessandra, volevo far sapere a te e agli amici del blog che sono in possesso di alcune copie autografate del nuovo libro di M.C. Allam, avute dall'autore alla Fiera del libro di Torino. Posso spedirle agli interessati con Piego di libri dietro pagamento delle spese postali.
Michela

Alessandra ha detto...

Grazie, io ce l'ho... . :-)
Di dove sei, Michela?

Anonimo ha detto...

Sono di Torino.

karim Metref ha detto...

Cara Alessandra,

ti ringrazio per la tua accoglienza.
Hai ragione non si può mettere sullo stesso piano una vecchia sicuramente poco saggia ma anche parecchio spaventata dai cambiamenti veloci che vive il mondo oggi. Non la si può mettere sullo stesso piano con le squadre di picchiatori che girano il paese. Ma è il tutto a far parte di quello che Anna Arendt vhiamava "La banalità del male". Uno cambia fil perchè c'è una abbronzata nello sportello, l'altro lancia una battuta stupida, l'altro denuncia nel giornale la presenza di stranieri in luogo di visibilità e così via... I giovani e anche i giovannissimi ormai mettono in atto soltanto i pensieri dei più grandi. E la stampa in questo ha una pesante responsabilità. Per quanto riguarda la seconda parte del tuo discorso. Velo non velo. E' vero che io so benissimo cosa vuol dire il velo. Io lottavo contro la salita dell'integralismo nel mio paese quando erano i servizi dei vostri paesi a sponsorizzarli, in nome della guerra fredda. Oggi ne stiamo pagando tutti il prezzo. Ma le potenze occidentali, anche se da una parte fanno finta di fare la voce grossa contro l'integralismo, continuano a mantenere i meccanismi e i paesi che lo generano, che non sono l'Iran e la Siria come dicono ma ben i paesi del golfo, ben amati e protetti degli USA e delle se multinazionali. Lottare contro l'integralismo e il velo io ci sto, ma non umiliando le donne velate. è come la differenza tra lottare contro i meccanismi che generano quella schiavitù moderna che si chiama immigrazione cleandestina (cioè colpire i trafficanti e i padroni che sfruttano in nero) e colpire i poveri disperati in cerca di una vita migliore.
Tanti saluti.

Anonimo ha detto...

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