domenica 8 novembre 2009

"OSSESSIONE PER I SIMBOLI RELIGIOSI?", di Lubna Ammoune

CROCIFISSO A SCUOLA. SI RIPROPONE LA DISCUSSIONE.

Sono senza parole! E non chiedetemi se sono favorevole o contraria, almeno questa volta, e cerchiamo, insieme, di andare oltre lo scoop mediatico del momento e aprire una discussione costruttiva. Sulla guerra legale di Soile Lautsi Albertin, cittadina italiana originaria della Finlandia, credo ci sia poco da approfondire, ancor meno mi soffermerei sulle dichiarazioni della classe politica. Se non è il velo è il burqa, se non è il niqab è il crocefisso e se non è il rispetto per i diritti umani è il limite della libertà di confessione.
Perdonatemi, non voglio cadere anch’io nella trappola di fare “macedonie” come se stessimo estraendo il tema per il prossimo tema di maturità, ma ho la percezione che ci sia un bisogno quasi viscerale e ossessivo di girare intorno a due temi, senza però coglierne l’essenza: laicità dello Stato e simbolismo religioso. Sono delusa. Delusa di questa decisione. Delusa di questa manipolazione e della dialettica con cui si affronta l’argomento, delicatissimo, a mio avviso, dei simboli religiosi.
Lascio a chi di dovere il compito di disquisire sul concetto di laicità dello Stato, laicità nello spazio pubblico, con annessi e connessi alla sfera giuridica che verte sui diritti di libertà . Non avendo competenze e conoscendo i miei limiti in materia, vorrei pensare alla mia esperienza. Alle elementari e alle medie avevo un crocefisso appeso in aula, al liceo mancava in tutte le classi. E se ci fosse stato? Di certo non avrebbe cambiato la mia identità, come sicuramente non avrebbe ostacolato la realtà di un pluralismo educativo. E chiaramente mai avrei avvertito di essere educata in un ambiente scolastico che ha il marchio di una data religione. Il crocefisso assume un significato specifico per un cristiano, un altro per un fedele di un’altra religione e un altro ancora per un ateo o un agnostico.
Ma non sono forse sensazioni intime? E un percorso di fede, che di per sé è privato e interiore, può veramente essere ostacolato dalla visione di un crocefisso? Sulla stessa lunghezza d’onda di questi interrogativi che mi e vi pongo mi domando anche se sono meno musulmana se dichiaro che il mio luogo preferito, nella mia città, Milano, è il Duomo.

Sì, provo un amore smisurato per la nostra cattedrale, per la sua architettura ma soprattutto per la spiritualità in cui si è avvolti quando si entra, e quando varco la soglia mi sento a casa. Il sentimento può essere provato anche da un cristiano che quando entra in moschea si fa il segno della croce, scena che per me sarebbe una visione meravigliosa. Una persona consapevole delle sue credenze lo è maggiormente quando incontra un’altra cultura e dall’incontro ognuno dovrebbe cercare e offrire il meglio di sé, anziché ancorarsi in una gabbia identitaria apparentemente protettiva.
Attenzione. Trasmettere un messaggio di sincretismo o relativismo non è nelle mie intenzioni e nella mia sensibilità, ma quello che chiedo è questo: credete veramente che la presenza di un simbolo o una manifestazione che richiami una cultura di fede possa ledere il percorso di consapevolezza e di crescita spirituale di una persona? (Fonte: http://www.blog.vita.it/yalla, 4/11 )

13 commenti:

loris r. ha detto...

Rileggo e rileggo.Un articolo un po' contraddittorio:
Ci si chiede se valga la pena esibire simboli religiosi (curioso che simili riflessioni venga da chi si fa ritrarre velata, quindi espone chiaramente e costantemente un simbolo religioso ovunque vada).
Si esprime apprezzamento per il Duomo (dove i cristiani fanno entrare tutti, a differenza di me che, in Tunisia,ho cercato di entrare in una moschea e all'ingresso quando ho detto che non ero musulmano mi hanno lasciato fuori).
Si dice delusa dalla decisione.Che decisione: dell'europa che ha detto di togliere il crocifisso o dell'Italia che ha detto che resta?
Certo, si concede il fatto che, a scuola, non si è rimasti troppo turbati dal crocifisso.Grazie...
Capisco forse il fatto che, come religioso, il crocifisso sia pure un simbolo troppo specifico.In realtà non è solo un simbolo religioso ma d'identità, specie oggi che siamo invasi da culture molto aggressive, mai come ora è necessario un simbolo in cui riconoscere le proprie radici e le origini della nostra civiltà moderna.
PS:potremmo fare come in Francia, via tutti i simboli religiosi, compresi però i veli femminili, di ogni forma o colore... altrimenti si creerebbero disparità: perché permettere a uno sì e gli altri no?

Alessandra ha detto...

Ciao Loris e benvenuto. Quello che mi ha dato più da pensare è che l'articolo sembra voler mettere sullo stesso piano crocifisso, velo e velo integrale... . Credo che il primo non possa essere ritenuto discriminante, gli altri spesso e volentieri lo diventano.
Comunque in Tunisia, come ben sai è vietato il velo nei luoghi pubblici e se non ricordo male, chi ha il velo integrale rischia addirittura l'arresto.

Anonimo ha detto...

Io non sento la necessità di vedere in ogni luogo pubblico il simbolo della religione in cui credo, ma penso che siano altri i paletti che si devono porre a chi pensa di venire a stabilirsi in Italia e cioè il rispetto delle nostre leggi, dalla prima all' ultima soprattutto di quelle che contrastano con certe tradizioni ...Grandmere

Alessandra ha detto...

Beh, neanch'io ne sento la necessità, ma un conto è quello, un conto è toglierlo. Proprio perchè non ne sento la necessità, non vedo dove stia il problema! :-)

Anonimo ha detto...

Quello che dici è giusto e molto bello. Ma il problema non è quanto il crocifisso possa influenzare il percorso religioso di ognuno, ma quanto quel simbolo, che di per sè è innoquo, nasconda in realtà la volontà da parte di qualcuno in Italia, di voler imporre o comunque di non mettere la religione cristiana al pari delle altre. Che succederebbe se per lo stesso motivo, qualcuno rivendicasse il diritto di appendere un quadro di Buddah, o un quadro con il nome di Allah o altro? Perchè in quel caso dovremmo dire di no? Come hai detto tu la fede è qualcosa di privato e personale, ed i simboli di quella fede, dovrebbero rimanere nella propria sfera privata, qualunque esso sia.

Alessandra ha detto...

Precisazione per Loris. Vero quello che dici: "curioso che simili riflessioni venga da chi si fa ritrarre velata, quindi espone chiaramente e costantemente un simbolo religioso ovunque vada". Comunque la delusione si riferisca alla decisione della Corte europea di togliere il Crocifisso.

Anonimo, personalmente vedo religioni come islam, buddhismo e induismo come un fatto d'importazione (in generale), a differenza del cristianesimo (o l'ebraismo).

Francesca ha detto...

"Ma il problema non è quanto il crocifisso possa influenzare il percorso religioso di ognuno, ma quanto quel simbolo, che di per sè è innoquo, nasconda in realtà la volontà da parte di qualcuno in Italia, di voler imporre o comunque di non mettere la religione cristiana al pari delle altre."

Vorrei ricordare alla'anonimo che qui siamo in terra cristiana.Che provi a mettere la religione cristiana alla pari con quella islamica nei paesi arabi...


"Che succederebbe se per lo stesso motivo, qualcuno rivendicasse il diritto di appendere un quadro di Buddah, o un quadro con il nome di Allah o altro? Perchè in quel caso dovremmo dire di no?"

Il quadro di budda o delle statuette sono carine.Budda (o anche Gesù non si portavano le bambine e le schiave a letto.A parte che sarebbe dura raffigurare in quadri figure islamiche,lasciaci peró avere un certo disgusto insesire nella nostra società e nelle nostre antiche radici qualcosa derivante da un uomo-falso-profeta, immorale,perverso,violento e pieno di vizi.

L'integrazione nelle nostre società,si sa,non passa attraverso il volere integrare figure o segni per riequilibrare in un certo modo le diverse fedi,ne lasciando sempre di più terreno per una cosí detta tolleranza e uguaglianza che é sempre e solo a senso unico,loro,i musulmani,vogliono imporsi attraverso il loro dogma ideologico,cioé la sharia,e cominciando dal velo e il burka che utilizzano per provocare e fare pressione alle nostre istituzioni chiedendo e ottenendo sempre più accomodamenti religiosi contrari alle nostre leggi e ai nostri valori.

"Come hai detto tu la fede è qualcosa di privato e personale, ed i simboli di quella fede, dovrebbero rimanere nella propria sfera privata, qualunque esso sia."

La separazione della chiesa dallo stato (la laicità)é stata pensata per poter legiferare con leggi che provengono dall'uomo (dalla ragione umana)e questo non significa necessariamente che bisogna togliere i segni religiosi dai luoghi laici.I cristiani con tutto che hanno croci statue e quadri sanno mantenere la fede in qualcosa di privato (interiormente intendo)senza imporsi o volerla imporre agli altri(almeno per la maggior parte).I musulmani pur non avendo raffigurazioni riescono o cercano comunque di voler imporsi e imporla agli altri spesso con la violenza e le provocazioni.

Per farla breve,perché si sa che questo tipo di chiacchere stanno sempre a zero,noi ce ne sbattiamo di quei 4 falsi musulmani (con barba)che vogliono sempre spiegarci che l'islam é pace e che ci tollera (grazie),e di dovere sempre dare spiegazioni del nostro rigetto della loro religione in modo moderato.Bisogna fare fare come la Santanché (che piaccia o no),stendere tutto sul tavolo e dire le cose come stanno: che maometto era poligamo con 9 mogli e pedofilo perché si é portato a letto Aisha quando questa ebbe 9 anni (la sposó a 6),che ha massacrato centinaia e migliaia di persone per il suo tornaconto,ha commesso tante altre atrocità ed ha instaurato leggi degradanti contro la donna e l'umanità intera.Di conseguenza per noi non puó essere considerato un profeta di Dio, e che se anche ammesso e consesso che ce ne sia uno non puó essere paragonato a Gesù che ha mandato un messaggio di fratellanza SENZA RISERVE per tutti gli uomini e donne da qualunque parte essi provengano.

Francesca

Alessandra ha detto...

La cosa da tener presente poi, è che questa nuova provocazione contro il crocifisso non viene da una persona di religione di religione musulmana.

Paolo Borrello ha detto...

Io rovescio il tuo interrogativo:
credete veramente che l'assenza di un simbolo o una manifestazione che richiami una cultura di fede possa ledere il percorso di consapevolezza e di crescita spirituale di una persona?
Io credo che più dei simboli contino i fatti, le azioni concrete.
E' un ragionamento troppo banale, non credo.
Ciao a presto.

Francesca ha detto...

Alessandra questa non é una giustificazione per i musulmani.Sappiamo che aspirano alla stessa cosa,quella croce per loro é un falso storico,questo é stato detto dal muz davanti alla santanché domenica.

Alessandra ha detto...

Certo, però non cambia che stavolta non sia partita da loro la cosa: abbiamo fatto da soli! I fanatici islamici sarebbero contentissimi che levassimo i crocifissi e una sentenza come quella di Strasburgo dà loro soddisfazione.

loris r. ha detto...

cara Alessandra,
grazie per il benvenuto: da tempo leggevo il blog e fin da subito l'ho sempre trovato molto interessante, anche se solo ora ho provato a scrivere qualcosa. Anzi, colgo l'occasione per farti i complimenti per la selezione degli articoli e degli argomenti.
Sull'argomento,hai ragione:in Tunisia nessuna donna porta il velo,e proprio il fatto che proprio in un paese moderato ci fosse qualcuno della moschea a selezionare chi poteva entrare o no fa pensare (anche se ammetto che è stato l'unico screzio in un tour di 2 settimane tra le diverse città tunisine).Pensa se fosse successo in una nostra chiesa, a ruoli invertiti...
saluti

Alessandra ha detto...

Loris, infatti la Tunisia, per quanto laica è sempre un Paese islamico. Ti ringrazio, continua a seguirmi. Per quanto riguarda la scelta dei post ne approfitto per sottolineare che "Mille e Una Donna" si propone di mostrare che le donne arabe e/o musulmane non sono un universo monolitico, perciò ho deciso di mettere anche questo articolo, anche sapendo che non è giusto mettere sullo stesso piano velo e crocifisso, come invece viene fatto dall'autrice velata.