martedì 3 novembre 2009

BOTTE IN CASA: STOP A TRIBUNALI RELIGIOSI?

Politica. Libano. Arriverà ad essere dibattuto in Parlamento il nuovo disegno di legge contro la violenza domestica predisposto da un comitato di pilotaggio composto da attiviste dei diritti umani, avvocati, esperti? Non è così scontato.

Per Ghida Hanani, coordinatrice di KAFA, un’organizzazione libanese impegnata nelle lotta contro le forme di sfruttamento e di violenza contro le donne, almeno trequarti delle donne del Paese hanno subito violenza fisica, in un momento qualunque della vita, da parte del marito o da altri uomini della famiglia. Nel sistema democratico multiconfessionale del Libano, i fatti di violenza domestica sono portati davanti ad uno dei 15 tribunali religiosi, o tribunali degli affari familiari, le cui leggi risalgono all’era ottomana e che, secondo le attiviste, favoriscono sempre gli uomini rispetto alle donne. Il progetto di legge che dovrebbe andare in discussione nel nuovo Parlamento, propone che la violenza domestica non sia più di competenza dei tribunali religiosi ma del sistema giudiziario civile, e non dipenda dalle specificità confessionali ma dia le stesse garanzie e diritti alle donne musulmane e a quelle cristiane. Per le attiviste, questa legge rappresenterebbe un passo avanti cruciale verso l’uguaglianza donna-uomo. ”I tribunali religiosi non trattano le donne e gli uomini in maniera eguale”, dice Nadya Khalife, ricercatrice specializzata in diritti umani nel Medio Oriente e nell’Africa del Nord per Human Rights Watch, “la legge rappresenta un passo avanti nella giusta direzione, ma resta molta strada da fare per l’uguaglianza in Libano.”. Violenza domestica Warda, madre di sei figli, racconta di avere subito violenze domestiche per 20 anni. Suo marito, che era tossicomane, l’ha picchiata e violentata per tutta il matrimonio, ma tanto all’ospedale che alla polizia i suoi tentativi di ottenere aiuto sono rimasti senza risposta. La donna si è rivolta allora al rappresentante del suo tribunale religioso sciita, che però si è limitato a spiegarle che era difficile per lei ottenere un divorzio visto che suo marito si rifiutava di divorziare. Alla fine, la donna – che è sempre sposata, ma vive a casa dei genitori, e non ha il diritto di visitare i suoi figli -, è arrivata alle donne di Kafa. In Libano, ogni anno, sono più di 500 le donne che si rivolgono a centri di aiuto ma le case di accoglienza disponibili sono solo quattro, con una capacità totale di 40 posti. I casi di violenza domestica sono certamente molto più numerosi, commenta Ghida Hanani, “ quando si dice che le violenze e gli stupri non sono sufficientemente denunciati non è esatto, la verità è che non sono denunciati del tutto…”. Ospedali e polizia non li segnalano, “spesso i medici non chiedono alle donne neppure da dove vengono le ferite, e se una donna si lamenta di aver subito una violenza domestica, l’ospedale trascrive “incidente domestico”, e l’inchiesta si chiude.”. La polizia registra i casi di violenza contro le donne sotto la voce “percosse”!, senza precisare nel rapporto chi abbia commesso l’aggressione, “ è un po’ come si pensasse che se non ci sono conseguenze, non c’è il problema”. (Fonte: Women in the city, 13/10)
Tribunali religiosi


Il Libano conta 18 confessioni religiose riconosciute ufficialmente dallo stato e 15 tribunali religiosi competenti negli affari di matrimonio, divorzio, custodia dei bambini ed altri affari di statuto personale tra cui le violenze domestiche. Un sistema giudiziario distinto è competente per quanto riguarda il diritto penale comune. ”Si considera che gli affari familiari appartengano alla sfera privata”, spiega la responsabile di Kafa, “la donna è percepita come proprietà dell’uomo.”. Nel corso dell’ultimo decennio, gli sforzi per riformare i tribunali religiosi hanno cozzato con la resistenza di un establishment preoccupato di mantenere l’equilibrio confessionale in un paese che si sta a mala pena rimettendo dagli effetti devastanti di una guerra civile lunga 15 anni. , Per le attiviste, i tribunali religiosi rispettano ciascuno la propria tradizione, che difendono contro le altre. Molti temono che una legislazione civile unica turbi l’equilibrio generale. Tra diritto religioso e diritto civile ci sono nette differenze, così come tra diritto cristiano e diritto musulmano. L’età legale del matrimonio, qualunque sia il tribunale, è comunque molto più bassa per le ragazze che per i ragazzi, ed è più bassa per i Musulmani che per i Cristiani. In certi casi, la legge islamica autorizza il matrimonio delle bambine a nove anni. Le leggi religiose islamiche inoltre non condannano lo stupro coniugale né quelli che vengono rubricati come “crimini d’onore”, e in caso di divorzio accordano abitualmente al padre la custodia dei figli. Per Hanani tutto questo porta molte donne a scegliere di non lasciare il marito violento, per proteggere i figli. ” Non vogliamo un sistema giuridico che tratti in maniera diversa donne e uomini, e che tratti in maniera diversa donne druse, donne sciite, e donne cristiane”, spiega Nadya Khalife, HRW.


I dettagli del nuovo progetto di legge


Nel 2007, KAFA ha messo in piedi un comitato di pilotaggio composto da avvocati, giudici e specialisti che ha messo a punto il progetto di legge sulla violenza domestica conosciuto con il nome di “progetto di legge sulla violenza familiare”. La proposta, che dovrebbe essere dibattuta nel nuovo Parlamento, darebbe vita a Tribunali specializzati in diritto di famiglia con il compito di applicare un dritto civile comune a tutti i casi di violenza domestica, attraverso udienze private con intervento di giudici, lavoratori sociali, medici legali, e psicoterapeuti. La nuova legge obbliga ogni individuo testimone di un caso di violenza domestica a segnalarlo, apre la strada ad ordinanze di protezione stretta e esige che il colpevole fornisca ala vittima un alloggio sostitutivo, con il versamento di un’indennità di sussistenza e la presa in carico delle spese mediche. Il progetto di legge propone ancora la creazione di unità di polizia specializzata, in seno alle Forze di sicurezza interna, in ciascuno dei sei governatorato del Libano, con poliziotti specializzati sulle questioni di violenza domestica. “Se avessi avuto una legge così quando mi soni sposata venti anni fa, conclude Warda, avrei avuto qualche chanche, non sarei stata incarcerata da un uomo che non mi rispetta, non sarei stata ingabbiata da un sistema confessionale. Avrei vissuto nella dignità.”.

10 commenti:

petroniostefano ha detto...

"Il progetto di legge che dovrebbe andare in discussione nel nuovo Parlamento, propone che la violenza domestica non sia più di competenza dei tribunali religiosi ma del sistema giudiziario civile, e non dipenda dalle specificità confessionali ma dia le stesse garanzie e diritti alle donne musulmane e a quelle cristiane.", questa frase bisognerebbe ripeterla in Inghilterra e a tutte le persone che sono favorevoli, o semplicemente indifferenti, a questi tribunali, Italia compresa.

Alessandra ha detto...

Poi arrivo anche all'Inghilterra... . Ci arrivo, ci arrivo... .

esperimento ha detto...

Uhm.. e gli Hezbollah che hanno praticamente potere politico, come la maggioranza, se non di più, cosa dicono?

marco ha detto...

difesa della laicità dello Stato, questa frase che qui da noi da molti è derisa o vista come un inutile fastidioso eccesso di zelo, assumerebbe un significato molto più attuale se queste notizie fossero più conosciute.

Alessandra ha detto...

Esatto. In certi Paesi la difesa della laicità è un po' più urgente... . E anzi, cose come togliere i Crocifissi non c'entrano niente con la laicità!

PensieroLiberale ha detto...

Ciao.
Teoricamente la situazione non può che migliorare.
Tuttavia non è scontato il risultato positivo.
In quei paesi non c'è interesse a cambiare in meglio su questi temi.

A proposito.
In questi giorni nel mio blog pubblicherò diversi articoli per ricordare la caduta del Muro di Berlino e l’inizio del cammino verso la democrazia dei Paesi oltrecortina.
Ci tengo a conoscere il tuo punto di vista sulla questione.
Provo ad rendere note questioni che mi hanno particolarmente toccato.
Spero di riuscirci e spero che questa sia un occasione per ritornare a leggerci con più frequenza.
Per ora grazie.

Anonimo ha detto...

Ciao Alle per restare in tema di violenze domestiche un articolino dall'ansa
(ANSA) - ANKARA, 5 NOV - Quasi la meta' delle donne che convolano a nozze nella citta' turca di Diyarbakir (a maggioranza curda) ha meno di 18 anni. Tra le donne che hanno preso contatti con l'ufficio per i Diritti umani di Diyarbakir, tra gennaio 2006 e luglio 2009, 938 hanno contratto il matrimonio prima di avere 18 anni. Il 45% delle donne che si sono rivolte all'associazione per denunciare violenze domestiche, si erano sposate prima dei 18 anni, il 15% prima dei 15 anni e il 5% prima dei 13 anni.
inc@

Alessandra ha detto...

Ok, PensieroLiberale, verrò.

Grazie, Inca.

Anonimo ha detto...

Sono molto sensibile al tema della violenza sulle donne...per esperienza diretta in merito.. ho scritto un brano...ho partecipato ad un concorso, ne parlo nel mio blog.
Penso che ci dovrebbe essere molta sensibilizzazione e dibattito concreto con fatti pratici in merito all'argomento violenza di genere.

Alessandra ha detto...

Assolutamente ci puoi essere utile, allora! Vengo a visitare il tuo blog.