sabato 17 ottobre 2009

DIETRO IL VELO. REPORTAGE: COSA PENSANO DAVVERO LE MUSULMANE D' ITALIA /1

Perchè lo portano? Sorie di fede, d'amore e di violenza nell'islam di casa nostra.

C'è chi lo indossa per amore di Allah. E chi prega, ma non l'ha mai messo. Donne serene. E ragazze che hanno dovuto fuggire. Noi le abbiamo intervistate. Quante sorprese...

Il 15 settembre, Sanaa, 18 anni, viene uccisa dal padre con una coltellata alla gola: per El Katawi Dafani, immigrato 11 anni fa da Marocco, la figlia aveva gravemente violato le regole dell'islam andando a convivere con il fidanzato italiano. Cinque giorni dopo, Daniela Santanchè, parlamentare del Pdl, racconta di essere stata aggredita mentre manifestava contro l'uso del burqa di fronte al teatro Ciak di Milano, dove centinaia di musulmani festeggiavano la fine del Ramadan.
Il primo ottobre, una donna di 33 anni chiede aiuto in lacrime allo Sportello donna del comune di Abbiategrasso: a casa l'hanno picchiata di morte perchè non voleva indossare il niqab, il velo integrale.

IN CORSA PER LA LIBERTA'

"E noi dovremmo offrire luoghi di culto a questa gente? Ai musulmani non diamo niente, neanche un chiosco a San Siro", ha commentato Matteo Salvini, consigliere comunale a Milano ed eurodeputato leghista.
"Le violenze sono da condannare senza eccezioni", ha replicato la senatrice Vittoria Franco, responsabile nel Pd delle Pari opportunità. "Ma segregare non serve, anzi: ciò che è successo dimostra che il processo di integrazione di queste ragazze immigrate nella nostra società, che le spinge verso la libertà e l'emancipazione, è inarrestabile". E' davvero così?
Velo o non velo, islam e amore, matrimonio, amici, lavoro: lo abbiamo chiesto a loro.

AMAL SAYEDIN, 37 ANNI, EGIZIANA, COMMESSA

"Quando ho saputo di Sanaa mi è venuto da piangere. Ammazzare una figlia per come si veste, per un fidanzato... . Questo non è islam, questa è follia. E' vero, nella nostra cultura che una ragazza musulmana scelga di stare con un non musulmano è considerato grave. Ma il problema non è il Corano, il problema sono gli ignoranti. Che conoscono solo il linguaggio della violenza.

EINGAR MARWA, 25 ANNI, EGIZIANA, CASALINGA

"Tradizionalista io? Figuriamoci: quando mio marito mi ha chiesto di sposarlo avevo le mèches rosso fuoco. Oggi indosso il velo perchè il Ramadan è finito da poco, ma tra pochi giorni lo toglierò. E comunque il mio non è come quello delle altre: lo annodo diversamente, è più fashion".

ELMANSI HOWAIDA, 36 ANNI, EGIZIANA, COMMESSA

"Mia figlia ha voluto mettere il velo e noi siamo contenti, lo ammetto, ma nessuno l'ha obbligata. Siamo in Italia da tanti anni, per noi conservare le nostre tradizioni e i nostri valori è importante. Comportarci da buoni musulmani è un dovere davanti a Dio".

YARA, EGIZIANA, 16 ANNI, STUDENTESSA. IN EGITTO SI SENTE A CASA

"I miei compagni? Di come sono vestita non dicono nulla, e se lo fanno alle mie spalle non m'importa: io non giudico loro, loro non giudichino me. I ragazzi italiani non m'interessano: sono così immaturi, così bambini... . Io sto bene in Egitto, ci passo ogni estate, vorrei andarci a vivere. C'è più rispetto, più calore, più pudore. Stare in Italia mi piace, ma solo lì mi sento a casa".

ABDELFATTAH REDA, 46 ANNI, EGIZIANO, FORNAIO, PADRE DI YARA

"Cosa farei se mia figlia frequentasse un italiano? Io credo che quando un figlio prende la strada sbagliata la colpa è solo del genitore: sei tu che devi educarlo bene e consigliarlo nel modo giusto. Certo che una ragazza non può andare in giro mezza svestita: ci sono occhi buoni e occhi cattivi, una donna dev'essere protetta. Certo che deve avere un marito musulmano, altrimenti come cresceranno i suoi figli? Ma non userei mai la violenza: i figli si consigliano, non si picchiano. E se la ragazza non ascolta? La si manda a parlare con l'imam, e se non basta la si manda dal medico, poi dagli anziani della moschea. Solo se è ancora ostinata, solo se si dichiara atea, allora il Corano dice che la moschea può farla uccidere. La moschea, però: non i genitori".

ZARA ZANAN, 41 ANNI, MAROCCHINA, COLF

"Provi a farsi un giro per una città marocchina: vedrà donne col velo e donne senza, donne con la jilabah, la nostra tunica, e ragazze in minigonna. Perfino la nostra regina (che poi non ha il titolo di "regina", anche se è la moglie del re, ndr) l' hijab, il velo, lo mette due volte l'anno, se va bene. Non siamo mica come gli egiziani, noi: loro sì, che sono rigidi. Per non parlare del burqa o del niqab: i veli integrali afghani e dell'Arabia Saudita sono un'offesa al corpo e alla mente delle donne. Certo, gli ignoranti, i violenti ci sono anche da noi, come il padre di Sanaa. E integrarli non sempre è possibile. Per questo sono importanti i centri come l'Associazione delle donne arabe in Italia: perchè le donne meno libere e meno fortunate abbiano chi le aiuta".

HELEH AL ALI, 25 ANNI, IRANIANA, DISEGNATRICE

"La mia storia insegna che gli integralismi non si possono mitigare: si può solo fuggire. Mio padre è iraniano, mia madre una francese convertita all'islam. Sono nata e vissuta a Parigi fino a 16 anni. Poi, un giorno, mio padre ha deciso di tornare a vivere a Teheran. Per me, è stato come tornare al Medioevo. Se prima mio padre protestava solo per una gonna troppo corta, di punto in bianco si è messo a picchiarmi se mi si spostava il niqab dal viso e si vedeva un centimetro di naso. E mia madre era più fanatica di lui. Ho dovuto sopportare per due anni, poi mia nonna a Parigi si è sentita male e siamo rientrati in Francia per vederla. Appena lasciato l'aeroporto, sono saltata di nascosto su un treno per l'Italia. E non mi sono più voltata indietro".

YASMINE LABAKI, 33 ANNI, LIBANESE, DENTISTA

"Mi trucco da quando avevo 14 anni, metto i tacchi da quando ne avevo 16, il mio primo fidanzato: è stato un tedesco di passaggio a Beirut. Ho studiato, mi sono laureata, lavoro, eppure sono musulmana al cento per cento. E sono sposata con un musulmano che mi chiede il permesso prima di andare a giocare a calcio con gli amici. So che per gli italiani è difficile fare distinzioni, ma io vorrei tanto che capiste: il problema non è l'islam, il problema sono gli ignoranti. Gente povera, violenta, stupida, ce n'è dappertutto. C'era anche da voi, fino a 50 anni fa. Chiedo solo una cosa: fate rispettare le regole con durezza, ma non giudicateci in blocco". (Fonte: Settimanale "Oggi")

Ibi, la superstite della strage ferroviaria, si sposa (si è sposata oggi) Viareggino .

6 commenti:

Mella ha detto...

Che cosa pensano davvero non lo saprà mai nessuno, dal momento che la taqiya nei confronti degli "infedeli" è un dovere coranico. Non che tutti i musulmani in assoluto la pratichino, ma non essendoci modo di sapere chi la pratica e chi no, chiedergli che cosa pensano è una pura perdita di tempo e soprattutto è pericolosissimo fidarsi di chi dice cose che a noi suonano gradite e incoraggianti.

Alessandra ha detto...

E poi "le musulmane"... : le musulmane di questo articolo non sono TUTTE le musulmane che ci sono in Italia. Io avrei messo un titolo diverso.

Neve ha detto...

Alessandra ma è logico, se la morte della propria figlia viene decisa dalla moschea ....è tutta un'altra cosa!!!!! :((
Ma di cosa stiamo a discutere? Giudicare tutti in un solo blocco non è giusto, ma non lo si può NON fare finchè chi di loro la pensa diversamente non scende in piazza e fa sentire la sua voce.
Io, quando hanno sgozzato quella ragazza di cortei di musulmani che protestavano contro altri musulmani (quelli ignoranti come dicono nelle interviste) non ne ho visti.
Mi sono sfuggiti?

Alessandra ha detto...

Ovviamente no, non ti sono sfuggiti.

Mella ha detto...

E quando ne capita uno che ha il coraggio di protestare, dopo tre giorni cambia idea e si fa battezzare ...

Anonimo ha detto...

ucciderla se si dichiara atea e se non obbedisce all'imam o alla famiglia? ma siamo impazzzzzitiiiiii .......