venerdì 26 febbraio 2010

L' INCONTRO E' L'ESSENZA DI UNA SOCIETA' MULTIETNICA

E a proposito, prima del pezzo, un link sulla cantante Malika Ayane, L' italo-marocchina di via Padova «Orgogliosa di essere meticcia» .

E dal "Movimento dei Musulmani Moderati Italia -Europa":

Per ripensare l'Islam a partire da libertà, pari dignità e sacralità della vita.

di Gamal Bouchaib, Presidente del Movimento dei Musulmani Moderati e membro del Comitato per il nuovo Islam Italiano e Samira Chabibe, Portavoce delle Donne del Movimento dei Musulmani Moderati


Le questioni, e le risposte correlate, sollevate nell’articolo Ffwebmagazine - Velo e poligamia: le ragioni dei Giovani Musulmani meritano un’ulteriore riflessione da parte di quanti, anch’essi musulmani, ma moderati, credono e appoggiano le ragioni di un Islam illuminato che sappia scrollarsi di dosso i retaggi medievali che hanno imbarbarito la cultura arabo-musulmana, fino a far perdere traccia della sua millenaria storia che ha posto pietre miliari in ogni campo del sapere: dall’arte alla letteratura, dall’architettura alla filosofia, dall’aritmetica alla spiritualità, solo per citare qualcosa.
Da questa consapevolezza deve partire l’analisi e la riflessione per la creazione di un nuovo Islam italiano. Un Islam che sappia tornare a interrogarsi su se stesso, un Islam intellettualmente fecondo e aperto al dialogo con le altre culture. Un Islam che sappia interrogarsi onestamente sulle sfide della modernità, che non abbocchi all’amo di un pensiero unico e a tratti totalitario che cova nel suo seno e che è pronto a fagocitare ogni cosa. Questo significa anche riconoscere il fatto che l’Islam comprenda al suo interno un panorama variegato e frastagliato di correnti (malakiti, sufi, bahai, wahabiti, sunniti, sciiti, ismailiti, etc.) e che la pretesa di raggruppare «tutti i musulmani di età compresa tra i 14 e i 30 anni presenti nel nostro paese» parta dal tentativo di postulare un pensiero unilaterale come unica forma e sostanza dell’emanazione divina.
Ma ci rallegra l’intenzione di «costituire una società interculturale, internazionale e armonica». La domanda da porsi è però un’altra: cosa significa armonica? Se per armonia intendiamo «accordo e proporzione tra le parti che formano un tutto, che produce un effetto gradevole ai sensi», allora questa società dovrà essere quella in cui il suo tessuto umano, sociale, spirituale possa essere aperto all’accordo e alla proporzione tra sue componenti che sono e resteranno per definizione differenti, ma che dovranno combinarsi nella ricchezza di una diversità che non può essere repressa e oppressa.
Siamo rimasti colpiti dall’assolutismo di alcune affermazioni dei giovani intervistati, declinato attraverso l’uso di sostantivi e perifrasi quali “mai”, “neanche”, “non potrebbe essere capito” che dimostrano un atteggiamento di chiusura e di netto rifiuto che prende dall’assunto che non vi possa essere una cosiddetta terza via. Dall’assunto che il figlio di genitori di diversa religione debba essere, per così dire, “bianco o nero” rinnegando, quasi abiurando alla ricchezza e alla complessità che possa scaturire dall’incontro di due mondi.
Ecco allora che il vero e più urgente tema da affrontare per sostenere lo sviluppo di un Islam scevro da ideologie e ideologismi, da conflitti e da malesseri sia una profonda opera di educazione che se, da una parte, mostri ai musulmani che il significato di società multietnica deve essere individuato nell’incontro (e non nello scontro) con l’altro da sé, dall’altra, sappia far maturare nei non musulmani l’idea che l’islamofobia non può essere la soluzione giacobina per guarire i malesseri di una mondo alle prese con la costituzione di nuovi paradigmi interpretativi della realtà. Ma non possiamo non aggiungere che al fine di creare le condizioni necessarie a questo cambiamento, urga un processo di riforma illuminata dell’Islam. Un’operazione intellettuale delicata che sappia respingere senza condizioni i retaggi di attitudini mentali anacronistiche e oltranziste che incitano al rifiuto, a un certo odio, allo scontro psicologico, culturale, sociale e religioso fra il mondo islamico e quello non-islamico, tutt’oggi in atto.
Allora ripensare l’Islam significa cominciare con coraggio a dare attuazione, al di là di qualsiasi rimostranza, ai principi della pari dignità, della sacralità della vita, della libertà di pensiero, di opinione, di parola, di professione di fede, della parità tra uomo e donna, della difesa del diritto positivo e della democrazia, rifiutando al tempo stesso qualsiasi forma di sopruso e di violenza.
All’alba di questo XXI secolo riteniamo miope l’assunto per il quale la donna sia quasi “un oggetto” da proteggere dalla peccaminosa cupidigia di un uomo usurpatore. Relegandola dunque come parte debole, indifesa nei confronti di un genere maschile pronto ad assalirla al primo suo affacciarsi fuori dall’uscio di casa e che il velo possa proteggerla da questo assalto.
Peccato che una ricerca del Centro egiziano per i diritti delle donne (Ecwr) condotta nel 2008 sembri smontare la tesi. Almeno nel caso specifico dell'Egitto, dove, stando a questa indagine, l’83 per cento delle donne egiziane subisce quasi ogni giorno molestie sessuali per strada e sui mezzi pubblici. Molestie a tutto campo che vanno dagli inviti verbali “pesanti", alle occhiate insistenti, fino ai palpeggiamenti. Tale percentuale, in verità cospicua, comprende in perfetta par condicio donne velate e non.
Altra argomentazione, ben più triste, è l’uso del velo come indumento che “va di moda”. E che, vogliamo aggiungere, porta con sé una carica simbolica potentissima, diventando un’insormontabile spartiacque tra un “noi” e un “voi”. Per non parlare del fatto che dietro il velo si trova di tutto e che tale indumento non è garanzia di nulla. Prova ne è che il numero delle velate che si sottopone alla ricostruzione dell’imene è in proporzione maggiore a quello delle donne che il velo non lo indossano. (Movimento dei Musulmani Moderati Italia-Europa , 19/2)
E più in generale, un’inchiesta del New York Times dice che «secondo i ginecologi, negli ultimi anni il numero delle donne di fede islamica che hanno richiesto certificati di verginità per mostrarli a qualcuno è cresciuto. Un fenomeno che a sua volta ha aumentato la domanda per interventi di questo tipo. Inoltre il servizio è largamente pubblicizzato su internet, dove è addirittura possibile trovare "pacchetti di viaggio" verso paesi come la Tunisia dove l’intervento è molto meno costoso».
Sull’assunto secondo il quale il velo sarebbe un obbligo religioso bisogna poi chiarire un punto essenziale: il velo costituisce un obbligo nel momento in cui si debba entrare in una moschea o effettuare la preghiera. Tale obbligo riguarda anche l’uomo nella misura in cui egli non può pregare con i pantaloni corti sopra il ginocchio.
Ancor più allarmante è il considerare l’ipotesi di dover o poter indossare un burqa che, anziché, riconoscere la forza e la grandezza delle donne, le occulta come fantasmi. Perché parte dal concetto che come è stato scritto “una donna sia (più) provocante”, dicasi tentatrice. Se allora essa intende fare la libera scelta estrema di occultarsi dietro un burqa è libera di farlo, ma a casa propria, dentro le sue mura domestiche. Perché a furia di operare una negazione pubblica, la donna perde la propria identità. Esemplare è il caso dell’India dove è stato deciso di negare la carta di identità alle donne con il burqa e il niqab. Ci chiediamo allora: qual è la vera discriminazione, qual è la vera xenofobia, qual è la vera, odiosa forma di misoginia, se non quella che annulla la donna umanamente e socialmente?
Riguardo poi alla poligamia, in Italia esiste già una legge che l’ha messa al bando come contraria ai suoi valori: non bisogna aggiungere nulla, non vi può essere tentativo di legittimare tale pratica, nata in contesto storico ben preciso e dettato dalla presenza di un numero elevato di vedove i cui mariti erano morti in battaglia. Oggi non è più così, non ci sono più vedove da consolare, né da accudire, non vi è un’emergenza sociale dettata da un certo “deficit” di uomini. Ecco perché è necessario intraprendere la via di una nuova ermeneutica, che sia in grado di declinare il vero messaggio dell’Islam alla luce della modernità, ben sapendo che la libertà individuale e i diritti della persona non possono essere calpestati nel nome di alcuna religione. Perché non vorremmo che ciò che da alcuni viene considerato peccato, possa essere trattato come un reato.
Siamo convinti che un’Italia dall’identità forte, anche sul piano della religione, degli ideali e delle tradizioni, sia la migliore garanzia per tutti: perché solo chi è forte e sicuro al proprio interno è in grado di aprirsi e di condividere positivamente le proprie scelte con gli altri. Siamo per l’assoluto rispetto delle leggi dello Stato e per la più sincera condivisione dei valori fondanti della Costituzione e della società italiana. Riteniamo imprescindibile che gli immigrati, specie musulmani, in Italia si impegnino ad apprendere la lingua italiana e il complesso di diritti e doveri alla base del patto di pacifica convivenza con la comunità cui hanno liberamente deciso di aderire. Siamo pertanto schierati dalla parte dello Stato italiano contro tutti coloro e tutto ciò che attenta alla sicurezza e alla stabilità della collettività e delle istituzioni dello Stato.
Nell’Islam esiste, come ha ricordato il grande Tahar Ben Jelloun, la differenza, quasi la dicotomia, tra il visibile e l’invisibile, tra l’apparire e l’essere: sappiamo bene e vogliamo riaffermare con forza che l’Islam considera l’affermazione dell’identità religiosa attraverso forme esteriori quali i veli come un’ipocrisia; l’affermazione di una fede formale più che sostanziale. Tutto il resto è menzogna, è ideologia, è politica, è denaro, denaro, denaro.

17 commenti:

petroniostefano ha detto...

Quando mi capita, dico sempre che non esiste un islam italiano e nè potrà mai esistere, qualunque islam si deve comunque rapportare sempre con la tradizione araba. L'islam praticato in Italia, sia che venga fatto da italiani convertiti oppure da arabi emigrati, non ha alcuna originalità, non ha alcuna novità o slancio riformista. Io purtroppo, e dico purtroppo, devo dar ragione a Taslima Nasreen quando dice "i musulmani che auspicherebbero di vedere le donne liberate sono in contraddizione con la loro dottrina".

Alessandra ha detto...

Però ci sono fortunatamente anche persone di religione musulmana integrate nella società italiana, condividono i nostri valori e sono contro estremismo e terrorismo islamico.

ambra ha detto...

http://linkati2.files.wordpress.com/2009/10/socci-28.doc

Anonimo ha detto...

Credo che milleeunadonna farebbe bene ad aprire un serio dibattito sulle giovani della cosiddetta . Trovo che nelle loro affermazioni (giustamente Gamal Bouchaib e Samira Chabibe le tacciano di assolutismo) ci sia un’ignoranza ed una sorta di ingenuità che avrebbe del commovente se non fosse pericolosa. Per loro stesse e per quelle che come loro non pensano e per quelle che verranno. Che in un paese come l’Italia –e nel 2010- si leggano nuovamente, dopo decenni di lotte per l’emancipazione femminile affermazioni che quasi inneggiano alla subalternità della donna lo trovo strabiliante. Che si giustifichi la poligamia adducendo a paragone la disinvoltura ‘’occidentale’’ di avere mogli e amanti, sciocco. Che si paragoni il velo islamico che loro ritengono ‘imposto’ dal Corano al velo che le suore cattoliche portano per appartenenza a congregazioni religiose, ignorante. Vogliamo continuare? L’assunto dogmatico per il quale si dichiara impossibile l’unione di due persone di fedi differenti –specificatamente la musulmana con ‘altre’- fa a pugni con la realtà di centinaia di coppie miste che convivono nel rispetto e nell’amore reciproco. Aprire il dibattito ma mantenere punti fermi in Italia: no a veli integrali di qualsiasi tipo e no al velo ‘’che va di moda’’ (sic!) ma che viene imposto per il pudore e la difesa (sempre sic!) della donna. Soprattutto in luoghi pubblici, ovvero i luoghi delle scuole e delle istituzioni. In Italia le donne hanno e offrono di sé un’immagine che non è certo quella –grandemente minoritaria- delle scosciate televisive. E non è la nazione di chi impone una subalternità della donna all’uomo. Se credono, le seconde generazioni possono vivere altrove.
Un’ultima chiosa: ma che razza di uomini sono, i musulmani, se per eccitarsi basta la provocazione di una chioma al vento?

Anonimo ha detto...

Ciao Alle puoi spendere due righe anche per questa vittima dell'ennesima violenza.
grazie inc@
http://corrieredelveneto.corriere.it/veneto/notizie/cronaca/2010/26-febbraio-2010/sgozza-moglie-ventenne-voleva-tornare-marocco-1602554155164.shtml

Dolcelei ha detto...

C'è solo da sperare che qualcosa piano cambi..per ora poco o niente.
Bisogna far in modo che le donne possa studiare emanciparsi..altrimenti non c'è speranza. Ciao cara e grazie per i tuoi post. ^_^

Poerio ha detto...

Cara Dolcelei, le ragazze intervistate sono dell'associazione giovanile dell'Ucoii chiamata Giovani Musulmani d'Italia : hanno studiato e una è già laureata, una è figlia di un imam della moschea di Centocelle a Roma, parlano benissimo l'italiano, ma sono integraliste. Anzi spesso le più integraliste sono giovani e acculturate. Studiano, studiano, si laureano, hanno il titolo che fa prestigio di fronte alla comunità poi stanno in casa a fare figli e non vanno a lavorare in mezzo ai maschi. X Alessandra: non so se hai visto, ma sul sito di FareFuturo c'è un'altra intervista a queste ragazze dei GMI. Porta il titolo Cittadini italiani sì,
ma non sulla carta.

Alessandra ha detto...

Ambra, grazie ma non riesco ad aprire il link.

Anonimo, sono assolutamente d'accordo con te. Per questi ragazzi "di seconda generazione", «In grande, il compito del velo è quello di salvaguardare la società perché, magari, se la donna fosse più coperta, se si mostrasse solo al suo uomo, ci sarebbero meno stupri, meno tradimenti». Già questo... . Conto anche sui vostri commenti per un dibattito costruttivo... su chi non sa cosa sia evidentemente un dibattito.


Grazie, Inca, lo posterò!

Figurati Dolcelei. Ti ha risposto egregiamente Poerio.

Poerio, no, non l'ho vista... .

Fuoridalghetto ha detto...

Mi sembrano ottimi propositi, speriamo che si possano anche mettere in pratica senza grossi traumi...

ambra ha detto...

Riproviamo ?

http://linkati2.files.wordpress.com/2009/10/socci-28.doc

Alessandra ha detto...

Grazie, Ambra... .

Livio ha detto...

millenaria storia che ha posto pietre miliari in ogni campo del sapere (megalomani!): dall’arte alla letteratura, dall’architettura alla filosofia, dall’aritmetica alla spiritualità?????
Questa mi giunge nuova. Hanno solo COPIATO DA ALTRI.
Gli islamici manco da morti vogliono integrarsi con noi e la moderata Soud Sbai va in giro ad inaugurare cimiteri islamici.
ALLA FACCIA DELL'INTEGRAZIONE E DELLA MODERAZIONE!! E ALLA FACCIA DELLA COERENZA!

Alessandra ha detto...

L'arte islamica? Averroè e Avicenna? Le (solite) mille e una notte? Giusto per citare esempi che sanno tutti... . L'algoritmo deriva dal matematico persiano Al-Khowarzimi (da qui il termine) del IX secolo d.c. Il termine "algebra" deriva dalla sua opera principale l'al-Jabr wa al-muqābala .
Omar Khayyam (1048-1131) è stato poeta e matematico.

Per fare qualche esempio.

Gli islamici manco da morti vogliono integrarsi con noi e la moderata Soud Sbai va in giro ad inaugurare cimiteri islamici.

Prego?!!! Intendiamo la stessa persona?

Alessandra ha detto...

Altri poeti celebri sono Hafez e Rumi, per esempio.
Comunque:

http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Poeti_persiani

http://it.wikipedia.org/wiki/Categoria:Poeti_arabi

Livio ha detto...

Sì, parliamo della stessa persona, cara Alessandra.
Ecco il pezzo
"Piero Longo, sindaco di An a Gioia del Colle in provincia di Bari, commenta così la prossima inaugurazione del primo cimitero islamico in Puglia, realizzato
su impulso dell'amministrazione comunale nel suo territorio. L'evento, in programma sabato prossimo [13 Dicembre ndr] (alle ore 10.30) vedrà la partecipazione di Redouane Abdellah, segretario del Centro islamico dl Roma, insieme a Mario Scialoja, segretario della Lega musulmana mondiale, e Souad Sbai, parlamentare del Pdl, oltre a Sakini Abdel Jalil, imam della Moschea di Gioia e al giornalista Hamza Boccolini."

Era l'anno 2008, credo.

da QUI

E con chi ci va poi? Con un islamico di professione (non certo convertito) come Boccolini? Ma lo sapete perché Boccolini ha fatto finta di convertirsi all'islam? Lo sa Souad Sbai? Se non lo sa farebbe bene a informarsi...

Se i moderati sono questi, preferisco i fondamentalisti che almeno giocano a carte scoperte e sappiamo cosa aspettarci.
Lo ripeto:
ALLA FACCIA DELL'INTEGRAZIONE E DELLA MODERAZIONE!! E ALLA FACCIA DELLA COERENZA!

Alessandra ha detto...

Livio, chiaramente non lo sapevo, ma non mi sembra neanche grave il fatto, dato che è musulmana, è Presidente dell'Associazione delle Donne Marocchine in Italia ed è una parlamentare che si occupa di immigrazione ed integrazione. Souad Sbai mi pare proprio che giochi a carte scopertissime riguardo all'integralismo e terrorismo islamico e le conseguenze si vedono. Se vogliamo questa storia del cimitero islamico è un'ulteriore prova della malafede dei fanatici, al cui livello noi non dobbiamo metterci.
Non conosco a sufficienza Abdellah Redouane e Hamza Boccolini, per giudicare. Visto che ne sai più di me dimmi perchè pensi che si sia convertito. Comunque ho trovato questa serie di articoli da lui scritti per l'Occidentale": non li ho letti, ma a prima vista sembrano tutt'altro che di un estremista:
http://www.loccidentale.it/autore/hamza+boccolini .

Vincenzo ha detto...

si ma comunque persone come Gamal Bouchaib e Souad Sbai è gente parecchio contestata da persone dell'Islam moderato. Hanno interessi politici e dicono, a mio avviso, frasi che nulla hanno a che fare con l'integrazione. Si nascondono dietro il loro essere musulmani e ne approfittano per avere posti al parlamento la seconda e al governo il primo.
Esistono tanti...troppi musulmani che li contestano e che, allo stesso tempo, difendono i diritti delle donne e contrastano l'estremismo.