"Credo nella protesta non violenta. Ma potrebbe non bastare" dice la giornalista. "Le donne del mio Paese sono pronte alla lotta finale". E chiama le nuove generazioni alla rivolta
SAMAR YAZBEK ha 40 anni, gli occhi chiari e gentili, l'aria cosmopolita. Guardandola è impossibile capire da quale parte del mondo viene. Ma basta poco poi per accorgersi quanto sia profondamente figlia della Siria e quanto adori la sua lingua, l'arabo cui ha dedicato gli studi, che l'ha accompagnata nella militanza femminista e politica, nel lavoro di giornalista, sceneggiatrice per il cinema e la tv, soprattutto scrittrice. E per rendersi conto che quell'aspetto mite nasconde un immenso coraggio.
Adesso da Damasco, dove spera di ottenere un visto per un viaggio in Italia al momento negato, mentre il vento della primavera araba scuote il regime di Bashar Al Assad e la repressione è sempre più dura, Samar accetta di parlare come pochissimi siriani oserebbero fare. «Non sono ottimista, al contrario. In queste settimane la gente ha finalmente rotto la paura e il silenzio, io stessa ho partecipato alle manifestazioni» dice. «Abbiamo trovato il coraggio di chiedere libertà e democrazia, la fine delle leggi speciali che dal 1963 ci opprimono.
Con Lo specchio del mio segreto, in uscita sempre per Castelvecchi, Yazbek racconta di un amore impossibile, versione siriana di Giulietta e Romeo, sfidando il tabù delle relazioni tra sunniti e alauiti. Minoranza, quest'ultima, che si considera musulmana ma che per molti è invece una "setta eretica" cui appartengono il presidente e lei stessa, nata a Jableh, sulla costa sotto Latakia, una delle città teatro dei peggiori scontri in questo periodo. «Qualcuno dice che il regime è in mano agli alauiti, che è in corso una fitna, una spaccatura tra noi e i sunniti, ma non è vero» dice convinta.
Non vorrebbe, come è successo in Libia, un intervento dell'Occidente in sostengo alla rivolta: «La soluzione deve arrivare dall'interno. Dai nostri giovani che sono la forza più importante, dalle donne, dagli attivisti. In tutti c'è molta coscienza e impegno, rifiuto di dividerci per confessioni o etnie». Sul profilo Facebook di Samar c’è una foto di Gandhi, icona anche nel mondo arabo della lotta pacifica. «Perché io rifiuto la violenza, nel pubblico e nel privato - spiega - ma se il cambiamento non arriva è un altro discorso. Qui la situazione è aperta, può succedere tutto. Se il regime rifiuta vere riforme ci sarà un vero bagno di sangue. È molto triste, nessuno lo vorrebbe. Ma è così». (Fonte: IO DONNA)
SAMAR YAZBEK ha 40 anni, gli occhi chiari e gentili, l'aria cosmopolita. Guardandola è impossibile capire da quale parte del mondo viene. Ma basta poco poi per accorgersi quanto sia profondamente figlia della Siria e quanto adori la sua lingua, l'arabo cui ha dedicato gli studi, che l'ha accompagnata nella militanza femminista e politica, nel lavoro di giornalista, sceneggiatrice per il cinema e la tv, soprattutto scrittrice. E per rendersi conto che quell'aspetto mite nasconde un immenso coraggio.
Adesso da Damasco, dove spera di ottenere un visto per un viaggio in Italia al momento negato, mentre il vento della primavera araba scuote il regime di Bashar Al Assad e la repressione è sempre più dura, Samar accetta di parlare come pochissimi siriani oserebbero fare. «Non sono ottimista, al contrario. In queste settimane la gente ha finalmente rotto la paura e il silenzio, io stessa ho partecipato alle manifestazioni» dice. «Abbiamo trovato il coraggio di chiedere libertà e democrazia, la fine delle leggi speciali che dal 1963 ci opprimono.
Con Lo specchio del mio segreto, in uscita sempre per Castelvecchi, Yazbek racconta di un amore impossibile, versione siriana di Giulietta e Romeo, sfidando il tabù delle relazioni tra sunniti e alauiti. Minoranza, quest'ultima, che si considera musulmana ma che per molti è invece una "setta eretica" cui appartengono il presidente e lei stessa, nata a Jableh, sulla costa sotto Latakia, una delle città teatro dei peggiori scontri in questo periodo. «Qualcuno dice che il regime è in mano agli alauiti, che è in corso una fitna, una spaccatura tra noi e i sunniti, ma non è vero» dice convinta.
Non vorrebbe, come è successo in Libia, un intervento dell'Occidente in sostengo alla rivolta: «La soluzione deve arrivare dall'interno. Dai nostri giovani che sono la forza più importante, dalle donne, dagli attivisti. In tutti c'è molta coscienza e impegno, rifiuto di dividerci per confessioni o etnie». Sul profilo Facebook di Samar c’è una foto di Gandhi, icona anche nel mondo arabo della lotta pacifica. «Perché io rifiuto la violenza, nel pubblico e nel privato - spiega - ma se il cambiamento non arriva è un altro discorso. Qui la situazione è aperta, può succedere tutto. Se il regime rifiuta vere riforme ci sarà un vero bagno di sangue. È molto triste, nessuno lo vorrebbe. Ma è così». (Fonte: IO DONNA)
Nessun commento:
Posta un commento