FAI UNA CROCE SUL SIMBOLO E SCRIVI "BOGA".
In sostegno della candidata Sindaco LETIZIA MORATTI.
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Descrizione : Questo blog tratta quasi esclusivamente della situazione, non monolitica, delle donne arabe e/o musulmane in Italia e nel mondo, di donne e uomini occidentali che si sposano con persone provenienti da Paesi islamici o di religione musulmana, di donne occidentali nei Paesi arabi e islamici e di donne che hanno deciso di convertirsi o abbandonare l'islam.
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In sostegno della candidata Sindaco LETIZIA MORATTI.
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SCATTA LO STOP AL VELO ISLAMICO. ED E' RIVOLTA CONTRO SARKOZY
A Parigi musulmani in piazza contro il divieto di indossare burqa e niqab. Fermate una ventina di donne che avevano sfidato la legge La sfida si consuma davanti all’ingresso della cattedrale di Notre Dame, simbolo della cristianità. Da una parte un folto gruppo di donne islamiche velate, dall’altra la polizia, che ne ferma circa una ventina per manifestazione non autorizzata. È la fotografia di un Paese spaccato, diviso fra la politica dell’accoglienza e la voglia di difendere i valori fondanti della Repubblica, la libertà religiosa ma anche la dignità della donna. In realtà ieri è andato in scena a Parigi un braccio di ferro ben più vigoroso della stretta dei poliziotti ai manifestanti scesi in piazza per criticare la politica del governo francese. Di mezzo la legge entrata in vigore dopo il sì espresso a ottobre dal Parlamento francese e che vieta di indossare il velo integrale islamico nei luoghi pubblici. Stop al burqa (che scherma totalmente viso e occhi) o al niqab (che lascia scoperti solo gli occhi) o a chiunque si copra il volto con un velo, un casco o una maschera negli spazi pubblici francesi, dalle strade ai giardini pubblici dalle stazioni ai negozi (nelle scuole il divieto di indossare simboli religiosi era già stato introdotto nel 2004). Questione di sicurezza, ma soprattutto questione di dignità delle donne, secondo i vertici della Repubblica francese. Parigi fa da apripista e diventa il primo Paese in Europa a mettere al bando il velo islamico. Ma si trasforma anche nel primo Paese in Europa che combatte ufficialmente un simbolo, «simbolo religioso» per i musulmani, «simbolo di oppressione», un «affronto ai principi di uguaglianza e laicità» per il presidente in carica. E la sfida da ieri si è fatta incandescente. Da una parte Nicolas Sarkozy, la sua voglia di lasciare un segno in patria e in tutta l’Unione europea, il suo impegno per liberare le islamiche dalla «prigione», ma anche il suo tornaconto politico, l’obiettivo di non perdere terreno nei confronti della destra di Marine Le Pen. Dall’altra la più ampia comunità musulmana d’Europa - stimata tra i 4 e i 6 milioni - il desiderio degli islamici di non sentirsi discriminati, l’irritazione per un provvedimento considerato lesivo dei diritti religiosi della comunità ma anche l’occasione per far sentire la propria voce e sfidare un governo occidentale. «Non ho intenzione di togliermi il burqa, pagherò la multa tutte le volte che è necessario», ha detto Newal, una delle donne senza volto arrestata ieri dalla polizia. I funzionari l’hanno fermata perché partecipava a una manifestazione non autorizzata, ma avrebbero potuto multarla: fino a 150 euro per essersi rifiutata di mostrare il volto in pubblico e fino a 30mila euro (raddoppiati a 60mila se la donna è minorenne) e due anni di carcere per chi l’avesse costretta a farlo. Eppure Newal non si è fermata come non si è fermata Kenza Drider, 32 anni, 13 dei quali passati col volto coperto da un velo, fotografata e filmata dalle tv di tutto il mondo mentre sale con indosso il suo niqab sul treno che da Avignone la porta a Parigi. «La legge infrange i miei diritti europei: non posso che difenderli». Toni pacati quelli di Kenza. Del tutto diversi da quelli usati dalla Islamic Human Rights Commission di Londra, che ha definito la legge «un nuovo passo verso il fascismo di Stato». I Fratelli musulmani parlano di «atteggiamento da neo-crociata», «l’inizio di una pericolosa battaglia». I soldati questa volta hanno gonne lunghe e armature di stoffa. Sono circa duemila. Chissà se combatteranno o deporranno i veli. (Fonte: http://www.ilgiornale.it/ , 12/4)
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VIA DA SCUOLA PERCHE' E'BELLA. LA PACHISTANA VIVE SEGREGATA IN CASA
http://www3.lastampa.it/cronache/sezioni/articolo/lstp/397979/
BRESCIA, LIETO FINE PER LA PAKISTANA "TROPPO BELLA PER ANDARE A SCUOLA"
http://www.leggo.it/articolo.php?id=117072&sez=ITALIA
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LA TERZA MOGLIE DEL MAROCCHINO ITALIANO - Un marocchino residente in Italia non sa come portare in Italia la sua terza moglie, legittima secondo l’Islam, ma che in Italia lo farebbe incappare nel reato di poligamia Mohamed, cittadino marocchino di 44 anni ha tre mogli. La legge islamica glielo consente. L’unica condizione della poligamia è che il maschio possa mantenere le proprie mogli. Lui, in tal senso, non ha problemi. Vive in Italia, a Genova, dove gli affari gli vanno bene. Tra i vicoli della Superba ha aperto una serie di macellerie islamiche, dove la carne viene trattata secondo le regole prescritte dalla religione musulmana. Ha, tuttavia un problema. La terza moglie. Come farla venire, dal Marocco, in Italia, e continuare a vivere nel concubinato, dato che la nostra legge non lo permette? Per le prime due la questione era stata risolta con uno stratagemma. Ecco com’è andata: quando era molto giovane si trasferisce a Genova, dove apre la prima macelleria. Le cose vanno bene, decide di andare in Marocco, sposarsi e tornare in Italia, dove mette al mondo due figli. Dato che gli affari vanno sempre meglio, decide di aprire una seconda macelleria, tornare in Marocco, sposare un seconda donna e portale in Italia. Come? Divorziando dalla prima. Divorzio valido secondo le norme italiane, ma che secondo l’Islam non interrompe il vincolo matrimoniale. La donna, infatti, è consenziente, e Mohamed continua a mantenerla, accudirla e ad occuparsi della prole. Terza macelleria islamica, terza sposa. Sorge un problema. Il macellaio, questa volta, non vuole divorziare dalla seconda moglie. Come portare, quindi, in Italia la terza moglie? Il quesito relativo è all’esame della Questura. Mario Iavicoli, avvocato dell’uomo, spiega: «Nessuno chiede che il matrimonio venga riconosciuto in Italia questo è ovvio, ma esiste un atto, tra due cittadini del Marocco, legale in quello Stato che li dichiara marito e moglie. Noi vorremmo che, sulla base di questo atto, la signora fosse riconosciuta, in Italia, come convivente». Se la Questura respingerà la richiesta, il macellaio si rivolgerà al Tar. (Fonte: http://www.ilsussidiario.net/ , 18/3)
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LA CAMPIONESSA MONDIALE DI BOXE ROLA EL-HALABI FERITA DAL PADRE A COLPI DI PISTOLA
ROMA – Uccisa a frustate a 14 anni: così è finita la vita di Hena Begum, ragazzina del Bangladesh, morta per un’emorragia dopo aver ricevuto 200 colpi di frusta. Era accusata ingiustamente di aver avuto una storia extra-coniugale con un suo cugino sposato, Mahbub Khan, che in realtà l’aveva violentata. Per questo è stata giudicata da un “tribunale” locale di un villaggio e condannata alla pena – illegale, secondo le leggi dello Stato – della fustigazione, in base alla Shari’a, la legge islamica, per una colpa che non aveva commesso. Ora però i quattro medici bengalesi che, nell’autopsia della ragazzina, avevano escluso segni di violenza, saranno processati per aver cercato di insabbiare il caso. In Bangladesh il caso di Hena non è infrequente, soprattutto negli ambienti rurali e poveri. (Fonte: http://www.blitzquotidiano.it , 30/3) Leggi tutto ...