martedì 22 giugno 2010

BRIDGET JONES IN RIVA AL NILO

Ghada Abdel Aal ( a destra) con Hend Sabri,
fra le attrici più note del Nordafrica, protagonista
della serie tv Voglio sposarmi ! tratta dal
libro di Ghada.

Il suo libro sulle single del Cairo è stato una vera rivoluzione. Ora diventa una fiction che sarà trasmessa in tutto il mondo arabo durante il Ramadan. A passeggio per la capitale d'Egitto con Ghada Abdel Aal e le sue amiche, parlando di uomini. E del coraggio di non sposarsi.

La scrittrice Ghada Abdel Aal non ama l’etichetta di “Bridget Jones del mondo arabo”, ma al primo incontro pare proprio di trovarsi di fronte alla pasticciona creatura di Helen Fielding in versione velata. Arriva all’appuntamento con due ore di ritardo, due chiacchiere, un sussulto: “Il mio computer! L’ho dimenticato nel taxi!”. Si precipita in strada nello sconclusionato inseguimento di un’auto già ingoiata dal traffico micidiale di downtown, un groviglio roboante che chi non è mai stato al Cairo non tenti nemmeno di immaginare. Mezz’ora e Ghada riappare, ansimante e depressa: “C’era tutto il mio lavoro, là dentro! Il nuovo libro, la sceneggiatura della fiction… Dovrò riscriverli interamente! E il computer era di mio fratello…”. Inutile stupirsi che non abbia fatto copia di nulla: che Bridget Jones sarebbe? Ricapitoliamo: siamo al Cairo per conoscere lei, il fenomeno editoriale (presto anche televisivo) Ghada Abdel Aal, e farci guidare dentro al suo mondo di single trentenni che nella middle class islamica e tradizionalista d’Egitto non si divertono esattamente come le protagoniste di Sex and the City né possono permettersi di essere sedotte e abbandonate come Bridget Jones. Ghada, 31 anni e farmacista, ha riassunto le sue peripezie e quelle delle amiche nel personaggio di Bride, protagonista di un blog di culto (wanna-b-a-bride.blogspot.com, in arabo purtroppo) e del bestseller Che il velo sia da sposa! (pubblicato in tutto il mondo, in Italia dalla casa editrice Epoché), dove con garbo e irresistibile sarcasmo sdogana il gran tabù delle ragazze egiziane: il desiderio di maritarsi con il vero amore, senza accontentarsi di goffi pretendenti presentati da amici e parenti che nel libro compongono un’esilarante galleria di tipi umani. Il medico abbigliato di mille colori che, nel salotto della papabile moglie, chiede di guardare la partita in tivù; il poliziotto che millanta passeggiate romantiche e poi la porta a un posto di blocco, inseguimento di malavitosi incluso; il corteggiatore di classe incontrato sull’autobus che alla fine le sfila il portafoglio. Ne compaiono molti altri nella fiction Voglio sposarmi! che sarà trasmessa durante il Ramadan d’agosto, in Egitto e sui maggiori canali tv del mondo arabo. “Pensa, è stata Hend Sabri in persona (fra le più note attrici del Nordafrica, ndr) a telefonare per la parte di Bride” gongola Ghada mentre assistiamo a un ciak della serie in uno studio vicino alle Piramidi di Giza. Eppure, in barba al successo, ai quasi 5000 amici guadagnati su Facebook e ai suoi gruppi di fans, la ragazza con l’hijab e la battuta pronta continua a non battere chiodo: “Ora è più difficile trovare marito” ride. “Ho criticato la società scrivendo che è ingiusta verso le donne: qui, se hai 30 anni e non sei sposata significa che sei difettosa. Gli uomini non mi si avvicinano per paura di ritrovarsi nel mio prossimo libro...”.

Una scena del film, girata allo studio Misr al Cairo

Tanti aspetti di questa società di formalismi li ascoltiamo passeggiando con Ghada e le sue amiche Enas, Shaima e Rania nel parco Al Azhar del venerdì di festa, sulla Corniche lungo il Nilo, per i negozietti meno turistici del labirintico suq di Khan El Khalili, e pranzando al Felfela sulla Talaat Harb, la via dello shopping, quella dove c'è anche il palazzo Yacoubian del libro bestseller di Alaa Al-Aswany.Vorremmo esplorare i luoghi del Cairo dove ci s’incontra e innamora, ma loro spiegano che le ragazze per bene non escono la sera se non accompagnate da padre o fratello (e sai che divertimento), non frequentano i locali alla moda come il Cairo Jazz Club, fumoso e pieno d’alcol e stranieri, o il più chic Bodega a Zamalek, dove vanno gli amanti furtivi dell’upper class. Qualche coppia si nasconde all’ombra del palazzone governativo in piazza Al Jahrer, cuore di downtown, invece loro, trentenni costrette a mantenere una buona reputazione, siedono al French Café sulla terrazza del parco bevendo cappuccini e frappè al cioccolato, in una Sex and the City in salsa velata e castissima.“Da noi non esiste l’opzione boyfriend” spiega Ghada. “Il fidanzato è solo il futuro marito: lo incontri a casa dei tuoi, con la porta della stanza aperta, oppure fuori ma con qualcuno di famiglia. Al terzo appuntamento già parli di chi acquisterà la lavatrice e chi il materasso. E se chiedi di vederlo altre volte per conoscerlo meglio, lui ti risponde: perché mai? Io ho una casa, un lavoro, non basta?”. Shaimaa, 28 anni, è una specie di kamikaze: ha rotto tre fidanzamenti con ragazzi arroganti e taccagni, che avevano subito messo in chiaro che lei, dopo il matrimonio, avrebbe detto addio al suo lavoro di graphic designer. Anche Rania, che è alta, bella, laureata all’Università americana e professionista di marketing, ha detto basta alla processione di pretendenti: “Uno peggio dell’altro” sorride. “Anche quelli laureati non tollerano che tu abbia una personalità e desideri una carriera. Così ho deciso che resterò sola, e da noi significa zitella, a casa dei genitori e ignara del sesso: qui una single non può avere delle relazioni o vivere per conto suo, sarebbe esclusa dalla società”.

Il sesso, a proposito. Nel libro di Ghada è il grande assente, ed è stato anche il suo pudore socialmente corretto a fargli vendere tanto in Egitto: “Le ragazze, qui, si sposano per essere indipendenti dalla famiglia, avere una bella festa di matrimonio e dei figli; gli uomini, solo per fare sesso gratis!” dice Ghada. “Le egiziane si trasformano da ragazze a madri, ed è tutto. Io non istigo rivoluzioni, solo vorrei che le donne credessero di più nel loro diritto di scegliere. Le femministe egiziane fanno l’errore di attaccare la religione, e così allontanano la classe media che è la maggioranza della popolazione: i loro discorsi vengono pubblicati su Facebook solo per riderne”. Le quattro amiche raccontano poi di quanto siano diffuse le molestie sessuali sugli autobus, per strada, sul lavoro, e alla fine gli uomini egiziani ne escono grotteschi e arrapati: “Ti parlano e dopo mezz’ora ti hanno già immaginata nuda” esclama Rania. “Sono arroganti: escono con te e sembra ti facciano un favore, perché saranno loro a sceglierti come moglie e tu devi solo startene nel tuo salotto ad aspettare che qualcuno ti voglia…”.Ma perché, allora, ripetere come un mantra “voglio sposarmi”? “Che domande!” salta su Ghada. “Fa comodo qualcuno che cambi la bombola del gas e ammazzi gli scarafaggi in casa”. Proprio un bel pasticcio, Bridget Jones. (Fonte: http://www.emanuelazuccala.blogspot.com/ , 29/5, da "IO DONNA")

Sempre dall'Egitto, è di poco tempo fa la notizia che gli egiziani che sposano israeliane rischiano la perdita della cittadinanza: http://www.adnkronos.com/IGN/News/Esteri/Mo-egiziani-che-sposano-israeliane-rischiano-perdita-cittadinanza_497734625.html .

9 commenti:

Alessandro ha detto...

Allucinante, sembra un viaggio nel tempo fino all'Italietta degli anni quaranta e cinquanta, anzi ancora peggio! Questa gente è indietro di almeno sessanta-settant'anni sull'occidente. E pensare che l'Egitto di Sadat così come la Tunisia di Bourghiba (governatori illuminati) erano persino avanguardisti (conquiste sociali, diritti civili...)! Che tristezza e che rabbia... Gli arabi si devono SVEGLIARE, non hanno altra scelta.

Anonimo ha detto...

che allegria!
sposarsi per avere un ammazzascarafaggi e una bestia da soma...
ma tanto per sapere, quanti peni finti vendono da quelle parti?
primo capo

Alessandra ha detto...

Autocontrollo, primocapo.

Anonimo ha detto...

è un dubbio legittimo...
primo capo

Alessandra ha detto...

Il dubbio certo.

barbara ha detto...

Bourghiba sì, Sadat no: è lui che ha messo l'Egitto in mano ai Fratelli Musulmani, dando il via alla discesa all'inferno

Alessandra ha detto...

Vero. Forse intendevi Nasser, Alessandro?

Alessandro ha detto...

No, in realtà mi riferivo proprio a Sadat, anche se in senso lato. Sua moglie, Jehan Sadat, diede il nome a una legge molto importante per l'uguaglianza dei diritti civili e per la parità delle donne. In ogni caso, sia Nasser sia Sadat rappresentarono delle figure politicamente ambigue per lo sviluppo del paese, perché oscillarono spesso tra la ricerca del consenso internazionale/panarabo, da un lato, e le restrizioni socio-politiche interne.

barbara ha detto...

Alessandro, abbiamo capito che ti riferivi proprio a Sadat, ma il fatto è che Sadat ha aperto la porta ai Fratelli Musulmani che Nasser aveva sempre tenuto fuori. E da allora è iniziata l'involuzione sociale, le donne hanno cominciato a velarsi e l'integralismo islamico si è imposto sempre di più, in tutti gli ambienti e a tutti i livelli. E questo è un dato storico irrefutabile.