mercoledì 12 gennaio 2011

LA GENERALESSA DI KABUL: "COSI' SFIDO I TALEBANI"


"Gli integralisti mi cacciarono dall'esercito: per loro le donne devono vivere relegate", dice Khatool Mohammadzai, che a casa indossa il velo e cucina per i nipotini. "Ora che ho rimesso la divisa, gli uomini mi invidiano: per due volte hanno cercato di avvelenarmi".

Il generale delle truppe speciali Khatool Mohammadzai ha 45 anni. E' una paracadutista con 572 lanci alle spalle e indossa l'uniforme dell'esercito afgano da oltre un quarto di secolo. Ed è una donna. Una specie di miracolo nell'Afghanistan di oggi che, a dispetto di quanto viene spesso raccontato, non ha fatto grandi passi nel campo dell'emancipazione femminile e resta un Paese in cui alle donne, salvo rare eccezioni, è concesso mostrarsi in pubblico solo se ammantate dal burqa di ordinanza. Mohammadzai, unica generalessa afgana, non ha mai posseduto un burqa. Ed è difficile immaginare che qualcuno possa obbligarla a indossarlo: non fosse altro per il fatto che è cintura nera di tre arti marziati e pericolosamente abile nel maneggiare pistola, fucile e armi bianche.
Non esattamente lo stereotipo della casalinga afgana media.
Del resto, nemmeno trent'anni fa Mohammadzai era la tipica adolescente afgana: piuttosto, come si definisce essa stessa, "una vero maschiaccio" che praticava sport di ogni tipo, si accapigliava con i bulli del quartiere in una zuffa, e nel frattempo arrivava a iscriversi alla facoltà di legge dell'Università Jamal Mena di Kabul, per poi arruolarsi nell'esercito a nemmeno vent'anni con la benedizione dei genitori. Una foto degli anni '80 la ritrae in uniforme da parata, una selva già folta di medaglie appuntate al petto, un'incredibile chioma di riccoli castani e le mani ornate da spettacolari e poco tattiche unghie smaltate di rosso. Ma si tratta di una rappresentazione parziale della realtà: perchè erano comunque gli anni '80, l'Afghanistan era devastato dalla guerra sovietica e anche se Mohammadzai non ha mai partecipato a combattimenti attivi, il conflitto le aveva già portato via due fratelli e il marito che "morì quando nostro figlio aveva esattamente quaranta giorni di vita", ricorda. Poi la perdita dei ricordi, dopo che un missile si schianto sulla sua casa.
Negli anni successivi le cose non fecero che peggiorare: come, del resto, per la maggior parte degli afgani. Con la presa del potere da parte dei talebani, nel 1996, Mohammadzai si ritrovò a vivere segregata in casa, riparata alla meglio dopo i bombardamenti, costretta a fare una vita da reclusa. "oltre alla grettezza dei talebani, la cosa che più mi faceva soffire era non poter indossare la mia uniforme e andare in caserma ogni mattina".
Mohammadzai è tornata in servizio soltanto nel 2003, dopo la caduta del regime integralista. Il presidente Hamid Karzai è intervenuto personalmente per una sua promozione a generale e l'ha nominata responsabile dei gruppi sportivi dell'esercito.
Quando sono entrato per la prima volta nel suo ufficio al ministero della Difesa, Mohammadzai ha abbandonato la scrivania per venire a stringermi la mano (in Afghanistan evento più unico che raro con un uomo), con un sorriso disarmante che brillava dal basso del suo metro e cinquanta e in qualche modo strideva con la tuta mimetica, le decorazioni e i brevetti appuntati sul petto e il fatto che la vita le abbia tolto tutto, famiglia, marito, casa, lavoro per giocare a restituirle i pezzi a rate.
La prima cosa che la generalessa ha fatto, come è normale in Afghanistan, è stato far preparare il tè dal suo attendente. La seconda, mostrarmi una dopo l'altra le sue cicatrici e raccontarmi della volta che, in caduta libera, il paracadute principale non si aprì, e quello di emergenza si dispiegò solo tre secondi prima di toccare il suolo. "Da allora per me ogni giorno è un dono".
Anche gli attentati hanno segnato la sua vita: due volte cercarono di avvelenarle il pasto (da allora fa sempre assaggiare prima i piatti all'attendente) all'interno del complesso del ministero. Un'altra ci provarono infilandole chiodi avvelenati negli scarponi che aveva lasciato fuori dalla porta. "Nell'esercito sono in molti a invidiarmi per il semplice fatto di essere una donna con i gradi di generale, anche al punto di volermi morta. L'Afghanistan era molto più civilizzato trent'anni fa, non c'era questa ignoranza diffusa nella classe politica. E le donne contavano".
La generalessa è cosciente di essere un modello per tutte le donne afghane "Ma è proprio questo il problema. Se la donna godesse di pari opportunità, non avrebbe bisogno di un simbolo come me".
E' chiaro che l'argomento la irrita. Mohammadzai è una femminista convinta, ed è fin troppo consapevole che non c'è arma o tattica da comando che garantisca alle donne come lei una vittoria-lampo contro le tradizioni secolari dell'Afghanistan.
Questa consapevolezza sembra renderla più vulnerabile quando è a casa, un appartamento di tre stanzucce in un malconcio condominio di periferia. Di ritorno dal suo ufficio, sale le scale, entra toglie anfibi e uniforme e indossa un abito tradizionale e il velo. Come se, in abiti civili, sentisse d'un tratto il bisogno di nascondere alla vista dell'ospite occidentale quei capelli che fino a un attimo fa sfoggiava sotto il basco rosso.
Animata da improvvisa vanità, si guarda allo specchio, sospira, si lamenta di sembrare più vecchia dei suoi anni: "Come tutti gli afghani: è quel che succede quando nella vita non hai fatto altro che soffrire". (Fonte: Settimanale "Gente" (11/1/2011)

8 commenti:

Pasquale. ha detto...

Armare duecentomila donne: quei gagasotto smetterebbero di colpo di fare i prepotenti.

Pasquale ha detto...

Scusate: CAGAsotto

Alessandra ha detto...

:-) Benvenuto Pasquale.

Fuoridalghetto ha detto...

Che coraggio!!
Hai letto "La danzatrice bambina" di Antony Flacco? È semplicemente meraviglioso!!

Alessandra ha detto...

No, credo di averlo sentito, ma non l'ho letto! Terrò presente!

Anonimo ha detto...

oddio... 250000 afghane armate farebbero fuori l'80% dei degli afghani maschi...
quando le donne sotto i musulmani si muoveranno, l'islam come è adesso sparirà di sicuro...
primo capo

Alessandra ha detto...

Inshallah! :-)

Anonimo ha detto...

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