PARLAMENTARI. QUOTE ROSA CON 64 SEGGI PER LE DONNE. "MA IL PAESE RESTA MACHISTA E CORROTTO"
La sfida della star tv Gamila al regime egiziano. Brogli e un morto negli scontri Per i Fratelli Musulmani la soluzione è l' Islam, per me i giovani.
IL CAIRO - È l' unica cosa già ora sicura sul futuro parlamento egiziano: le elezioni di ieri segnate da brogli, violenze e un morto e dal previsto crollo dei Fratelli Musulmani (di quanto si saprà dopo il ballottaggio del 5 dicembre. Infatti stanno perdendo! ) hanno visto di sicuro l' ingresso in massa delle donne nel «Maglis». Grazie alle quote varate per la prima volta, 64 dei 508 seggi sono riservati a loro, oltre a quelli eventualmente vinti fuori da questo sistema. Salutate da alcuni come una «rivoluzione», per altri (a partire dalle femministe) un' idea umiliante e antidemocratica, le quote cambieranno il Parlamento almeno nell' aspetto, dicono gli scettici: oggi le candidate sono solo otto, tre elette nel 2005 e cinque nominate personalmente dal raìs Hosni Mubarak. «Sono del tutto contraria a questi seggi femminili, è solo un trucco del regime per raccogliere ancora più deputati e farsi bello all' estero. E mi sono candidata come indipendente fuori dalle quote», dice Gamila Ismail, 44 anni, notissima perché volto della tv di Stato per dieci anni, poi per aver guidato nelle presidenziali del 2006 la campagna del (ex) marito Ayman Nour. Nei quattro anni di carcere di Nour (il prezzo pagato per aver sfidato il raìs), Gamila si è battuta con tenacia per far liberare lui e i tanti prigionieri politici. Ora, divisa dal marito (i media ne han parlato per mesi) vuole andare avanti da donna single e dissidente. «Non è facile in un Paese così maschilista e repressivo e il mio avversario nel collegio di Cairo centro è potentissimo, miliardario e del partito di governo Ndp - aggiunge -. Ma devo provare: il mio nemico numero uno è la corruzione. Il mio motto è simile a quello dei Fratelli: loro dicono che la soluzione è l' Islam. Io che lo sono i giovani, a cui chiedo partecipazione politica o per l' Egitto è finita». Anche lei senza hijab nei poster e negli incontri per strada con i suoi potenziali elettori, Mediha Khattab sarà invece certo eletta con le quote. Prima donna rettore della Facoltà di medicina del Cairo, capo della commissione salute del Ndp, è vicinissima alla first lady Suzanne Mubarak e concilia tradizione e modernità. Il suo motto è «costruiamo insieme, uomini e donne» (nell' ordine), il suo obiettivo «migliore istruzione per tutti». Ma pur nel rispetto del regime che in pochi ormai tollerano, Mediha qualcosa probabilmente farà: sotto la guida della potente sorella Moushira, e di madame Suzanne, ha già contribuito a ridurre di molto le mutilazioni genitali femminili, una volta inflitte al 90% e più delle bambine. Interessante anche perché della minoranza cristiana copta pochissimo rappresentata ai vertici politici del Paese, Mona Makram-Ebeid appartiene al Wafd, lo storico partito liberale passato da poco (ufficiosamente) a fianco del raìs. Combattiva e molto «americana» (ha studiato in Usa e insegna scienze politiche all' Università americana del Cairo), chi la conosce è certo che se eletta si farà sentire in Parlamento. E «toste» sono molte altre candidate come la «sorella musulmana» Wafaa Mashhur, una delle 10 in corsa per il movimento islamico o la nasseriana Sowad Abdelhamid, storica femminista dagli anni 70, giornalista e autrice di libri che ora dice «perfino le quote van bene pur di darci una voce». Sempre ammesso, come gran parte dell' opposizione, degli analisti ma anche della gente ormai dubita, che il Parlamento una vera voce ce l' abbia in Egitto. (Fonte: http://www.corriere.it/ , 29/11)
La sfida della star tv Gamila al regime egiziano. Brogli e un morto negli scontri Per i Fratelli Musulmani la soluzione è l' Islam, per me i giovani.
IL CAIRO - È l' unica cosa già ora sicura sul futuro parlamento egiziano: le elezioni di ieri segnate da brogli, violenze e un morto e dal previsto crollo dei Fratelli Musulmani (di quanto si saprà dopo il ballottaggio del 5 dicembre. Infatti stanno perdendo! ) hanno visto di sicuro l' ingresso in massa delle donne nel «Maglis». Grazie alle quote varate per la prima volta, 64 dei 508 seggi sono riservati a loro, oltre a quelli eventualmente vinti fuori da questo sistema. Salutate da alcuni come una «rivoluzione», per altri (a partire dalle femministe) un' idea umiliante e antidemocratica, le quote cambieranno il Parlamento almeno nell' aspetto, dicono gli scettici: oggi le candidate sono solo otto, tre elette nel 2005 e cinque nominate personalmente dal raìs Hosni Mubarak. «Sono del tutto contraria a questi seggi femminili, è solo un trucco del regime per raccogliere ancora più deputati e farsi bello all' estero. E mi sono candidata come indipendente fuori dalle quote», dice Gamila Ismail, 44 anni, notissima perché volto della tv di Stato per dieci anni, poi per aver guidato nelle presidenziali del 2006 la campagna del (ex) marito Ayman Nour. Nei quattro anni di carcere di Nour (il prezzo pagato per aver sfidato il raìs), Gamila si è battuta con tenacia per far liberare lui e i tanti prigionieri politici. Ora, divisa dal marito (i media ne han parlato per mesi) vuole andare avanti da donna single e dissidente. «Non è facile in un Paese così maschilista e repressivo e il mio avversario nel collegio di Cairo centro è potentissimo, miliardario e del partito di governo Ndp - aggiunge -. Ma devo provare: il mio nemico numero uno è la corruzione. Il mio motto è simile a quello dei Fratelli: loro dicono che la soluzione è l' Islam. Io che lo sono i giovani, a cui chiedo partecipazione politica o per l' Egitto è finita». Anche lei senza hijab nei poster e negli incontri per strada con i suoi potenziali elettori, Mediha Khattab sarà invece certo eletta con le quote. Prima donna rettore della Facoltà di medicina del Cairo, capo della commissione salute del Ndp, è vicinissima alla first lady Suzanne Mubarak e concilia tradizione e modernità. Il suo motto è «costruiamo insieme, uomini e donne» (nell' ordine), il suo obiettivo «migliore istruzione per tutti». Ma pur nel rispetto del regime che in pochi ormai tollerano, Mediha qualcosa probabilmente farà: sotto la guida della potente sorella Moushira, e di madame Suzanne, ha già contribuito a ridurre di molto le mutilazioni genitali femminili, una volta inflitte al 90% e più delle bambine. Interessante anche perché della minoranza cristiana copta pochissimo rappresentata ai vertici politici del Paese, Mona Makram-Ebeid appartiene al Wafd, lo storico partito liberale passato da poco (ufficiosamente) a fianco del raìs. Combattiva e molto «americana» (ha studiato in Usa e insegna scienze politiche all' Università americana del Cairo), chi la conosce è certo che se eletta si farà sentire in Parlamento. E «toste» sono molte altre candidate come la «sorella musulmana» Wafaa Mashhur, una delle 10 in corsa per il movimento islamico o la nasseriana Sowad Abdelhamid, storica femminista dagli anni 70, giornalista e autrice di libri che ora dice «perfino le quote van bene pur di darci una voce». Sempre ammesso, come gran parte dell' opposizione, degli analisti ma anche della gente ormai dubita, che il Parlamento una vera voce ce l' abbia in Egitto. (Fonte: http://www.corriere.it/ , 29/11)
5 commenti:
Mi domando quanto ci sia di vero in quello che i fratelli musulmani, predicano...Quanto ci sia di vero in quello che dice la Gamila Ismail....il potere in Egitto fa gola a tutti.
Come si descrive nell'articolo le uniche due donne le sorelle Khattab, sono l vicine alla first lady Sussanne Mubarak…..ed il resto saranno elette??? Avranno la possibilità veramente di modificare
Lo stato delle cose???
Per me saranno come una goccia in un oceano perché per contare qualcosa bisogna essere facenti parte del clan del rais.
Sicuramente ne seguiro i sviluppi, come ho seguito in questi giorni le elezioni.
lorena
I Fratelli Musulmani non fanno testo.
Non conosco Gamila Ismail, se non come moglie di Ayman Nour (non sapevo che fosse "ex"), che come sappiamo è stato incarcerato per aver sfidato Mubarak alle elezioni (e purtroppo si è detto aperto al "dialogo" con i Fratelli !!!). Questo di per sè depone a favore di lei.
Condivido le tue perplessità, per il resto.
I Fratelli Musulmani avrebbero ottenuto si e no l'80% dei voti degli egiziani se gli sgherri del dittatore Mubarak non gli avesse arrestato migliaia di attivisti nelle settimane prima delle elezioni. Questa Gamila Ismail è un'invasata femminista. Non per niente la pubblicano sul Corriere, stesso giornalaccio che pubblicava le vaccate di Magdi Allam.
Tesoro di un Anonimo, hai decretato la mia stima incondizionata a Gamila Ismail !!!!
La cosa triste è che la dittatura di Mubarak attiri consensi agli stessi Fratelli Musulmani!
Questa signora Ismail non rappresenta nessuno. Gli egiziani e i musulamani ovunque nel mondo vogliono l'hijab , l'abbigliamento islamico , la Sharia e quella grande forza progressista che sono i Fratelli Musulmani. Se le elezioni fossero regolari i Fratelli Musulmani otterrebbero almeno il 90 per cento dei voti. Le cosiddette elite occidentalizzate rappresentano solo se stesse.
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