venerdì 2 luglio 2010

"SE LA DONNA HA UN CARATTERE FORTE, I MALTRATTAMENTI DI LUI NON SONO REATO"


"Mille e Una Donna", TUTTE le donne !!!

La sesta Sezione penale ha sottolineato che "la condizione psicologica della moglie, per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona scossa, esasperata, molto carica emotivamente". Secondo i giudici "nelle motivazioni d'appello non c'è alcuna indicazione che deponga per la sussistenza di una volontà sopraffattrice" del marito.

La moglie ha un carattere forte e non si lascia intimorire da minacce e percosse? Non sussiste il reato di maltrattamenti contestato al marito violento. Lo si evince da una sentenza con cui la Cassazione ha annullato senza rinvio "perchè il fatto non sussiste" la condanna a 8 mesi di reclusione (condizionalmente sospesa) inflitta ad un uomo dalla Corte d'appello di Milano per maltrattamenti in famiglia. La Suprema Corte (sesta sezione penale, sentenza n.25138) ha ritenuto fondato il ricorso con cui l'imputato rilevava che gli stessi giudici del merito avessero sottolineato il "carattere forte" della moglie, per nulla "intimorita" dalla sua condotta. L'uomo, quindi, lamentava il fatto che la Corte d'appello avesse scambiato per "sopraffazione" un mero "clima di tensione tra coniugi". Gli 'ermellini', ricordando che "perchè sussista il reato di maltrattamenti in famiglia occorre che sia accertata una condotta (consistente in aggressioni fisiche o vessazioni o manifestazioni di disprezzo) abitualmente lesiva della integrità fisica e del patrimonio morale della persona offesa che, a causa di ciò, versa in una condizione di sofferenza", hanno annullato la condanna dell'imputato osservando che "i fatti incriminati sono solo genericamente richiamati nella sentenza impugnata" e "appaiono risolversi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell'arco di circa 3 anni", che "non rendono di per sè integrato il connotato di abitualità della condotta di sopraffazione richiesta per l'integrazione della fattispecie in esame"; tanto più che, si legge nella sentenza, "la condizione psicologica" della donna"per nulla intimorita dal comportamento del marito, era solo quella di una persona 'scossa....esasperata...molto carica emotivamente". Dunque, conclude la Cassazione, "non risulta offerta dai giudici di merito alcuna indicazione che deponga per la sussistenza, in capo all'imputato, di una volontàsopraffattrice idonea" per integrare il reato contestato. Comportamenti di maltrattamento sporadico per i quali, fa inoltre presente piazza Cavour, la moglie aveva anche rinunciato alla querela (sarebbe interessante capire il perchè, visto la donna ha un carattere talmente forte, da essere giudicata "idonea ai maltrattamenti" !). (Fonte: http://www.rainews24.rai.it/ )

11 commenti:

Maria Luisa ha detto...

posso solo dire :vergogna!

Maria Luisa

Gioia ha detto...

Puah.

Maria Luisa ha detto...

giudice talebano!ha studiato legge in una madrassa?

Anonimo ha detto...

no,no...
è uno di quei giudici italiani che fanno uscire gli assassini che ammazzano, e poi si giustificano dicendo "ho solo applicato il codice..."
a gente così non affiderei nemmeno un secchio di letame... potrebbero mangiarselo, al posto di usarlo come concime...
primo capo

esperimento ha detto...

Insomma come il pensiero del fondamentalismo islamico secondo il quale la donna dev'essere sottomessa e soggiogata al marito.
E poi dicono che non siamo in Eurabia. O forse non siamo mai uscito dal medioevo maschilista? O entrambi?

Anonimo ha detto...

Sarebbe interessante trovare il nome di quel magistrato.....
eudora

Lunabee ha detto...

Non posso tollerare chi dice che sono i giudici a far uscire dal carcere i criminali. Perché io ho studiato per cinque impegnativi anni quelle dannate leggi penali che tanti pensano di conoscere ma che non si degnano neppure di leggere. Ebbene, spesso nei confronti delle donne l'atteggiamento da censurare è quello delle forze dell'ordine che attendono che la donna sia mezza morta per consentirle di sporgere querela. E le leggi attuali, che prevedono ancora la necessità, così come nel 1930, della querela per perseguire la violenza sessuale pongono dei limiti insormontabili per molte donne.

Ora, passato lo sfogo, che mi appare legittimo, posso solo essere d'accordo con chi si è stupito per tale sentenza. Ma, e c'è un ma, vorrei anche tenere a mente che, prutroppo, in Cassazione non ci sono giudici donne. Non ci sono mai stati e forse ci arriveranno tra una trentina d'anni. Per arrivare in Cassazione servono decenni di attività, quindi si può immaginare l'età di chi vi opera. Ecco, quindi, creato il paradigma: giudice maschio, anziano, attaccato al cavillo. Anzi, giudici, perché in Cassazione il giudizio non è monocratico.

Per ogni consulto legale sono disponibile ehehe

Alessandra ha detto...

Grazie, Lunabee, per i dettagli.
L'unica osservazione che mi viene è che, in queste condizioni, per forza le donne hanno paura di denunciare. Sembra veramente un giudice islamico che dice che la donna è fatta per sopportare le violenze (come è stato decretato per questa in particolare), in cambio verrà ricompensata in Paradiso... .

Anonimo ha detto...

lunabee, io mi riferivo a quell'idiota di giudice di genova:
http://www.repubblica.it/2007/08/sezioni/cronaca/genova-delitti/padre-parla/padre-parla.html (interessanti gli articoli accessori)
e di quegli altri che hanno fatto uscire izzo, il mostro del circeo, che come è nella sua natura, ha ucciso di nuovo.
non è una questione di codici e codicilli, ma di buon senso...
primo capo

Lunabee ha detto...

primo capo, certo, infatti per il caso specifico sono d'accordo con te. Specificavo solo la necessità di non fare di tutta l'erba un fascio

CloseTheDoor ha detto...

In Italia il femminismo non ha mai attecchito, questa è l'amara verità.